Saviano: Robè vir e fa l’ommmm

tontolina

Forumer storico
Ma quale Saviano, la scorta serve agli italiani

Fiumi di parole, un profluvio di inchiostro. Tutto e solo per lui, Roberto Saviano. E per la sua scorta. Già, un privato cittadino con un conto in banca in milioni di Euro e la protezione pagata dallo Stato. Un figlio della buona borghesia campana, fresco proprietario di un lussuoso attico a New York, che nella vita ha avuto il merito, incontestabile per carità, di scrivere, ormai 12 anni fa, un romanzo sulla camorra.

Eppure la storia e l’attualità del sud Italia sono piene di esempi di coraggio, che la scorta non ce l’hanno. Dai braccianti e sindacalisti che denunciano gli abusi del caporalato ai giornalisti precari che raccontano gli intrecci del malaffare sulle testate locali.
E perché non menzionare anche Vittorio Pisani, ex capo della Squadra Mobile di Napoli. Un signore che la camorra l’ha combattuta sul campo. E che, dello scrittore partenopeo, disse:A noi della Mobile fu data la delega per riscontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute. Dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull’assegnazione (…). Ho arrestato centinaia di delinquenti, io giro per la città con mia moglie e con i miei figli senza scorta“.

Tutta gente che, forse per la sola colpa di non avere accesso ai salotti che contano, non ha potuto rendere questa attività un business, non ha potuto trarne sceneggiature per il cinema e le serie TV e non è stata invitata a parlare da “compagni” altolocati nelle trasmissioni televisive. E allora, francamente, poco importa della scorta dell’autore di “Gomorra”. Se gli organi competenti reputeranno che di rischi non ne corre, bene farà il ministro Salvini a levargliela. In caso contrario che la tenga.

Anche se, è chiaro, la protezione di Stato a un milionario che sostanzialmente vive all’estero fa sorridere.
Piuttosto la protezione la si dovrebbe dare agli italiani, potenziando l’organico e gli strumenti a disposizione delle Forze dell’ordine e le leggi a loro tutela. E magari varando una norma decente sulla legittima difesa. È questo che chiedono i cittadini normali. Quelli come i tabaccai, i benzinai e tutti gli esercenti che rischiano costantemente di essere rapinati mentre guadagnano onestamente il pane per sé e per la propria famiglia. Soprattutto perché questo, nel bel Paese, non è una possibilità remota, ma avviene una volta ogni quarto d’ora, stando ai dati del 2016.

E allo stato attuale quei cittadini, se per sbaglio dovessero avere la malaugurata idea di provare a difendersi, rischierebbero pure di finire in galera. Loro, non i delinquenti. Così come quelli che, mentre personaggi alla Saviano si ergono dai loro pregiati immobili a paladini di nomadi e irregolari (a proposito ma come la mettiamo con la storia della legalità?), devono dormire nella propria casa con il terrore di ricevere la visita di qualche ladro, perché magari non possono pagarsi un costoso antifurto. O ancora come gli anziani che, costretti ad abitare in qualche alloggio popolare dopo una vita di sacrifici, devono stare attenti a non farselo occupare mentre vanno a fare la spesa o in opsedale.

Ecco, è a queste persone, a questi cittadini che lo Stato deve garantire davvero sicurezza e tutela. Altro che Saviano. Altro che balle.

Tag: Matteo Salvini, Roberto Saviano, scorta, sicurezza
 
Salvini, Saviano e i calabresi
Venerdì, 22 giugno 2018 – senza Santi in Paradiso – da Casa Spirlì, nella Piana di Gioia Tauro
Salvini, Saviano e i calabresi –


Ora, basta! Ora, basta veramente! Ne abbiamo strapieni i coglioni, di queste generalizzazioni! Chiunque continuerà ad offendere la Gente onesta di Calabria, se la dovrò vedere, da oggi in poi, con la Legge!

Ma insomma! Se il Ministro degli Interni annuncia un censimento dei nomadi attualmente viventi in Italia (operazione già portata avanti, peraltro, da molte amministrazioni locali di Sinistra), parte la levata di scudi, perché gli zingari NON SI TOCCANO! Perché son tutte persone perbene e se c’è qualche ladro o qualche violento, o trafficante di droga e armi, è un caso e non una regola. Se migliaia di bambini, invece che andare a scuola, vanno a rubare, è identità e non reato. Se le donne vengono menate o costrette ad elemosinare o rubare, è cultura millenaria.

Dunque, i nomadi, o comunque essi si chiamino, sono tabù.

Ma quando si deve offendere o accusare Salvini di chissà quali reati o traffici immaginari, ecco la criminalizzazione di un intero Popolo, quello Calabrese, che, quando serve, è TOTALMENTE NDRANGHETISTA!

AVETE ROTTO IL CAZZO!!!

Tutti! Da Saviano fino a quella pletora di giornalisti, autori di fiction, scrittori della domenica, conduttori tv e preti in cerca di porpore!

Dovete imparare a portare rispetto alla Gente onesta di Calabria! Sia che ci viva, in questo Paradiso, sia che sia emigrata e stia onorando l’Italia nel mondo.

Quattro delinquenti impastati col Palazzo, la malapolitica, la massoneria più deviata di un pervertito, NON SONO UN POPOLO!

I Calabresi che vanno alle urne sono persone perbene, che rispettano le Leggi e si spaccano la schiena a lavorare. E se è vero che esiste la ndrangheta in Calabria (ed esiste), è altrettanto vero che ci sono “mafiosi” lombardi in Lombardia, veneti in Veneto, laziali nel Lazio, marchigiani nelle Marche, liguri in Liguria, umbri in Umbria e italiani di campanile in tutte le altre regioni d’Italia, sopra e sotto terra. Ci sono mafiosi cinesi in Cina, giapponesi in Giappone, americani in America, russi in Russia, fino ai confini della galassia! E se la mafia ha votato per Trump, lo ha fatto prima per Obama, per Clinton, per Bush, per Kennedy 1 e 2… E in Italia, ha votato Fanfani, Moro, Berlinguer, Craxi, Andreotti, Berlusconi, Renzi, Prodi, Bersani, e chissà quanti altri… NON SAPPIAMO PER CHI VOTA LA MAFIA, perché le percentuali di voti raccolti ondeggiano, a turno, da una riva all’altra. E, se lo sappiamo, diciamolo: vota per tutti!

Però, basta! Basta con questa criminalizzazione di NOI CALABRESI! Sciacquatevi la bocca e la coscienza prima di parlare della brava Gente di Calabria! Cretini! Arroganti! Cafoni!

La vostra spocchia intellettualoide atterra braccianti e operai, imprenditori geniali, servitori dello Stato ed educatori, professionisti e studenti, anziani piegati dal lavoro nei campi, padri e madri di famiglia, giovani ansiosi d’avvenire e bambini speranza del mondo.

Tappatevi quelle boccacce violente e assassine! E guardate dentro di voi: spesso quello che si cerca fuori, alberga nelle proprie viscere!
 
un video.
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Ecco l'arrivo di Saviano al banchetto pro-migranti. Due auto di scorta e quattro motociclette dei carabinieri. Manco fosse il presidente della Repubblica Mattarella.
 
un link.
23 h ·


SECOLODITALIA.IT

Meloni: "Diamo la scorta anche ai cronisti da cui Saviano ha copiato" - Secolo d'Italia

«Non ho una grande stima di Roberto Saviano, indipendentemente dal tema della scorta. Chiaramente se è minacciato è giusto che sia difeso come tutti i cittadini e spero che abbiano la scorta anche i giornalisti ai quali Saviano è stato accusato di aver copiato gli articoli con i quali ha composto Gomorra e con cui ha fatto i milioni. Milioni che oggi gli consentono di avere un attico a Manhattann e dal quale ci dice cosa dobbiamo fare contro la mafia, sull’immigrazione, sulla droga».Lo ha dichiarato nel corso del suo intervento alla trasmissione Agorà il presidente di fratelli d’Italia Giorgia Meloni. «Il fatto che Roberto Saviano sia diventato negli anni una specie di guru dovrebbe essere supportato da un maggiore studio dei fenomeni di cui tratta con grande prosopopea – ha spiegato Meloni – lo sento parlare di tutto e dire cose assolutamente sballate, con assenza di dati reali. E poiché, a quanto pare, stanno anche per dargli un programma in Rai e lo stipendio glielo pagheranno gli italiani, mi auguro che studi di più e si prepari prima di venirci a fare le sue lezioni».
 
giu 18
La verità su Saviano

La verità su Saviano –

È tutta questione di… verità.

Sappiamo noi italiani di una certa età che Caterina Caselli continua ad aver ragione. Mi riferisco alla verità che “fa male”, quella che a molti lettori dello scrittore Saviano non piace e che probabilmente non sanno nemmeno individuare.

Andate a cercare in rete ciò che dice la giornalista napoletana Luciana Esposito, cosa racconta della sua vita professionale che conduce a Napoli e cosa pensa di Saviano. E facciamoci tutti una ragione del perché questo signore continui a proclamarsi l’unica verità possibile di tutti coloro che combattono la criminalità organizzata.
.......
......
Detto questo, resta comunque significativo per tutti noi leggere cosa pensa, appunto, Luciana Esposito del modo in cui si combatte davvero la criminalità. Lei lo fa senza scorta, sul campo, quotidianamente e senza televisioni, denunciando e trovando tutti i mezzi necessari e utili alla causa, ancora prima che alla sua persona.
 
Barnard: senza scorta Saviano muore (solo come besteller)
Scritto il 26/6/18 • nella Categoria: idee • (8)


La vita di Roberto Saviano è sacra come ogni vita, ma è la saga della sua scorta che è profana.
Fate questi due esercizi: 1) Aprite su Google tutte le foto che trovate di Saviano e scorta. Guardatele bene e pensate in quante di esse vi era la piena possibilità che un killer della malavita, un professionista del tiro, lo potesse uccidere a 15-20 metri per poi saltare sul retro di una moto e scomparire. Oppure: che un cecchino potesse fare un lavoro alla Jfk e avere tutto il tempo per dileguarsi (la malavita sa sempre dove sta la vittima, le soffiate sono la regola e i depistaggi anche più sofisticati, alla lunga, non hanno mai salvato nessuno, basta leggere la storia dei grandi attentati in Medioriente dove fior di servizi segreti, anche Usa, hanno fallito).
2) Leggete l’Abc del lavoro delle scorte armate in ogni paese, da quella della Regina d’Inghilterra a quella dei capi di Stato, fino a gente come Saviano. E’ specificato con estrema chiarezza che la scorta non ha alcun mezzo diretto per evitare un assassinio quando il protetto si trovi nelle tante occasioni di esposizione alla strada pubblica. Il lavoro delle scorte in questi casi può essere solo preventivo, con una complessa serie di tecniche e misure che sono solo palliativi di efficacia molto limitata, proprio perché il cosiddetto fattore “sniper” (cecchino) non può essere direttamente contrastato in alcun modo, se non sigillando interi quartieri e sterilizzandoli con immense perquisizioni metro per metro, casa per casa. Questo non accade nel caso delle uscite di Saviano.
Pensateci bene un attimo, poi continuate: i due punti sopra ci dicono che se la malavita non ha ancora ucciso Roberto Saviano è perché non ha nessuna intenzione di farlo. Non ci serve neppure ricordare le scorte di Falcone e Borsellino, serve invece ricordarsi che quando organizzazioni come le mafie internazionali decidono di ucciderti, accade, punto.
Purtroppo davvero non esiste nulla di fisico che le possa fermare, meno che meno due o tre agenti che fra l’altro, come si evince inequivocabilmente dalle foto di Saviano, sono costretti a esporsi col target in decine di situazioni pubbliche persino affollate. Non è un qualche veleno che me lo fa dire, è l’evidenza sopra esposta che impone di affermare che la scorta per Saviano serve a fargli vendere libri, non a salvargli la vita. E non sto affatto “insultando” la sua presunta perdita di libertà. Sciocchezze, Saviano non è Julian Assange che sta davvero morendo nelle “catene” dell’eroe in condizioni agghiacciati; il nostro Roberto è un super-privilegiato con una libertà di esprimersi, di muoversi, e di godere di gratificazioni un milione di volte superiore a quella di qualsiasi cittadino libero.
Le mafie non l’hanno ancora colpito per due ragioni evidenti, sopra a probabilmente altre.
Prima, è fin ridicolo sostenere che le indagini dello scrittore – che per misteriosi motivi spiegabili solo dalla fisica quantistica, senza quasi potersi muovere da casa otterrebbe esclusive mondiali sulle cosche per cui sarebbe più in pericolo di vita di molti inquirenti – siano più letali di quelle di decine di eroici giornalisti, magistrati minori e forze dell’ordine anonimi del Sud Italia, o colombiani, venezuelani, pakistani, russi, ceceni, che nessuno conosce e che come scorta hanno solo il cane, se ne hanno uno.
Questo è assurdo. Dunque perché ucciderlo e creare un putiferio? Falcone e Borsellino erano un’altra cosa, siamo tristemente seri.
Secondo: l’opera di Saviano ha manifestamente offerto una dignità finora sconosciuta alla malavita, quella della celebrità mediatica come mai prima in Italia (CamorraNetflix, è ben il caso di dire oggi). In questo modo la “Saviano Inc.” ha fatto – e lo affermo senza prove documentali che sarebbero impossibili, ma con la prova dei flussi umani che sempre piovono ovunque vi sia celebrità, anche della peggior specie – ha fatto, dicevo, di certo fluire inaspettate adesioni di giovanissimi alle cosche.
Esse sono oggi divenute, grazie proprio a Saviano e all’impressionante industria mediatica che lo circonda, parte del crimine “Vippismo hollywoodiano”, molto, ma molto più attraenti di prima per giovanissimi senza arte né parte. Solo lo stolto uccide la gallina dalle uova d’oro. E vi è uno storico, quanto autorevole, antecedente di quanto affermo. Il colossale apparato mediatico del film “Il Padrino” di Francis Ford Coppola attizzò l’ego della mafia di New York al punto che il super-boss Joe Colombo volle una fetta della torta in notorietà, e senza motivi di lucro collaborò col produttore Al Ruddy. E infatti è noto che dopo l’eccezionale successo di pubblico del film, per la prima volta fra i mafiosi di Little Italy comparvero atteggiamenti letteralmente copiati dal set, come i baci guancia-guancia o i giuramenti di fedeltà in stile papale all’anello del Padrino. Effetto Vip, appunto.
E per chi sostiene che l’epica “saviana” ha contribuito a puntare i riflettori sulle mafie, ricordo che riflettori di Coppola, o di Scarface, o di Goodfellas, non hanno affatto contribuito a nulla, se non appunto il contrario. Ben altro funziona, come ho scritto in passato. Queste sono alcune osservazioni ragionate per stare al di sopra della “caciara” salviniana e piddina sulla questione, ma che hanno però un valore sostanziale in questa drammatica domanda: quante scorte sono elargite in Italia a insulsi personaggi benedetti dal Vippismo mentre altri eroi sconosciuti sono condannati a una vita di snervante paura? E tornando all’essenza di cosa davvero una scorta può prevenire, cioè un’infinita serie di angherie non letali contro la vittima ma di fatto distruttive, sono proprio questi abbandonati eroi che ne avrebbero più bisogno.
(Paolo Barnard, “Senza la scorta Saviano muore… come bestseller”, dal blog di Barnard del 25 giugno 2018).
 
Saviano condannato per «Gomorra»:
non ha rettificato un passaggio

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Saviano condannato per «Gomorra»: non ha rettificato un passaggio
Per non aver rettificato il passaggio del libro 'Gomorra' in cui si legge che Vincenzo Boccolato, in realtà imprenditore incensurato che vive all'estero, fa parte di un clan camorristico con un ruolo non marginale in un traffico di cocaina, Roberto Saviano e la Mondadori Libri sono stati condannati a versare in solido 15 mila euro allo stesso imprenditore diffamato e già risarcito con 30 mila euro quattro anni fa per via di una sentenza diventata definitiva. Lo rendono noto gli avvocati Alessandro Santoro, Sandra Salvigni e Daniela Mirabile, legali di Boccolato, precisando che il provvedimento, depositato tre giorni fa, è stato firmato dal giudice della prima sezione civile di Milano Angelo Claudio Ricciardi.

In sostanza Saviano e la casa editrice di Segrate, che dovranno anche pagare le spese processuali, come si evince dall'ordinanza, nonostante la precedente condanna hanno ritenuto di continuare a ristampare la stessa edizione, dal 28 novembre 2013, data della sentenza di primo grado, al gennaio 2016, senza depurarla delle espressioni diffamatorie. Per il giudice le riedizioni del best seller, con il passaggio 'incriminatò, sono da ritenere un «nuovo illecito diffamatorio» con «caratteristiche del tutto analoghe a quelle già accertate in sede civile» non essendo stato «tempestivamente provveduto all'adozione delle necessarie precauzioni a tutela della reputazione del Boccolato»: Precauzioni che sono o eliminare le affermazioni ritenute «dannose» sotto il profilo patrimoniale e non patrimoniale per l'imprenditore o aggiungere una postilla per informare i lettori della sentenza di condanna di qualche anno fa.
Sabato 11 Agosto 2018, 09:57 - Ultimo aggiornamento: 11-08-2018 22:59
 
Paolo Sensini

34 min ·
Ma guarda un po' le stranezze: circa il 70% dei seguaci su Twitter di Saviano è composto da profili falsi. Lo rende noto Twitter stesso, quindi una notizia ufficiale fornita dai gestori del social. A questo punto sarebbe interessante verificare se davvero le supposte minacce della camorra ai suoi danni, di cui nessuno a partire dai vertici medesimi della polizia ha mai certificato l'autenticità, non siano anch'esse un caso eclatante di fake news. Un millantato pericolo sbandierato Urbi et Orbi, che tra parentesi è costato ai cittadini decine di milioni di euro per pagargli l'imponente scorta, il quale ne ha decretato la fortuna mediatica internazionale. E che ogni giorno lui ripaga dalle pagine di giornaloni e trasmissioni televisive dove viene omaggiato come una sorta di madonna pellegrina, vomitandogli addosso ogni genere di accuse e contumelie: razzisti, fascisti, sessisti, xenofobi, ladri, evasori fiscali, populisti, nazisti, etc. etc.
 

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