Propone in tv ricetta per cucinare i gatti

JOACKIN

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L'annuncio dato dalla conduttrice. Il sottosegretario Martini: «Non finisce qui»

Propone in tv ricetta per cucinare i gatti
Sospeso l'esperto della «Prova del cuoco»


Stop per Beppe Bigazzi: aveva dato consigli per cuocere i felini, dicendo di esserne un consumatore. «Io frainteso»




L'annuncio dato dalla conduttrice. Il sottosegretario Martini: «Non finisce qui»
Propone in tv ricetta per cucinare i gatti
Sospeso l'esperto della «Prova del cuoco»
Stop per Beppe Bigazzi: aveva dato consigli per cuocere i felini, dicendo di esserne un consumatore. «Io frainteso»
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Beppe Bigazzi, l'esperto di cultura alimentare de «La prova del cuoco» (Agi)
ROMA - Beppe Bigazzi è stato sospeso da «La Prova del cuoco». Ad annunciarlo in trasmissione è stata, nella puntata di lunedì, la stessa conduttrice Elisa Isoardi. Il motivo della "sanzione" è legato ad una puntata della scorsa settimana in cui il gastronomo ha dato al pubblico una ricetta sui gatti, non nascondendo il fatto che lui li mangia. Bigazzi, da 10 anni volto popolare della trasmissione Rai, si difende spiegando di essere stato frainteso. «Negli anni '30 e '40 come tutti gli abitanti della Val d'Arno a febbraio si mangiava il gatto al posto del coniglio, così come c'era chi mangiava il pollo e chi non avendo niente andava a caccia di funghi e tartufi non ancora cibi di lusso. Del resto liguri e vicentini facevano altrettanto e i proverbi ce lo ricordano. Questo non vuol dire mangiare oggi la carne di gatto, ho solo rievocato usanze». «Nella puntata di giovedì grasso - aggiunge il cuoco, giornalista, portabandiera di un ritorno ai cibi locali e genuini e autore di libri di cucina - ho parlato di un proverbio delle mie parti. A berlingaccio (il carnevale in dialetto) - chi non ha ciccia ammazza il gatto. Evidentemente qualcuno ha voluto capire che ho invitato a mangiare carne di gatto, ma è follia».
LE PROTESTE ANIMALISTE - Contro l'uscita di Bigazzi era insorta però la Protezione animali. «Non c'è limite alle idiozie che possono essere messe in campo quando si vuole far parlare di sè - ha commentato duramente Carla Rocchi, presidente dell'Enpa, annunciando di aver dato mandato ad un avvocato romano di agire contro la trasmissione per istigazione al maltrattamento di animali -. L'ultima della serie riguarda Giuseppe Bigazzi che nella trasmissione 'la Prova del Cuocò ritiene di rendersi interessante suggerendo una ricetta per cucinare i gatti». «A tacere del fatto che la trovata di Bigazzi non è neanche originale - ha aggiunto - essendosi in passato già esercitato in tal senso qualche altro bell'ingegno in cerca dell'unica forma di pubblicità possibile, nell'invito di Bigazzi ricorrono gli estremi di istigazione al maltrattamento di animali, sanzionato per legge».
LE ACCUSE DEI VERDI - Della vicenda si erano occupati anche i Verdi: «Ricordiamoci che chi è in televisione ha un ruolo molto delicato - ha detto Cristina Morelli, responsabile diritti animali del partito del sole che ride -. Un messaggio come questo, in cui si invita a mangiare i gatti, è particolarmente grave ed è per questo faremo un esposto e denunceremo Bigazzi e le sue dichiarazioni». La stessa Morelli, dopo l'annunci della sospensione di Bigazzi, ha parlato di un provvedimento doveroso a seguito di quello che definisce «un episodio vergognoso». «Ci auguriamo che Bigazzi e gli autori della trasmissione vogliano tornare sui loro passi e scusarsi con i tanti telespettatori che come noi si sono indignati di fronte a tale episodio - ha aggiunto l'esponente ambientalista -. La Rai non può e non deve limitarsi a trasmettere saltuari spot contro la violenza sugli animali ma dovrebbe cominciare ad applicare lei stessa alcuni principi universalmente riconosciuti, ad esempio eliminando la partecipazione di animali all'interno di programmi di intrattenimento uno tra tutti il gioco dei pacchi Affari Tuoi dove assistiamo all'inutile utilizzo di animali».
ESALTAZIONE DI REATO - E anche il sottosegretario alla Salute con delega alla veterinaria, la leghista Francesca Martini, ha preso posizione sull'accaduto: «Quanto accaduto durante una trasmissione in onda su un canale televisivo del servizio pubblico è di una gravità assoluta. Mi riservo di intraprendere ogni azione del caso e scriverò all’Autorità Garante e al Direttore generale dell’Azienda affinché vengano presi provvedimenti severi di fronte a dichiarazioni non solo illecite ma anche lesive di una sensibilità, fortunatamente sempre crescente, dei cittadini nei confronti degli animali. I gatti sono animali d'affezione tutelati dalla legge 281 del 1991 che nell' art.1 comma 1 recita: ‘Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l'ambiente’. Inoltre la Convenzione europea di Strasburgo per la protezione degli animali da compagnia reca norme particolarmente severe per la loro protezione. Ai responsabili di quanto accaduto potrebbe venire imputato il delitto di istigazione a delinquere previsto dall’art. 414 del Codice Penale, in quanto l’art. 544-bis dello stesso Codice Penale sancisce che ‘chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi’. La magnificazione della bontà della carne felina e l’incoraggiamento al suo consumo, tantopiù in una trasmissione di grande ascolto, rappresentano l’esaltazione di un fatto di reato poiché tale condotta è di per sé idonea all’imitazione».
 
I cinesi mangiano i cani. Da sempre.

C'e' chi mangia le rane. Questione di gusti.

C'e' chi mangia le cavallette. Croccanti.

C'e' chi mangia le larvrr, i vermi e le lucertolone australiane, i goana(che

sono pure buone. Credetemi


Un vecchio rincoglionito, ottimo cuoco tra le altre cose, dice una cosa

che, in tempi di guerra etc s'e' fatta di sicuro, topi compresi, e qualcuno

urla allo scandalo...:rolleyes:

Proprio bisogna riempire con qualsiasi cosa i tg e i giornali eh, papi? :D :D

Guai a parlare di protezione civile. :-o

E' sparito un intero paese e manco ne avete dato notizia :rolleyes:...qualcuno

poteva dire per sbaglio "...protezione civile..." :D :D :D :D :D

Toh, ciapa. Arrosto e' pure buono. ;)
 

Allegati

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Si laurea nel 1959 presso la facoltà di Scienze politiche all'Università Cesare Alfieri di Firenze con 110 e lode e pubblicazione.
Presta servizio militare dal 1960 al 1961 come Ufficiale dell'Aeronautica Militare Italiana.
Dal 1961 al 1966 lavora presso la Banca d'Italia. Nel 1968 è nominato Vice-Segretario Generale del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno nonché membro di vari comitati interministeriali per la programmazione economica fino al 1970.
Nel 1970 viene assunto all'ENI dove lavorerà fino al 1993, anno del pensionamento, ed in questi anni inoltre diviene Direttore delle relazioni estere dell'ENI (1970-1973), Direttore generale e successivamente amministratore delegato della Lanerossi SpA (1973-1978) e Presidente di varie società quali GEPI SpA, Maserati SpA, Innocenti SpA e Tirsotex SpA.
Dal 1984 al 1990 è Amministratore delegato dell'Agip SpA e dal 1990 al 1993 Presidente dell’AGIP Coal SpA e presidente di 53 società dell'Agip. Si avvicina al mondo del giornalismo e dell'editoria già nel 1961 quando è redattore del mensile diretto da Giulio Pastore Il Nuovo Osservatore e nel 1963 è vice-Presidente dell'Idoc, associazione culturale sulle grandi religioni monoteiste, con la quale curerà una serie di collane di libri e riviste edite dalla Mondadori.
Nel 1966 cura, con Renzo De Felice, I Lavoratori dello Stato, una edizione critica della raccolta di scritti e discorsi di Giulio Pastore.
In televisione cura dal 1995 al 2000 la rubrica "La borsa della spesa" all'interno del programma Unomattina sulla RAI e dal 2000 è co-conduttore de La prova del cuoco sempre sulla RAI
Il 15 febbraio 2010 viene comunicato durante la diretta de "La prova del cuoco" che Bigazzi è sospeso dalla trasmissione
 
Stiamo tornando al medio evo.

I mostri saranno sempe più mostri, continueremo ad allontanarli nell'illusione di mantenere questa società più pulita mentre in realtà non saranno lontani ma solo nascosti.
Non è dato sapere se aumenteranno o diminuiranno, anche se è facile immaginare, ciò che conta è il ripudio, lo sdegno di facciata, per i mostri altrui mentre i nostri li teniamo ben al riparo in cantina.
Evviva, si dia inizio alla nuova caccia alle streghe.
 
I cinesi mangiano i cani. Da sempre.

C'e' chi mangia le rane. Questione di gusti.

C'e' chi mangia le cavallette. Croccanti.

C'e' chi mangia le larvrr, i vermi e le lucertolone australiane, i goana(che

sono pure buone. Credetemi


Un vecchio rincoglionito, ottimo cuoco tra le altre cose, dice una cosa

che, in tempi di guerra etc s'e' fatta di sicuro, topi compresi, e qualcuno

urla allo scandalo...:rolleyes:

Proprio bisogna riempire con qualsiasi cosa i tg e i giornali eh, papi? :D :D

Guai a parlare di protezione civile. :-o

E' sparito un intero paese e manco ne avete dato notizia :rolleyes:...qualcuno

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Toh, ciapa. Arrosto e' pure buono. ;)






aaa beeeee adesso siii che ho capitooooooooooooo:D:lol::lol:

Vicentini «magnagati»
tra storia e leggenda


Da "Il giornale di Vicenza" - Domenica 14 Maggio 2006 economia-stili Pagina 59​
LA BATTUTA Nacque durante una pestilenza
DI EMILIO GARON
Il nome «gato» ricorre spesso nella parlata vicentina, basti pensare ad esempio, al «far le gatele» o le «gate gate» per indicare il solletico, oppure camminare a «gatoni». A tramandare la fama contribuisce l'antica tiritera che indica «veneziani gran signori, padovani gran dotori, vicentini magnagati, veronesi tuti mati». Ovviamente nella tradizione si è mantenuta viva l'espressione di «vicentini magnagati», alimentata anche da una copiosa e ironica letteratura culinaria.
L'origine del motto è incerta, si dice che la fama nacque durante una pestilenza o un assedio nel corso dei quali i cittadini per sfamarsi furono costretti a mangiare ogni tipo di animale. Una condizione comunque abbastanza normale in ogni città in tempi nei quali sopravvivere era già difficile, per cui non solo Vicenza si è trovata in quelle condizioni.
Secondo un'ipotesi storica, sembra che i vicentini si siano guadagnati l'appellativo di «magnagati» nel 1698, quando una grande invasione di topi terrorizzava la città. Malgra do i vari tentativi, non si riusciva a combattere le schiere di topi, e la situazione era tanto grave che Venezia dovette intervenire inviando un esercito di gatti.
La tattica funzionò, ma da allora i vicentini si meritarono un posto stabile nella proverbiale distinzione di «magnagati», mantenuta viva anche da altre leggende. Sembra infatti che la presenza dei felini abbia stuzzicato la fantasia di qualche cuoco, utilizzando proprio i gatti come piatto principale.
C'è un'altra ipotesi sulla provenienza del termine «magnagati», una teoria di origine fonetica, trascurata nelle attuali considerazioni, ma conosciuta già nell'Ottocento. Trova fondamento dalla parlate locali, quando per dire la frase «hai mangiato» in dialetto veneziano si pronunciava «ti ga magnà», in padovano «gheto magnà» mentre nel dialetto antico vicentino si affermava «gatu magnà». Questa pronuncia diede probabilmente origine al soprannome di «magnagatu» o «magnagati» dato in senso spregiativo dai rivali veneti ai vicentini. Che i veneziani poi avessero il gusto di affibbiare soprannomi con la desinenza «magna» è noto: indicavano (e indicano tuttora) come «magnagiasso» certi pescatori, «magnamaroni» ai ruffiani, «magnacarta» agli scribacchini, « magnamocoli» alle persone bigotte, «magnamerda» per disprezzare un individuo.
È probabile quindi che il nome dato ai vicentini sia dovuto all'eccezionale afflusso di colonie di gatti in città o in particolari occasioni: magnagati dunque non nel senso che mangiavano i felini, ma per la loro diffusa presenza e affettuosa convivenza. Citando in un'opera la nostra città il Folengo diceva «Vicetia plena gatellis».
Infine è il caso di richiamare l'antica famiglia vicentina dei Barbarano che già dal 1200 erano detti «Gati» o «Goti» forse in memoria dell'origine barbarica della stirpe.
 
Ultima modifica:
le pagine online della comunità di Eldy




Perchè ci chiamano ”vicentini magnagati”…….Da ”Il giornale di Vicenza” (postato da Nadia)



Sul quotidiano ”Il giornale di Vicenza” datato mercoledì 9 dicembre 2009, ho trovato questo articolo che riguarda noi vicentini e non solo.
Esce un libro che indaga sul celebre detto popolare. Si presenterà venerdì 11 dic. Il libro di Antonio Di Lorenzo, vicecaporedattore de ”Il giornale di Vicenza”.
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Tutto è iniziato per curiosità, ingrediente indispensabile per chi vuol essere davvero un giornalista. Ogni tanto l’interrogativo tornava a far capolino: da dove deriva questa nomèa dei ”vicentini magnagati”? Cosa c’è all’origine? Chi ha inventato questo detto che mi sono sentito ripetere perfino da un egiziano sul Mar Rosso? E per quale motivo si è affermato?
Il libro vuol dare un contributo a trovare risposte, a capire.
E’ prima di tutto una ricerca sulle radici storiche e linguistiche, che arriva all’indietro nel tempo sino a cinquecento anni fa, quando questo detto nacque assieme agli altri ”blasoni popolari” delle città della ”Serenissima”.
Che Vicenza fosse ”plena gattelis” lo scriveva già Teofilo Folengo. E lui si trovava in un convento bresciano: si vede che la fama dei gatti vicentini era già arrivata fin lì.
Le sorprese della ricerca non mancano. La più importante è che nel documento più antico (datato 1535, scovato da Manlio Cortellazzo e pubblicato dalla Neri Pozza nel 1995) si abbinano i gatti vicentini, il che potrebbe voler dire semplicemente che sono furbi.
Senza accenni alle preferenze gastronomiche. Quelle cui si riferiva, invece, il celebre decreto salva-gatti del prefetto nel 1943 (E’ vietato uccidere e mangiare gatti) che però non fu emanato solo a Vicenza, bensì in tutte le province d’Italia. Quindi, l’atto che dovrebbe provare in modo inconfutabile la nostra nomèa, in realtà non prova niente.
Virgilio Scapin, che pure ne ”I Magnagati” racconta un’altra leggenda sull’origine del detto, trovò e pubblicò su ”Il giornale di Vicenza” il manifesto -identico a quello vicentino- del Comune di Faenza, prefettura di Ravenna.
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Ho cercato di condurre una ricerca seria e approfondita, verificando le affermazioni, le leggende (senza prove), l’aneddotica popolare, cercando notizie nei racconti di scrittori, incrociando le opinioni e spulciando i dizionari. Ho puntato a coniugare profondità scientifica e leggibilità.
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Sul versante del costume, l’identità Vicenza-gatto si è manifestata, specie negli ultimi cinquant’anni, in un’infinità di espressioni: il gatto diventa simbolo soprattutto dello sport, dal calcio (Gatton Gattoni) alla pallavolo, dal rugby allo sci; ma è ben vivo anche nella musica (Anonima Magnagati); è l’emblema del festival ambientalista oppure della rassegna di cartoon, è un dolce, la rassicurante casa degli scout, la
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rampante insegna di un bar; diventa il titolo di una rivista oppure trasforma il Gioco dell’oca nel ”Giro del gato”. E per finire anche il teatro a Vicenza, la città del Gato, è un teatro…..felino. Scoprirete perchè.






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Anonima Magnagati

Alla fine mi sono reso conto che questo simpatico micio attraversa, anzi rispecchia, la vita di Vicenza, la racconta, la vive. Sempre silenzioso e felpato, sornione ma attento, pronto a scattare per cogliere l’opportunità.



Scusate, ma non è forse questo il carattere dei vicentini?
 
"VICENTINI MAGNAGATI", L'ORIGINE

Riceviamo e pubblichiamo:

E’ in libreria il libro di Antonio Di Lorenzo “Perché ci chiamano Vicentini magnagati”, edito da Terra Ferma. La copertina del libro, disegnata da Galliano Rosset, riproduce un gatto, naturalmente bianco e rosso, arrampicato sulla colonna di Piazza dei Signori al posto del Leone di San Marco... Del libro, divertentissimo e meravigliosamente ricco, pubblichiamo la prefazione dell'autore.

“Tutto è iniziato per curiosità, ingrediente indispensabile per chi vuol essere davvero un giornalista. Ogni tanto l’interrogativo tornava a far capolino: da dove deriva questa noméa dei “vicentini magnagati”? Cosa c’è all’origine? Chi ha inventato questo detto che mi sono sentito ripetere perfino da un egiziano sul Mar Rosso? E per quale motivo s’è affermato?
Il libro vuol dare un contributo a trovare risposte, a capire. E’ prima di tutto una ricerca sulle radici storiche e linguistiche, che arriva all’indietro nel tempo sino a cinquecento anni fa, quando questo detto nacque assieme agli altri “blasoni popolari” delle città della “Serenissima”.
Che Vicenza fosse “plena gatellis” lo scriveva già Teofilo Folengo. E lui si trovava in un convento bresciano: si vede che la fama dei gatti vicentini era già arrivata fin lì.
Le sorprese della ricerca non mancano. La più importante è che nel documento più antico (datato 1535, scovato da Manlio Cortelazzo e pubblicato dalla Neri Pozza nel 1995) si abbinano i gatti ai vicentini, il che potrebbe voler dire semplicemente che sono furbi.
Senza accenni alle preferenze gastronomiche. Quelle cui si riferiva, invece, il celebre decreto salva-gatti del prefetto nel 1943 («È vietato uccidere e mangiare gatti») che però non fu emanato solo a Vicenza, bensì in tutte le province d’Italia. Quindi, l’atto che dovrebbe provare in modo inconfutabile la nostra noméa, in realtà non prova niente, perché il divieto fu emanato in tutte le province d’Italia: Virgilio Scapin, che pure ne “I magnagati” racconta un’altra leggenda sull’origine del detto, trovò e pubblicò su “Il Giornale di Vicenza” il manifesto - identico a quello vicentino - del Comune di Faenza, prefettura di Ravenna
Ho cercato di condurre una ricerca seria e approfondita, verificando le affermazioni, le leggende (senza prove), l’aneddotica popolare, cercando notizie nei racconti di scrittori, incrociando le opinioni e spulciando i dizionari. Ho puntato a coniugare profondità, scientificità e leggibilità.
Sul versante del costume, l’identità Vicenza-gatto si è manifestata, specie negli ultimi cinquant’anni, in un’infinità di espressioni: il gatto diventa simbolo soprattutto dello sport, dal calcio (Gatton Gattoni) alla pallavolo, dal rugby allo sci; ma è ben vivo anche nella musica (l’Anonima magnagati); è l’emblema del festival ambientalista oppure della rassegna di cartoon, è un dolce, la rassicurante casa degli scout, la rampante insegna di un bar; diventa il titolo di una rivista oppure trasforma il Gioco dell’oca nel “Giro del Gato”.
E per finire anche il teatro a Vicenza, la città del Gatto, è un teatro.felino. Scoprirete perché.
Alla fine mi sono reso conto che questo simpatico micio attraversa, anzi rispecchia, la vita di Vicenza, la racconta, la vive. Sempre silenzioso e felpato, sornione ma attento, pronto a scattare per cogliere l’opportunità. Scusate, ma non è forse questo il carattere dei vicentini?” A. D. http://vicenzapopolare.blogspot.com/2009/12/vicentini-magnagati-lorigine.html
 
A fil di rete
I gatti di Bigazzi e altri «delitti» in tv

Leggendo della sospensione di Beppe Bigazzi per aver consigliato a «La prova del cuoco» una ricetta con carne di gatto ho subito pensato ai vicentini (Raiuno, dal lunedì al venerdì, ore 12). Che fine faranno? Saranno espulsi dall’Europa? Com’è noto, un proverbio veneto recita così: «Venesiani gran signori, Padovani gran dotori, Vicentini magna gati, Veronesi tuti mati».
Pare che i vicentini siano stati soprannominati così dopo la mancata restituzione a Venezia di una schiera di felini chiesti in prestito per sconfiggere un’invasione di topi (era il 1698). Ma i maldicenti suppongono un utilizzo culinario dei suddetti dovuto alla povertà dell’epoca. Si fanno anche ipotesi più filologiche. Sta di fatto che Bigazzi è stato sospeso con grande ignominia: «Un episodio inaudito per la tv pubblica», secondo Francesca Martini, sottosegretario alla Salute. Che ha persino ventilato l’istigazione a delinquere. A me Bigazzi non è mai stato simpatico, riporto quanto scritto in passato: «Bisogna sempre diffidare dei manager che a un certo punto della loro vita abbandonano l’azienda per scoprire: a) la campagna; b) l’enogastronomia; c) i libri.
E poi se c’è Slow Food che farsene di un simil slow food?». Nell’occasione, ha dimostrato una palese mancanza di sensibilità. Giusta la sospensione. Detto questo, parlare di una ricetta storica (non siamo ipocriti: durante la guerra più di un gatto è finito in salmì) è davvero il delitto più grande che si possa compiere in tv? Se applicassimo l’intransigenza del sottosegretario Martini alle trasmissioni Rai ogni giorno bisognerebbe estrarre più di un cartellino rosso. I maltrattamenti alla lingua italiana di Vissani non sono istigazione a delinquere? Povera Elisa Isoardi, fra non molto sarà «magnata» dalla Clerici e nessuno la difenderà. Bigazzi suoi.

Aldo Grasso
 
Io conosco persone che in tempo di guerra lo mangiavano. Io stesso sono stato invitato a mangiarlo una volta (ma ho declinato l'invito). C'è gente a cui fanno schifo i piccioni. Non vedo cosa ci sia da scandalizzarsi. si vede che non hanno niente di meglio da fare

Infatti. Gli americano mangiano la pizza alla napoletana o quel che e' e ci

mettono sopra l'ananas.:eek:

Ma non per questo abbiamo espulso qualche americano.:rolleyes:

Toh. Ciapa. [ame]http://www.youtube.com/watch?v=wKCZeMLWJDE[/ame]

Guarda che faccia da cacchina c'ha la tipa. Hanno capito BENISSIMO

che ha detto"in tempi di guerra etc..."...Si vede gli serviva una

scusa... Cia "biga"...sei un grande uguale....
 
A fil di rete
I gatti di Bigazzi e altri «delitti» in tv

Leggendo della sospensione di Beppe Bigazzi per aver consigliato a «La prova del cuoco» una ricetta con carne di gatto ho subito pensato ai vicentini (Raiuno, dal lunedì al venerdì, ore 12). Che fine faranno? Saranno espulsi dall’Europa? Com’è noto, un proverbio veneto recita così: «Venesiani gran signori, Padovani gran dotori, Vicentini magna gati, Veronesi tuti mati».
Pare che i vicentini siano stati soprannominati così dopo la mancata restituzione a Venezia di una schiera di felini chiesti in prestito per sconfiggere un’invasione di topi (era il 1698). Ma i maldicenti suppongono un utilizzo culinario dei suddetti dovuto alla povertà dell’epoca. Si fanno anche ipotesi più filologiche. Sta di fatto che Bigazzi è stato sospeso con grande ignominia: «Un episodio inaudito per la tv pubblica», secondo Francesca Martini, sottosegretario alla Salute. Che ha persino ventilato l’istigazione a delinquere. A me Bigazzi non è mai stato simpatico, riporto quanto scritto in passato: «Bisogna sempre diffidare dei manager che a un certo punto della loro vita abbandonano l’azienda per scoprire: a) la campagna; b) l’enogastronomia; c) i libri.
E poi se c’è Slow Food che farsene di un simil slow food?». Nell’occasione, ha dimostrato una palese mancanza di sensibilità. Giusta la sospensione. Detto questo, parlare di una ricetta storica (non siamo ipocriti: durante la guerra più di un gatto è finito in salmì) è davvero il delitto più grande che si possa compiere in tv? Se applicassimo l’intransigenza del sottosegretario Martini alle trasmissioni Rai ogni giorno bisognerebbe estrarre più di un cartellino rosso. I maltrattamenti alla lingua italiana di Vissani non sono istigazione a delinquere? Povera Elisa Isoardi, fra non molto sarà «magnata» dalla Clerici e nessuno la difenderà. Bigazzi suoi.

Aldo Grasso













E CIO GHE VOEVA ALDO GRASSO
PER CAPIRE:wall::wall::wall::wall::wall::lol::lol::lol:
 

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