QUESTA GENTE....VANNO DALLA F*CA ALLA FOSSA SENZA CHE MAi LI SFIORI.....

olly®

DIO E'DONNA!!!
....l'orrore della vita!!!:D:D:DInchinatevi a Bukowsky,famiglia lurida e schifosa,ma in segno di rispetto,non per le vostre attitudini sessuali,zio porco!!!:D:D:DE'un casino,un vero casino ciò che stà succedendo nel nostro splendido e offeso paese,ma qualcosa dovra pur cambiare e non può sempre piovere!!!Non sono riusciti a tirare fuori nulla dal cilindro per riportare soldi in borsa ed è la cosa che più mi preoccupa!!Meno male che domani c'è il sole!:D:D:D
 

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Buondì capolly :D.....ma che fiqua spaziale!!!!

Ziopork han fatto inkazzare Argy:eek:...non so perkè....ho letto solo la sua chiusura del 3D.....ziopork Argy governaci tu:D....Zilvio e c. non capirebbero nulla di quello che hai scritto:wall::wall:

Olly primo ministro con licenza di scopaggio :p....Argy agli interni, welfare e pari opportunità :up:.....Bru alle finanze....Freng agli Esteri ed "alla salute"....erry alla difesa....io senza portafollyo
:lol: ;)

A dopo:cool:
 
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Preghiera trovata su facebook :D

Silvio nostro, che purtroppo non sei nei cieli, sia bestemmiato il tuo nome, finisca il tuo regno, sia fatta la nostra volontà, tu in cielo o sottoterra, dacci oggi la nostra manovra quotidiana, e raddoppia a noi i nostri debiti, come raddoppiassero i nostri stipendi, e non ci indurre alla tentazione di ammazzarti, ma liberaci dal male levandoti dai coglioni, amen. :-o
 
Buongiorno.....

stamattina date il ritmo giusto alla vostra anima (mi scuso anticipatamente con quanti non ne siano sprovvisti :D)


[ame=http://www.youtube.com/watch?v=9O0TNMCmXJY&ob=av2n]Paolo Nutini - 10/10 - YouTube[/ame]

[ame]http://www.youtube.com/watch?v=s-xd3NuWQI0&NR=1[/ame]
 
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giorno racazzi, l'abbronzato ha messo sul piatto 430 mld di dollari per rilanciare l'economia e l'occupazione, zilvio invece in 2 manovrine ha alleggerito i portafogli degli italiani si 130 mld e siamo messi a 90°, io da stasera diro la preghiera di cap
 
Le Province diventano «regionali»


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Muoiono le Province, nascono le province (in minuscolo) regionali. Tra le polemiche nel Governo tra ministri del Pdl e quelli leghisti, il Consiglio dei ministri ha approvato ieri il Ddl costituzionale che azzera le Province attuali (tranne Trento e Bolzano) facendo nascere dalle loro ceneri le «forme associative» di Comuni per le funzioni di governo di area vasta sotto l'ombrello delle Regioni, che con propria legge dovranno definirne gli organi, le funzioni e anche – e significativamente – la legislazione elettorale.

Lo stesso ministro leghista Roberto Calderoli non ha avuto dubbi ieri nel ribattezzarle: quelle future saranno le «province regionali». Solo un lifting è stata l'accusa in un acceso Consiglio dei ministri dei responsabili Pdl dei Beni Culturali e delle Infrastrutture, Giancarlo Galan e Altero Matteoli, che chiedevano una scelta più drastica. Niente da fare: alla fine ha prevalso il testo sponsorizzato dal Carroccio. Anche se i presidenti provinciali in carica accusano: «È un provvedimento demagogico che farà precipitare il Paese nel caos e farà lievitare le spese».

Proprio il dibattito in Consiglio dei ministri dimostra quanto alta resti la tensione nel Governo e quante difficoltà possa ancora incontrare la riforma costituzionale non appena approderà in Parlamento (forse dapprima alla Camera) dove dovrà affrontare quattro letture per farcela a diventare legge entro la fine naturale della Legislatura tra non più di 16 mesi veri di lavori. Ad azzerare la discussione in Consiglio dei ministri sarebbe stato intanto ieri il sottosegretario alla presidenza, Gianni Letta, anche perché lo stesso Berlusconi stava tutto dalla parte della soluzione voluta dai leghisti, su cui in serata erano in corso ancora degli «aggiustamenti» tutti da valutare.

Intanto Calderoli canta vittoria. E mette in chiaro: «Le future province regionali assomiglieranno alle attuali Province delle Regioni a statuto speciale, che già da oggi hanno competenza esclusiva per l'ordinamento dei propri enti locali». Mentre con la modifica costituzionale, giura il ministro, sarà possibile far coincidere due esigenze contrapposte: «Garantire la razionalizzazione degli enti intermedi e le identità e l'incremento del grado di autonomia di governo del territorio». Come dire: siamo nel solco del federalismo. La riforma, ancora secondo il ministro leghista, consentirà così una concreta riduzione del numero degli enti intermedi a misura del territorio che non potrà che essere diverso da Regione a Regione o all'interno della stessa Regione. Mentre scatteranno la riduzione degli organi e della macchina amministrativa, più risorse per i servizi ai cittadini e «l'immediata cancellazione di tutta la costellazione di organismi ed agenzie non previsti dalla Costituzione, ma spuntati come funghi nel corso del tempo per garantire poltrone per tutti». Insomma, il Bengodi del buon governo locale, è la promessa.

Il Ddl costituzionale – come anticipato ieri da Il Sole 24Ore – dispone intanto con una rasoiata a sette articoli della nostra Carta la cancellazione almeno nominale delle Province. Le leggi regionali istituiranno «forme associative fra i Comuni» per le funzioni di area vasta entro un anno dall'entrata in vigore della nuova legge costituzionale. Contestualmente all'istituzione delle nuove forme associative tra i Comuni, scompariranno le Province e saranno sciolti e decadranno i loro organi. Anche lo Stato, con propria legge, dovrà razionalizzare i suoi organi periferici in linea con le determinazioni delle leggi regionali. E ancora, se sopravviverà nel testo finale del Ddl del Governo: dall'attuazione della riforma costituzionale dovrà derivare in ogni Regione la riduzione dei costi degli organi politici e amministrativi delle attuali Province. Ma ora tocca al Parlamento.


possibile che non prendiamo i forconi:-(

Indennità e vitalizi d'oro, la beffa dei tagli alla politica e le promesse non mantenute

Non c'è traccia di «scelte epocali» e risparmi milionari. Via anche la norma sull'ineleggibilità dei corrotti

Il dossier
Indennità e vitalizi d'oro, la beffa dei tagli alla politica e le promesse non mantenute
Non c'è traccia di «scelte epocali» e risparmi milionari. Via anche la norma sull'ineleggibilità dei corrotti
«E tu osi credere ai tuoi occhi invece che a me?». Il fastidio con cui nella maggioranza vivono lo scetticismo dei cittadini nei confronti dei tagli alla politica ricorda la battuta di una leggendaria diva del cinema al marito che l'aveva sorpresa a letto con un amante: ma come, non ti fidi?
Il guaio è che di impegni, promesse, giuramenti, in questi anni ne abbiamo sentiti davvero troppi. Prendiamo due titoli di poche settimane fa dell'Ansa. Il primo: «Ok a bilancio Camera, tagli per 150 milioni». Il secondo: «Via libera Senato a tagli per 120 milioni». Non c'è estate, praticamente, che le agenzie non annuncino tagli radicali. Tutti futuri: il prossimo anno, nei prossimi due anni, nei prossimi tre anni... Poi vai a vedere e scopri che le spese correnti, quelle che contano, non scendono mai. E se Montecitorio nel 2001 costava 749,9 milioni di euro oggi ne costa un miliardo e 59 milioni. Sforbiciata reale nel 2011: meno 0,71%. E se Palazzo Madama dieci anni fa costava 349,1 milioni oggi ne costa 574. Con un aumento del 65%. In un decennio in cui il Pil pro capite italiano è calato del 4,94%. Sforbiciata reale nel 2011: 0,34%. Meno di un centesimo della amputazione radicale ai fondi per la cultura, falcidiati in un decennio del 50,2%.

E se al Quirinale va riconosciuto d'avere tentato di frenare la macchina impazzita e ormai quasi incontrollabile con un aumento del 5,07% negli ultimi anni seguiti al divampare delle polemiche sui costi della politica, non si può dire lo stesso per il Senato (+9,37%), la Camera (+12,64), la Corte Costituzionale (+11,48) e soprattutto il Cnel, schizzato all'insù, dopo un periodo di magra, del 20% tondo: il quadruplo dell'aumento del Colle.

Non diversamente è andata con altri impegni solenni. «Costi della politica, tagli epocali» era il titolone de «la Padania» di tre settimane fa. All'interno, lo stesso entusiasmo strillato a tutta pagina: «La Casta colpita al cuore». E il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli sventolava una serie di successi trionfali: taglio delle Province, taglio dei seggi e degli stipendi dei Consigli regionali, taglio dei Comuni sotto i 1.000 abitanti, taglio complessivo di 54 mila «poltrone». Pochi giorni e il trionfo si ridimensionava. Ed ecco emergere che le Province in via di soppressione da 37 scendevano a 22, il taglio dei seggi e degli stipendi dei consigli regionali non poteva violare l'autonomia degli enti e dunque era affidato a un «ricatto virtuoso» (o tu tagli dove dico io o io taglio a te un pò di finanziamenti), i Comuni più piccoli non ne volevano sapere e le 54.000 «poltrone» si rivelavano così poco «lussuose» che dopo la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale» anche un giornale non ostile come «Libero» denunciava in un titolo: «Nella manovra non è previsto neppure un euro di ricavi dalle sbandierate soppressioni di Comuni e Province: segno che non ci credono neppure loro». Qualche giorno ancora e saltavano sia l'accorpamento dei piccoli Municipi che l'abolizione delle poche Province, rimandata a un lunare disegno di legge costituzionale. Come volevasi dimostrare.
Più o meno lo stesso tormentone che da anni ruota intorno alla soppressione degli enti inutili, bollati addirittura nella prima versione del codice delle autonomie, provvedimento governativo arenato in Senato da quattordici mesi, come «enti dannosi». Estate 2008: «Entro quest'anno sugli enti inutili calerà la ghigliottina». Estate 2009: «Via 34.000 enti inutili». E via così. Il risultato si può leggere nella relazione tecnica della manovra del 2011: «L'abrogazione degli enti con dotazione organica inferiore alle 50 unità non ha prodotto alcun risparmio». Enti tagliati? Manco uno. Ed ecco il 13 agosto scorso una nuova Ansa: «Via gli enti pubblici non economici con una dotazione organica inferiore alle settanta unità». Lo prevede il testo della manovra ma «con esclusione degli ordini professionali e loro federazioni, delle federazioni sportive, degli enti la cui funzione consiste nella conservazione e nella trasmissione della memoria della Resistenza e delle deportazioni». Restano fuori anche le organizzazioni per la Giornata della memoria, del Giorno del ricordo, le Autorità portuali e gli enti parco. Tempi? «Gli enti sotto le 70 unità sono soppressi al novantesimo giorno dalla data di entrata in vigore della manovra». Da allora, di giorni, ne sono passati venti. E invece che essere soppressi gli enti inutili, nella nuova versione della manovra, è stata soppressa la loro soppressione. Andiamo avanti?
Nella prima bozza Tremonti del 23 giugno era previsto che «i compensi pubblici erogati a qualsiasi titolo, politico o di pubblico servizio, ed a qualsiasi livello, tanto centrale quanto regionale, provinciale o comunale, non possono superare quelli erogati per i corrispondenti titoli europei». Traduzione: basta con le indennità e gli stipendi troppo alti rispetto alla media Ue. Decisione sacrosanta. Ma una misteriosa manina ha nottetempo infilato nel testo di un emendamento di poche paroline e la media europea di riferimento è diventata «ponderata rispetto al Pil» e limitata ai «sei maggiori Paesi», così da tagliar fuori i Paesi che avrebbero fatto abbassare le buste paga. Un giochetto che, secondo una nota interna della Cisl, avrebbe messo in salvo circa mille euro al mese.
Ancora più divertente, si fa per dire, è l'epilogo della promessa di adeguare le regole italiane a quelle straniere, che in molti casi vietano espressamente a chi è pagato per fare il parlamentare di fare altri lavori. Facoltà che in certi casi (ad esempio quello del medico Antonio Gaglione, che ha detto di non avere nessunissima intenzione di dimettersi e rinunciare alle prebende) ha portato anche al 93% di assenze.
La riforma sbandierata all'inizio prevedeva il taglio del 50% dell'indennità lorda. Poi il trauma è stato ridimensionato col raddoppio del prelievo di solidarietà, il 20% oltre i 90 mila e il 40% oltre i 150 mila. Ma siccome pochissimi hanno una indennità superiore a questa cifra (quelli che guadagnano molto lo devono proprio all'attività privata) la percentuale di riferimento reale è quella del 20%. Facciamo due conti? Dato che l'indennità lorda di un deputato semplice è di 140.443 euro e 68 centesimi lordi l'anno (poi bisogna aggiungere le diarie e rimborsi vari, al netto) un doppiolavorista avrebbe avuto con la prima versione delle nuove regole, un taglio di 70.221 euro e 84 centesimi. Con le regole nuove, 10.088 euro e 73 centesimi. Un settimo. Non bastasse, mentre il prelievo di solidarietà «doppio» non aveva scadenza, l'ultima versione dice esplicitamente che dura tre anni: 2011, 2012 e 2013. Non solo: non tocca più la Corte Costituzionale e il Quirinale. Che com'è noto, alla denuncia di Roberto Castelli, ha risposto bruscamente: tutta farina vostra, noi non c'entriamo, è il governo che decide.
Non bastasse ancora, la legge che vietava l'accumulo di cariche e già era di fatto ignorata (si pensi che siedono in Parlamento vari presidenti provinciali, da quella di Asti a quelli di Foggia, Bergamo, Salerno, Brescia...) è stata addirittura annacquata: l'incompatibilità assoluta fra incarico parlamentare e altre cariche elettive, introdotta nella prima versione della manovra agostana, si è ridotta a vietare l'accumulo del seggio alle Camere con le cariche elettive «monocratiche», presidenti provinciali e sindaci di Comuni oltre i 5 mila abitanti. Non con altre poltrone, come quelle di assessori o consiglieri provinciali e comunali. E non basta ancora. Nella prima bozza della manovra di luglio si diceva che dopo la scadenza dell'incarico nessun «titolare di incarichi pubblici, anche elettivi, può continuare a fruire di benefici come pensioni, vitalizi, auto di servizio, locali per ufficio, telefoni, etc...» Nel testo approvato, sorpresa sorpresa, è sparito ogni riferimento a «pensioni e vitalizi». Anche lì, la solita manina? Ma non è finita. Da giugno scorso giace alla Camera un altro disegno di legge che era stato sbandierato in pompa magna dal governo il 1° marzo 2010, sull'onda degli scandali sui grandi eventi e la Protezione civile: quello contro la corruzione. Ricordate?
Suonarono le trombe: «Nessuno mai è stato così duro contro i corrotti!».
Dopo più di un anno il disegno è stato approvato in Senato, ma diverso da come era nato. Nel testo iniziale si stabiliva per la prima volta che una persona condannata con sentenza definitiva a una pena superiore a due anni per reati come la corruzione non potesse venire eletta in Parlamento. In quello approdato a giugno dalla Camera la norma tassativa e immediatamente applicabile dopo l'approvazione della legge è diventata una «delega al governo per l'adozione di un testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e divieto di ricoprire cariche di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi». Ricapitoliamo? Prima bisognerà approvare la legge. E già immaginiamo che verrà opportunamente modificata alla Camera per poi tornare in terza lettura al Senato... Un annetto per ogni passaggio e già siamo fuori tempo massimo. Ma se per miracolo dovesse superare l'esame del Parlamento prima della fine della legislatura, da quel momento il governo avrà ancora un anno di tempo per scrivere la delega. Campa cavallo... Per capire cosa è successo «davvero» è sufficiente citare un caso: quello di Salvatore Sciascia, l'ex manager Fininvest condannato in via definitiva a due anni e mezzo per corruzione della Guardia di finanza e portato nel 2008 in Senato. Come ha votato? Indovinato: a favore.
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Per chiudere, a parte la sottolineatura che la telenovela intorno all'abolizione della metà dei parlamentari ormai giunta alla 1327a puntata è ancora aperta a ogni colpo di scena, vale la pena di ricordare che nonostante tutte le promesse è ancora in vigore la leggina più infame che, sotto l'infuriare delle polemiche, si erano impegnati a cambiare. Quella sulle donazioni. La quale riconosce a chi regala 100.000 euro alla ricerca sul cancro o ai lebbrosi uno sconto fiscale di 392 euro e chi regala gli stessi soldi a un partito politico uno sconto 50 volte più alto. Giuravano tutti che sarebbe stata spazzata via: e ancora lì.
E i cittadini dovrebbero fidarsi delle promesse di oggi?
 
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Preghiera trovata su facebook :D

Silvio nostro, che purtroppo non sei nei cieli, sia bestemmiato il tuo nome, finisca il tuo regno, sia fatta la nostra volontà, tu in cielo o sottoterra, dacci oggi la nostra manovra quotidiana, e raddoppia a noi i nostri debiti, come raddoppiassero i nostri stipendi, e non ci indurre alla tentazione di ammazzarti, ma liberaci dal male levandoti dai coglioni, amen. :-o
:lol::lol::lol::lol::sad::sad::sad::sad:
giorno racazzi, l'abbronzato ha messo sul piatto 430 mld di dollari per rilanciare l'economia e l'occupazione, zilvio invece in 2 manovrine ha alleggerito i portafogli degli italiani si 130 mld e siamo messi a 90°, io da stasera diro la preghiera di cap
Mi associo... ho già preparato l'altarino con le immaginette :-o
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Buongiorno :rolleyes:
 
ieri wally rossa...ma non dovevamo chiudere sopra 1200?

cross sotto 1.39....

io tutta sto schiuma non la vedo.

buon giorno a tutti, corti e lunghi
 

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