astro blu
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Stati Uniti - 05.3.2007
Sotto questo sole
In Colorado mancano i braccianti perché gli immigrati se ne sono andati. E lo stato manda i detenuti nei campi
Come i detenuti di tutto il mondo, i 22mila delle carceri del Colorado sognano probabilmente di poter stare all’aria aperta e non dietro le sbarre di una cella. Per qualche centinaio di questi, questa possibilità diventerà probabilmente reale tra poco tempo, ma non perché verranno rilasciati. Finiranno a raccogliere meloni, cipolle e peperoni nelle aziende agricole dello stato. Braccianti, al posto degli immigrati che non ci sono più.
Il piano. L’iniziativa del Dipartimento delle Carceri è stata pensata a fronte dell’improvvisa carenza di manodopera. Gli immigrati, perlopiù ispanici, hanno abbandonato in massa il Colorado dopo le restrittive leggi anti-immigrazione promosse l’anno scorso nello stato delle Montagne Rocciose. Il giro di vite ha introdotto l’obbligo di fornire un documento d’identità per godere dei servizi governativi e ha dato più poteri alla polizia per controllare se un immigrato è clandestino o meno. Essere immigrato, specie se senza documenti, è insomma diventato sempre più difficile in Colorado, e in molti hanno scelto di cercarsi altre destinazioni. Ma dato che gran parte dei lavori meno qualificati viene svolta da queste persone, lo stato si è trovato all’improvviso con molte delle sue attività ferme. Tra queste, quella che sta soffrendo di più è l’agricoltura.
Pagati poco e sorvegliati. Allora, ha pensato il Dipartimento delle Carceri, perché non tappare questo buco con parte dei 22mila detenuti nelle nostre prigioni? Una fase di prova del programma dovrebbe essere lanciata già entro la fine di marzo, coinvolgendo oltre una decina di grandi aziende agricole. “Il motivo alla base del piano è assicurarsi che l’industria agricola non vada verso il fallimento”, ha detto un deputato del Colorado. I detenuti-braccianti (la possibilità verrà offerta solo ai prigionieri non ritenuti pericolosi) guadagneranno però solo 60 centesimi al giorno, e saranno controllati da guardie carcerarie pagate dai proprietari delle aziende agricole. Ma questi ultimi non sono entusiasti del piano, perché – nonostante la miseria percepita dai detenuti – il costo pagato per le guardie rischia di essere superiore alla cifra che di solito guadagnano gli immigrati illegali impiegati nell’agricoltura. E anche perché non si fidano interamente di criminali condannati.
Reazioni negative. Quello che sta per succedere in Colorado ha un precedente negli Stati Uniti, che però risale agli anni Quaranta: in California, mentre molti braccianti combattevano nella Seconda guerra mondiale, i detenuti erano stati mandati a lavorare nei campi. Ma l’idea del Colorado ha finora provocato solo reazioni negative. “Se non possono prendere schiavi dal Messico, li vogliono prendere dalle prigioni”, ha commentato Mark Krikorian, del Center for Immigration Studies, un gruppo che auspica maggiori restrizioni all’immigrazione. E anche chi invece favorisce l’arrivo dei migranti è critico: “Impiegheremo detenuti anche nell’industria? Non ce ne sarebbero abbastanza, a meno che non li prendano dal Texas”, ha detto Ricardo Martinez di Padres Unidos, un’organizzazione per i diritti degli immigrati.
Di Alessandro Ursic. Tratto da www.peacerepoter.net
Sotto questo sole
In Colorado mancano i braccianti perché gli immigrati se ne sono andati. E lo stato manda i detenuti nei campi
Come i detenuti di tutto il mondo, i 22mila delle carceri del Colorado sognano probabilmente di poter stare all’aria aperta e non dietro le sbarre di una cella. Per qualche centinaio di questi, questa possibilità diventerà probabilmente reale tra poco tempo, ma non perché verranno rilasciati. Finiranno a raccogliere meloni, cipolle e peperoni nelle aziende agricole dello stato. Braccianti, al posto degli immigrati che non ci sono più.
Il piano. L’iniziativa del Dipartimento delle Carceri è stata pensata a fronte dell’improvvisa carenza di manodopera. Gli immigrati, perlopiù ispanici, hanno abbandonato in massa il Colorado dopo le restrittive leggi anti-immigrazione promosse l’anno scorso nello stato delle Montagne Rocciose. Il giro di vite ha introdotto l’obbligo di fornire un documento d’identità per godere dei servizi governativi e ha dato più poteri alla polizia per controllare se un immigrato è clandestino o meno. Essere immigrato, specie se senza documenti, è insomma diventato sempre più difficile in Colorado, e in molti hanno scelto di cercarsi altre destinazioni. Ma dato che gran parte dei lavori meno qualificati viene svolta da queste persone, lo stato si è trovato all’improvviso con molte delle sue attività ferme. Tra queste, quella che sta soffrendo di più è l’agricoltura.
Pagati poco e sorvegliati. Allora, ha pensato il Dipartimento delle Carceri, perché non tappare questo buco con parte dei 22mila detenuti nelle nostre prigioni? Una fase di prova del programma dovrebbe essere lanciata già entro la fine di marzo, coinvolgendo oltre una decina di grandi aziende agricole. “Il motivo alla base del piano è assicurarsi che l’industria agricola non vada verso il fallimento”, ha detto un deputato del Colorado. I detenuti-braccianti (la possibilità verrà offerta solo ai prigionieri non ritenuti pericolosi) guadagneranno però solo 60 centesimi al giorno, e saranno controllati da guardie carcerarie pagate dai proprietari delle aziende agricole. Ma questi ultimi non sono entusiasti del piano, perché – nonostante la miseria percepita dai detenuti – il costo pagato per le guardie rischia di essere superiore alla cifra che di solito guadagnano gli immigrati illegali impiegati nell’agricoltura. E anche perché non si fidano interamente di criminali condannati.
Reazioni negative. Quello che sta per succedere in Colorado ha un precedente negli Stati Uniti, che però risale agli anni Quaranta: in California, mentre molti braccianti combattevano nella Seconda guerra mondiale, i detenuti erano stati mandati a lavorare nei campi. Ma l’idea del Colorado ha finora provocato solo reazioni negative. “Se non possono prendere schiavi dal Messico, li vogliono prendere dalle prigioni”, ha commentato Mark Krikorian, del Center for Immigration Studies, un gruppo che auspica maggiori restrizioni all’immigrazione. E anche chi invece favorisce l’arrivo dei migranti è critico: “Impiegheremo detenuti anche nell’industria? Non ce ne sarebbero abbastanza, a meno che non li prendano dal Texas”, ha detto Ricardo Martinez di Padres Unidos, un’organizzazione per i diritti degli immigrati.
Di Alessandro Ursic. Tratto da www.peacerepoter.net