Politici in volo (con tutti gli altri)

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Forumer storico
Se ne vanta o se ne duole? Il governo inglese spenderà fino a 3 milioni di sterline in tre anni per compensare, sulla base del Protocollo di Kyoto, il danno climatico provocato dai voli internazionali (e quelli interni, meno giustificabili) del Primo Ministro Tony Blair e dei membri del suo gabinetto. Lo stesso Blair, qualche giorno fa, ha dichiarato che la lotta contro il cambiamento climatico non richiede «irragionevoli sacrifici» come il fatto che egli rinunci ai suoi viaggi per vacanza.

Quanto alla compensazione per i voli ufficiali, è stata acquistata presso il Trading Emissions Plc, un gestore di fondi di investimento che a sua volta «acquista» progetti di sviluppo di energie rinnovabili in paesi «in via di sviluppo» quali Brasile, Tailandia e Filippine. Per tre anni - dal 2007 al 2009 - le emissioni relative ai soli voli ministeriali inglesi provocheranno l'emissione di ben 255.000 tonnellate di anidride carbonica (ma il governo per precauzione ne acquisterà altre 50.000, al modico prezzo di circa 10 sterline la tonnellata). Una quantità di gas serra impressionante: per un confronto, si pensi che la più grande centrale eolica europea, entrata in funzione a Carno nel Galles e in grado di fornire il 15 per cento dell'elettricità necessaria a un'intera contea (Powys), riuscirà a far risparmiare al clima «solo» 80.000 tonnellate di CO2 l'anno.

I politici sono assidui frequentatori degli aerei. Nondimeno un tonnellaggio così enorme per un esiguo numero di persone dà l'idea delle dimensioni del problema ambientale «traffico aereo», di cui terra terra si è occupata più volte e che in Gran Bretagna suscita un vivo dibattito, con atteggiamenti schizofrenici da parte del governo, frequenti prese di posizione da parte di editorialisti di quotidiani importanti come The Guardian e con una incisiva campagna condotta dall'ombrello di organizzazioni Airport Watch (www.airportwatch.org.uk) contro la costruzione e il potenziamento degli aeroporti.

Gli ambientalisti hanno di recente commentato l'aggiornamento pubblicato lo scorso dicembre del famoso Libro bianco sull'aviazione, realizzato dal governo nel 2003: «Il governo appare tuttora deciso, a dispetto del dichiarato impegno contro i gas serra, ad alimentare la prevista triplicazione dei voli da qui al 2030».

A riprova del fatto che il tema è politicamente trasversale, il conservatore Tim Jeo, coordinatore del Comitato per l'audit ambientale della Camera dei Comuni, ha dichiarato che intanto è possibile e necessario eliminare i voli interni al paese, sostituibilissimi con poche ore di treno. Si potrebbe pensare a tasse speciali per i voli a corto raggio usando il denaro per migliorare le ferrovie, così da completare l'opera di sostituzione delle ali con le rotaie in 5 anni. In effetti, grazie allo stress legato ai controlli sugli aerei e in parte alla campagna ambientalista, su alcuni tragitti il trend si sta rovesciando a favore dei treni, un fenomeno positivo che l'aumento dei prezzi dei biglietti può però boicottare.

Tornando ai voli ministeriali, anche il Primo ministro norvegese Jens Stoltenberg ha annunciato, nel discorso di Capodanno, che il governo acquisterà le quote «sviluppate» dai viaggi aerei all'estero dei propri membri. Intanto il ministro inglese per il Cambiamento climatico e l'ambiente Ian Pearson è impegnato a far entrare l'aviazione civile nello schema del commercio di emissioni che sta predisponendo la Commissione Europea, finalmente intenzionata a comprendere il rampante settore aereo in un conteggio dal quale è finora escluso (il che ha favorito il circolo vizioso bassi prezzi, tanti voli). In futuro, ogni compagnia aerea dovrà pagare i permessi per le emissioni di gas serra prodotte dai propri aerei.
Ma in questo schema la maggior parte dei permessi saranno accordati gratis, e si dovrà pagare solo il sovrappiù, acquistandolo da altre compagnie aeree e altre industrie. Come non bastano le compensazioni volontarie: non solo quella del governo inglese per i suoi viaggi ministeriali, ma anche quelle offerte da diversi gruppi ai viaggiatori ordinari: voli in Tailandia, ci ritorni e ti metti a posto la coscienza pagando misere 20 sterline con le quali qualcuno pianterà alberi da qualche parte. Un fiorente mercato che arriverà a valere 300 milioni d sterline nei prossimi tre anni; discutibili però i progetti finanziati e (dunque) i suoi effetti sul clima, tanto da apparire a molti il solito escamotage rispetto alla regola che sarebbe davvero efficace: ridurre le emissioni non altrove, ma a casa propria, si tratti di uno stato, di un comune o di un individuo.


Marinella Correggia
Fonte: www.ilmanifesto.it
 

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