Olanda paradiso fiscale che ruba al sud europa ( De Telegraaf)

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Forumer storico
La Germania gioca in difesa, nella partita sui coronabond – obbligazioni una tantum per tamponare l’emergenza economica innescata dalla pandemia globale – sono gli olandesi a recitare la parte dell’ariete impegnato a scardinare ogni richiesta italiana. Una presa di posizione dura, ma poco lungimirante come ha sottolineato al quotidiano olandese De Telegraaf, Nout Wellink, ex presidente della Banca centrale olandese: “Non saremo più un nord ricco se tutto il sud cadrà”. D’altra parte i conti sono presto fatti: gli eurobond una tantum potrebbero costare ai contribuenti olandesi 10-15 miliardi di euro; mentre ogni anno l’erosione fiscale ai danni dell’Italia è nell’ordine dei 20 miliardi di euro. Tasse che dovrebbero essere pagate in Italia, ma che grazie alla politica fiscale aggressiva dei Paesi Bassi prendono la strada del nord. Arricchendo gli azionisti e le casse del fisco olandese.


Covid19: l’Olanda dice no agli eurobond, ma è un paradiso fiscale che all’Italia costa miliardi
 
QUANDO L'ANAGRAMMA DI AMSTERDAM È STAMMERDA - FACILE FARE I RIGORISTI COI SOLDI SPORCHI: I TRUCCHI GRAZIE AI QUALI L'OLANDA È DIVENTATO IL SOGNO DI OGNI EVASORE - ATTRATTI DALLA CERTEZZA DI NON PAGARE TASSE, I CAPITALI PROVENIENTI DAI PARADISI FISCALI VENGONO DEVIATI IN OLANDA PRIMA DI RIAPPRODARE IN ALTRI PARADISI FISCALI - I PAESI BASSI SOTTRAGGONO ALMENO 10 MILIARDI $ DI IMPOSTE ALL'ANNO AGLI ALTRI PAESI UE - IN UN SOLO PALAZZO AD AMSTERDAM HANNO SEDE 2.499 SOCIETÀ

facile fare i rigoristi coi soldi sporchi: i trucchi che rendono l'olanda il regno degli evasori
 
ora vediamo se Rutte smette di ruttare contro l'Italia
il loro debito privato è davvero molto alto

Debito dei privati fuori controllo: l'Fmi mette nel mirino l'Olanda
Debito dei privati fuori controllo: l'Fmi mette nel mirino l'Olanda
Dietro a un sistema economico che apparentemente funziona alla perfezione c'è un lato oscuro cautamente tenuto nascosto dai politici olandesi



Economia /
Federico Giuliani
4 maggio 2020


Da quando la pandemia di Covid-19 ha travolto l’Europa abbiamo imparato a conoscere il vero volto dell’Olanda. Nelle scorse settimane, nel bel mezzo della trattativa svoltasi a Bruxelles sugli strumenti da attuare per sostenere le economie dei Paesi dell’Eurozona, il governo olandese ha più volte battuto i pugni sul tavolo per esprimere tutta la sua contrarietà a ipotetici ”aiuti a pioggia”.


Il premier Mark Rutte è diventato il baluardo del cosiddetto fronte rigorista, cioè di quello schieramento contrario a ”misure eccezionali” e che comprende, oltre all’Olanda, anche Germania, Austria e Stati scandinavi. Volessimo trovare un motto per descrivere l’atteggiamento dell’Aia, potremmo dire che, per quanto riguarda gli aspetti fiscali, gli olandesi sono rigoristi all’esterno ma tolleranti in casa propria. E non potrebbe essere altrimenti per quello che viene da tutti considerato uno dei ”paradisi fiscali” più importanti d’Europa.



Già, perché il governo dei Paesi Bassi fin qui non ha mai applicato alcuna ritenuta d’acconto sulle royalities (lo farà solo a partire dal prossimo anno), e molte aziende straniere sono state attratte da una condizione del genere. In altre parole, grazie a una politica fiscale a dir poco conveniente, l’Aia ha saputo attrarre multinazionali e società, le quali hanno impiantato in territorio olandese la propria sede (anche se di uffici, spesso, non c’è neanche l’ombra).


Il ”trucco” del miracolo olandese

Quanto appena descritto è sicuramente uno dei pilastri che ha consentito all’Olanda di avere conti floridi e in ordine. Basti pensare che l’anno scorso il debito pubblico olandese è sceso al 48,6% del pil, mentre il bilancio si è chiuso con un incoraggiante surplus di +14,1 miliardi di euro. Negli ultimi quattro anni l’avanzo di bilancio ha raggiunto addirittura i 34 miliardi di euro. Detto altrimenti, il sistema olandese funziona alla perfezione e incassa più di quanto spende.


Le citate multinazionali generano più o meno il 40% dell’occupazione oltre che l’80% del commercio verso l’estero, i due terzi del fatturato privato e circa il 40% della produzione economica totale. Insomma, c’è un legame strettissimo che unisce l’Olanda alle multinazionali straniere, senza le quali l’Aia non sarebbe diventata quella che è adesso.


Il governo olandese, fiero dei suoi numeri positivi, ha fatto capire agli altri Paesi europei che le nazioni più indebitate dell’Eurozona devono tirarsi su le maniche e arrangiarsi. Non a caso, prima della ”battaglia di Bruxelles”, il Parlamento locale, con due mozioni, aveva indirizzato l’esecutivo di Rutte verso una strada ben precisa: niente eurobond e sì al Mes, solo con condizionalità.


Debito privato fuori controllo

Eppure, dietro i numeri da favola e un sistema economico che apparentemente funziona alla perfezione, c’è un lato oscuro cautamente tenuto nascosto dai politici olandesi. Come sottolinea ancora Il Sole 24 Ore, il coronavirus ha bloccato il mercato immobiliare, uno dei tanti settori che stava trainando il Paese. Il primo campanello d’allarme arriva da un report stilato dalla banca olandese Abn Acoro: ”Il numero di acquisti è destinato a crollare, anche perché gli investitori si stanno ritirando dal mercato. A causa di questo calo della domanda, il livello dei prezzi medi inizierà a scendere”.


Queste parole hanno subito fatto scattare sull’attenti gli esperti del Fondo monetario internazionale, che già nel febbraio 2019 avevano fatto notare l’eccessivo indebitamento delle famiglie olandesi legato all’acquisto delle abitazioni. ”Il debito delle famiglie – continua il rapporto dell’istituto bancario – si è stabilizzato intorno al 250% del reddito netto disponibile, ma rimane il secondo più alto del mondo tra i paesi dell’Ocse”. Morale della favola: gli olandesi hanno un debito elevatissimo agganciato al mercato immobiliare. Se crolla il secondo, i privati rischiano di finire schiacciati.


Scendendo nel dettaglio, e lasciando da parte l’immobiliare, la Banca centrale dei Paesi Bassi scrive che il ”debito ipotecario delle famiglie olandesi è pari al 91% del Pil, con un indebitamento totale delle famiglie del 102%”.
Giusto per fare un confronto, ”la media dell’indebitamento da mutui nell’area euro è del 55% del Pil”. Un problema non da poco, evidentemente sfuggito a Rutte e a tutti gli altri rigoristi d’Europa.

 

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