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Nuovo forumer
Che ne dite di questo?
Dopo aver visto la famosa puntata di Report e aver letto qualcosa sul sito di Beppe Scienza, mi ritrovo questo articolo che elogia i fondi pensione...
Cos'è, pubblicità o sono io che non capisco?
[Presentata stamane dal presidente della Covip Luigi Scimia
la Relazione Annuale 2005 sulla previdenza complementare
Fondi pensione, rendono più del Tfr
ma le adesioni sono ferme al 13%
Il rendimento medio dei prodotti di nuova istituzione è stato
l'anno scorso dell'8,5%, contro il 2,6% del trattamento di fine rapporto
di ROSARIA AMATO
ROMA - Sono ancora poco diffusi, ma ogni anno fruttano di più. E infatti nel 2005 il rendimento medio dei fondi pensione di nuova istituzione ha superato di oltre tre volte la rivalutazione del Tfr (trattamento di fine rapporto): l'8,5% rispetto al 2,6%. Lo ha detto stamane il presidente della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) Luigi Scimia, in occasione della presentazione della Relazione annuale 2005. I fondi aperti (riservati ai lavoratori autonomi), ha precisato Scimia, hanno avuto un rendimento dell'11,5%, contro il 7,4% dei fondi negoziali (riservati ai lavoratori dipendenti).
I buoni rendimenti però al momento non attraggono più di tanto. "La diffusione della previdenza complementare - ha osservato Scimia - è ancora troppo modesta rispetto alle potenzialità che il settore può offrire. L'incertezza legislativa che ha accompagnato l'iter della riforma del settore e il rinvio al 2008 delle nuove norme di attuazione non hanno certo giovato alla crescita delle adesioni".
Dall'entrata in vigore della riforma le cose dovrebbero cambiare: "Dal 2008, saper accogliere i flussi di Tfr dei lavoratori dipendenti sarà la sfida principale che il sistema si troverà ad affrontare", ha detto Scimia, aggiungendo che per "dare nuovo impulso allo sviluppo del secondo pilastro pensionistico" sarà opportuno introdurre "regole volte ad innalzare il livello di concorrenza nel settore e ad ampliare così gli spazi di scelta, a livello sia collettivo, sia individuale, in un quadro di rafforzata tutela per gli aderenti".
Per attuare la riforma è tuttavia necessario il contributo delle banche ma l'Abi, ha detto il ministro del Lavoro Cesare Damiano, intervenendo dopo Scimia, ha disdetto l'accordo sul fondo di garanzia, sottoscritto con il precedente governo, che consente di erogare il credito agevolato alle imprese che cedono il Tfr ai fondi. In serata tuttavia l'Abi ha precisato che si tratta di una disdetta "tecnica", e si è detta pronta a risiglare l'accordo con l'attuale governo.
Adesioni ferme al 13%. Al momento le adesioni rimangono piuttosto basse, soprattutto se confrontate con quelle di altri Paesi: attualmente in Italia, secondo i dati pubblicati stamani dalla Covip, gli iscritti alle forme pensionistiche complementari rappresentano circa il 13% degli occupati, mentre le risorse complessivamente destinate a questo tipo di prestazioni costituiscono l'equivalente del 3% del Pil.
Il confronto con gli altri Paesi. Mentre negli Stati Uniti, ha ricordato Scimia, "aderisce alla previdenza complementare il 50% degli occupati e le attività gestite dai fondi pensione equivalgono all'ammontare del Pil", e nel Regno Unito "le adesioni interessano circa il 60% degli occupati e le attività gestite dai fondi pensione rappresentano circa il 70% del Pil".
I rendimenti negli anni. Se fino a qualche anno fa i rendimenti dei fondi pensione apparivano stentati, adesso anche i confronti pluriennali con il Tfr mostrano delle performance di tutto rispetto. Infatti, secondo i dati della Relazione Covip 2005, dal gennaio 2003 al dicembre 2005 il rendimento generale dei fondi pensione è stato del 19,2%, rispetto a una valutazione netta del Tfr dell'8,2%. I fondi negoziali hanno reso il 17,8% e i fondi aperti il 22,9%.
Fondi preesistenti e Pip. Positivi anche i rendimenti dei fondi pensione preesistenti, che sono stati, si legge nella Relazione, del 6,7% e quasi del 18% nel triennio scorso. Così come sono positivi i rendimenti delle polizze pensionistiche individuali (PIP): sono arrivati al 14,4% nel 2005 e al 22,4% nell'ultimo triennio. Il dato si riferisce però ai PIP di tipo innovativo (le cosiddette polizze unit linked, che consentono al cliente di definire la tipologia dell'investimento sottostante scegliendo tra diversi tipi di fondi, dal più conservativo al più aggressivo, o per differenziando per area geografica). Per le gestioni tradizionali i rendimenti sono inferiori: +3,3% nel 2005 e +11% nel triennio.
I costi di gestione: meglio i fondi negoziali. La Relazione della Covip permette anche di valutare le differenze di rendimento dei vari tipi di fondi pensione in base ai costi di gestione. "Sotto tale aspetto - si legge nel documento - i fondi pensione negoziali confermano una posizione di vantaggio: gli oneri complessi di gestione in rapporto al patrimonio di fine esercizio si mantengono al di sotto dello 0,5%". Più alti quelli dei fondi aperti, che variano dall'1,9% all'1,2% del patrimonio. Mentre per i PIP i costi rimangono decisamente più elevati: nel caso di tre anni di partecipazione superano il 5% del patrimonio, anche se poi scendono al 2,3% se il periodo di riferimento è di 35 anni.
Da: http://www.repubblica.it/2006/06/se...ovip-conti-pensione/covip-conti-pensione.html
Dopo aver visto la famosa puntata di Report e aver letto qualcosa sul sito di Beppe Scienza, mi ritrovo questo articolo che elogia i fondi pensione...
Cos'è, pubblicità o sono io che non capisco?
[Presentata stamane dal presidente della Covip Luigi Scimia
la Relazione Annuale 2005 sulla previdenza complementare
Fondi pensione, rendono più del Tfr
ma le adesioni sono ferme al 13%
Il rendimento medio dei prodotti di nuova istituzione è stato
l'anno scorso dell'8,5%, contro il 2,6% del trattamento di fine rapporto
di ROSARIA AMATO
ROMA - Sono ancora poco diffusi, ma ogni anno fruttano di più. E infatti nel 2005 il rendimento medio dei fondi pensione di nuova istituzione ha superato di oltre tre volte la rivalutazione del Tfr (trattamento di fine rapporto): l'8,5% rispetto al 2,6%. Lo ha detto stamane il presidente della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) Luigi Scimia, in occasione della presentazione della Relazione annuale 2005. I fondi aperti (riservati ai lavoratori autonomi), ha precisato Scimia, hanno avuto un rendimento dell'11,5%, contro il 7,4% dei fondi negoziali (riservati ai lavoratori dipendenti).
I buoni rendimenti però al momento non attraggono più di tanto. "La diffusione della previdenza complementare - ha osservato Scimia - è ancora troppo modesta rispetto alle potenzialità che il settore può offrire. L'incertezza legislativa che ha accompagnato l'iter della riforma del settore e il rinvio al 2008 delle nuove norme di attuazione non hanno certo giovato alla crescita delle adesioni".
Dall'entrata in vigore della riforma le cose dovrebbero cambiare: "Dal 2008, saper accogliere i flussi di Tfr dei lavoratori dipendenti sarà la sfida principale che il sistema si troverà ad affrontare", ha detto Scimia, aggiungendo che per "dare nuovo impulso allo sviluppo del secondo pilastro pensionistico" sarà opportuno introdurre "regole volte ad innalzare il livello di concorrenza nel settore e ad ampliare così gli spazi di scelta, a livello sia collettivo, sia individuale, in un quadro di rafforzata tutela per gli aderenti".
Per attuare la riforma è tuttavia necessario il contributo delle banche ma l'Abi, ha detto il ministro del Lavoro Cesare Damiano, intervenendo dopo Scimia, ha disdetto l'accordo sul fondo di garanzia, sottoscritto con il precedente governo, che consente di erogare il credito agevolato alle imprese che cedono il Tfr ai fondi. In serata tuttavia l'Abi ha precisato che si tratta di una disdetta "tecnica", e si è detta pronta a risiglare l'accordo con l'attuale governo.
Adesioni ferme al 13%. Al momento le adesioni rimangono piuttosto basse, soprattutto se confrontate con quelle di altri Paesi: attualmente in Italia, secondo i dati pubblicati stamani dalla Covip, gli iscritti alle forme pensionistiche complementari rappresentano circa il 13% degli occupati, mentre le risorse complessivamente destinate a questo tipo di prestazioni costituiscono l'equivalente del 3% del Pil.
Il confronto con gli altri Paesi. Mentre negli Stati Uniti, ha ricordato Scimia, "aderisce alla previdenza complementare il 50% degli occupati e le attività gestite dai fondi pensione equivalgono all'ammontare del Pil", e nel Regno Unito "le adesioni interessano circa il 60% degli occupati e le attività gestite dai fondi pensione rappresentano circa il 70% del Pil".
I rendimenti negli anni. Se fino a qualche anno fa i rendimenti dei fondi pensione apparivano stentati, adesso anche i confronti pluriennali con il Tfr mostrano delle performance di tutto rispetto. Infatti, secondo i dati della Relazione Covip 2005, dal gennaio 2003 al dicembre 2005 il rendimento generale dei fondi pensione è stato del 19,2%, rispetto a una valutazione netta del Tfr dell'8,2%. I fondi negoziali hanno reso il 17,8% e i fondi aperti il 22,9%.
Fondi preesistenti e Pip. Positivi anche i rendimenti dei fondi pensione preesistenti, che sono stati, si legge nella Relazione, del 6,7% e quasi del 18% nel triennio scorso. Così come sono positivi i rendimenti delle polizze pensionistiche individuali (PIP): sono arrivati al 14,4% nel 2005 e al 22,4% nell'ultimo triennio. Il dato si riferisce però ai PIP di tipo innovativo (le cosiddette polizze unit linked, che consentono al cliente di definire la tipologia dell'investimento sottostante scegliendo tra diversi tipi di fondi, dal più conservativo al più aggressivo, o per differenziando per area geografica). Per le gestioni tradizionali i rendimenti sono inferiori: +3,3% nel 2005 e +11% nel triennio.
I costi di gestione: meglio i fondi negoziali. La Relazione della Covip permette anche di valutare le differenze di rendimento dei vari tipi di fondi pensione in base ai costi di gestione. "Sotto tale aspetto - si legge nel documento - i fondi pensione negoziali confermano una posizione di vantaggio: gli oneri complessi di gestione in rapporto al patrimonio di fine esercizio si mantengono al di sotto dello 0,5%". Più alti quelli dei fondi aperti, che variano dall'1,9% all'1,2% del patrimonio. Mentre per i PIP i costi rimangono decisamente più elevati: nel caso di tre anni di partecipazione superano il 5% del patrimonio, anche se poi scendono al 2,3% se il periodo di riferimento è di 35 anni.
Da: http://www.repubblica.it/2006/06/se...ovip-conti-pensione/covip-conti-pensione.html