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翠鸟科
dedicato, anche, a chi lodò l'uomo del lodo, per la sua eccellente gestione del dopo-terremoto dell'Aquila
La cifra stimata nel 2011 (9,6 miliardi) è raddoppiata. Ecco perché.
Il sisma dell’Aquila esaurirà i suoi finanziamenti in un quarto di secolo. Ecco perché la cifra stimata nel 2011 in 9,6 miliardi si è raddoppiata. Ai 12 miliardi stanziati alla fine del 2013 si sommano fondi annuali che procederanno al ritmo di circa un 1,5 miliardi l’anno fino al 2019.
Per ammissione di Paolo Aielli, capo della ricostruzione inviato da Palazzo Chigi, i primi quattro anni del post terremoto «sono stati caratterizzati da margini amplissimi di discrezionalità». A mettere un minimo di ordine ci ha pensato il decreto della presidenza del Consiglio del marzo del 2013, ma, dicono all’Aquila, i «Comuni del cratere continuano a ignorare queste regole». Grave, ma nessuno interviene. Così come nessuno, tantomeno il sindaco, muove un dito per mettere ordine nelle casette di legno da abbattere finita l’emergenza: Cialente parla di 1051 casette autorizzate, ma nulla dice sulle 2mila strutture abusive censite dagli stessi uffici comunali.
Ma sta lì la madre di tutte le questioni. Spiega lo studioso friulano: «In Abruzzo è stato colpito il cuore del sistema, il capoluogo, con ripercussioni incalcolabili. È la prima volta che accade nei terremoti in Italia. Si rischia di ricostruire una città fantasma. La popolazione si deprime in fretta. E i giovani sono i primi a fuggire».
Il Comune, insomma, si è trasformato in una società immobiliare che accompagna lo spopolamento. Lo stesso vale per le attività economiche del centro storico, fermo ancora al 30% della ricostruzione, svuotato di 2mila botteghe, negozi, artigiani. I dati di Aielli fanno riflettere. Le stime sui puntellamenti, che finora oscillavano tra 180 e i 250 milioni, secondo il capo dell’ufficio ricostruzione ammontano a 340 milioni, con l’aggravio di quattro milioni l’anno di manuntezione. Numeri da capogiro. Sempre stimati, ma per difetto, gli indennizzi delle 19 new town, che costano nove milioni l’anno di manutenzione, più un milione di affitto al mese: «Li valuteremo come terreni agricoli. Pensiamo a un esborso di 170 milioni, ma ci aspettiamo parecchi ricorsi al Tar», dice Aielli. Alcune aree sono di proprietà di ex consiglieri comunali (altro aspetto mai indagato) e qualche new town, come quella di Sant’Antonio, sorge su terreni commerciali già assegnati alla Coop che avrebbe dovuto costruirci un grande ipermercato. Facile prevedere lunghe partite giudiziarie e un appesantimento alla voce dare.
Lo spettro evocato dall’Ocse non ha sortito grandi effetti. Il clima è sempre più avvelenato. Venerdì scorso la senatrice Pezzopane, ripresa dalle tv locali, ha aizzato i suoi contro il Centro-destra al grido, ripetuto tre volte, di «sterminiamoli». Poi, dimentica delle immagini e dell’audio, ritratta: «Ho detto asfaltiamoli». Superstefy, forte dei privilegi dello scranno senatoriale, semina vento: gli aquilani, umiliati dal sisma e offesi dalle beghe tra comari, raccolgono l’ennesima tempesta. In attesa delle prossime dimissioni.
La cifra stimata nel 2011 (9,6 miliardi) è raddoppiata. Ecco perché.
Il sisma dell’Aquila esaurirà i suoi finanziamenti in un quarto di secolo. Ecco perché la cifra stimata nel 2011 in 9,6 miliardi si è raddoppiata. Ai 12 miliardi stanziati alla fine del 2013 si sommano fondi annuali che procederanno al ritmo di circa un 1,5 miliardi l’anno fino al 2019.
Per ammissione di Paolo Aielli, capo della ricostruzione inviato da Palazzo Chigi, i primi quattro anni del post terremoto «sono stati caratterizzati da margini amplissimi di discrezionalità». A mettere un minimo di ordine ci ha pensato il decreto della presidenza del Consiglio del marzo del 2013, ma, dicono all’Aquila, i «Comuni del cratere continuano a ignorare queste regole». Grave, ma nessuno interviene. Così come nessuno, tantomeno il sindaco, muove un dito per mettere ordine nelle casette di legno da abbattere finita l’emergenza: Cialente parla di 1051 casette autorizzate, ma nulla dice sulle 2mila strutture abusive censite dagli stessi uffici comunali.
Ma sta lì la madre di tutte le questioni. Spiega lo studioso friulano: «In Abruzzo è stato colpito il cuore del sistema, il capoluogo, con ripercussioni incalcolabili. È la prima volta che accade nei terremoti in Italia. Si rischia di ricostruire una città fantasma. La popolazione si deprime in fretta. E i giovani sono i primi a fuggire».
Il Comune, insomma, si è trasformato in una società immobiliare che accompagna lo spopolamento. Lo stesso vale per le attività economiche del centro storico, fermo ancora al 30% della ricostruzione, svuotato di 2mila botteghe, negozi, artigiani. I dati di Aielli fanno riflettere. Le stime sui puntellamenti, che finora oscillavano tra 180 e i 250 milioni, secondo il capo dell’ufficio ricostruzione ammontano a 340 milioni, con l’aggravio di quattro milioni l’anno di manuntezione. Numeri da capogiro. Sempre stimati, ma per difetto, gli indennizzi delle 19 new town, che costano nove milioni l’anno di manutenzione, più un milione di affitto al mese: «Li valuteremo come terreni agricoli. Pensiamo a un esborso di 170 milioni, ma ci aspettiamo parecchi ricorsi al Tar», dice Aielli. Alcune aree sono di proprietà di ex consiglieri comunali (altro aspetto mai indagato) e qualche new town, come quella di Sant’Antonio, sorge su terreni commerciali già assegnati alla Coop che avrebbe dovuto costruirci un grande ipermercato. Facile prevedere lunghe partite giudiziarie e un appesantimento alla voce dare.
Lo spettro evocato dall’Ocse non ha sortito grandi effetti. Il clima è sempre più avvelenato. Venerdì scorso la senatrice Pezzopane, ripresa dalle tv locali, ha aizzato i suoi contro il Centro-destra al grido, ripetuto tre volte, di «sterminiamoli». Poi, dimentica delle immagini e dell’audio, ritratta: «Ho detto asfaltiamoli». Superstefy, forte dei privilegi dello scranno senatoriale, semina vento: gli aquilani, umiliati dal sisma e offesi dalle beghe tra comari, raccolgono l’ennesima tempesta. In attesa delle prossime dimissioni.