L’Italia potrà sopravvivere alla tempesta finanziaria?
Questo articolo suggerisce una strategia di sopravvivenza dell'Italia. Le famiglie Italiane dovrebbero finanziare il proprio governo con l'acquisto del proprio debito, e la BCE dovrebbe evitare il collasso del sistema bancario Italiano. Perché funzioni, occorre avere fiducia nella strategia di fondo del governo.
20 dicembre 2011 , ore 0:17 -
0 Commenti
Di Daniel Gros, Voxeu.org – Il destino dell’euro e il destino dell’Italia sono ormai intrecciati. L’euro non sopravviverà se l’Italia è costretta al default, in quanto il suo governo non può più rifinanziare parte dei suoi € 1500 miliardi di debito in scadenza ogni anno. La potenza di fuoco del Fondo per la stabilità finanziaria (EFSF) non sarebbe sufficiente a salvaguardare l’Italia, nemmeno se il FMI dovesse fornire un paio di centinaia di miliardi di finanziamenti aggiuntivi.
In breve, l’Italia è troppo grande per fallire, ma anche troppo grande da salvare. L’Italia può salvarsi? Alcuni analisti sono pessimisti (Manasse 2011), ma credo che ci sia ancora una possibilità di successo.
Le riforme Italiane
Il governo Italiano sta spingendo in Parlamento.verso un riequilibrio fiscale forte e credibile. Ma questo potrebbe non essere sufficiente per prevenire un’altra ondata di vendite sul mercato obbligazionario Italiano. L’esperienza ha dimostrato che i picchi nei premi al rischio portano a rinforzare una spirale negativa in cui i tassi di interesse più elevati mettono in dubbio la solvibilità del governo, e minacciano la sopravvivenza del sistema bancario Italiano, che viene tagliato fuori dal normale credito interbancario e da altri canali di finanziamento esteri. Tuttavia questo circolo vizioso può essere interrotto per consentire al governo Italiano di sopravvivere a un periodo considerevole di alti tassi di interesse. – come ha fatto negli anni ’90, quando i tassi di interesse sono rimasti a doppia cifra per diversi anni. (Vedi la mia
analisi su questo periodo e ciò che c’è di diverso oggi).
La distribuzione dei compiti dovrebbe essere semplice:
- Le famiglie Italiane dovrebbero finanziare il loro governo acquistando il suo debito
- La BCE dovrebbe evitare un collasso del sistema bancario italiano.
Un primo elemento chiave della sopravvivenza è quindi che il nuovo debito ad alto costo dovrebbe essere venduto per lo più agli Italiani. In questo modo il maggior costo del servizio del debito non sarà un peso per il paese, ma solo una redistribuzione del reddito tra risparmiatori e contribuenti.
Nella misura in cui i nuovi titoli ad alto rendimento sono venduti a investitori stranieri, essi costituiscono un onere per l’intera economia, perché portano ad un deterioramento nel conto corrente (
nei conti con l’estero, ndt). Questo deve essere evitato usando leve regolamentari e di altro genere, per invogliare i risparmiatori Italiani a investire sul debito pubblico Italiano (in genere BOT e BTP). (Sulla differenza tra il debito interno ed estero vedere il mio
Policy Brief ).
Attualmente circa la metà di tutto il debito pubblico Italiano è detenuto in Italia. Se la proporzione di nuovo debito comprato da risparmiatori nazionali potesse essere aumentata ad almeno tre quarti, il ciclo di feedback negativo di cui sopra potrebbe già essere molto ridotto. Ci sarebbe quindi bisogno di molto meno acquisti di debito pubblico Italiano da parte della BCE.
Gli investitori in tempi di crisi
L’esperienza ha dimostrato l’importanza di una base di investitori domestici in tempi di crisi. Negli anni ’90 l’onere degli interessi per il governo era molto più alto. Ma era sostenibile perché la maggior parte del debito era detenuto da residenti (i famosi ‘BOT people’). Se il risparmio nazionale venisse reindirizzato verso gli acquisti di debito pubblico interno, questo lascerebbe un deficit di finanziamenti esterni, dato che l’Italia ha ancora un moderato deficit di conto corrente di circa il 3% del PIL, un po ‘inferiore a € 50 miliardi di euro l’anno.
In un mondo ideale il finanziamento degli squilibri regionali del conto corrente non è chiaramente il compito di una banca centrale. Ma sarebbe comunque preferibile per la BCE rifornire il sistema bancario Italiano, con un accesso continuo alle sue normali operazioni di politica monetaria, per la somma di 50 miliardi € all’anno, piuttosto che comprare centinaia di miliardi di debito pubblico. (Vedi il mio
commento sul perché la BCE non ha altra scelta che diventare effettivamente la ‘controparte centrale’, dato che la zona euro non è un’unione fiscale.)
I cambiamenti dell’8 Dicembre nella Politica di Salvataggio della BCE
La stabilità del sistema bancario Italiano sembra ormai scontata, visto che la BCE ha messo fondi a disposizione per tre anni (importante, dato che i supervisori non consentiranno alle banche Italiane di dare crediti a medio termine alle piccole e medie imprese se devono rifinanziarsi solo a breve termine). L’allentamento dei requisiti di garanzia, che la BCE ha inoltre annunciato di recente, è ancora più importante. Le banche possono ora utilizzare qualsiasi tipo di credito per ottenere finanziamenti. Questo è fondamentale per un sistema bancario che è rimasto prudentemente ancorato alla sua attività di base di prestiti all’economia reale e, quindi, fino a poco tempo fa ha avuto più difficoltà a trovare idonee garanzie sul suo bilancio.
Tutto sommato sembra che l’Italia dovrebbe ora avere una buona possibilità di sopravvivere anche a un periodo prolungato di elevati premi al rischio, se riesce a mobilitare il suo risparmio interno. La consapevolezza di questo dovrebbe già abbassare la tensione nei mercati finanziari. Inoltre, l’Italia presto sarà uno dei pochi paesi a soddisfare la regola del ‘rigore fiscale’ della nuova zona euro (il disavanzo corretto per il ciclo dovrebbe essere ben al di sotto dello 0,5% del PIL nel 2013). Questo dovrebbe anche contribuire a ridurre le tensioni (e aumentare la disponibilità della Germania ad accettare di misure a sostegno del mercato obbligazionario Italiano se le tensioni dovessero ripresentarsi).
Osservazioni Conclusive
Naturalmente, questa strategia di sopravvivenza ha senso solo se viene curato anche l’aggiustamento a lungo termine. Sul fronte fiscale sembra essere così. Quel che ancora deve partire è il rendere l’economia Italiana competitiva riducendo i costi del lavoro. Anche in Germania c’è voluto quasi un decennio prima di riuscire a compensare la sopravvalutazione con cui era entrata nella zona euro. Ma il processo di riduzione dei costi salariali ora deve cominciare a convincere i mercati finanziari che l’Italia sarà in grado di crescere di nuovo, guidata dalle esportazioni in crescita, come ha fatto negli anni ’90.
Se il settore reale dell’economia sarà protetto dai peggiori effetti della tempesta finanziaria, il Paese dovrebbe avere abbastanza tempo perché l’aggiustamento reale possa portare i suoi primi frutti.