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RIDUZIONI DEI CONTAGI ANCHE SENZA LOCKDOWN. A COSA SERVE ALLORA DISTRUGGERE L’ECONOMIA? GLI STUDI DI STANDFORD E HARVARD
Le chiusure delle attività commerciali e imprenditoriali sono ormai insostenibili per la popolazione.
Secondo due studi recentemente pubblicati non danno neanche risultati significativi in termini di riduzione dei contagi e dei decessi.
Lo studio dell’Università di Stanford
Il primo è frutto di una accuratissima ricerca condotta con il supporto dell’Università di Stanford dai professori John P.A. Ioannidis, Jay Bhattacharya, Christopher Oh ed Eran Bendavid e pubblicata sull’European Journal of clinical investigation.
Lo studio ha analizzato i dati epidemiologici in dieci Nazioni: Inghilterra, Francia, Germania, Iran, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Corea del Sud, Svezia e Stati Uniti.
La crescita dei casi Covid è stata pressocché identica, anche in quei paesi come Svezia e Corea del Sud che non hanno adottato i lockdown.
Le serrate generali sarebbero inutili, perché riduzioni dei contagi possono ottenersi anche con misure meno restrittive.
I ricercatori, infatti, non hanno trovato alcun effetto benefico delle misure più restrittive, come il soggiorno obbligatorio domiciliare delle persone e le chiusure delle attività commerciali, rispetto a misure meno restrittive e più blande.
Lo studio avanza anche il dubbio che i lockdown sarebbero dannosi. I ricercatori sottolineano che le misure più restrittive producono effetti nocivi: “aumento della povertà, overdose legate all’uso di sostanze stupefacenti, aumento delle altre malattie dovute a servizi sanitari mancati, impossibilità di procedere a vaccinazioni, abusi domestici, aumento di suicidi e disturbi mentali e una serie di altre conseguenze economiche con implicazioni sanitarie”.
Lo studio dell’Università di Harvard
L’altro studio è quello pubblicato dal laboratorio di ricerca dell’Università di Harvard e condotto da Patricio Goldstein, ricercatore dell’Università di Harvard, da Eduardo Levy Yeyati dell’università di Buenos Aires e da Luca Sartorio del ministero del Lavoro argentino.
I tre studiosi hanno analizzato l’impatto delle politiche di lockdown sulla trasmissione del virus e sul numero di morti in 152 paesi, dall’inizio della pandemia fino al 31 dicembre 2020, quando le vaccinazioni non erano ancora iniziate.
La loro conclusione è che le chiusure tendono a ridurre la diffusione del virus e il numero dei morti solo per un periodo limitato di tempo. Dopo quattro mesi, l’impatto benevolo diminuisce e le serrate prolungate apportano un contributo molto più debole.
Da noi e in molti Paesi sono ormai 14 mesi che i lockdown proseguono e padri e madri di famiglia urlano disperati in piazza di non poterli più sostenere e che è stata tolta loro la dignità, che un onesto lavoro dà ad ogni uomo.
RIDUZIONI DEI CONTAGI ANCHE SENZA LOCKDOWN. A COSA SERVE ALLORA DISTRUGGERE L'ECONOMIA? GLI STUDI DI STANDFORD E HARVARD
Secondo uno studio dell'Università di Stanford i lockdown non danno risultati significativamente diversi in termini di riduzione dei contagi e dei decessi rispetto a misure più blande.
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Le chiusure delle attività commerciali e imprenditoriali sono ormai insostenibili per la popolazione.
Secondo due studi recentemente pubblicati non danno neanche risultati significativi in termini di riduzione dei contagi e dei decessi.
Lo studio dell’Università di Stanford
Il primo è frutto di una accuratissima ricerca condotta con il supporto dell’Università di Stanford dai professori John P.A. Ioannidis, Jay Bhattacharya, Christopher Oh ed Eran Bendavid e pubblicata sull’European Journal of clinical investigation.
Lo studio ha analizzato i dati epidemiologici in dieci Nazioni: Inghilterra, Francia, Germania, Iran, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Corea del Sud, Svezia e Stati Uniti.
La crescita dei casi Covid è stata pressocché identica, anche in quei paesi come Svezia e Corea del Sud che non hanno adottato i lockdown.
Le serrate generali sarebbero inutili, perché riduzioni dei contagi possono ottenersi anche con misure meno restrittive.
I ricercatori, infatti, non hanno trovato alcun effetto benefico delle misure più restrittive, come il soggiorno obbligatorio domiciliare delle persone e le chiusure delle attività commerciali, rispetto a misure meno restrittive e più blande.
Lo studio avanza anche il dubbio che i lockdown sarebbero dannosi. I ricercatori sottolineano che le misure più restrittive producono effetti nocivi: “aumento della povertà, overdose legate all’uso di sostanze stupefacenti, aumento delle altre malattie dovute a servizi sanitari mancati, impossibilità di procedere a vaccinazioni, abusi domestici, aumento di suicidi e disturbi mentali e una serie di altre conseguenze economiche con implicazioni sanitarie”.
Lo studio dell’Università di Harvard
L’altro studio è quello pubblicato dal laboratorio di ricerca dell’Università di Harvard e condotto da Patricio Goldstein, ricercatore dell’Università di Harvard, da Eduardo Levy Yeyati dell’università di Buenos Aires e da Luca Sartorio del ministero del Lavoro argentino.
I tre studiosi hanno analizzato l’impatto delle politiche di lockdown sulla trasmissione del virus e sul numero di morti in 152 paesi, dall’inizio della pandemia fino al 31 dicembre 2020, quando le vaccinazioni non erano ancora iniziate.
La loro conclusione è che le chiusure tendono a ridurre la diffusione del virus e il numero dei morti solo per un periodo limitato di tempo. Dopo quattro mesi, l’impatto benevolo diminuisce e le serrate prolungate apportano un contributo molto più debole.
Da noi e in molti Paesi sono ormai 14 mesi che i lockdown proseguono e padri e madri di famiglia urlano disperati in piazza di non poterli più sostenere e che è stata tolta loro la dignità, che un onesto lavoro dà ad ogni uomo.