Silenzio totale dei “grandi media” italiani sul calo del Pil e sul riflesso negativo della disoccupa

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SPILLO/ Lavoro, Pil, Whirlpool: quell’Italia “negazionista” sulla sua crisi
Pubblicazione: 01.02.2020 Ultimo aggiornamento: 09:49 - Nicola Berti
Silenzio totale dei “grandi media” italiani sul calo del Pil e sul riflesso negativo della disoccupazione.
Gualtieri pensa al bonus Renzi,
Conte non pensa a nulla

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Ieri mattina, nessun grande quotidiano italiano ha segnalato in prima pagina la notizia Istat sul riflesso negativo dell’occupazione nell’ultimo mese del 2019. Nell’Eurozona la disoccupazione è ai minimi dal 2008 (7,4% in media, con Germania e Olanda al 3,2%, cioè in virtuale piena occupazione come gli Usa). Il tasso dei senza lavoro in Italia resta invece inchiodato al 9,8% e dicembre ha cancellato 75mila posti di lavoro. L’Istat ha segnalato anche il record di lavoratori precari (3,1 milioni) e il minimo storico di lavoratori autonomi (5,2 milioni).
Tutte notizie rimaste praticamente senza reazioni, meno che mai da parte del ministro del Welfare Nunzia Catalfo, evidentemente troppo impegnata nelle faide interne a M5s.

Ieri mattina, nessuno sito di grande e media rilevanza ha riportato in apertura o con effettiva evidenza la notizia Istat sul brusco calo del Pil italiano nel quarto trimestre: -0,3% su base annua, per uno score finale 2019 di virtuale stagnazione (+0,2%). In questo caso l’Italia si trova comunque in (non) buona compagnia: fra ottobre e dicembre anche la Francia ha visto cedere il suo Pil (-0,1%), mentre l’aggregato Ue ha mostrato un progresso minimo (+0,1%).

Di fronte a questo quadro, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha colto l’occasione per accusare il Fmi (poco ottimista sul 2020 dell’Italia) di aver diffuso dati falsi sul deficit italiano. Anche a lui – come all’intera filiera dei suoi predecessori – il Fondo è tornato a chiedere “riforme strutturali”: anzitutto la cancellazione del reddito di cittadinanza e il ridimensionamento di “Quota 100”.
Ma Gualtieri – europarlamentare Pd, ora candidato alle suppletive per la Camera a Roma – a differenza dei predecessori sta snobbando con insofferenza le raccomandazioni di Washington. Si sta invece buttando a capofitto in una “riforma dell’Iva e dell’Irpef”: dopo aver varato un “taglio del cuneo fiscale in busta paga” senza coperture salvo quelle immaginarie delle “lotta all’evasione”.
Nei fatti, Gualtieri punta a ripristinare in versione potenziata il “bonus Renzi” che ha abbondantemente fallito la sua missione di stimolo alla ripresa via domanda di consumo delle famiglie.
Intanto, il commissario Ue agli Affari economici, l’ex premier italiano Paolo Gentiloni, continua a non aver nulla da dire sul momento congiunturale nel suo Paese e sull’azione del governo Conte 2 in politica economica e finanziaria.

Sulla Stampa di ieri mattina, il leader della Fim-Cisl, Leonardo Bentivogli, si è lasciato andare a uno sfogo su come il governo (in particolare la componente M5s) ha gestito la crisi Whirlpool, abbandonando il sindacato a difendere 420 lavoratori al Sud. La multinazionale statunitense ha ufficializzato la volontà ultima di chiudere lo stabilimento di Napoli a fine ottobre. È stata una crisi industriale molto mediatica in altre stagioni, oggetto di polemiche sul ruolo dei grandi gruppi esteri in Italia – come ArcelorMittal – e (come per Ilva) oggetto di annunci di “crisi risolta” da parte di Luigi Di Maio, leader M5s e già superministro a Sviluppo e Welfare. Ma in questi giorni la componente “gialla” del governo (compresi il premier e i ministri per lo Sviluppo e il Welfare) sta affrontando un difficilissimo post-voto; mentre quella “rossa” lo sta celebrando come l’inizio di una radiosa “fase 2”. E per l’ennesima e forse definitiva crisi Whirlpool sembra non esserci posto nell’agenda dell’esecutivo, né sui grandi media.

L’Italia è tornata un malato grave: ma non per il coronavirus su cui ieri i grandi media hanno riempito pagine cartacee e digitali. L’emergenza nazionale non è quella sanitaria dichiarata ieri con enfasi da Palazzo Chigi. Ma – come in Cina, forse tuttora – sulle emergenze vere è meglio far calare il silenzio. Fra Pechino e Wuhan il controllo sulla circolazione delle notizie è notoriamente autoritativo.
In Italia la Costituzione garantisce invece la libertà di stampa, ma non la impone.
Meglio rischiare l’accusa di negazionismo che quella di “linguaggio d’odio”. Meglio parlar d’altro: ad esempio di come la Gran Bretagna è riuscita alla fine a decidere per il proprio futuro, a essere “sovrana”. Meglio ignorare che l’Italia è in crisi profonda se questo sollecita un confronto politico serio, che chiami il governo in carica alle sue responsabilità. O – nel caso in cui questo si dimostri unfit – che richiami gli italiani alle urne: come accade in tutte le democrazie degne di questo nome.
 
PIL IN FORTE CALO. Gualtieri, venditore di fumo, aspetta un rimbalzo che non ci sarà



Il 2019 si è concluso con un dato molto negativo dal punto di vista del PIL. Il IV trimestre 2019 ha visto un calo del PIL dello 0,3% , diminuzione che non si vedeva dal 2013, quando si usciva da un periodo di politica economica dall’austerità devastante. Un segno veramente pessimo:





Su base annua la crescita è stata dello 0,2%, ma c’è poco da gioire. Dove è venuta meno la crescita. Secondo ISTAT vi è stata una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria, mentre il comparto dei servizi ha registrato una variazione pressoché nulla. Tutto in calo, tranne che nei servizi, che altrove invece crescono. Sicuramente l’apporto negativo dell’agricoltura è stato pesante, con quasi un -5%, ma il peso del settore primario sul PIL è veramente minimo. Il problema è la manifattura che viene a soffrire della congiuntura mondiale.

Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta. Cioè la nostra economia punisce i consumi interni, sempre di più, con un calo del reddito disponibile, e viene a basarsi, fragilmente, sull’export. Però dipendendo dall’export veniamo a dipendere dall’andamento degli altri mercati e questo di riserverà delle brutte, pessime, sorprese. Notiamo che Destati, l’ente statistico tedesco, sta ritardando l’annuncio del PIL tedesco del IV trimestre e, di solito, quando accade questo, è perchè i dati saranno pessimi.

Il ministro dell’economia Gualtieri ha affermato di attendersi un rimbalzo nel primo trimestre del 2020. Con queste affermazioni conferma la mia impressione precedente: di economia non capisce assolutamente nulla e, tra l’altro, è anche sfortunato. Già non si leggevano in precedenza rimbalzi significativi dell’economia tedesca, che molto influenza la nostra, ma la situazione sarà resa ancora peggiore dal recente contagio del nCoV che si sta rapidamente espandendo in Cina. I mercati finanziari hanno già capito che, per un certo periodo di tempo, se siamo fortunati coincidente con il solo primo trimestre 2020, si assisterà ad una forte contrazione economica mondiale. Si parla di un calo del PIL Cinese dell’1%, e non consideriamo le ricadute sui paesi circostanti, come Taiwan, Thailandia, Giappone e Corea. Questo porterà ad una nuova contrazione del PIL, solo dobbiamo stabilire in quale misura. Gualtieri non è in grado di studiare qualsiasi riforma di rilancio dell’economia e dei consumi, e, se non ti aiuti, non vieni aiutato dall’esterno…
 

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