Obama spiava Trump? 4 indizi inquietanti

tontolina

Forumer storico
Obama spiava Trump? 4 indizi inquietanti
SPIONE COMPULSIVO
In America l’hanno chiamata “Tweetstorm”, la tempesta scatenata dai Tweet del Presidente Donald Trump sul presunto spionaggio subìto in campagna elettorale ad opera di Obama.
Benzina gettata nell’incendio di polemiche, sospetti e manipolazioni, che sta bruciando la democrazia americana dopo l’elezione di Novembre.

In effetti l’accusa è molto grave; anzi gravissima. Ma è fondata?

Che Obama sia stato uno spione è cosa risaputa; ne sanno qualcosa la Merkel, Berlusconi, Sarkozy, il Segretario Generale dell’Onu, giornalisti, capi di organizzazioni internazionali intercettati e messi sotto controllo anche nelle loro utenze private. Wikileakes lo ha ampiamente dimostrato. Obama spiava tutti: i leader di mezzo mondo (alleati o meno), le campagne elettorali di paesi amici (l’ultima rivelazione su quelle francesi del 2012).

Ma se Obama ha intercettato anche Trump durante la campagna elettorale, ci troveremmo di fronte ad un atto che mina veramente le fondamenta della democrazia americana.
A giudicare dall’isteria con cui hanno reagito il mondo liberal e i media, sembrerebbe che qualche nervo scoperto sia stato toccato. Di fronte alle accuse di Trump, gli obamiani di ogni latitudine e continente hanno alzato un muro a difesa dell’ex Presidente.
Prendiamo uno a caso: sul New York Times, Charles Blow, uno dei più agguerriti obamiani d’America, è convinto che le accuse di Trump servano a distogliere l’opinione pubblica dalla gravità dei suoi rapporti con i russi ed arriva a chiedere al popolo americano di “bloccare questa Presidenza” e tutte le azioni messe in atto fino a quando non sarà dimostrato che Trump non è stato colluso con Mosca

Ora, questa storia dei russi sta diventando la grande illusione ottica con cui l’élite globalista uscita sconfitta a Novembre, cerca di stravolgere l’esito elettorale; ma anche il suo più incredibile autogol perché è proprio l’ossessione russa la causa delle presunte intercettazioni di cui Trump accusa Obama.

OBAMA È UN BRAVO RAGAZZO…
La realtà è che dopo mesi di una campagna stampa costruita dall’intero mainstream, nei report di Cia, Fbi e Nsa non c’è alcuna prova di collusione tra membri dello staff Trump e i russi” come ha confermato alla NBC, James Clapper, ex Direttore della National Intelligence Usa sotto Obama (ascoltare dal minuto 1:58).
Lo stesso Blow, nell’articolo in cui chiede di fermare Trump, scrive: “se la nebbia del sospetto che si sta raccogliendo, dovesse produrre una connessione reale, sarebbe uno degli attacchi più eclatanti alla nostra democrazia”. Quindi Trump dovrebbe essere fermato sulla base di una “una nebbia di sospetto” che non ha ancora “una connessione reale”. Roba da matti!

In America si sta consumando una commedia italiana; sembra il clima giustizialista di casa nostra per cui se un Pm ti indaga ed un giornale ti sputtana, sei tu che devi dimostrare di essere innocente e non loro, che sei colpevole.
Talmente tutto così miseramente italiano che non è un caso che una delle più comiche difesa ad Obama sia venuta da Repubblica, giornale che deve la ragion d’essere proprio al clima di sospetto e giustizialismo costruito in tanti anni nel nostro Paese.
Federico Rampini
, americanista di punta di De Benedetti, è stato chiaro: Obama non ha spiato Trump. Le prove? Ne basta una: “Obama è un uomo la cui onestà è stata riconosciuta anche dai suoi avversari (!!!)”.
Ok, allora tutti in coro: “Obama è un bravo ragazzo… nessuno lo può negar…”.


Ma vediamo se veramente le accuse di Trump sono del tutto campate in aria e se il muro eretto a difesa dell’ex Presidente è veramente invalicabile.

PRIMA CREPA NEL MURO
Il 4 Marzo Obama ha delegato al suo portavoce, Kevin Lewis, il compito di rispondere alle accuse di Trump: “regola dell’amministrazione Obama è stata di non interferire con alcuna indagine indipendente condotta dal Dipartimento di Giustizia” e quindi “né il presidente Obama né alcun funzionario della Casa Bianca hanno mai ordinato intercettazioni su alcun cittadino americano”. Obama, attraverso il suo portavoce, non dice che Trump non è stato intercettato (anzi sembra che un’indagine del Dipartimento ci sia), ma dice che lui non l’ha ordinato.

SECONDA CREPA NEL MURO
Il giorno dopo, Jake Tapper, uno degli anchorman di punta della CNN, giornalista ferocemente anti-Trump e ossessivamente filo-Obama, ammette che “ci sono prove di intercettazioni a consiglieri di Trump. Ma questo non vuol dire che Obama abbia ordinato intercettazioni dirette su Trump”. Quindi Trump (o il suo staff) sono stati intercettati.


TERZA CREPA NEL MURO

Ben Rhodes uno dei responsabili per la Sicurezza Nazionale di Obama (oltre che suo stratega della comunicazione) rivolgendosi con disprezzo a Trump, ha scritto: “Nessun presidente può ordinare un’intercettazione telefonica. Tali restrizioni sono state messe in atto per proteggere i cittadini da persone come te”.
Ma Ben Rhodes mente perché nello United States Code in vigore (il Codice delle leggi federali americane) è previsto che “Il Presidente, attraverso il Procuratore Generale, può autorizzare la sorveglianza elettronica senza un ordine del tribunale (…) per acquisire informazioni d’intelligence estero”.
Quindi Obama aveva il potere per legge di ordinare intercettazioni contro Trump, anche se sicuramente non l’ha fatto perché ricordiamolo… Obama è un bravo ragazzo.


QUARTA BRECCIA NEL MURO
Secondo i difensori compulsivi di Obama, alla Rampini per intenderci, le accuse di Trump sono “infamanti e senza prove” e si fonderebbero su un articolo del sito Breitbart “officina delle fake news” che ha ripreso una “teoria lanciata da una radio di estrema destra”.

Ma in realtà l’accusa si basa su quello che hanno pubblicato proprio i giornali di sinistra: il 19 Gennaio, giorno prima dell’insediamento di Trump, il New York Times scrive: “Fbi, Cia, Nsa e Dipartimento del Tesoro stanno esaminando comunicazioni intercettate e transazioni finanziarie nell’ambito di un’indagine sui possibili legami tra funzionari russi e collaboratori di Trump (…) I rapporti di intelligence basati su alcune delle comunicazioni intercettate sono stati forniti alla Casa Bianca“.
L’articolo del New York Times non è una velina ma un’inchiesta a quattro mani firmata da alcuni dei più importanti giornalisti americani (Michael S. Schmidt, Matthew Rosenberg, Adam Goldman e Matt Apuzzo), gente massiccia, premi Pulitzer, segugi con stretti rapporti informativi con l’intelligence americana.

QUINTA BRECCIA NEL MURO
Nell’Ottobre 2016 (cioè nel pieno della campagna elettorale) il Dipartimento di Giustizia diretto dal Procuratore Generale Loretta Lynch, ha ottenuto dalla FISA (la Foreign Intelligence Surveillance Court) l’autorizzazione per l’FBI di spiare i server dei computer nella Trump Tower (il quartiere generale di Trump e sede del suo comitato elettorale), per scoprire eventuali collegamenti con banche russe.

FISA è un tribunale segreto che autorizza le intercettazioni per casi di spionaggio e terrorismo. Le richieste di controllo (secondo la ABC circa 11.000 nel periodo 2009-2015) vengono presentate dal Procuratore Generale. Nel caso delle intercettazioni a Trump, è possibile che Loretta Lynch, la donna che Obama ha voluto direttamente in quel ruolo, abbia preso questa decisione delicatissima senza che il suo Presidente ne fosse a conoscenza?

4 INDIZI E 1 VERITÀ
Per ora ci sono 4 indizi ed una verità.

Gli indizi sono:
  1. Obama aveva il potere legale di far intercettare Trump (attraverso il Procuratore Generale)
  2. Il Procuratore Generale ha fatto richiesta alla Corte di Sorveglianza per l’Intelligence Estero) di intercettare Trump ed il suo staff
  3. L’Fbi ha effettivamente intercettato il Comitato elettorale di Trump su richiesta del Dipartimento Giustizia dell’amministrazione Obama
  4. Queste intercettazioni sono state consegnate a “funzionari della Casa Bianca” sotto l’amministrazione Obama e durante la campagna elettorale
La verità è:
  1. Obama è un bravo ragazzo e nessuno lo può negar…



Obama spiava Trump? 4 indizi inquietanti –
 
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Donald Trump
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Trump rischia nuovo schiaffo con taglio tasse
Mariangela Tessa


Dopo la sonora sconfitta incassata venerdì scorso sull’abrogazione dell’Obamacare, il presidente americano Donald Trump e i repubblicani al Congresso si cimentano ora con un’impresa anche più complessa e ambiziosa, che riguarda la revisione del codice fiscale americano, la prima riforma in tre decenni.

Il problema principale in cui si trova di Trump è quello di essere alla testa di un partito repubblicano diviso con le molteplici anime che lo compongono e che l’avevano portato, alle primarie, a presentare ben 17 candidati.

Anche nel caso della riforma fiscale, secondo il Washington Post, Donald Trump rischia di dover affrontare nuove grane. Anche questa volta dovrà vedersela con l’opposizione dei Repubblicani. E di uno in particolare, ovvero il presidente della Camera, Paul Ryan.

Il quotidiano americano spiega che, se è vero che entrambi vogliono approvare un piano di riduzione delle imposte, è altrettanto vero che le due proposte differiscono profondamente:

“Trump vuole ridurre le imposte per tutti. Per i ricchi ma anche per le famiglie meno abbienti. Il piano di Ryan e dei suoi colleghi al Congresso non sarebbe quello di ridurre in modo sostanziale le tasse per la classe media. Anzi, molte famiglie rischierebbero di pagare di più”.

Sul piano dei costi, quello di Trump è un piano estremamente costoso per il governo e da quanto detto in passato, l’inquilino della Casa Bianca sarebbe disposto ad aumentare il debito del governo federale pur di dare sollievo alle tasche della classe media.

Il piano di Ryan invece sarebbe più concentrato sul taglio delle imposte per i più ricchi, dovrebbe portare ad una semplificazione delle leggi fiscali, riducendo allo stesso tempo i benefici per le classi più modeste che, invece, Trump vorrebbe conservare.

In definitiva, il piano Trump permetterebbe ai contribuenti con reddito medio un una riduzione degli oneri fiscali annuali di 1.100 dollari a fronte dei $60 dollari del programma di Ryan. Insomma, per il neo-presidente americano anche in questo caso la strada sembra tutt’altro che sgombra da ostacoli.
 

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