Se fosse una tv di Berlusconi...

tontolina

Forumer storico
Anno Zero, Mastella: "Viva Fede"
"Cda Rai stablisca delle regole"

Non si placano le polemiche il giorno dopo la trasmissione di Michele Santoro "Anno Zero" sul caso toghe lucane e De Magistris. In una conferenza stampa a Roma è intervenuto il ministro della Giustizia Clemente Mastella. "Perché vi lamentate di Fede? Viva Fede - ha detto Mastella che ha aggiunto - il Cda della Rai deve stabilire delle regole per consentire a tutti di esserci.
Non possono esserci oasi nelle quali ognuno fa l'informazione che vuole".

''Se fosse una tv di Berlusconi... Voi parlate di Fede, ma fede è su un canale privato. Andare in dieci contro uno, contro il povero Scotti - ha detto poi Mastella - non è buon giornalismo''.

Tesi sostenuta anche dal presidente del Consiglio Prodi: "Ho letto i resoconti sulla trasmissione Anno Zero. Mi sembra che non vi si possa riscontrare nulla della serietà, della professionalità e dell'appropriatezza che dovrebbe avere una trasmissione che riguarda la Giustizia''.

Forse anche per questo Mastella non mette in dubbio la fedeltà al governo, ''anche se non ci piacciono i silenzi di alcuni di questa maggioranza'': "Floris e gli altri lavorano per il ritorno del Cavaliere, noi invece siamo leali con il governo e a Prodi dico che nonostante queste cose mi arrivino da una sinistra gaudente e corrosiva, da noi dell'Udeur non avrà nessuna fregatura''.
 
durante il governo Berluskino
era molto difficile reperire INFOMAZIONI

le tv del cavalier TACEVANO su tutto

anche striscia la notizia era allineata al governo


poi le 3 tv pubbliche erano zittite pure loro

e noi
per sapere la verità dovevamo tramite internet andare a leggere i giornali inglesi



le TV pubbliche sono lì apposta per denunciare il malcostume della casta politica


io pago il canone e voglio essere informata
 
Ultimi giorni di Pompei.

Si stanno perdendo le ultime foglie di fico di un sistema senza più vergogna di apparire colluso, marcio e corrotto.
 
Catanzaro, il verbale che smentisce Mastella

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=210379

Spuntano i verbali del Pm che ha indagato Romano Prodi e intercettato Clemente Mastella.
E dalla trascrizione dell'interrogatorio del sostituto procuratore Luigi De Magistris, messo alle strette dagli ispettori ministeriali Federico De Siervo e Cristina Tedeschini, emergono dettagli destinati a sollevare nuove polemiche.
Se il Guardasigilli ha sempre sostenuto che non vi fosse alcuna attinenza tra l'invio degli 007 di via Arenula e le indagini della procura di Catanzaro che vedono il premier sotto inchiesta e lui stesso nel mirino, dalle risposte date da De Magistris agli ispettori sembra evincersi il contrario.
E' infatti palese l'interesse dei funzionari ministeriali in merito alla violazione del segreto istruttorio sull'inchiesta «Why not» che ha portato all'iscrizione del presidente del consiglio sul registro degli indagati.
A precisa domanda, risposta lapidaria: «No, io non so dire nulla circa la fuga di notizie che ha riguardato Luigi Bisignani e nemmeno quella che ha riguardato l'iscrizione del professor Romano Prodi. E nulla posso dire circa il coinvolgimento di un alto magistrato della procura nazionale antimafia (indagato per mafia, ndr) cui ho fatto riferimento nella nota riservata del 10 luglio 2007 in quanto sussistono ragioni di segreto investigativo».
A gettare benzina sul fuoco, stando alle lamentele del magistrato raccolte ieri a Palazzo di giustizia, la singolare coincidenza fra l'interrogatorio di De Magistris (19 settembre scorso), l'immediata trasmissione del verbale al capo di gabinetto del ministro e l'annuncio di Mastella, l'indomani alla festa della polizia penitenziaria, dell'attivazione del procedimento di trasferimento per il pm catanzarese.

Agli ispettori che lo prendono a verbale, De Magistris parla poi del pessimo clima in procura e delle interferenze subite, a suo dire, dai superiori: «In una mia nota che mi riservo di esporre quanto prima esporrò le ragioni per le quali ho ritenuto che le missive inviatemi dal procuratore aggiunto Murone in data 2 luglio 2007 siano da me considerate una oggettiva interferenza. In questi ultimi due mesi - continua De Magistris - ho dovuto rispondere a numerose note che mi chiedevano informazioni, in particolare nei procedimenti Poseidone e Why Not. Il procuratore mi ha inviato una nota nella quale mi diceva che avrei dovuto rispondere alle richieste dell'aggiunto (...). Faccio presente che ormai da tempo dedico due giorni alla settimana per preparare le risposte a note che vengono direttamente o indirettamente dall'aggiunto». De Magistris ne ha anche per il procuratore capo, Mariano Lombardi che si sarebbe interessato all'inchiesta Toghe Lucane: «Il procuratore più volte mi sollecitava la chiusura delle indagini; in genere facendo riferimento alla posizione del magistrato Genovese. E sul perché all'epoca non ho ritenuto di informare lui e l'aggiunto Murone dell'iscrizione del generale della guardia di finanza, Walter Cretella, riferirò compiutamente nel mio prossimo memoriale».





il Quotidiano
http://www.regione.calabria.it/?module=rassegna&action=view_articolo&id=116401

Inchiesta Poseidone / Al via i controlli nelle banche di Francia, Svizzera e Lussemburgo
Alla ricerca dei soldi sui conti esteri
Sarebbero spariti 500 milioni di euro erogati per l'emergenza ambientale
Chiara Spagnolo

CALABRIA depredata. Privata dei soldi pubblici che arrivavano da Bruxelles per costruire depuratori e impianti di smaltimento rifiuti. Fiumi di denaro finiti sui conti esteri di chissà quali soggetti, a cui i carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro si avvicinano ogni giorno di più. L'inchiesta "Poseidone", sulle presunte illegittimità compiute nella gestione dell'emergenza ambientale in Calabria, procede a ritmo serrato: le rogatorie internazionali sono già cosa fatta.
I primi conti da passare al setaccio sono stati individuati, si trovano in Francia, Svizzera e Lussemburgo. In quelle banche che qualcuno credeva porti sicuri e che, invece, potrebbero diventare il punto di partenza per lo sprint finale dei sostituti procuratori della Repubblica Luigi de Magistris e Isabella De Angelis. Se le loro teorie trovassero conferma, infatti, lo scandalo assumerebbe proporzioni enormi. A dirlo sono i numeri molto più che le supposizioni, dal momento che secondo i loro calcoli in cinque anni, il periodo nero tra il 2000 e il 2005 (durante in governo di Berlusconi), sarebbero spariti nel nulla 500 milioni di euro. Mille miliardi di lire.
Nella realizzazione di una truffa senza precedenti e il cui meccanismo non era poi nemmeno tanto complesso.
La gestione straordinaria, legittimata dal commissariamento durato otto anni, permette, infatti, di saltare a piè pari passaggi essenziali nell'appalto di opere pubbliche maestose, come sono i depuratori e gli impianti di smaltimento rifiuti. Secondo le ipotesi accusatorie, qualcuno lo ha capito fin troppo bene e ha ordito un mega-imbroglio, che si è allargato anno dopo anno. Nella compagnia dei truffatori, secondo i magistrati, sono entrati amministratori e funzionari della Regione Calabria e dell'ufficio del commissario, imprenditori e portaborse della nostra regione ma anche di molte altre parti d'Italia. Fino a quei politici di grosso calibro, i cui nomi stanno venendo fuori uno dopo l'altro nell'inchiesta "Poseidone". E se pure, al momento, nel registro degli indagati figura il solo segretario nazionale dell'Udc, Lorenzo Cesa, i riferimenti ad altri politici navigati sono tanti e più si va avanti nelle indagini più ne vengono fuori. Perché a Roma, dicono i magistrati titolari dell'ichiesta, c'è il cuore pulsante dell'associazione a delinquere che ha deturpato la Calabria.
L'ex presidente della Regione, Giuseppe Chiaravalloti, per esempio, godeva di buone sponsorizzazioni in certi ambienti, mentre Giovambattista Papello, considerato la vera mente della truffa, sarebbe un uomo molto vicino a Maurizio Gasparri, così come l'ex assessore all'Ambiente, anche lui indagato, Domenico Basile. Per non parlare poi di Fabio Schettini, che ha fatto parte dell'entourage dell'ex ministro Franco Frattini, e di quel Nicolino Volpe che molti dicono essere vicino al sottosegretario alle Attività produttive Pino Galati.
L'intreccio di nomi e società, del resto, è una delle principali caratteristiche portate alla luce dall'inchiesta della Procura catanzarese. Il sistema delle "scatole cinesi", infatti, era efficace perché permetteva di far sparire soldi e di rendere poi difficile ricostruirne il cammino. E a dimostrarlo è stato proprio il caso della "Spb optical disk srl" di cui facevano parte Cesa, Schettini e Papello, definita uno "schermo societario" per ottenere fondi da dirottare altrove.
Cinque miliardi di vecchie lire, secondo le teorie degli inquirenti, finanziati ma mai utilizzati, perché, in realtà, nell'area industriale di Mangone (in provincia di Cosenza) laddove doveva esserci uno stabilimento industriale, c'era invece un capannone collaudato per virtù dello Spirito santo, mancante di requisiti essenziali, e in cui l'unica cosa che si produceva erano debiti. Un milione e mezzo di euro quelli accertati, che hanno indotto gli investigatori a porsi numerose domande e a far quadrare, infine, il cerchio grazie ad un'importante testimonianza.
È stata proprio una persona "informata sui fatti" a rivelare ai magistrati che nella "Spb optical disk srl" c'era qualcosa di strano, spingendoli a risalire alle quote azionarie della società, scoprendo che, ad un certo punto, Cesa, Schettini e Papello avrebbero venduto le loro azioni a Salvatore Di Gangi, vecchia conoscenza delle cronache, noto per la parentela con due pregiudicati siciliani finiti più volte in galera e per i rapporti d'affari con Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana. E più andavano avanti, i magistrati e i carabinieri, più ne scoprivano, perché Di Gangi, quello a cui Cesa ha dichiarato ieri di aver ceduto gratuitamente le sue quote societarie, è anche il titolare di un'altra azienda già "visitata" dai militari dell'Arma a novembre: la "Data general security", il gigante della vigilanza con sede a Roma, che annovera tra le sue attività la bonifica ambientale e le intercettazioni telefoniche. E, infatti, proprio su questa parola magica, "intercettazioni", il cerchio si chiude di nuovo, e se ne apre un altro ancora più grande. Perché tra le decine di documenti che i carabinieri hanno sequestrato nei mesi scorsi ci sono anche le trascrizioni delle conversazioni tra Piero Fassino, Pietro Folena e il presidente dell'Anas Vincenzo Pozzi.
Carte illegali (sulla loro autenticità sono ancora in corso accertamenti) che certo non avrebbero dovuto essere là dove le hanno trovate: in casa di Papello. Carte che aprono nell'ambito dell'inchiesta "Poseidone" l'inquietante capitolo delle intercettazioni illegali, legando l'indagine catanzarese ad altre attualmente in corso in altre parti d'Italia. Tutte, probabilmente, unite da un invisibile legame, che racconta dell'esistenza di un'unica centrale abusiva di spionaggio che unisce imbrogli in ogni angolo del Paese.

L'incontro del sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris, con il collega che conduce le indagini sul complotto ordito ai danni di Marrazzo e della Mussolini, Stefano Civardi, avvenuto qualche giorno fa a Milano, non è stato certamente un caso.[...] *
 
scusa Tontolina

ma che ci azzeccano con la Borsa le tue crociate "politiche?

non sarebbe meglio postarle nel "Cafè"?
 
Cip1 ha scritto:
scusa Tontolina

ma che ci azzeccano con la Borsa le tue crociate "politiche?

non sarebbe meglio postarle nel "Cafè"?

E nò!
Ci azzeccano e se ci azzeccano, ci fanno tenere i piedi per terra e nn solo su piazza affari.
Ti puoi confrontare, ti aggiorna sui mali dell'Italia ti fa capire da chi eravamo governati un paio di anni fa del danno che la destra ci ha fatto. E quanto coglioni sono alcuni compagni al governo (loro nn l'hanno capito) e poi dicono che vogliono il bene dei ceti meno abbienti.
Spero rinsaviscano.
Non toccate Tontolina :cool:
 

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