Riflessioni sulle borse

Amleto

Forumer attivo
Da yahoo.it

Il cammino rialzista delle Borse potrebbe essere agli sgoccioli: siamo alla fine del ciclo di crescita? Ci sarà davvero un crollo dell'azionario?
Di Alberto Susic



Quotazioni

Citigroup Inc
C
51.57
+0.41%



S&P/Mib
Mibtel: migliori e peggiori


Il secondo trimestre dell'anno si è aperto all'insegna degli acquisti per le principali Borse mondiali che, proseguendo il recupero già iniziato nelle ottave precedenti, dopo la correzione partita alla fine del mese di marzo, si sono riportate a poca distanza dai massimi del 2007, in alcuni casi peraltro già aggiornati, come accaduto ad esempio al Dax30 che proprio oggi è ritornato su valori lasciate alle spalle alla fine del (Pubblicità)


2000.
Il movimento delle ultime giornate sembra dunque confermare tutte le buone intenzioni degli indici azionari, che trovano sostegno peraltro nelle indicazioni positive dispensate all'inizio dell'anno dalle principali banche d'affari. La maggior parte degli analisti, pur mettendo in conto fasi di correzione, come quella cui abbiamo assistito di recente, accompagnate da un progressivo aumento della volatilità, si sono espressi in termini positivi per l'intero 2007, pronosticando un'ulteriore avanza dei listini.

Ovviamente non tutti la vedono allo stesso modo e un'indicazione di segno diverso è arrivata in questi giorni dall'Eurispes, che nel suo rapporto quadrimestrale sull'andamento delle Borse ha tratteggiato un quadro non particolarmente incoraggiante per i mesi a venire.
L'istituto di studi politici, economici e sociali, ritiene infatti che lo scenario futuro sia poco rassicurante, lasciando pensare ad un periodo di stasi o addirittura di declino delle quotazioni azionarie, dopo che alla fine del mese di febbraio sarebbe stato raggiunto l'apice dei prezzi. Il cosiddetto “business cycle” delle Borse mondiali potrebbe essere finito, dopo 52 mesi di crescita più o meno decisa e continua dall'autunno del 2002. In linea con quanto già anticipato a luglio scorso, i listini internazionali mostrano segnali di indecisione e smarrimento, e se è vero che da quella data hanno continuato a crescere, proprio nell'ultimo mese si sono ingigantite le incertezze sull'andamento dell'economia americana e il raffreddamento di Wall Street si è ripercosso in tutto il mondo.
Tra gli altri fattori che potrebbero pesare nei mesi a venire, il rapporto cita inoltre l'aspettattiva della fine del business cycle, la cui parabola ascendente ha abbondantemente superato i 7 anni, indicato tradizionalmente come limite temporale massimo massimo per la fasi di crescita. Da non trascurare inoltre l'evidente stanchezza della presidenza di Bush, che ha perso consenso in Parlamento, vive ore difficili sugli scacchieri internazionali e non sembra in grado di offrire una visione ottimistica sul futuro dell'economia.
Un ruolo non trascurabile è inoltre giocato dalla discesa tendenziale dei prezzi del petrolio, unitamente alla perdita di valore del dollaro nei confronti della moneta unica, pur in presenza di un differenziale dei tassi di interesse che dovrebbe indirizzare i flussi da est ad ovest e non viceversa.

Alla luce di questa analisi, l'Eurispes fa notare che i segnali raccolti suggeriscono maggiore prudenza e comunque escludono una crescita consistente e simile a quella dei mesi passati, tanto per la nostra Borsa quanto per le altre Piazze mondiali. L'idea è che a tirare saranno ancora alcuni mercati, quali quello di Hong Kong, Buenos Aires e altre piazze periferiche, a dimostrazione della solidità della crescita planetaria. Nel rapporto si legge infatti che il 2006 ha mostrato, forse nella prima volta nella storia, una crescita del Pil in tutti i continenti e questo fa sperare che la crescita delle principali economie occidentali possa solo rallentare, senza imboccare la strada della discesa.

Con riferimento in particolare a Piazza Affari, alla serie di fattori citati prima, se ne aggiungono anche altri, e l'Eurispes parla in particolare din un'incertezza che rispecchia quella che accompagna il giudizio riservato al programma del Governo, con il disincanto e le perplessità sulla valenza delle misure proposte. Nell'insieme sembra prevalere in Italia una situazione di cauta attesa, influenzata, come sempre, dai trend degli indici delle Borse europee e di quella americana.

E un segnale tutt'altro che positivo arriva anche dalle dichiarazioni del vicepresidente di Citigroup (NYSE: C - notizie) , William Rhodes, che parla di un vero e proprio terremoto in arrivo per le piazze finanziarie. In un articolo apparso sul Financial Times, il numero due della banca d'affari americana, ha scritto infatti che i crolli registrati a maggio del 2006 e a febbraio di quest'anno sono solo i primi campanelli di allarme di una correzione ben più ampia che si realizzerà entro i prossimi dodici mesi.
Rhodes ricorda che i cicli di espansione economica tendono a concludersi tra i cinque e i sette anni, ricordando che in America stiamo entrando nel sesto anno di questa fase di crescita. Da diversi mesi ormai tanto l'inflazione quanto la congiuntura economica procedono a rilento, e non è ancora chiaro se questo significherà che dovremo affrontare tendenze recessioniste. Ma una cosa è molto chiara a Rhodes: nei prossimi mesi si verificherà una netta correzione al ribasso dei mercati azionari!
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto