Scienza e religione: Nasce la controversia

JOACKIN

joakin
UN ASTRONOMO settantenne sul letto di morte leggeva a fatica. Aveva tra le mani le bozze di un’opera scritta da lui stesso, pronta per la stampa. Che ne fosse consapevole o no, quell’opera avrebbe rivoluzionato il modo in cui l’uomo vede l’universo. Ne sarebbe seguita un’accesa controversia in seno alla cristianità i cui effetti si sentono ancora oggi.
Era il 1543 e quell’uomo era Niccolò Copernico, astronomo polacco di fede cattolica. L’opera di Copernico, intitolata De Revolutionibus Orbium Coelestium, poneva al centro dell’universo il sole e non la terra. Con un’unica mossa Copernico sostituiva il complesso sistema geocentrico, quello che ha come centro la terra, con un sistema di maggiore semplicità.
Allora non si poteva prevedere il clamore che ne sarebbe seguito. Copernico aveva espresso le sue idee con discrezione. Inoltre la Chiesa Cattolica, benché avesse adottato la concezione geocentrica dell’universo, a quell’epoca pareva più tollerante nei confronti della speculazione scientifica. Fu il papa stesso a esortare Copernico a pubblicare la sua opera. Quando infine questo avvenne, un curatore circospetto incluse una sua prefazione con cui sosteneva che il sistema eliocentrico, quello che ha come centro il sole, era un’ipotesi matematica e non necessariamente una verità astronomica.
La controversia si accende
Comparve poi sulla scena l’astronomo, matematico e fisico Galileo Galilei (1564-1642), anche lui di fede cattolica. Servendosi di cannocchiali che lui stesso aveva costruito con lenti di recente invenzione, Galileo osservò i cieli, notando dettagli che nessuno aveva visto prima. Si convinse così che Copernico aveva ragione. Notò anche delle aree meno luminose sulla superficie del sole, le cosiddette macchie solari, e mise quindi in discussione un altro pilastro della concezione filosofica e religiosa dell’epoca, cioè che il sole non è soggetto a mutamenti o alterazioni.
A differenza di Copernico, Galileo divulgò le proprie idee con audacia e fervore. Inoltre si ritrovò in un ambiente religioso meno tollerante, poiché la Chiesa Cattolica aveva nel frattempo apertamente espresso la sua avversione per la teoria copernicana. Perciò, quando Galileo sostenne non solo che la teoria eliocentrica era corretta ma che non contraddiceva le Scritture, la Chiesa cominciò a sospettarlo di eresia.
Galileo andò a Roma per difendersi, ma fu inutile. Nel 1616 la Chiesa gli intimò di smettere di promuovere la tesi copernicana e per un periodo lo mise a tacere. Nel 1632, però, Galileo pubblicò un’altra opera a sostegno di Copernico. L’anno seguente l’Inquisizione lo condannò al carcere a vita, ma in considerazione dell’età avanzata la pena gli fu presto commutata negli arresti domiciliari.
Molti considerano la controversia tra Galileo e la Chiesa come un trionfo della scienza sulla religione e, per estensione, sulla Bibbia. Tuttavia, come vedremo nel prossimo articolo, questa conclusione semplicistica non tiene conto di molti fattori.
[Nota in calce]
A motivo della sua arguzia e del suo sarcasmo Galileo si fece inutilmente potenti nemici. Inoltre, sostenendo che la teoria eliocentrica non contraddiceva le Scritture, sembrò ergersi ad autorità in campo religioso e suscitò così la reazione della Chiesa.
[Foto a pagina 3]
Copernico
[Referenza fotografica]
Da Giordano Bruno e Galilei (edizione tedesca)
 
La scienza ha reso la Bibbia antiquata?
LA SCIENZA, con la sua avanzata conoscenza dell’universo, ha forse fatto della Bibbia una raccolta di miti e leggende? Oggi molti pensano di sì. Voi che ne dite?
Forse anche a voi, come a molti altri, è stato insegnato a pensarla così sin dalla giovinezza, ma non avete mai veramente investigato il soggetto. Vi invitiamo a farlo ora. Consideriamo solo un esempio, una dichiarazione contenuta nella Bibbia circa l’universo materiale. Non solo questa dichiarazione contraddiceva chiaramente quello che affermavano gli esperti dell’epoca, ma contraddiceva quello che gli scienziati affermavano ancora millenni dopo.
Una questione di gravità
Su cosa poggia la terra? Cosa tiene su la luna, il sole e le stelle? Queste domande hanno incuriosito gli uomini per migliaia d’anni. Riguardo alla terra, la Bibbia contiene una risposta semplice. In Giobbe 26:7 si legge che Dio “sospende la terra sul nulla”. Nell’ebraico originale la parola resa “nulla” (beli-màh) usata in questo caso significa letteralmente “nessuna cosa”, e questa è l’unica volta in cui ricorre nella Bibbia. Il quadro che presenta, di una terra circondata dal vuoto, è, per ammissione degli studiosi, una “visione straordinaria”, specie per quel tempo.
A quei tempi la maggioranza delle persone non immaginava certo il cosmo in questo modo. Un’antica concezione era che la terra fosse sostenuta da elefanti in piedi sul dorso di una gigantesca tartaruga.
Aristotele, famoso filosofo e scienziato greco del IV secolo a.E.V., insegnava che la terra non poteva essere sospesa nel vuoto. Egli insegnava invece che i corpi celesti erano fissati ognuno alla superficie di solide sfere trasparenti. Le sfere erano una dentro l’altra. La terra si trovava nel punto più interno; la sfera più esterna conteneva le stelle. Mentre le sfere ruotavano una dentro l’altra, gli oggetti sopra di esse — il sole, la luna e i pianeti — si muovevano nel cielo.
La dichiarazione biblica secondo cui la terra in effetti ‘è sospesa sul nulla’ precedette Aristotele di oltre 1.100 anni. Tuttavia Aristotele fu considerato il massimo pensatore del suo tempo. Le sue idee erano ancora insegnate come fatti quasi 2.000 anni dopo la sua morte! Come dice la New Encyclopædia Britannica, nel XVI e nel XVII secolo E.V. gli insegnamenti di Aristotele “assursero al rango di dogma religioso” agli occhi della chiesa.
Giordano Bruno, filosofo del XVI secolo, osò sfidare il concetto che le stelle siano “per così dire incastrate in un’unica cupola”. Egli scrisse che “era ridicolo, addirittura puerile, immaginare ad esempio che se [le stelle] non fossero attaccate alla superficie celeste con una buona colla, o inchiodate con i più robusti chiodi, cadrebbero su di noi come grandine”. Ma in quei giorni era pericoloso dissentire da Aristotele: la chiesa fece bruciare vivo Giordano Bruno per avere divulgato queste idee non ortodosse sull’universo.
Nel brodo cosmico
Con l’invenzione del telescopio un crescente numero di astronomi cominciò a contestare le idee di Aristotele. Se il sole, la luna e le stelle non erano attaccati a sfere che ruotano attorno alla terra, allora cosa poteva tenerli su e farli girare? Cartesio (René Descartes), matematico del XVII secolo, pensò di avere la risposta. Fu d’accordo con Aristotele sul fatto che lo spazio fra noi e gli altri corpi celesti non poteva essere vuoto. Così ipotizzò che l’universo fosse pieno di un liquido trasparente, una specie di brodo cosmico.
Questa teoria sembrò risolvere due problemi. Primo, provvedeva qualcosa per ‘tenere su’ i corpi celesti; erano tutti sospesi nel brodo! Secondo, aiutava a spiegare i movimenti dei pianeti. Cartesio sosteneva che i pianeti fossero trascinati nel liquido, da turbini, o vortici, che li facevano girare nelle loro orbite. Oggi questa teoria dei “vortici” può apparirci un po’ fantasiosa. Ma in alcuni paesi fu per oltre un secolo la teoria prevalente nello studio dell’universo.
Molti scienziati la preferivano a una teoria più nuova: la legge della gravitazione universale di Isaac Newton, resa pubblica nel 1687. Newton asseriva che i pianeti non avevano bisogno di oggetti meccanici o di sostanze tangibili per stare lassù. Era la forza di gravità a regolare i loro movimenti e a mantenerli nelle loro orbite. In effetti, erano sospesi nel vuoto sul nulla. Molti colleghi di Newton si fecero beffe del suo concetto della gravità. E per lo stesso Newton era difficile credere che lo spazio fosse vuoto, in gran parte privo di sostanza.
Ciò nonostante le idee di Newton finirono per prevalere. Oggi si dimentica troppo facilmente che la questione di ciò che tiene su i pianeti diede luogo ad accesi dibattiti fra dotti e brillanti scienziati circa 32 secoli dopo che la Bibbia aveva detto con elegante semplicità che la terra è ‘sospesa sul nulla’. Come faceva Giobbe a saperlo così da formulare la frase in quel modo? Perché dire che nulla di materiale tiene su la terra, quando gli “esperti” impiegarono più di 3.000 anni per arrivare alla stessa conclusione?
Perché la Bibbia precorre tanto i tempi?
La Bibbia dà una risposta logica. In 2 Timoteo 3:16 leggiamo: “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio”. Pertanto la Bibbia non è il frutto della sapienza umana ma, piuttosto, un mezzo accurato con cui il Creatore ci trasmette i suoi pensieri.
È di vitale importanza che appuriate di persona se ciò che la Bibbia asserisce di essere è vero. (1 Tessalonicesi 2:13) In questo modo potete conoscere i pensieri dell’Essere che ci ha progettati e creati. Chi meglio di lui può dirci cosa riserva il futuro e come condurre una vita felice e produttiva in questo mondo travagliato?
[Nota in calce]
Il Theological Wordbook of the Old Testament dice: “Giobbe 26:7 descrive sorprendentemente il mondo allora conosciuto come sospeso nello spazio, anticipando così le
 
Perché la chiesa sta perdendo la sua influenza?
“Ogni stoico visse da stoico, ma nella cristianità dov’è il cristiano?”
RALPH WALDO EMERSON, SAGGISTA E POETA AMERICANO DEL XIX SECOLO.
“SONO cattolica, ma non praticante”, spiega una giovane madre. “Non me ne importa niente della religione”, aggiunge un adolescente. Questi sono commenti tipici tra gli europei della nuova generazione. Anche se i loro genitori — o più probabilmente i loro nonni — vanno ancora in chiesa, la fede religiosa non ha colmato il divario tra le generazioni.
Perché abitudini religiose care a generazioni di europei sono state abbandonate?
La paura non è più un deterrente
Per secoli la paura dell’inferno o del purgatorio ha esercitato una forte presa sugli europei. Prediche infuocate e dipinti religiosi raffiguranti in modo vivido un inferno che arde di fuoco inestinguibile convincevano i laici che solo assistendo devotamente alle funzioni religiose potevano salvarsi dalla dannazione. Inoltre il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “la Chiesa fa obbligo ai ‘fedeli di intervenire alla divina Liturgia la domenica e le feste’”. (Cit., n. 1389) Nelle campagne la pressione a conformarsi alle usanze comuni era pure notevole: ci si aspettava che tutti andassero in chiesa la domenica.
Ma i tempi sono cambiati. Ora la gente si sente libera di fare quello che vuole. La paura non è più un deterrente. L’inferno è stato silenziosamente accantonato, dato che la maggioranza dei cattolici europei non ci crede più.
Nella pratica il “peccato” di perdere la messa la domenica non viene preso troppo sul serio. Tirso Vaquero, un sacerdote cattolico di Madrid, ammette: “Se un cristiano [cattolico] non viene a messa la domenica, ci dispiace sinceramente perché ha perso questo momento di comunicazione con Dio e con i suoi fratelli, non perché abbia commesso un peccato. Questo è secondario”.
La paura, perciò, non suscita più devozione. Che dire dell’autorità morale della chiesa e dei suoi capi: possono farsi rispettare dai loro greggi?
Crisi di autorità
La scomparsa della paura instillata dalla religione ha coinciso con un netto deterioramento della reputazione morale della chiesa. “Per secoli abbiamo avuto . . . tanti maestri di morale e pochi maestri morali”, lamenta lo storico italiano Giordano Bruno Guerri nel suo libro Gli italiani sotto la Chiesa. (Mondadori, Milano, 1992, p. 326) La mancanza di guida morale è stata evidenziata dalle due guerre mondiali che hanno devastato la cristianità. Le chiese europee non seppero impedire ai credenti di partecipare alla strage. Peggio ancora, le chiese si impegnarono attivamente nello sforzo bellico, da entrambe le parti.
“La prima guerra mondiale, una guerra civile fra le sette cristiane, diede inizio a un periodo tragico e vergognoso per il cristianesimo”, osserva lo storico Paul Johnson. “La seconda guerra mondiale inflisse alla condizione morale della fede cristiana colpi ancora più duri della prima. Rivelò il vuoto delle chiese in Germania, culla della Riforma, e la codardia e l’egoismo della Santa Sede”.
Anche il concordato del Vaticano con il regime nazista di Hitler e con il governo fascista di Mussolini in Italia e quello con Franco in Spagna pregiudicarono l’autorità morale della Chiesa. A lungo andare il prezzo pagato dalla religione per questo opportunismo politico è stato la perdita di credibilità.
Chiesa e Stato: sciolto il legame che li univa
Nel XX secolo la maggioranza dei paesi europei ha finalmente sciolto il legame che univa Chiesa e Stato. Infatti nessuno dei maggiori paesi europei riconosce ora il cattolicesimo come sua religione ufficiale.
Anche se le chiese più influenti possono ancora ricevere sovvenzioni dallo Stato, hanno perso l’influenza politica che un tempo esercitavano. Non tutti gli ecclesiastici hanno accettato questa nuova realtà. Come sostiene l’eminente gesuita spagnolo José María Díez-Alegría, “gli uomini di Chiesa pensano (molti in buona fede) di non poter esercitare la propria funzione pastorale senza una piattaforma umana di ‘potere’”.
Ma questa “piattaforma umana di ‘potere’” è crollata. La Spagna, che fino al 1975 ha avuto un governo “nazional-cattolico”, fornisce un esempio di questa situazione. In anni recenti la gerarchia spagnola è stata continuamente in guerra con il governo socialista per i finanziamenti alla chiesa. Il vescovo di Teruel si è recentemente lamentato con i suoi parrocchiani di sentirsi “perseguitato come cattolico” perché il governo spagnolo non provvede fondi sufficienti alla chiesa.
Nel 1990 i vescovi spagnoli denunciarono la “profonda crisi della coscienza e della moralità” della società spagnola. A chi davano la colpa di questa ‘crisi morale’? I vescovi asserivano che una delle cause principali era la “mentalità ambigua frequentemente favorita dall’Amministrazione pubblica [il governo spagnolo]”. Evidentemente i vescovi si aspettano che il governo promuova l’ideologia cattolica oltre a concedere sovvenzioni.
Predicano bene e razzolano male?
L’enorme ricchezza della Chiesa Cattolica è sempre stata motivo di imbarazzo per i sacerdoti delle parrocchie povere. Ancora più imbarazzante fu quando la banca vaticana rimase coinvolta in quello che la rivista Time definì “il peggiore scandalo finanziario nell’Italia del dopoguerra”. Nel 1987 furono emessi dalla magistratura italiana mandati di cattura per un arcivescovo e altri due funzionari della banca vaticana. Ma grazie alla speciale condizione di stato sovrano di cui gode il Vaticano gli ecclesiastici accusati evitarono l’arresto. La banca vaticana insisté che non era stato commesso nessun reato, ma non riuscì a cancellare l’impressione che la chiesa predicasse bene ma razzolasse male. — Confronta Matteo 23:3.
Gli scorretti comportamenti sessuali che sono stati oggetto di estesa pubblicità hanno causato ancor più danno. Nel maggio 1992 un vescovo irlandese, noto sostenitore del celibato, chiese alla sua diocesi di “perdonarlo” e “pregare per lui”. Era stato costretto a dare le dimissioni quando si era scoperto che aveva un figlio di 17 anni e che aveva usato i fondi della chiesa per farlo studiare. Un mese prima un sacerdote cattolico era apparso alla televisione tedesca con la sua “compagna” e i loro due figli. Disse che desiderava “aprire un dialogo” sul soggetto delle relazioni segrete che tanti sacerdoti hanno.
È inevitabile che gli scandali lascino il segno. Lo storico Guerri, nel suo libro Gli italiani sotto la Chiesa, afferma che “per secoli la Chiesa ha scandalizzato gli italiani”. Di conseguenza, dice, si è creato “un diffuso anticlericalismo, anche nei fedeli”. (Cit., p. 325) I cattolici indignati possono essere tentati di rivolgere agli ecclesiastici le stesse domande che l’apostolo Paolo rivolse ai romani: “Tu predichi, ad esempio, di non rubare, ma sei sicuro della tua onestà? Tu condanni la pratica dell’adulterio, ma sei sicuro della tua purezza?” — Romani 2:21, 22, Phillips.
L’abisso tra clero e laici
Un problema meno evidente ma forse più debilitante è l’abisso esistente fra clero e laici. Le lettere pastorali dei vescovi sembrano irritare anziché istruire i parrocchiani. Da un sondaggio condotto in Spagna è emerso che solo il 28 per cento degli intervistati si è detto “d’accordo con le dichiarazioni dei vescovi”. Un ugual numero “era del tutto indifferente” e il 18 per cento ha detto di “non capire di cosa parlano” i vescovi. L’arcivescovo di Maiorca, Ubeda, ha ammesso: “Anche noi vescovi dobbiamo assumerci la nostra parte di responsabilità in un processo di scristianizzazione, che è una realtà”.
La mancanza di un chiaro messaggio scritturale allontana ulteriormente i laici. Secondo il Catholic Herald, “molti sacerdoti [in Francia] hanno optato per la lotta politica così da essere ‘in sintonia con i tempi’”, anche se la maggioranza dei loro parrocchiani preferirebbe che si concentrassero sulle attività spirituali. Il sacerdote e sociologo italiano Silvano Burgalassi ammette: “Forse [i giovani] si sono allontanati da Dio per i nostri cattivi esempi. Gli abbiamo dato il ‘pot-pourri’ dei compromessi, religione e affari, egoismo e inquinamento”. (Il Sole-24 Ore, 11 ottobre 1988) Non sorprende che i sacerdoti stiano perdendo il prestigio di cui godevano nella società. “Sono cattolico ma non credo nei preti” è un’espressione che si ode spesso tra i cattolici spagnoli.
Se alcuni cattolici trovano difficile avere fiducia nel clero, altri hanno seri dubbi sulla dottrina della chiesa, specie su quegli insegnamenti che considerano irragionevoli o poco pratici.
Dottrine incomprensibili
Un esempio lampante è l’insegnamento cattolico ufficiale sul soggetto dell’inferno. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dichiara: “La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità”. (Cit., n. 1035) Nondimeno da recenti sondaggi emerge che solo un quarto dei cattolici francesi e un terzo dei cattolici spagnoli credono nell’esistenza dell’inferno.
Allo stesso modo, quando si tratta di questioni morali gli europei hanno la tendenza ad essere “cristiani a modo proprio”. Mimmi, un’adolescente luterana svedese, crede che le questioni morali, come avere figli senza essere sposati, siano “qualcosa da decidere personalmente”. La maggioranza dei cattolici francesi sarebbe d’accordo con lei. L’80 per cento ha detto che, nelle decisioni importanti della vita, preferisce seguire la guida della propria coscienza anziché quella della chiesa.
In passato l’autorità della chiesa bastava a soffocare qualsiasi voce dissidente. Dal punto di vista del Vaticano le cose non sono cambiate molto. Il Catechismo dice con tono inflessibile: “Tutto questo, infatti, che concerne il modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa”. (Cit., n. 119) L’approccio autoritario, comunque, incontra pochi consensi. “L’argomento dell’autorità impera senza riserva alcuna”, deplora Antonio Elorza, professore spagnolo di scienze politiche. “La Chiesa preferisce erigere una muraglia tutt’attorno a sé, consacrando davanti alla storia la validità della sua tradizione”. Al di fuori della “muraglia” l’influenza della chiesa e la sua autorità continuano a indebolirsi.
A parte il declino spirituale, ci sono fattori sociali che contribuiscono in modo notevole a generare indifferenza verso la religione. La società dei consumi offre un’infinità di divertimenti e attività ricreative, e la maggioranza degli europei vuole e può concederseli. In paragone, andare in chiesa sembra un modo poco interessante di trascorrere la domenica mattina. Inoltre le funzioni religiose di rado prendono in considerazione i bisogni spirituali della gente.
Sembra improbabile che la religione tradizionale riacquisti potere sul suo gregge in Europa. La religione è dunque una forza che appartiene al passato, destinata a estinguersi?
[Nota in calce]
Il Catechismo della Chiesa Cattolica è stato pubblicato nel 1992 e vuole essere un’esposizione ufficiale della dottrina della chiesa per i cattolici di tutto il mondo. Nell’introduzione papa Giovanni Paolo II lo definisce un “testo di riferimento sicuro e autentico per l’insegnamento della dottrina cattolica”. (Cit., p. 14) Un simile catechismo cattolico universale era stato pubblicato
 
Perché la chiesa sta perdendo la sua influenza?
“Ogni stoico visse da stoico, ma nella cristianità dov’è il cristiano?”
RALPH WALDO EMERSON, SAGGISTA E POETA AMERICANO DEL XIX SECOLO.
“SONO cattolica, ma non praticante”, spiega una giovane madre. “Non me ne importa niente della religione”, aggiunge un adolescente. Questi sono commenti tipici tra gli europei della nuova generazione. Anche se i loro genitori — o più probabilmente i loro nonni — vanno ancora in chiesa, la fede religiosa non ha colmato il divario tra le generazioni.
Perché abitudini religiose care a generazioni di europei sono state abbandonate?
La paura non è più un deterrente
Per secoli la paura dell’inferno o del purgatorio ha esercitato una forte presa sugli europei. Prediche infuocate e dipinti religiosi raffiguranti in modo vivido un inferno che arde di fuoco inestinguibile convincevano i laici che solo assistendo devotamente alle funzioni religiose potevano salvarsi dalla dannazione. Inoltre il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che “la Chiesa fa obbligo ai ‘fedeli di intervenire alla divina Liturgia la domenica e le feste’”. (Cit., n. 1389) Nelle campagne la pressione a conformarsi alle usanze comuni era pure notevole: ci si aspettava che tutti andassero in chiesa la domenica.
Ma i tempi sono cambiati. Ora la gente si sente libera di fare quello che vuole. La paura non è più un deterrente. L’inferno è stato silenziosamente accantonato, dato che la maggioranza dei cattolici europei non ci crede più.
Nella pratica il “peccato” di perdere la messa la domenica non viene preso troppo sul serio. Tirso Vaquero, un sacerdote cattolico di Madrid, ammette: “Se un cristiano [cattolico] non viene a messa la domenica, ci dispiace sinceramente perché ha perso questo momento di comunicazione con Dio e con i suoi fratelli, non perché abbia commesso un peccato. Questo è secondario”.
La paura, perciò, non suscita più devozione. Che dire dell’autorità morale della chiesa e dei suoi capi: possono farsi rispettare dai loro greggi?
Crisi di autorità
La scomparsa della paura instillata dalla religione ha coinciso con un netto deterioramento della reputazione morale della chiesa. “Per secoli abbiamo avuto . . . tanti maestri di morale e pochi maestri morali”, lamenta lo storico italiano Giordano Bruno Guerri nel suo libro Gli italiani sotto la Chiesa. (Mondadori, Milano, 1992, p. 326) La mancanza di guida morale è stata evidenziata dalle due guerre mondiali che hanno devastato la cristianità. Le chiese europee non seppero impedire ai credenti di partecipare alla strage. Peggio ancora, le chiese si impegnarono attivamente nello sforzo bellico, da entrambe le parti.
“La prima guerra mondiale, una guerra civile fra le sette cristiane, diede inizio a un periodo tragico e vergognoso per il cristianesimo”, osserva lo storico Paul Johnson. “La seconda guerra mondiale inflisse alla condizione morale della fede cristiana colpi ancora più duri della prima. Rivelò il vuoto delle chiese in Germania, culla della Riforma, e la codardia e l’egoismo della Santa Sede”.
Anche il concordato del Vaticano con il regime nazista di Hitler e con il governo fascista di Mussolini in Italia e quello con Franco in Spagna pregiudicarono l’autorità morale della Chiesa. A lungo andare il prezzo pagato dalla religione per questo opportunismo politico è stato la perdita di credibilità.
Chiesa e Stato: sciolto il legame che li univa
Nel XX secolo la maggioranza dei paesi europei ha finalmente sciolto il legame che univa Chiesa e Stato. Infatti nessuno dei maggiori paesi europei riconosce ora il cattolicesimo come sua religione ufficiale.
Anche se le chiese più influenti possono ancora ricevere sovvenzioni dallo Stato, hanno perso l’influenza politica che un tempo esercitavano. Non tutti gli ecclesiastici hanno accettato questa nuova realtà. Come sostiene l’eminente gesuita spagnolo José María Díez-Alegría, “gli uomini di Chiesa pensano (molti in buona fede) di non poter esercitare la propria funzione pastorale senza una piattaforma umana di ‘potere’”.
Ma questa “piattaforma umana di ‘potere’” è crollata. La Spagna, che fino al 1975 ha avuto un governo “nazional-cattolico”, fornisce un esempio di questa situazione. In anni recenti la gerarchia spagnola è stata continuamente in guerra con il governo socialista per i finanziamenti alla chiesa. Il vescovo di Teruel si è recentemente lamentato con i suoi parrocchiani di sentirsi “perseguitato come cattolico” perché il governo spagnolo non provvede fondi sufficienti alla chiesa.
Nel 1990 i vescovi spagnoli denunciarono la “profonda crisi della coscienza e della moralità” della società spagnola. A chi davano la colpa di questa ‘crisi morale’? I vescovi asserivano che una delle cause principali era la “mentalità ambigua frequentemente favorita dall’Amministrazione pubblica [il governo spagnolo]”. Evidentemente i vescovi si aspettano che il governo promuova l’ideologia cattolica oltre a concedere sovvenzioni.
Predicano bene e razzolano male?
L’enorme ricchezza della Chiesa Cattolica è sempre stata motivo di imbarazzo per i sacerdoti delle parrocchie povere. Ancora più imbarazzante fu quando la banca vaticana rimase coinvolta in quello che la rivista Time definì “il peggiore scandalo finanziario nell’Italia del dopoguerra”. Nel 1987 furono emessi dalla magistratura italiana mandati di cattura per un arcivescovo e altri due funzionari della banca vaticana. Ma grazie alla speciale condizione di stato sovrano di cui gode il Vaticano gli ecclesiastici accusati evitarono l’arresto. La banca vaticana insisté che non era stato commesso nessun reato, ma non riuscì a cancellare l’impressione che la chiesa predicasse bene ma razzolasse male. — Confronta Matteo 23:3.
Gli scorretti comportamenti sessuali che sono stati oggetto di estesa pubblicità hanno causato ancor più danno. Nel maggio 1992 un vescovo irlandese, noto sostenitore del celibato, chiese alla sua diocesi di “perdonarlo” e “pregare per lui”. Era stato costretto a dare le dimissioni quando si era scoperto che aveva un figlio di 17 anni e che aveva usato i fondi della chiesa per farlo studiare. Un mese prima un sacerdote cattolico era apparso alla televisione tedesca con la sua “compagna” e i loro due figli. Disse che desiderava “aprire un dialogo” sul soggetto delle relazioni segrete che tanti sacerdoti hanno.
È inevitabile che gli scandali lascino il segno. Lo storico Guerri, nel suo libro Gli italiani sotto la Chiesa, afferma che “per secoli la Chiesa ha scandalizzato gli italiani”. Di conseguenza, dice, si è creato “un diffuso anticlericalismo, anche nei fedeli”. (Cit., p. 325) I cattolici indignati possono essere tentati di rivolgere agli ecclesiastici le stesse domande che l’apostolo Paolo rivolse ai romani: “Tu predichi, ad esempio, di non rubare, ma sei sicuro della tua onestà? Tu condanni la pratica dell’adulterio, ma sei sicuro della tua purezza?” — Romani 2:21, 22, Phillips.
L’abisso tra clero e laici
Un problema meno evidente ma forse più debilitante è l’abisso esistente fra clero e laici. Le lettere pastorali dei vescovi sembrano irritare anziché istruire i parrocchiani. Da un sondaggio condotto in Spagna è emerso che solo il 28 per cento degli intervistati si è detto “d’accordo con le dichiarazioni dei vescovi”. Un ugual numero “era del tutto indifferente” e il 18 per cento ha detto di “non capire di cosa parlano” i vescovi. L’arcivescovo di Maiorca, Ubeda, ha ammesso: “Anche noi vescovi dobbiamo assumerci la nostra parte di responsabilità in un processo di scristianizzazione, che è una realtà”.
La mancanza di un chiaro messaggio scritturale allontana ulteriormente i laici. Secondo il Catholic Herald, “molti sacerdoti [in Francia] hanno optato per la lotta politica così da essere ‘in sintonia con i tempi’”, anche se la maggioranza dei loro parrocchiani preferirebbe che si concentrassero sulle attività spirituali. Il sacerdote e sociologo italiano Silvano Burgalassi ammette: “Forse [i giovani] si sono allontanati da Dio per i nostri cattivi esempi. Gli abbiamo dato il ‘pot-pourri’ dei compromessi, religione e affari, egoismo e inquinamento”. (Il Sole-24 Ore, 11 ottobre 1988) Non sorprende che i sacerdoti stiano perdendo il prestigio di cui godevano nella società. “Sono cattolico ma non credo nei preti” è un’espressione che si ode spesso tra i cattolici spagnoli.
Se alcuni cattolici trovano difficile avere fiducia nel clero, altri hanno seri dubbi sulla dottrina della chiesa, specie su quegli insegnamenti che considerano irragionevoli o poco pratici.
Dottrine incomprensibili
Un esempio lampante è l’insegnamento cattolico ufficiale sul soggetto dell’inferno. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dichiara: “La Chiesa nel suo insegnamento afferma l’esistenza dell’inferno e la sua eternità”. (Cit., n. 1035) Nondimeno da recenti sondaggi emerge che solo un quarto dei cattolici francesi e un terzo dei cattolici spagnoli credono nell’esistenza dell’inferno.
Allo stesso modo, quando si tratta di questioni morali gli europei hanno la tendenza ad essere “cristiani a modo proprio”. Mimmi, un’adolescente luterana svedese, crede che le questioni morali, come avere figli senza essere sposati, siano “qualcosa da decidere personalmente”. La maggioranza dei cattolici francesi sarebbe d’accordo con lei. L’80 per cento ha detto che, nelle decisioni importanti della vita, preferisce seguire la guida della propria coscienza anziché quella della chiesa.
In passato l’autorità della chiesa bastava a soffocare qualsiasi voce dissidente. Dal punto di vista del Vaticano le cose non sono cambiate molto. Il Catechismo dice con tono inflessibile: “Tutto questo, infatti, che concerne il modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa”. (Cit., n. 119) L’approccio autoritario, comunque, incontra pochi consensi. “L’argomento dell’autorità impera senza riserva alcuna”, deplora Antonio Elorza, professore spagnolo di scienze politiche. “La Chiesa preferisce erigere una muraglia tutt’attorno a sé, consacrando davanti alla storia la validità della sua tradizione”. Al di fuori della “muraglia” l’influenza della chiesa e la sua autorità continuano a indebolirsi.
A parte il declino spirituale, ci sono fattori sociali che contribuiscono in modo notevole a generare indifferenza verso la religione. La società dei consumi offre un’infinità di divertimenti e attività ricreative, e la maggioranza degli europei vuole e può concederseli. In paragone, andare in chiesa sembra un modo poco interessante di trascorrere la domenica mattina. Inoltre le funzioni religiose di rado prendono in considerazione i bisogni spirituali della gente.
Sembra improbabile che la religione tradizionale riacquisti potere sul suo gregge in Europa. La religione è dunque una forza che appartiene al passato, destinata a estinguersi?
[Nota in calce]
Il Catechismo della Chiesa Cattolica è stato pubblicato nel 1992 e vuole essere un’esposizione ufficiale della dottrina della chiesa per i cattolici di tutto il mondo. Nell’introduzione papa Giovanni Paolo II lo definisce un “testo di riferimento sicuro e autentico per l’insegnamento della dottrina cattolica”. (Cit., p. 14) Un simile catechismo cattolico universale era stato pubblicato
 

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