Se mi cade anche Telejato (tv antimafia siciliana) a chi crediamo?

Nei giorni in cui su numerose testate compare la notizia delle minacce al direttore di Telejato, tutta Italia si mobilita. Solidarietà e appelli alla resistenza antimafia. Maniaci, così come accertato dalle indagini e dalle registrazioni, riceve la telefonata del premier Matteo Renzi che gli esprimeva vicinanza e lo incitava ad andare avanti. Terminata la telefonata, Maniaci chiama la donna e si avventurano in un dialogo di grande spessore culturale: «Tutti in fibrillazione sono... mi ha telefonato anche quello s... di Renzi». E lei risponde: «Minchia, ti sei toccato?». «Mi tenevano il telefono e io con tutte e due le mani che mi toccavo quello che resta delle mie p...», è la risposta del capo di Telejato.

Se questo è il quadro, come delineato da magistrati e carabinieri, non c'è dubbio che le prime vittime non citate nelle carte siano tutti quei ragazzi che hanno creduto alla favola dell'emittente di frontiera. Studenti illusi e ora costretti a guardare in faccia la realtà. Di un'antimafia che spesso è palcoscenico per impostori.



«Qua comando io». L'antimafia sporca di Pino Maniaci
 
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Poi dicono che i precedenti penali non contano!!!
Per questo chi va in parlamento o in altri posti deve essere lindo!


il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia iscrisse come «pubblicista» d’ufficio Maniaci, editore e conduttore del Tg di TeleJato, nonostante i suoi precedenti penali: furto, assegni a vuoto, truffa, omissione di atti d’ufficio. Tutto considerato ininfluente e cancellato dal rinnovato impegno antimafia.
 
In quella proposta c'era un'ombra. Finché un giorno, di fronte all'ennesima telefonata, gli dissi che avrei accettato la sua proposta solo dopo aver visto i libri contabili e la bozza del contratto che avrei dovuto sottoscrivere. Da quel giorno non l'ho più sentito e non ha risposto più alle mie telefonate.
Il “mito” del giornalista antimafia aveva mostrato il suo lato peggiore.

Mi dissi che non poteva esserci antimafia dove non c'era rispetto delle regole. Ma oggi che su Pino Maniaci pesano accuse pesanti, deve dare spiegazioni ad una generazione intera, all'intera categoria dei giornalisti e dei lettori e delle doverose scuse a chi per il proprio impegno ha perso la vita e ai familiari delle vittime. L'antimafia è nelle piccole cose. E' fatta di scelte quotidiane. La linea è la legge, si sceglie anche dalle piccole cose da che parte stare.


“Pino Maniaci mi voleva a Telejato, ma quando gli chiesi i libri contabili sparì”
 
Pino ci ha mentito

È tutto finito e non riusciamo a darci pace, noi giovani folli che in Pino Maniaci avevamo visto uno spiraglio di luce in questa terra maledetta.

Non riusciamo a darci pace che anche questa volta sia andata a finire così.

E pensare che noi in Pino ci credevamo veramente, una sala “Borsellino” colma di gente ci aveva creduto veramente, milioni di telespettatori incollati allo schermo in prima serata dalla Rai alla Mediaset ci credevano veramente, un autobus pieno della meglio gioventù partito da San Cataldo per andarlo a trovare in redazione ci aveva creduto veramente. Tutti ci credevamo.

Noi lo abbiamo guardato negli occhi a Pino Maniaci e, in quegli occhi che si riempivano di lacrime raccontando l’uccisione dei tanto amati cani, mai nessuno avrebbe colto una così vile e ignobile menzogna rivelatasi inconfutabile dalle intercettazioni.

Avevamo riposto in lui le nostre speranze. Vedevamo in lui l’esempio di una Sicilia che vuol cambiare e che non ha paura di denunciare e con lui ci abbiamo messo la faccia. Eravamo orgogliosi di averlo incontrato, di averlo conosciuto, di essere stati nella sua redazione che sembrava il santuario dell’antimafia, tappezzata di poster di Falcone, di Borsellino, di Pippo Fava piena di riconoscimenti, medaglie e coppe.

Ci ha mentito Pino e come il peggio mafiosetto ha utilizzato ”l’essere temuto” come arma per estorcere denaro e favori. Ma peggio ancora ha giocato con le speranze dei giovani ai quali lui mandava sempre messaggi positivi di impegno e dedizione, ai quali lui chiedeva appoggio e sostegno. Ha preso a sberle le nostre convinzioni e per un attimo abbiamo smesso di crederci e chissà quanti come noi.

Ma anche questa volta troveremo il modo di rimettere a posto i pezzi, imparare la lezione e ricominciare da capo trovando sempre qualcosa di buono in cui sperare, mettendoci sempre la faccia con dignità e onestà.

In attesa del giudizio della magistratura nella quale confidiamo, un pensiero va a tutti i ragazzi di Telejato, a tutti quelli che in quel progetto ci hanno creduto a tutti quelli che come noi ci hanno sbattuto la faccia ma che come noi troveranno il modo per ripartire con più grinta e convinzione di prima. Continuare a lavorare per vincere e non per darla vinta.
 

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