Macroeconomia Rishò

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Mi riesce difficile parlare della Cina, dato che è anche difficile reperire documentazione tale da poter avere a disposizioni dati e cifre e testimonianze, di una realtà tanto lontana ma che la globalizzazione ci ha di fatto portato sotto casa e non solo manifestandosi attraverso conseguenze sul mercato ma anche sul quotidiano. Sorgono ovunque negozi ed attività dirette da investitori cinesi. Grandi risparmiatori, sembra finito il tempo di quando i cinesi in Italia venivano immaginati subito come umili lavoratori, tenuti a nero e alloggiati nei sottoscala del triangolo tessile di Prato. Oggi numerose realtà economiche nostrane sono di loro proprietà. Ci sono uomini in giacca e cravatta che investono in particolare nel settore del tessile e della distribuzione. La Cina quindi si espande, sia al suo interno che all'esterno. E' un paese grande e popoloso e grandi sono quindi le sue contraddizioni. Sono frutto di uno sviluppo impetuoso che si è prodotto in una sola generazione, mentre lo sviluppo occidentale si è avuto in un secolo. E' la Cina dell'Hi Tech, dove però sullo sfondo rimane ancora il vecchio apparato comunista, il quale però non si è chiuso in se stesso, diciamo che si è rinnovato. Comprendendo il bisogno di cercare lo sviluppo, avendo a che fare con più di un miliardo di bocche da sfamare, la nomenklatura ha aperto il paese al mercato e allo scambio, rinnovando anche se stessa. Non a caso la dirigenza del vecchio partito è costituita oggi da gente dedita al business e gli stessi iscritti e finanziatori del partito, sono oramai per lo più uomini d'affari della nuova Cina. Dal pugno di riso per tutti di Mao, è evidente che il salto è enorme. Rimangono vive solo le liturgie del vecchio partito ma solo per un'apparenza, ci vorrà tempo forse, tempi canonici come si addice a tutti i tipi di "chiese". Per il resto è evidente che i cinesi vengono lasciati liberi di esercitare uno dei loro mestieri più antichi, quello degli affari. La nomenklatura vigila ma propone anche, ne parleremo poi. Mi sembra che per poter riassumere la Cina e le sue contraddizioni, dividerla in due sia l'ideale. La Cina delle aree interne, povera e agricola, ed è la più popolosa. La Cina della fascia costiera delle metropoli con più di 10 milioni di abitanti, ricca e oggetto di immigrazione dalla zone interne.

Le due cine (quella ricca)
Una nuova classe media si affaccia all'orizzonte della vita cinese, stile di vita occidentale, immersi nelle tecnologie. E' proprio qui che la società cinese si presenta modificata profondamente, tanto da stupire chi non conosce i normali processi di una società in evoluzione, normali o forzati da un modello predominante che influenza stili di vita e ritmi. Comunque sia, il cinese medio opta per la vita da singol o sceglie di sposarsi come da noi. Ma anche se coniugati, molti scelgono di non avere figli. Questo fenomeno a mio parere, può essere anche dettato da un rifiuto del tradizionalismo. La famiglia cinese dove i genitori si dedicavano con cura ai figli, dedicando loro i proprio tempo, non c'è più. Non c'è più perchè cambiando lo stile di vita e anche l'impegno, il tempo a disposizione per i figli diminuisce. Un male tipicamente occidentale. Sulla questione demografica però, occorre attendere prima di fare conclusioni per quanto riguarda anche la scelta di avere un solo figlio. Tale scelta è influenzata dalle politiche demografiche del governo, per cui bisogna vedere quando essa diverrà anche una scelta effettiva della nuova società cinese. Comunque sia, siamo già in presenza di fenomeni tipici di una società post industriale. Fuori dalla famiglia, il cambiamento si avverte anche in altri contesti. La scuola pubblica viene trascurata e perde importanza, sorgono così istituti privati, costosi e accessibili non a tutti. Nascono le differenze sociali come le conosciamo noi e le esclusioni di parte della popolazione all'accesso ad un'istruzione di qualità, così come a particolari tipologie di consumo. La masse popolari che vengono dalle campagne, costituisco l'ossatura delle ricche città delle coste, Shangai simbolo tra tutte. La "truppa", che si dedica ai lavori manuali, che governa le case del ceto medio emergente. In quest'ultimo caso, sembra di rivedere l'Italia anni 50, quando dal veneto, le donne scendevano a Roma, nelle case "patrizie" del generone romano a fare le governanti. E' quello che accade in Cina nel 2003. Il ceto medio emergente quindi, si dedica invece alle attività finanziarie e commerciali. Si scontra con l'occidente commercialmente ma intrattiene lucrosi rapporti con Taiwan. Quest'ultima fornisce anche know how, oltre che buoni affari. E' un legame quindi complesso, che sorvola completamente la questione politica tra l'isola che vuole mantenere la sua indipendenza e il governo centrale. Purtroppo però la questione politica c'è, ed è complessa essa stessa, dato che sullo sfondo dietro di essa c'è lo scontro tra USA e Cina. L'ultima notizia che ci perviene, è l'irritazione di Pechino, per la fornitura di radar antiaereo al governo taiwanese da parte americana. Una questione geopolitica, quella di Taiwan, sulla quale ci torneremo magari. I rapporti con l'Occidente però, non sono solo conflittuali. Con gli stessi USA, l'intreccio-scontro, è evidente se si vanno a vedere gli investimenti americani in quel paese. Gli interessi sono forti fino al punto che le controversie commerciali vedono schierate contro i protezionismi americani, le stesse imprese USA che operano sul territorio cinese. Come vedete esistono oramai equilibri complessi. E la vecchia nomenklatura ? E' fuori gioco ? Altroché, è proprio lei una delle protagoniste. D'altra parte i nuovi ricchi della Russia non sono forse molti ex ? In Cina un nome su tutti, il figlio del vecchio leader Jiang Zemin, il quale è tutt'ora dirigente della Commissione delle forze armate. Molti dirigenti della vecchia guardia, hanno messo le mani e i loro uomini o figli, nel grande gioco capitalista nascente.

Quella povera
Come investono gli stranieri ancora in Cina ? Il fenomeno a cui assistiamo, vede anche una corsa all'acquisto delle vecchie imprese di Stato da parte delle multinazionali, ovviamente anche europee, acquisizioni cui seguono profonde ristrutturazioni e licenziamenti di massa. E' questo uno dei motivi per cui il governo cinese, si trova a risolvere il problema sociale di ricollocare questi lavoratori, che altrimenti vanno ad alimentare la fascia di povertà, ad ingrossare l'altra faccia delle ricche città come Shangai, quella degli emarginati. Ma appunto anche di quelli che vengono dalle campagne, premono, creano pressione sociale. Il governo cinese comprende il fenomeno ed è per questo, che nell'ultima Assemblea Nazionale del Popolo, alla liturgia scontata, si è forse affiancata la vera novità della Cina. Il leader Jiabao ha esplicitamente parlato, di raffreddare l'economia e di rivolgere finalmente lo sguardo, alle fasce di popolazione rimaste dietro e quindi quelle delle campagne. Le azioni sono rivolte sia all'abbattimento di una non indifferente pressione fiscale, fino al suo azzeramento, quanto alla creazione di una rete di protezione costituita da investimenti in scuola e sanità. Altro che tappe bruciate, in una generazione sono arrivati ad essere società post industriale, in un'altra mezza generazione s'inventano una specie di walfare stile vecchia Europa. Sembrerebbe che si faccia di necessità virtù, sicuramente è anche e sopratutto un discorso economico. Lasciare fuori dal giro del benessere è un costo anch'esso, sopratutto se il numero degli esclusi è eccessivo. La vecchia idea marxista che lo sviluppo risolve tutto, applicata al modello capitalista ha gli stessi limiti. Se si pensa che tale concetto lo ritroviamo nelle ricette neoliberiste, ci rendiamo conto di quanto sia tutto relativo. Non esiste ne tanto, ne poco per tutti, esiste un equilibrio che deve creare la possibilità, che chi rimane indietro possa recuperare il gap rispetto agli altri. Un equilibrio sempre difficile a raggiungere, direi utopico anch'esso ma che non può essere ignorato. Ignorarlo porta con se costi sociali reali. L'esclusione può andare ad ingrossare le file della malvivenza, combatterla ha un costo. Il governo cinese si propone quindi di azzerare il gap tra province interne, dove dovrà combattere anche la corruzione dei vari funzionari nei villaggi e province esterne. E' la nuova sfida della Cina secondo me, che ha bruciato tutte le tappe e si trova già a dover pensare ad una rete sociale. D'altra parte il paese ha avuto prima bisogno di uscire dalla condizione terzomondista e ha dovuto farlo nel caos, ora può anche evolversi nell'altro senso. La ricchezza che produce glielo permette.

Crescita turbolenta
Appunto la crescita turbolenta, si riflette anche sul mondo finanziario e concludo qui il mio articolo. Il finanziere George Soros, denuncia l'eccessiva esposizione del mondo verso la Cina. La borsa cinese, i titoli cinesi collocati al Nasdaq, gli investitori se li sono strappati dalle mani. E' il solito eccesso, che abbiamo già visto da noi. Una bolla cinese dunque ? Probabilmente si. Molte di queste società sono decotte e non producono utili. Molte acquisizioni fatte, possono rivelarsi dei fallimenti. Già nel '92 si ebbe un bolla, che fece un pò di danni in giro ma pochi la rammentano. Allora però, obiettano i fiduciosi, la stabilità economica era inferiore e la società cinese era sicuramente diversa dall'attuale, inoltre molte aziende erano ancora di Stato. Vero, tanto che ritengo che uno scoppio di una bolla non sarà una tragedia se ben controllata, verrà sicuramente riassorbita, come è stato riassorbito il pericolo SARS, che ha parecchio influenzato l'andamento economico di quei mesi ma è inevitabile appunto che dove ci sono eccessi, essi verranno riassorbiti. E' nelle leggi dell'economia. Quello che al momento mi preoccupa di più, è che il piano di Jiabao, di raffreddamento della crescita, sia ben pilotato e si attui. Ben pilotato, perchè la Cina deve evitare di creare disastri, dato che la crescita impetuosa serve proprio ad assorbire la mano d'opera che si affaccia nelle città costiere. Che venga attuato se non altro, per attenuare e dare così tempo di trovare soluzione, perchè andrà trovata, per quanto riguarda la forte domanda di risorse, che sta riflettendosi nei prezzi delle commodities e si sta esplicando nella guerra dell'acciaio ad esempio. E' il problema dello sviluppo sostenibile che si affaccia sulla scena. Se un paese come la Cina, crea tali tensioni sul mercato delle "risorse" già ora, che accadrà quando un miliardo e mezzo di persone avranno un tenore di vita, non basato sugli eccessi ma soltanto normale ? E l'India ? Che si muove sullo stesso piano non dimentichiamolo. Questo tema, quello dello sviluppo sostenibile, infastidisce i più preoccupati a fare soldi sul breve, finché non gli cadrà addosso. E' un tema squisitamente economico, che solo gli sciocchi possono bollare come ideologico, perchè produce già ora dei costi ambientali e appunto tensioni sui mercati delle materie prime. L'economia è un processo complesso di cose, non si può ridurre a poche nozioni come quella di tagliare tasse, piuttosto che spendere di più, piuttosto che fare flessibilità. Il fatto stesso che gli USA perdono ad esempio lavoro di qualità (ingegneri, programmatori, ecc...), a favore delle aree indo-cinesi (500.000 solo nel 2003), nonostante siano il paese della flessibilità per eccellenza, dovrebbe dare una sveglia a qualcuno. Se ne parla poco, troppo poco. ©Deepenings
 
Complimenti.
Molto interessante.
All'inizio dell'era della globalizzazione, si pensava ad una forma di colonizzazione economica dei paesi più poveri.
Alla ricerca dell'avido guadagno si è andati oltremare ad esportare tecnologia. Ma ora che in India ed in Cina hanno imparatao la lezione (con quasi il 50% della popolazione mondiale!) stanno preparando l'amaro feed back della globalizzazione: diciamo il conto. Producono ad un prezzo unitario inferiore ed ad una qualità comparabile agli standard occidentali mettendo fuori mercato i prodotti occidentali. Per adesso stanno salvando il sistema comprandosi obbligazioni denominate in dollari. Quando saranno sicuri di poter camminare da soli, non lo faranno più ed i dollari rapidamente andranno al loro reale valore impoverendo l'occidente e trasferendo la vera ricchezza dall'altra parte del mondo. Ed il grido d'allarme lanciato dal mercato delle materie prime deve essere un monito per ciò che succederà in un immediato futuro quando gli argini delle Banche centrali verranno rotti dalle pressioni del mercato e dagli errori di una dissennata politica estera occidentale (US).
 

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