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La Crimea proclama l’indipendenza
L’Ucraina mobilita l’esercito
Plebiscito alle urne:96,77%. Ue e Usa attaccano: atto illegale, sanzioni in arrivo
Russia: possibile regime fiscale agevolato. Nazionalizzati i beni ucraini
Ufficializzati i dati definitivi del referendum sulla riunificazione alla Russia (96,77% di sì), il parlamento ha proclamato la Repubblica di Crimea come Stato sovrano indipendente nel quale la città di Sebastopoli ha uno status particolare. A favore 85 deputati.
Nella dichiarazione, pubblicata sul sito del parlamento, si legge che contestualmente si è deciso di nazionalizzare le proprietà statali ucraine situate in Crimea e di adottare il rublo come moneta nazionale.
Mosca muove intanto i primi passi per l’annessione. La Duma, la “camera bassa” del Parlamento, adotterà rapidamente un atto che autorizza la Crimea ad unirsi alla Russia. «I risultati del voto in Crimea mostrano chiaramente che gli abitanti vogliono il loro futuro solamente in seno alla Russia. Gli abitanti hanno votato per la riunificazione del popolo, con il quale hanno sempre vissuto insieme», ha detto il vicepresidente della Camera, Serghei Neverov.
Dura la reazione dell’Ucraina il cui parlamento ha approvato la mobilitazione parziale dell’esercito
KIEV: UNA FARSA
Duro il commento del presidente ucraino ad interim, Oleksandr Turchynov, che ha liquidato il referendum come «una grande farsa». Parlando in Parlamento, Oleksandr Turchynov, ha condannato «la prolungata aggressione in Crimea che la Russia -ha detto- sta tentando di nascondere con questa grande farsa che loro chiamano “referendum” e che non sarà mai riconosciuto né dall’Ucraina né dal mondo civilizzato». Il presidente ha dunque invitato i deputati a dare il “via libera” alla parziale mobilitazione delle truppe ucraine.
MOSCA AL LAVORO PER L’ANNESSIONE
Il ministero delle Finanze russo ha invece fatto sapere che Mosca potrebbe offrire un regime fiscale speciale. «Senza dubbio la probabile annessione della Crimea alla Russia avrà un forte impatto», ha detto il vice ministro delle Finanze, Serghei Shatalov in una conferenza. «Non escludo un regime fiscale speciale (durante il periodo di transizione della Crimea)», ha aggiunto, senza fornire ulteriori dettagli.
SANZIONI IN ARRIVO
Intanto Ue e Usa, che hanno definito il referendum illegale, non stanno a guardare. Oggi a Bruxelles si riunisce il vertice che dovrà decidere sulle sanzioni. Catherine Ashton arrivando nella sede del Consiglio stamane ha ribadito che i ministri degli esteri europei valuteranno «ulteriori» azioni dopo il «cosiddetto referendum» in Crimea, visto il quale «non si può far finta di niente» ma «ci deve essere una risposta» e sarà quindi «mandato il segnale più forte possibile» alla Russia. «Facciamo di nuovo appello alla Russia ad intraprendere il dialogo con le autorità ucraine e ad impegnarsi nelle de-escalation», ha aggiunto Ashton sottolineando da una parte «non si constatano» segnali di distensione, dall’altra che «l’Ucraina vuole avere buoni rapporti con la Russia, così come li vogliono avere l’Unione europea ed il resto del mondo».
I top manager delle compagnie energetiche statali russe, Gazprom e Rosneft sono già entrati nella lista nera di 130 alti funzionari e capi di società pubbliche, redatta dall’Unione Europea in vista delle misure contro Mosca. Secondo fonti del quotidiano Kommersant nella diplomazia europea e statunitense, i nomi nella blacklist potrebbero vedersi congelati i loro asset e vietato l’ingresso nell’Ue. Tra questi, scrive oggi il quotidiano, compaiono due top manager come Alexei Miller, numero uno di Gazprom, e Serghei Sechin, a capo di Rosneft e fedelissimo di Vladimir Putin. Non è chiaro, per ora, quando e con quale modalità verranno applicate tali restrizioni. Secondo il giornale, le sanzioni così studiate mirerebbero a Sechin e Miller come singoli individui e solo in un secondo momento potrebbero estendersi e colpire anche i progetti all’estero delle rispettive compagnie. Il portavoce di Gazprom ha dichiarato a Kommersant che il divieto di viaggiare in Europa per Miller, «aiuterebbe solo le compagnie aeree europee, perché i partner voleranno da noi».
L’Ucraina mobilita l’esercito
Plebiscito alle urne:96,77%. Ue e Usa attaccano: atto illegale, sanzioni in arrivo
Russia: possibile regime fiscale agevolato. Nazionalizzati i beni ucraini
Ufficializzati i dati definitivi del referendum sulla riunificazione alla Russia (96,77% di sì), il parlamento ha proclamato la Repubblica di Crimea come Stato sovrano indipendente nel quale la città di Sebastopoli ha uno status particolare. A favore 85 deputati.
Nella dichiarazione, pubblicata sul sito del parlamento, si legge che contestualmente si è deciso di nazionalizzare le proprietà statali ucraine situate in Crimea e di adottare il rublo come moneta nazionale.
Mosca muove intanto i primi passi per l’annessione. La Duma, la “camera bassa” del Parlamento, adotterà rapidamente un atto che autorizza la Crimea ad unirsi alla Russia. «I risultati del voto in Crimea mostrano chiaramente che gli abitanti vogliono il loro futuro solamente in seno alla Russia. Gli abitanti hanno votato per la riunificazione del popolo, con il quale hanno sempre vissuto insieme», ha detto il vicepresidente della Camera, Serghei Neverov.
Dura la reazione dell’Ucraina il cui parlamento ha approvato la mobilitazione parziale dell’esercito
KIEV: UNA FARSA
Duro il commento del presidente ucraino ad interim, Oleksandr Turchynov, che ha liquidato il referendum come «una grande farsa». Parlando in Parlamento, Oleksandr Turchynov, ha condannato «la prolungata aggressione in Crimea che la Russia -ha detto- sta tentando di nascondere con questa grande farsa che loro chiamano “referendum” e che non sarà mai riconosciuto né dall’Ucraina né dal mondo civilizzato». Il presidente ha dunque invitato i deputati a dare il “via libera” alla parziale mobilitazione delle truppe ucraine.
MOSCA AL LAVORO PER L’ANNESSIONE
Il ministero delle Finanze russo ha invece fatto sapere che Mosca potrebbe offrire un regime fiscale speciale. «Senza dubbio la probabile annessione della Crimea alla Russia avrà un forte impatto», ha detto il vice ministro delle Finanze, Serghei Shatalov in una conferenza. «Non escludo un regime fiscale speciale (durante il periodo di transizione della Crimea)», ha aggiunto, senza fornire ulteriori dettagli.
SANZIONI IN ARRIVO
Intanto Ue e Usa, che hanno definito il referendum illegale, non stanno a guardare. Oggi a Bruxelles si riunisce il vertice che dovrà decidere sulle sanzioni. Catherine Ashton arrivando nella sede del Consiglio stamane ha ribadito che i ministri degli esteri europei valuteranno «ulteriori» azioni dopo il «cosiddetto referendum» in Crimea, visto il quale «non si può far finta di niente» ma «ci deve essere una risposta» e sarà quindi «mandato il segnale più forte possibile» alla Russia. «Facciamo di nuovo appello alla Russia ad intraprendere il dialogo con le autorità ucraine e ad impegnarsi nelle de-escalation», ha aggiunto Ashton sottolineando da una parte «non si constatano» segnali di distensione, dall’altra che «l’Ucraina vuole avere buoni rapporti con la Russia, così come li vogliono avere l’Unione europea ed il resto del mondo».
I top manager delle compagnie energetiche statali russe, Gazprom e Rosneft sono già entrati nella lista nera di 130 alti funzionari e capi di società pubbliche, redatta dall’Unione Europea in vista delle misure contro Mosca. Secondo fonti del quotidiano Kommersant nella diplomazia europea e statunitense, i nomi nella blacklist potrebbero vedersi congelati i loro asset e vietato l’ingresso nell’Ue. Tra questi, scrive oggi il quotidiano, compaiono due top manager come Alexei Miller, numero uno di Gazprom, e Serghei Sechin, a capo di Rosneft e fedelissimo di Vladimir Putin. Non è chiaro, per ora, quando e con quale modalità verranno applicate tali restrizioni. Secondo il giornale, le sanzioni così studiate mirerebbero a Sechin e Miller come singoli individui e solo in un secondo momento potrebbero estendersi e colpire anche i progetti all’estero delle rispettive compagnie. Il portavoce di Gazprom ha dichiarato a Kommersant che il divieto di viaggiare in Europa per Miller, «aiuterebbe solo le compagnie aeree europee, perché i partner voleranno da noi».