Siparietto padano

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Forumer storico
E io tiferò contro...

di Matteo Salvini - La Padania

«La nazionale da sempre è un grande strumento di unificazione del Paese». Parola di Romano Prodi, che ieri ha avuto il tempo di scrivere una lettera aperta al cancelliere tedesco, niente meno che sulla Gazzetta dello Sport. E quindi? Quindi io sto dall’altra parte. Quindi tifo contro, contro “questa” nazionale che viene usata per nascondere i mali di “questo Paese”.

Non me ne vogliano i padani Buffon, Zambrotta, Pirlo, Gilardino, Del Piero o Inzaghi, niente di personale. Ma io, per dirla come Gaber proprio non riesco a sentirmi italiano. Mi sento milanese, lombardo e padano, ma orgoglioso di questa Italia proprio non riesco ad esserlo.

Non mi piacciono i bagarini che, anche se si gioca a mille chilometri di distanza, cercano di spacciare i biglietti a cifre incredibili. E non sono padani.

Non mi piacciono quelli che vendono magliette, bandiere, petardi, parrucche e trombette taroccate ed esentasse, per santificare l’italico rituale. E non sono padani. Non mi piacciono quei “tifosi” che hanno fatto casino, sfasciando e imbrattando, per la vittoria di rigore rubata contro l’Australia. E non erano padani. Non mi piacciono quelle persone, tifosi e calciatori ma soprattutto giornalisti, che su Lippi cambiano idea ogni due giorni: ne pensavano tutto il male possibile ieri, ne chiedono la riconferma oggi dopo due stentate vittorie. Non è da padani. Non mi piacciono quelli che passano le loro giornate a stabilire come, quanto e perché faccia bene cantare l’inno di Mameli, scomunicando smemorati, stonati e taciturni. Non è da padani, io preferisco la Terra dei cachi. Non mi piacciono quei politici, e ce ne sono tanti a sinistra e qualcuno anche a destra, che contano sui gol di Totti per fotterci in silenzio un altro po’ di stipendio e di libertà. Non è da padani. E poi, se la devo dire tutta, non mi piacciono gli spaghetti con la pummarola, preferisco il risotto; non mi piace il mare, preferisco la montagna; non mi piace volare Alitalia, preferisco la Lufthansa; non mi piace il mandolino, preferisco la banda d’Affori; non mi piacciono i Savoia, preferisco Maria Teresa D’Austria. e non mi piacciono, soprattutto d'estate, quelli che fanno sempre casino facendo risuonare i loro “ahò” anche nel silenzio delle isole Aran; e non mi piacciono quelli che si arrangiano e vivono una vita da abusivi orgogliosi di fregare il prossimo; e non mi piace la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta e la sacra corona unita; e ancora non mi piacciono le tifoserie “appassionate ma civili” del Sud, come quella del Napoli, che vengono santificate dai giornalisti ma hanno quasi sempre accolto a sassate, spranghate, botte, sputi e pulcinellate i tifosi che scendevano da Nord; e non mi piace Biscardi, non mi piace Galeazzi, non mi piace Moggi, non mi piace Petrucci, non mi piacciono i calciatori che cambiano squadra con la stessa frequenza con cui cambiano le mutande, non mi piacciono i Rolex regalati ad arbitri e guardalinee, non mi piace il calcio a pagamento su Sky.

E poi proprio non mi piace l’inno di Mameli, né la musica né tantomeno il testo, tanto che quando comincia il “pa-ra-pa-pa” prima del giornale radio Rai delle 24 tolgo l’audio. Che rompipalle, dirà qualcuno, ma purtroppo è così: come faccio a tifare l’Italia? Certo tifo Milan, tifo Ivan Basso, tifo Valentino Rossi (che è di Tavullia, Marche, quindi sotto al Pò - NdPsilo), tifo la ProRecco di palla nuoto, tifo l’hockey Milano, mi piacciono il basket, la pallavolo e l’atletica leggera. Ma mi permetto un sogno. Che un giorno non troppo lontano un atleta padano porti con sè, sul podio, un po’ di verde, un foulard, magari una bandiera.

Come fecero le Pantere Nere americane alle Olimpiadi, noi aspettiamo che i nostri leoni, che pur ci sono, trovino l’orgoglio e il coraggio di dichiararsi, di dare voce e colore alla loro identità. Nell’attesa, questa sera (a proposito vi aspettiamo per la radiocronaca su Radio Padania libera dalle 19.30!) tifo per la Germania. Anzi, per la Repubblica federale tedesca.
 
La scomparsa dell'homo padanus
Alessandro Robecchi

Mai e poi mai avremmo sospettato di arrivare a questo punto. Al punto di esser mossi a compassioneda alcune specie in via di estinzione come per esempio Francesco Speroni, o Calderoli, o addirittura il Bossi Umberto. Eppure leggere le loro riflessioni all'indomani della bastonata che una formadi vita rivelatasi piuttosto intelligente (gli italiani) ha assestato alla famosa devolution muove un certo senso di pietà. Speroni vorrebbe andare a vivere in Svizzera (cioè in un posto dove i gay possono sposarsi, sacrilegio!). Calderoli ha in faccia il colore della sua camicia. Maroni, leggo su quanche titolo «detta le condizioni», come se dopo una simile scoppola potesse dettare qualcosa che non sia il testamento.
Insomma, a dirla tutta, si assiste alla fine ingloriosa di una cosa chiamata Lega e già ci sono offerte di molti zoo che promettono di tentare un salvataggio in extremis della specie: una missione disperata, visto i sonori sberloni arrivati da Milano, da Venezia, persinodaTreviso. L'Idea resiste dunque in qualche valle e in qualche anfratto nascosto, un po'come l'orso bruno: meglio non farsi vedere in città.
Certe botte in testa generano anche confusione geografica: di colpo, per gli «analisti» della Lega, Piemonte, Val d'Aosta, Liguria, Friuli, Trentino, non sono al nord. Al nord c'è solo il Lombardo- Veneto: ci si chiede che razza di mappamondo hanno, in via Bellerio. Come sempre di fronte al dramma di una specie in via di estinzione, ci si chiede cosa ne abbia causato la scomparsa: inadeguatezza, difficoltà di adattamento all'ambiente, concorrenza selvaggia di altre specie più ciniche e feroci. In effetti la Lega ha passato anni a cedere terreno di fronte a Berlusconi Silvio. Pur di avere la famosa devolution gli ha votato di tutto. Gasparri, Cirami, colpi di spugna, condoni, falsi in bilancio, leggi ad personam, tutte cose che solitamente si danno in cambio di moneta sonante. Invece, incauti, hanno accettato una cambiale. Un «pagherò», che alla fine non doveva pagare nemmeno Silvio,ma gli italiani tutti, i quali - giustamente - hanno fatto marameo.
E' la dura legge dell'evoluzione: mentre l'homo arcorianus è (a stento) sopravvissuto facendo promesse che non poteva mantenere, l'homo padanus è scomparso proprio accettando quelle promesse. Grave errore, ma piuttosto dilettantesco. Nemmeno i dinosauri ci sarebbero cascati. Sù, compagni, un po' di pietà, mi pare il minimo!
 

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