Post Brexit, le chance di Milano? Nulle troppe TASSE!

tontolina

Forumer storico
Si continua a parlare di BREXIT come occasione per l'Italia ma, come ho detto in un altro post, io penso che oramai sia tardi, IL TRENO è partito ed è stato perso.
Un governo serio e lungimirante, il giorno dopo il Brexit, senza aspettare oltre e senza esitare, avrebbe annunciato al mondo già dal 24 giugno l'abolizione della Tobin Tax, l'abolizione del Capital Gain e la riduzione a livello simbolico (diciamo 5 - 8%) della tassazione per le imprese operanti nel settore finanziario, con lo scopo di creare un polo di attrazione in Italia, a Milano o in altre città, con l'incentivo ulteriore per le aziende che non hanno mai operato in Italia, ma avessero mostrato interesse a venire, della riduzione a zero per un quinquennio della tassazione d'impresa se avessero assunto personale italiano ed avessero corrisposto solo agli obblighi contributivi (che in Italia sono comunque altissimi). Una cosa del genere avrebbe fatto esplodere il Pil (altro che lo zero virgola a cui si attaccano adesso) ed avrebbe dato un notevole impulso all'occupazione.
Ma per fare queste cose ci vuole gente diversa, sia da quelli che ci hanno governato negli ultimi decenni, sia da questi che ci stanno scavando la fossa adesso.
Ci vuole un colpo d'ala.
Ma io non vedo aquile all'orizzonte.
Vedo solo corvi ed avvoltoi che si apprestano a litigarsi gli ultimi brandelli di carne putrefatta della carogna di quello che una volta era il Belpaese.

Paolo Nardovino
 
CAPITALE FINANZIARIA

Post Brexit, le chance di Milano?
«Ci frena il sistema giudiziario»

La lotta tra le città europee per sostituirsi a Londra. Guido Rosa, presidente dell’Aibe (associazione banche estere in Italia): «Sotto la Madonnina clima ideale. Però...»
di Maria Silvia Sacchi

Post Brexit, le chance di Milano? «Ci frena il sistema giudiziario»


Le stime circolate parlano di qualcosa tra il 20 e il 30 per cento delle risorse da spostare dalla capitale inglese.
Dove andare se Londra perderà lo status di Paese europeo?
Molti guardano all’Irlanda.
Altri alla Germania.
Qualcuno alla Francia, anche se di Parigi negli ambienti finanziari qui a Londra pochi hanno fiducia.
Meglio della Francia, si sostiene, è l’Italia.
E Milano qualche carta da giocarsi ce l’ha, anche se il sistema Paese non aiuta. Anzi, la frena, a partire dall’elemento più critico per uno straniero: il sistema giudiziario.
«Dipende da che cosa si vuole delocalizzare», dice Guido Rosa. Da anni Rosa presiede l’Aibe, l’associazione tra le banche estere in Italia e conosce bene i ragionamenti che da mesi si stanno facendo ai piani alti degli istituti stranieri.
«Un conto — spiega — sono le banche inglesi, un altro le banche internazionali che attraverso la sede di Londra riescono a ottenere lo status comunitario. Penso, per esempio, agli istituti giapponesi o cinesi che non hanno una filiale diretta in Italia, ma sono in Italia in quanto filiale della filiale di Londra. Con Brexit, soprattutto con una Brexit dura, questo sistema non sarà più possibile e si dovrà andare in un altro Paese».

Appunto, quale? E quante possibilità ha Milano?
«Milano non solo è una grande piazza finanziaria ma è anche una città attraente per gli stranieri. Dal momento che stiamo parlando di spostamenti di migliaia di persone, con le loro famiglie, Milano sarebbe una città ideale perché è molto vivibile. Soffre, però, dei problemi di funzionamento generale che non sono un invito a venire nel nostro Paese: la burocrazia, la tassazione, la giustizia. In caso di delocalizzazione il foro competente per tutte le questioni giuridiche sarebbe in Italia e nessuno vuole venire a chiedere giustizia in Italia.
Un discorso diverso potrebbe valere per l’Eba (European Banking Authority) che potrebbe a sua volta essere spostata».

Ma è Francoforte che a Londra va per la maggiore.
«Certamente la Germania è una opzione interessante. Ma a Francoforte c’è già la banca centrale europea che “occupa” la città, c’è un problema di disponibilità, si tratta non solo di delocalizzare l’organizzazione ma migliaia di persone».
Ma le banche internazionali se ne andranno davvero?
«È evidente che delle conseguenze certe ci saranno. Londra si è messa in bel pasticcio».
 
Effetto Brexit: lite tra Juncker e Trump
upload_2017-4-1_16-31-13.png

l presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha espresso la propria insofferenza e irritazione relativamente al sostegno della Brexit da parte del presidente americano Donald Trump.
Intervenendo alla conferenza annuale del "Partito Popolare Europeo" (PPE), Juncker ha promesso di appoggiare l'indipendenza dell'Ohio e di Austin (Texas) dagli Stati Uniti se tutto procederà secondo questo scenario.

"A molta gente piacerà. Anche alle persone in un altro continente, dove al presidente neoeletto ha fatto piacere la Brexit ed ha chiesto ad altri Paesi della UE di seguire lo stesso esempio. Se continuerà con questo spirito, ho intenzione di sostenere l'indipendenza dell'Ohio e di Austin in Texas negli Stati Uniti," — ha dichiarato Juncker.

Naturalmente in ogni battuta c'è qualcosa di vero, ma dietro l'humour di Juncker si nasconde una rabbia vera e propria della leadership della UE per il sostegno alla Brexit di Trump, che allo stesso tempo ha cominciato ad incitare gli altri Paesi europei a seguire la strada del Regno Unito.

Tali dichiarazioni possono sembrare del tutto inspiegabili, dal momento che le relazioni tra la UE e gli Stati Uniti sembrano essersi rimesse in carreggiata, dopo che il vicepresidente americano Mike Pence ha concluso con successo la sua visita a Bruxelles e lo stesso Trump ha addolcito notevolmente i toni verso la UE.

Juncker non ha riservato critiche alla Gran Bretagna durante il suo discorso, ma ha solo fatto riferimento alla Brexit nel contesto dei rapporti con Trump e come opportunità per l'Europa per riformare la governance della UE.

I commenti di Juncker, secondo alcuni media, sono una "bomba diplomatica", soprattutto dopo che Trump ha recentemente presentato alla Merkel un conto da 375 miliardi di dollari per il finanziamento della NATO.

Questo è di gran lunga l'intervento verbale più schietto e forte pronunciato da un alto rappresentante della UE su Trump, e probabilmente questo tipo di dichiarazioni portano rammarico e delusione tra alcuni leader europei che speravano in un riavvicinamento con il principale alleato d'oltreoceano.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto