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Milan-magie con il trio Pa-Ka-Ro

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Pato: tecnica da fantasista ed essenzialità

Nella giornata che condanna la Juve si rivela il brasiliano, un giocatore che è l'evoluzione di una specie

È una giornata che condanna la Juve, unica fra le prime cinque a non aver vinto. Ma è stata soprattutto la domenica del nuovo Milan. A tratti Ronaldo-Pato-Kaká sono stati travolgenti, a tratti difficili da gestire in una squadra che alle loro spalle aveva anche Pirlo, Seedorf e Maldini. Il migliore è stato Ronaldo, molto furbo e abbastanza diverso, quasi avesse capito il vento. Non ha tentato l'assalto personale, ha giocato quasi sempre di prima e spesso proprio cercando Pato. Avendo un punto fisso intorno a cui ruotare (Pato), Ronaldo è diventato presto il fantasista della serata. La libertà conquistata gli ha fruttato due gol e molti assist. Una partita quasi incredibile dopo la lunga inattività. Anche Kaká è andato bene, molto più dentro il gioco, spesso quasi divertito di avere intorno tanta gente che parlasse il suo linguaggio tecnico. Ma la novità vera è stata la facilità con cui Pato è entrato nel Milan e nel nostro calcio. Gli è bastata mezz'ora di timidezza per pagare il prezzo dell'esordio. Il resto è stato il piccolo show di un ragazzo che sembra aver tutto per fare questo mestiere. Ha colpito soprattutto la sua facilità di trovarsi nelle occasioni importanti e la naturalezza con cui ha chiuso in porta queste occasioni. Non c'è mai stato niente che abbia fatto capire i suoi 18 anni tranne le lacrime improvvise dopo il suo gol. La stoffa che ha addosso è già diventata mestiere. Questo è nato calciatore. Non so cosa sarà alla fine, se uno bravo o un fuoriclasse. Certo ha fatto impressione vedere la personalità con cui ha gestito la sua prima partita in Italia, la prima in assoluto dopo sei mesi. È un giocatore diverso forse perfino per il Brasile, paese di grandi giocolieri e pochi grandi centravanti.

EVOLUZIONE DELLA SPECIE - Pato sembra l'evoluzione di una specie, ha la tecnica di un fantasista ma la rapidità, l'asciuttezza, l'essenzialità di un centravanti. Ha qualcosa di Romario, qualcosa di Careca, qualcosa perfino di Gilardino, ma molto, proprio molto, è assolutamente originale. Forse esagero. Forse scrivere praticamente in diretta rande più facile l'emozione. Ma non giudico l'Assoluto di Pato, giudico il suo debutto. È questo che è impressionante, completamente «anormale». Mi prendo poi tutto il tempo per vederlo e giudicarlo meglio, ma è ormai raro nel calcio di oggi aspettare tanto un giocatore e vederlo poi arrivare con questa luce e questa velocità. Il Milan di Pato e Ronaldo chiede molto a Seedorf e alla difesa. Vedremo cosa succederà quando tornerà Gattuso. Il 2-2 del primo tempo, la semplicità con cui il Napoli è diventato spesso pericoloso, dice che il Milan ha ancora bisogno di equilibrio. Ma certo è un nuovo Milan, molto diverso da quello lento e prevedibile dell'autunno, ancora più adatto alle notti euromondiali. Qualcosa di suo l'ha messo anche il Napoli, spezzato in due dalla distanza che c'era fra i cinque di difesa e i tre di metà campo. Fra le due linee i tre brasiliani più Seedorf hanno dato spettacolo finendo spesso perfino in superiorità numerica.

L'ALTRO CAMPIONATO - Nell'altro campionato resta indietro la Juventus sotto i colpi di Ibrahimovic e Totti. Dieci punti di distacco in 18 partite sono davvero tanti e danno il segno di una differenza incolmabile. Si è chiusa probabilmente a Catania la prima fase della ricostruzione della Juventus, quella che metteva insieme i sogni e la realtà e, nella vaghezza, faceva sembrare tutto possibile. Comincia adesso il tempo delle verifiche e dei primi rimedi, forse anche del primo scontento. La Juventus è tornata a buoni livelli ma non si basta. Il viaggio vero comincia adesso.
 
Il debutto
San Siro impazzito per il ragazzo-leggenda
La grande attesa per il brasiliano viene premiata. Il baby campione non delude: «Sono felice»

MILANO — Come Will Smith, il suo attore preferito, nel film attualmente sui nostri schermi, è già leggenda. E dopo stasera è già previsto più di un sequel. Non perché Alexandre Pato sia l'ultimo
Alexandre Pato (Ap)
rappresentante della razza umana sulla terra, sebbene qualcosa rappresenti: è l'ultimo iscritto, in ordine di apparizione, alla categoria fenomeni annunciati. Ancora prima di toccare il suo primo pallone ufficiale è già un ragazzo solo al comando a cui il Milan affida la seconda parte della sua stagione, quella della risalita in Italia e dell'ennesimo galà in Europa. Arriva dopo sei mesi d'attesa quasi messianica e si sa come finiscono spesso i «salvatori» nel nostro paese che trasforma anche le cose più belle in monnezza (per non parlare delle più brutte, ma questa è un'altra storia). Per lui si sono mossi tutti, dalla famiglia agli amici, dalla fidanzata Sthefany Brito — che con quella «h» fuori posto e cotale fidanzato è destinata a trovare qualche ingaggio qui da noi — a Silvio Berlusconi con la sciarpa a pois. Il presidente benedice il nuovo pupillo: «È umile e rispettoso come Kaká e se farà vedere metà delle cose che ha mostrato in allenamento è destinato a grandi cose». E Pato mostra, non c'è che dire, a cominciare dalle scarpe arancioni. La prima cosa che tocca nel campionato italiano, però, non è il pallone, ma Paolo Cannavaro. Il popolo l'ha già adottato, Pato non farà la fine di tanti altri, bruciati all'esordio, lui brucia le tappe. Comunque vada sarà un successo. E va bene, perché Pato ha sempre segnato ai suoi esordi e lo fa anche ora. Piange o no, dopo l'abbraccio della squadra? Sì, è commosso, non c'è mistero. Non sono un mistero i suoi numeri, basta grattare via le croste di una partita post-vacanziera. Lo battezza anche Edy Reja: «Non pensavo fosse così forte». Al primo dribbling un'ovazione, al primo tiro (21', centrale, Iezzo respinge coi pugni) un delirio, ai primi errori sotto porta va bene lo stesso, riproverà, alla prima scivolata tradito dalle sue scarpe numero 40 che perdono contatto con l'infido terreno di San Siro, parte il coro d'appoggio: «Pato, Pato». Nella roulette del gol, però, il «7» di Pato tarda a uscire. Stranezze, ma il numero segnante del Milan è il «99» quello di Ronaldo, che realizza due reti. Oltre a tutto il resto, allora, il ragazzo ha virtù taumaturgiche. Pato non gioca d'azzardo ma con i piedi. Lancio di Favalli, controllo a superare Domizzi, tocco di destro sull'uscita di Iezzo. La festa, le lacrime e il cuore con le mani mostrato a Sthephany. C'è tutto, c'è il campione, c'è il contorno. «Sono contento, ma il Fenomeno è sempre Ronie. Sono felice per come la squadra mi ha aiutato. Dedico il gol alla mia famiglia e alla mia fidanzata. Adesso vado a dormire, da domani si pensa al futuro. Voglio diventare grande col Milan». Parla un italiano ancora farraginoso, ma si fa capire. E poi alle leggende non si chiede di parlare, ma di esserci. E Pato c'è.

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