Rivoluzione in arrivo per le banche italiane

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Rivoluzione in arrivo
per le banche italiane

Se il 2005 sarà l’anno del dollaro sarà anche l’anno delle banche italiane, che potrebbero andare incontro a una vera e propria rivoluzione.
di Giuseppe Turani



da La Repubblica, rubrica "Affari & Politica"
di domenica 9 gennaio 2005
Se il 2005 sarà l’anno del dollaro (perché da quello che farà dipenderanno la nostra economia e il nostro benessere), sarà anche l’anno delle banche italiane, che potrebbero andare incontro a una vera e propria rivoluzione. In questi giorni, con molti protagonisti ancora in vacanza in terre lontane, negli ambienti della finanza milanese si parla con sempre maggiore insistenza di tre eventinovità che nel giro di poco tempo potrebbero cambiare la faccia del credito in Italia.
1- Il primo di questi eventi intorno a cui si chiacchiera molto è, come sempre, la sorte di Mediobanca. Qui si dice che la Banca d’Italia avrebbe silenziosamente autorizzato Capitalia a salire, e di molto, nel capitale dell’istituto milanese fino a diventarne di fatto il maggior azionista se non proprio l’azionista di riferimento. Questa “autorizzazione” sarebbe bilanciata dalla

rinuncia della stessa Capitalia alle sue ambizioni sulla Banca Antonveneta, la quale finirebbe nelle mani della Banca Popolare di Lodi. In questo modo finirebbe la guerra che da mesi si conducono Capitalia e Popolare di Lodi per il controllo della banca in questione. La Lodi riceve luce verde sull’Antonveneta e capitalia luce verde su Mediobanca, coronando così una sua vecchia e tenace ambizione.

Di questo “piano” si parla molto nella finanza milanese, anche se va detto che in passato voci analoghe (e anche contrarie, per la ve-rità) sono circolate a lungo senza che poi accadesse nulla. Ma, si fa notare, dal punto di vista di Fazio la cosa avrebbe un senso. L’Antonveneta trova finalmente una sua sistemazione, la Popolare di Lodi vede soddisfatte le sue ambizioni a crescere e Capitalia realizza un suo vecchio sogno, e cioè quello di diventare l’azionista più importante di Mediobanca (anche se poi il suo effettivo potere sarà limitato da patti e regole).
2- La seconda novità intorno a cui circolano molte voci riguarda sempre una decisione della Banca d’Italia. Si dice che dopo anni e anni di resistenza allo straniero, adesso Via Nazionale sarebbe pronta a aprire qualche varco. La questione è nota da tempo. La Banca d’Italia, preoccupata di vedere il sistema bancario italiano finire nelle mani degli stranieri, da sempre vincola il loro ingresso nelle banche italiane entro limiti precisi e ha detto decine e decine di “no” a chi voleva salire. La situazione, con il passare del tempo si è fatta un po’ insostenibile perché di fatto le banche stanno sul mercato, sono quotate, e diventa un po’ complicato spiegare ai partner stranieri della comunità europea che in Italia le regole del mercato sono sospese. E c’è molta irritazione presso le banche straniere che si vedono la strada bloccata, anche quando avrebbero i soldi e la voglia di andare più avanti. Si dice, ad esempio, che la spagnola Bbva, maggiore azionista di Bnl, starebbe addirittura meditando di andare contro il divieto della Banca d’Italia (che le impedisce di salire) e di ricorrere poi eventualmente a Bruxelles.
Proprio per evitare che l’irritazione delle banche straniere (e delle autorità di Bruxelles) sfoci in decisioni ostili, si dice che la Banca d’Italia avrebbe deciso di aprire qualche spazio, autorizzando qualche banca straniera a salire oltre i limiti fissati fino a oggi.
In sostanza, qualche banca italiana potrebbe finire, apertamente e alla luce del sole, sotto il controllo di qualche istituto straniero. La partita è grossa perché le banche straniere sono presenti (e in qualche caso molto in forze) in quasi tutti i maggiori istituti di credito italiani.
Se queste voci sulle intenzioni “aperturiste” della Banca d’Italia fossero confermate, si andrebbe verso una vera e propria rivolu-zione del mondo bancario italiano. Rivoluzione che in un primo tempo riguarderebbe gli assetti proprietari, ma che più avanti po-trebbe riguardare anche la concorrenza e il modo di muoversi sul mercato.
3- Il terzo evento potrebbe essere innescato, invece, non dalla Banca d’Italia, ma dalla politica. Si dice che c’è l’intenzione di ar-rivare, e anche in tempi abbastanza rapidi, a abolire il singolare sistema con cui si vota nelle banche popolari (ogni azionista un voto, indipendentemente da quante azioni possiede). La norma verrebbe abolita e ogni soggetto andrebbe a votare forte delle azioni che controlla. Questo fatto (se si verificherà davvero) porte-rà una rivoluzione nel vasto mondo delle banche popolari (oggi di fatto controllate da nessuno) e le rimetterà sul mercato, dando il via a una fase piuttosto complessa di vendite e acquisizioni per il loro controllo.
Per ora, come si è detto all’inizio, queste sono solo voci (e, forse, in parte speranze), ma nella finanza milanese circola appunto la convinzione che il 2005 sarà l’anno delle banche. Questo mondo rimasto troppo a lungo immobile e ingessato e oggi è certamente una delle componenti della società italiane dove circola meno aria fresca. E quindi, si dice, in un modo o nell’altro, la situazione an-drà sbloccata. Se non lo farà la Banca d’Italia, cambiando i propri comportamenti e togliendo un po’ di vincoli assurdi, molto probabilmente ci penserà il mercato, muovendosi liberamente e strascinando poi la Banca d’Italia, se si opporrà, davanti ai tribunali e alle autorità per la concorrenza di Bruxelles. Ma a Via Nazionale, si dice, sono troppo uomini di mondo per finire in un guaio del genere. E allora si muoveranno
 
Si, infatti quando l'ho letto mi è sembrato interessante e ho deciso di postarlo qui per renderlo accessibile a tutti gli utenti.
 

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