PIIGS

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insomma nel 2011 con MONTI abbiamo subito il primo KO
ora subiremo quello finale che ci distruggerà tutti?

se il duo GUARTIERI-CONTE, gli zerbini dell'Europa, ci venderanno al MES o al ERF oppure a qualunque divoleria creata dall'€urozona strozzina

per NOI sarà la fine

Ma poi è possibile andare a prendere a casa nottetempo questi venduti e far loro far la fine del Duce?
forse sì
 
Avevano ragione quei “pigs” che si ribellarono alla UE
DiFlaminia Camilletti -28/03/2020
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Noi ci avevamo visto lungo: per l’Unione Europea non siamo nient’altro che PIIGS. È infatti quasi di tre anni fa la nostra recensione del documentario scritto, prodotto e diretto da Adriano Cutraro, Federico Greco, Mirko Melchiorre.
VIDEO: Avevano ragione quei "pigs" che si ribellarono alla UE - Il Giornale OFF

PIIGS è uscito nel giugno del 2017 ed acclamato dalla critica per aver portato alla ribalta temi che allora sembravano dei tabù ma che oggi sono rivendicati da tutti, anche dai più insospettabili come Mario Draghi.

PIIGS torna a essere di drammatica, stringente attualità. Il documentario spiega in maniera semplice e appassionante cosa dovremo aspettarci dal tracollo economico che seguirà alla pandemia, svelando i retroscena dell’economia italiana ed europea e i motivi per i quali l’Unione europea non si sta dimostrando così solidale come tutti pretendiamo che sia.

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Il documentario propone un nuovo modello economico chiamato MMT (Modern Money Theory), negli ultimi anni questa dottrina è stata studiata ovunque. Nello specifico il termine di teoria monetaria moderna (MMT in inglese) viene coniato dall’economista australiano William Mitchell che promuove l’adozione di politiche economiche di stampo interventista da parte del settore pubblico, incluso l’uso dello strumento del deficit di bilancio attuato dallo Stato, in qualità di strumenti finalizzati all’incremento della produttività economica nazionale.

Sostanzialmente il pubblico deve farsi carico del debito privato e supportarne la crescita e lo sviluppo. Questo concetto, per anni considerato un tabù, viene oggi condiviso e apprezzato da molti, ma PIIGS può spiegarvi perché alcuni Paesi dell’Unione Europea non sono pronti ad adottare queste misure e perché non lo saranno mai.

La crisi del Coronavirus può essere l’occasione per sfruttare applicare la MMT con o senza Europa e risolvere la più grande crisi economica mondiale dal dopoguerra a oggi. “La Federal Reserve stamperà come Buzz Lightyear: verso l’infinito e oltre”, lo ha scritto il Financial Times apprezzando le misure adottate da Trump (2.000 miliardi di dollari immessi nell’economia).

Infine anche Mario Draghi si è espresso per la prima volta ribaltando tutti i dogmi fin qui seguiti e adottati nell’Ue, sempre sul Financial Times.

I tempi sono maturi per cambiare le ricette economiche che ci hanno condotto fino a qui, noi e quelli di PIIGS vi avevamo avvertito.

PIIGS – trailer italiano HD



LEGGI ANCHE: Quei “maiali” che si ribellano all’Europa
 
O GUALTIERI VA A CASA, O CROLLA TUTTO IL GOVERNO – NEL MOMENTO IN CUI C'È DISPERATO BISOGNO DI DARE SOLDI AL POPOLO, IL MINISTRO CHE HA DIFESO IL MES, CONTINUA A TENERE CHIUSI I CORDONI DELLA BORSA. ORA CHE CONTE HA FATTO INVERSIONE A U SUL MES E DATO AI COLLEGHI EUROPEI DIECI GIORNI PER TROVARE UNA SOLUZIONE, ALTRIMENTI L'ITALIA FARÀ DA SOLA SENZA PERÒ SPIEGARE COME, CHE FARÀ GUALTIERI?
o gualtieri va a casa, o crolla tutto il governo – nel momento in cui c'è disperato bisogno di dare
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Non si può servire due padroni perché, come insegna il Vangelo, o si ama l' uno e si odia l' altro, oppure si finisce per essere fedele all' uno e per disprezzare l' altro. Eppure, c' è un ministro del nostro governo che non si capisce a quale dei due padroni obbedisca, se all' Italia o all' Unione europea.

Il personaggio in questione, lo avrete intuito, è Roberto Gualtieri. Poco conta se, a seguito delle bordate degli ultimi giorni da parte della Verità, Palazzo Chigi si sia affrettato a smentire tutto. «Il presidente del Consiglio con il ministro Gualtieri e l' intera compagine di governo sono in totale sintonia sui dossier europei e sulla linea adottata dal governo italiano nell' ultimo Consiglio europeo», così recita la nota diffusa dall' ex gieffino Rocco Casalino, pertanto «le ricostruzioni apparse su alcuni quotidiani che riferiscono di attriti e divergenze nella maggioranza sono completamente prive di fondamento».

Nella conferenza stampa Conte lo vuole accanto a sé, ma la realtà dice tutt' altra cosa. Sull' opportunità di utilizzare le risorse del Meccanismo Europeo di Stabilità per gestire la crisi causata dal coronavirus, Gualtieri ormai è rimasto con il cerino in mano. Non è dato sapere se il ravvedimento del premier Conte sia da ricondurre a un' improvvisa illuminazione oppure a questioni di mera opportunità politica.

Fatto sta che la durissima presa di posizione di Giuseppi sul Mes ha scavato un solco profondissimo tra Palazzo Chigi e via XX Settembre. Resosi finalmente conto che un Mes senza condizionalità è una pia illusione, il premier si è buttato sui coronabond, emissioni di debito comune a livello europeo per fronteggiare la crisi. Con tutta probabilità si tratta di una battaglia anche questa già persa in partenza, per via delle resistenze dei Paesi del Nord Europa che giovedì sera hanno decretato il fallimento del Consiglio europeo.

Come se non bastasse, i media tedeschi hanno riportato ieri che anche il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sarebbe contraria a questa soluzione. Ma ciò non toglie che sull' eventuale ricorso al Mes i due abbiano idee diametralmente opposte.

Della posizione contraria da parte del M5s sull' utilizzo del Fondo salva Stati si è già detto negli scorsi giorni su queste stesse pagine.

Una scelta di campo - bisogna ammetterlo - coerente con i principi stessi del Movimento. Ma la novità è che da oggi Gualtieri ha contro anche il Pd. Con un post pubblicato giovedì notte sulla pagina Facebook, i dem elogiano Conte e contemporaneamente scaricano il ministro dell' Economia: «Dopo aver sbattuto i pugni sul tavolo, l' Italia ha dato dieci giorni di tempo all' Ue per far arrivare proposte decenti, accettabili. E sapete cosa? Sono arrivate in due ore. Due ore. E ci dicono qualcosa di importante: il Mes è stato eliminato da ogni riferimento del vertice».

E dire che, appena 48 ore prima, in audizione di fronte all' Ufficio di presidenza delle commissioni Bilancio della Camera e Finanze del Senato, Gualtieri aveva salutato con favore il ricorso al Meccanismo europeo di stabilità.[mentre gli italiani con testa e cuore ne hanno bocciato le condizioni che li renderebbe schiavi]

E qui la domanda sorge spontanea: per conto di chi parla e agisce il nostro ministro dell' Economia nelle sedi europee? Delle due l' una: o lui e Giuseppi stanno giocando al poliziotto buono e al poliziotto cattivo, oppure Gualtieri sta facendo di testa sua.
Situazione gravissima che, in assenza di un veloce riallineamento, presenta solo due sbocchi: o Gualtieri va a casa, o crolla tutto il governo.

Ma la partita si gioca anche su un altro campo, più tecnico che politico. Voci sempre più insistenti, come conferma un articolo pubblicato ieri sulla Stampa a firma Paolo Baroni, sembrerebbero confermare che sia proprio il dicastero di Gualtieri a tenere chiusi i cordoni della borsa nel momento in cui invece c' è disperato bisogno di liquidità.[è alter ego della TROIKA]

Boicottato il ricorso alla Cassa depositi e prestiti - la strada più veloce per ottenere i 100 miliardi necessari a far fronte alla crisi - il Mef sembra anche assai poco propenso all' emissione di nuovo debito, che sarebbe peraltro garantito dal nuovo programma di acquisiti annunciato dalla Bce. Non per niente, negli ultimi giorni ha fatto capolino lo spettro della mancanza di liquidità a medio termine. Se le cose stanno davvero così, perché Gualtieri non striglia i suoi tecnici?

Tutte le strade portano al Mes. Ricordate quando a dicembre il ministro chitarrista si intitolava il merito per aver rinviato la riforma del Fondo Salva Stati? Ebbene, grazie a una richiesta di accesso agli atti inoltrata dalla Verità, abbiamo avuto conferma che il Consiglio di Stato francese all' inizio di marzo ha sciolto positivamente il dubbio di costituzionalità della riforma sollevato dal governo transalpino.

Guarda caso, pochi giorni dopo, l' approvazione politica della revisione del Trattato è stata inserita all' ordine del giorno dell' Eurogruppo del 16 marzo. D' altronde, in un' intervista rilasciata a fine gennaio il presidente dell' Eurogruppo Mario Centeno aveva individuato nella pronuncia del Conseil d' Etat l' ultimo cavillo legale per mandare avanti la riforma. «La Francia si augura che il negoziato si concluda presto», ci scrive una portavoce da Parigi, «perché la revisione del Trattato sul Mes rafforza l' eurozona».

Dobbiamo dire grazie al coronavirus se poi il disco verde alla riforma è saltato.

Rimane il fatto che Gualtieri non ha fatto rinviare proprio un bel nulla. E non per niente, nel corso dell' audizione dell' 11 marzo scorso, quasi dispiaciuto per il rinvio a causa del coronavirus ha finalmente sollevato il velo: «La riforma non rappresenta un pericolo per la stabilità dell' Italia, l' esito del negoziato sarà positivo».


LO CHOC DELL'EUROPARTIGIANO ROBERTO SI È SVEGLIATO E HA TROVATO L'INVASOR
camilla conti per la Verità


Salvate il partigiano Roberto. Perché ora che è scoppiata la guerra del coronavirus, il ministro dell' Economia, Roberto Gualtieri, ha dovuto indossare l' elmetto andando al fronte in Europa a capo di una fanteria dalle armi spuntate. Spiazzato dalla realtà, il ministro in questi giorni deve fare i conti non solo coll' impatto del Covid-19 sulle già precarie condizioni di salute dell' economia ma anche con se stesso.
Con la sua carriera e la sua cultura.[che lo rende inadatto a fare il ministro dell'economia]
Breve riassunto: classe 1966, romano, il ministro non è solo un abile chitarrista (ha spopolato il video della sua versione acustica di Bella ciao) ma anche professore di storia contemporanea, vicedirettore dell' Istituto Gramsci, membro della direzione del Pd e militante dai tempi del Pci. La sua stessa produzione storica è molto politica, nel segno della storiografia di partito: a partire dalla svolta di Salerno, con Gualtieri impegnato a sostenere la tesi dell' autonomia di Togliatti rispetto a Stalin. Al convegno di Orvieto da cui nacque il Partito Democratico, nel 2006, era uno dei tre relatori. I giornali lo hanno etichettato come il candidato di Massimo D' Alema.
Nel 2009 è stato eletto al Parlamento europeo (sempre in quota piddina). E da allora la sua formazione lo ha portato a «sostituire» all' antica mamma Urss la nuova mamma Ue.

Nel suo secondo mandato, Gualtieri è stato presidente della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, dove è stato tra i principali promotori del Patto di stabilità. Con toni lirici, ha difeso il Mes, il fondo salva stati: «È stato costruito per salvaguardare la stabilità della zona euro, prende risorse a interessi bassissimi. [] Nessun cittadino europeo dovrà pagare un euro».

Rispettando il profilo che gli era stato costruito intorno quando è stato chiamato a prendere il posto di Giovanni Tria: il professore associato della Sapienza con dottorato all' università di San Marino, con un ruolo di terza fila nel Pd romano ma membro del gruppo di coordinamento sulla Brexit del Pe, che diventa alfiere dell' Italia in Europa grazie a canali diplomatici lubrificatissimi. «Indicato da Politico.eu come uno dei legislatori europei più influenti, ha lavorato perché non partissero procedure contro l' Italia, anche durante il governo Lega-M5s, con un ruolo di mediazione grazie ai suoi contatti con la Commissione e con il commissario agli affari economici Pierre Moscovici», recitavano le cronache dell' epoca.


Ma questo era ieri. Oggi con la pandemia il magico mondo di Roberto si è improvvisamente capovolto. Il Mes senza condizionalità contrattuali non esiste. Il patto di stabilità è saltato. La fantasia di Gualtieri è stata superata dalla realtà della riunione di giovedì a Bruxelles dove l' Italia è rimasta schiacciata in un angolo. Lo ha spiazzato il premier, Giuseppe Conte, che dopo aver chiesto a gran voce l' applicazione del Fondo salva Stati, giovedì ha fatto inversione a U e dato ai colleghi europei dieci giorni - poi sono diventati quattordici - per trovare una soluzione, altrimenti l' Italia farà da sola senza però spiegare come.

Tanto che il ministro ha appreso ieri mattina dai giornali che il presidente del Consiglio, per non impantanarsi nella battaglia sugli eurobond che costerebbe mesi, sta pensando di farsi un suo bazooka riciclando le munizioni della Cassa depositi e prestiti nella ricerca disperata di fonti di finanziamento del debito.

L' imbarazzo in via XX Settembre è evidente: o Gualtieri smentisce se stesso oppure va contro Conte, che però fa senza scrupoli lo scaricabarile perché ha capito che è in gioco la sua stessa sopravvivenza a Palazzo Chigi.
Lo ha disorientato anche Christine Lagarde quando ha detto che la Bce non sta lì per ridurre gli spread, dimenticandosi che se lo spread sale, e non è colpa dell' Italia ma di un virus, la Bce serve proprio a quello. La stessa Lagarde che, prima ancora di sedersi sulla poltrona di Draghi, aveva salutato la nomina di Gualtieri a ministro del Tesoro sottolineando che «è un bene per l' Italia e per l' Europa».
Ma a cogliere alla sprovvista il ministro del Tesoro è stato soprattutto Mario Draghi che con il suo intervento sul Financial Times ha fatto capire che ormai siamo in un' economia di guerra e per salvarci dalla piaga biblica del coronavirus bisogna usare anche armi non convenzionali. Costringendolo a diramare un goffo comunicato per appoggiarne l' idea di spingere sugli «investimenti pubblici come leva» in questa «sfida senza precedenti che richiede un cambio di mentalità».

Quando proprio lui, ventiquattro ore prima, aveva affermato con un ottimismo lunare che il calo del Pil italiano nel 2020 «di qualche punto percentuale» sarà assolutamente «gestibile e recuperabile».[dimostrando di non saper fare neppure di conto]
Il fallimento del Consiglio europeo di giovedì ha passato la palla all' Eurogruppo in una sorta di «melina» avvelenata. Di certo dovrà andare Gualtieri a trattare in quella sede dopo l'«armiamoci e partite» del premier e l' ultimo «whatever it takes» di Draghi. Cosa farà il partigiano Roberto ora che si è svegliato ed ha trovato l' invasor?

Cambierà divisa o rinnegherà la sua storia?
 
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Dal blog di Franco Ferrè Così va il Mondo: cosivailmondo.wordpress.com/2020/03/23/una-finestra-sul-futuro-i-leaks-di-varoufakis/

Una finestra sul futuro: i Leaks di Varoufakis

23 marzo 2020 Dalla Grecia, visioni dall'albero

Da quando sono uscite le trascrizioni degli audio delle trattative tra governo greco e Troika del 2015 (pubblicate da Diem25, il partito dell’allora ministro delle finanze Yanis Varoufakis) ho passato ogni momento libero a leggerle e tradurle. Ogni tanto mi sono anche sentito gli audio, per cogliere l’atmosfera di quelle riunioni e quello che ne emerso è un racconto agghiacciante. E ‘un racconto che sembra parlare del passato di un altro paese, ma che in realtà potrebbe benissimo raccontare del futuro del nostro, di paese. E’ il futuro che ci aspetta se dovessimo chiedere soldi all’Europa, con la scusa del Coronavirus, attraverso il MES.

Mai come in questi giorni di clausura, prigionieri di un virus sconosciuto e degli errori del nostro governo, è necessario che più gente possibile sappia cosa realmente significa essere debitori dell’Europa, condizione che sembra essere l’ossessione dell’”uomo solo al comando” Giuseppe Conte e del Quisling 2.0 Gualtieri. E’ talmente clamorosa l’insistenza con cui ignorano ogni possibile (e disponibile) alternativa al chiedere soldi all’UE, da far pensare che forse era proprio quello fin dall’inizio il motivo per cui sono lì…

Costoro, nonostante la BCE abbia approvato un acquisto incondizionato di 750 miliardi di titoli pubblici emessi dagli stati UE, e nonostante la stessa UE stia precipitosamente abbandonando – sotto la paura del contagio e delle sue conseguenze economiche – ogni regola di austerità, continuano ad offrire una sciagurata adesione da parte dell’Italia al MES, chiedendo che non ci siano condizioni. Il che non è ammesso dalle regole del MES stesso… quindi delle due l’una: a) non ci daranno un ghello, oppure b) ce li daranno, ma vorranno mettere le mani sul ns bilancio (vuoi vedere che stanno pensando di compensare le perdite future da COVID-19 con entrate straordinarie, tipo BeniPubbliciItaliani?)

Nelle pagine del documento scaricabile dal link sotto riportato sono esposte le conseguenze che avrebbe tale sottomissione: un gruppo di burocrati senza volto che pretende di decidere ogni singolo aspetto della vita pubblica del tuo paese, sottoponendolo a “cure” letali di austerità espansiva e ignorando ogni controprova del loro fallimento (non dimentichiamo che quello firmato da Tsipras era il terzo Memorandum, e i primi due avevano già ridotto in miseria il paese negli anni tra il 2012 ed il 2014). I cinque mesi raccontati nel documento sono un continuo e sterile rituale in cui una parte (la Grecia) cerca di dimostrare che le misure dei precedenti accordi erano sbagliate e che ci vuole un nuovo accordo, mentre l’Europa risponde che l’austerità non ha funzionato perché “ci vuole più austerità”. E, alla fine, non si argomenta nemmeno più: c’è solo lo scontro di potere tra chi chiede un cambiamento e chi risponde “si fa come dico io”.


Il momento emotivamente più significativo è nell’Eurogruppo del 25 giugno 2015, quando, dopo l’ennesimo tentativo di avvicinamento da parte greca alle richieste della Troika, Schauble prende la parola e, nel suo pessimo inglese, tra “um” e balbettii, stronca ogni ipotesi di accordo al grido di “ci sono sette differenze tra il Memorandum nostro ed il vostro (…) Niente soldi freschi (leggi: se dite no ai nostri tagli), niente terzo Memorandum”. Il prolungato gelo che scende in sala dopo il suo intervento vale più di mille parole. (dal minuto 24 circa del leak)

Quando la Grecia indice il referendum (sperando di perderlo, racconta chi c’era), i “falchi” rispondono che “il popolo greco non può decidere anche per gli altri popoli” (che, nella loro narrazione, gli hanno prestato i soldi). I ministri ripetono come un “mantra” che i loro rispettivi parlamenti non accetteranno mai una rinegoziazione del debito greco ed un ammorbidimento dell’austerità, ma sono loro i primi responsabili di questa rigida opposizione. Loro che, incapaci di spiegare che il debito greco (debito privato, si badi bene) era il corrispettivo delle esportazioni tedesche, hanno alimentato tutti i peggiori (e falsi) racconti sui greci “cicale” che sperperavano soldi non loro, solo per ottenere consenso politico. Quel consenso politico che ora li “intrappolava” nel rifiutare ogni concessione.

La durezza e profondità delle misure adottate nel terzo memorandum, sottoscritto da Tsipras all’indomani del NO del 61,3% dei greci (riportate in sintesi nell’ultima parte del documento, la versione completa è QUI) si commenta da sola e le conseguenze disastrose che ne sono derivate sono sotto gli occhi di tutti. L’ultimo, triste capitolo di questa vicenda… potrebbe essere il primo capitolo della nostra, se non fermiamo il Quisling che sta a Palazzo Chigi.

Leggete, e meditate.

Ora e sempre #STOPMES

Per il riassunto dei leaks di #DIEM25, clicca QUI

Per la traduzione delle trascrizioni complete, clicca QUI
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