Sul Recovery Fund, menzogne in malafede. Stupefacenti
Maurizio Blondet 29 Maggio 2020
37 commenti
Si resta basiti. Colti da un senso di disconnesssione dal reale, a leggere i commenti e le “notizie” dei governativi.
No, non può essere solo stupidità e ignoranza. C’è anche per forza la malafede e
la consapevole menzogna in questo Manlio Di Stefano, sottosegretario esteri e gioiello dei 5 Stelle-Piattaforma Rousseau che esulta con queste parhttps://twitter.com/ManlioDS/status/1265666076513353729ole per il Recovery Fund:
Manlio Di Stefano
@ManlioDS
#RecuperoFinanziamento da circa 170 miliardi per l’Italia di cui metà a fondo perduto. Chiamate un esorcista per #Meloni e #Salvini e fate una statua a #Conte e al # M5S che hanno tracciato questa strada da principio con convinzione. Avanti così.
Ancor più sicura è la malafede di Giampaolo Galli, perché lui non è un analfabeta grillino di ritorno, ma un economista cattedratico piddino:
Giampaolo Galli
@GiampaoloGalli
Nel momento in cui # #Europa ci arrivano “doni”, ovvero trasferiti e non solo prestiti, qualcuno urlacchia che vuole #soldiveri . Come se fosse un nostro diritto e un atto di solidarietà mosso da una visione lungimirante del comune interesse europeo. #RecoveryFund
Doni? che arriveranno agli stati membri in trance legate agli obiettivi di riforma... Insomma è il MES che ha cambiato il nome
Una malafede cieca, e in fondo auto-lesionista, alimentata come si vede da settarismo (la convinzione che sono stati sconfitti i “sovranisti”) del resto massicciamente condivisa
da tutti i media di regime, e persino da parte di quelli internazionali. Che salutano gli “80 miliardi a fondo perduto” che pioverebbero sull’Italia,
tacendo sistematicamente la verità aritmetica alla portata di uno scolaro delle elementari che c’è dietro questi “doni”.
Che è questa:
per accedere ai pretesi 82 miliardi “a fondo perduto”, l’Italia deve versare al nascituro Fondo la sua quota di contribuzione: 56 miliardi.
E a questi in malafede, il conto glielo fa un economista tedesco , il Capo economista presso il Center for European Reform
Christian Odendahl
@COdendahl
Italia: € 82 miliardi meno € 56 miliardi contributo =
€ 26 miliardi; Spagna: € 77 miliardi meno € 43 miliardi = € 34 miliardi; Germania: € 28 miliardi – € 131 miliardi = – € 103 miliardi
Dunque avremo da spendere a preteso fondo perduto – sempreché il Fondo veda davvero la luce – 26 miliardi. Pari, per l’Italia, all’1,5% del Pil, e per la Spagna al 2,8.
Per l’Unione intera, sarà (sarebbe) “
uno stimolo di meno del 0,6 per cento del PIL in 4 anni”, e glielo dice Walter Munchau dopo aver sentito il rimaneggiamento del progetto Recovery Fund fatto dalla Van der Leyen: “meglio che niente, ma meno del piano Macron Merkel”.
Semplicemente non sufficiente per essere un fattore macro-significativo nella gestione delle crisi o nel favorire la ripresa, data l’enorme misura del buco aperto dal blocco economico da coronavirus.
Non certo capace di fare alcuna differenza nella crisi di mancanza di liquidità e deflazione che in
Italia si sta avvitano su se stessa. Sono briciole, e se arrivano arriveranno nel 2021: quando in Italia, grazie alle cure del governo della menzogna e della malevolenza, saremo tutti morti.
La realtà è che una simile mezza misura è in gran parte teatro, e alla fine – per la sa insufficienza – porterà alla deplezione dei bilanci europei e
alla morte della UE stessa per eutanasia di mano tedesca.
Ma a quel punto l’Italia sarà così devastata economicamente, ridotta al disotto del livello di sussistenza, che non potrà fruire della nuova libertà.
La sovranità monetaria recuperata, a quel punto, finirà in iper-inflazione. In fumo.
“Monetizzare il debito – come alla fine di una guerra”
Per cui la sola speranza è il fatto che Macron si è “circondato di una commissione di economisti per pensare il dopo-crisi, e dargli raccomandazioni a lungo termine sulle grande sfide economiche legate al clima, alle ineguaglianze a all’invecchiamento. A capo di questa kommissione, oltre all’inevitabile Olivier Blanchard (uno degli omicidi della Grecia), spunta il nome di Jean Tirole.
L’economista Jean Tirole, che propone la monetizzazione a Macron
Nome che apre alla speranza, perché questo capo della Toulouse School of Economics, ha avuto il coraggio di pensare l’impensabile , e di proporre la monetizzazione dei debiti pubblici.
“Usciremo dal confinamento con scenari di indebitamento pubblico conosciuti solo in tempo di guerra”, scrive Tirole: “sarà dunque bene analizzare come le grandi economie sono uscite dall’alto da quei livelli d’indebitamento eccessivi accumulati durante lo stato bellico”
“Attualmente,
la BCE risponde già per l’essenziale: acquistando senza limiti il debito pubblico degli Stati europei, consente a tutti loro di levare senza preoccupazioni somme astronomiche, e di evitare le divergenze troppo importanti dei tassi fra i diversi stati europei (lo spread).
Come dopo le guerre, la soluzione è in due fasi:
- Monetizzazione del debito da parte della BCE, vale a dire il fatto che la banca centrale acquista il debito pubblico degli stati europei, sul mercato primario e non secondario, e poi i fatto tenuto senza scadenza di rimborso nella pancia della BCE : “Non esiste una scadenza formale per il rimborso da parte degli Stati nazionali: ciò che è temporaneo può diventare permanente”. “ Fortunatamente, questo è lo scenario in cui ci stiamo già avviando”, nota Tirole, “ ma tutto dovrà essere fatto per garantire che la moneta creata non sia immobilizzata nel bilancio delle banche e sotto la mattonella delle famiglie, ma piuttosto iniettata in l’economia.
- 2 – Tirole propone una “sottoscrizione obbligatoria”. In questo caso, il debito pubblico accumulato viene assorbito costringendo le banche ad acquistare i nuovi debiti emessi a un prezzo sopravvalutato (concetto di “repressione finanziaria”). Pertanto, lo stato paga poco o nessun interesse, ma le banche sì (e attraverso di esse gli investitori) e così generano inflazione. È questa tecnica che ha permesso agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna di ridurre il loro debito pubblico dopo la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale. Per informazione, il rapporto debito / PIL britannico era vicino al 300% quando uscì dalla guerra”.
Ciò crea inflazione. “Far tornare l’inflazione” è proprio quel che ci vuole per pagare il conto della crisi in scioltezza, come fecero tutti dopo le guerre per riprendersi e rilanciare economie e consumi. – Ma è ovviamente anatema ed orrore per Berlino e, soprattutto, per Karlsruhe.
E quindi, per i suoi servi italiani in malafede.
da
Sul Recovery Fund, menzogne in malafede. Stupefacenti