"Splendidi Isola-menti" di Ivano Fossati

melodia

Forumer storico
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Rita peserà su per giù 90 chili, ha un viso bellissimo, antico, statuario.
Veste di nero, parla un inglese fluido e perfetto con la sua voce profonda.
Prepara giros e souvlaki per i turisti nel suo ristorantino vicino al porto
sull'isola di Kos, a due passi dal famoso platano sotto il quale, si dice,
fu pronunciato il giuramento di Ippocrate. E' greca ma vive in Australia
per 9 mesi all'anno, laggiù mi racconta che fa tutta un'altra vita, migliore
e più agiata, qui ci torna solo per passione, amore per la sua isola,
la sua lingua e la sua gente. I figli sono già grandi e qui non ci vogliono venire
nemmeno per le vacanze, così li lascia nella piccola città dove abita
a Nord di Sydney, mentre lei trascorre l'estate a Kos lavorando.
Quando poi torna in Australia a fine stagione, lo fa sempre via Dubai,
per potere comprare i piccoli oggetti d'oro che sono la sua passione.
"Una passione abbastanza dispendiosa" osservo io. "Per questo mio marito
mi ha lasciata", se la ride lei.

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[nelle due immagini, la baia di Grikos, sull'isola di Patmos, Grecia]
 
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Kos è una specie di Rimini ellenica, in preda a uno sviluppo febbrile.
Oggi ha un aeroporto, qualche bella spiaggia, alberghi in stile neoclassico
e molti siti archeologici da far visitare di corsa ai turisti, ma un tempo
ebbe anche la bellezza di trenta navi da mandare alla guerra di Troia.
E' no scalo di smistamento, da dove i viaggiatori più informati e volenterosi
raggiungono facilmente le autentiche isole da sogno della Grecia orientale.
Gli altri, i turisti più pigri o di bocca buona, si contentano di un mare Egeo
che a prima vista pare l'Adriatico. Fermandosi qui ed obbedendo ai percorsi
standard delel agenzia di viaggio e dei tour operator, non si immaginano
gli scenari di maestosa bellezza, di libertà, di spiritualità e silenzio,
che si aprono di lì a poco, solo per chi abbia un pizzico di indipendente
curiosità in più. Le isole greche sono stimate nel numero di 3000, quelle
abitate sono 140 ma un turista medio ne ha sentito nominare sì e no una decina.
Lascio Kos in fretta con un catamarano veloce di una delle compagnie che
in estate assicurano i facili collegamenti via mare. In giugno i turisti
non affollano ancora gli scali e quelli che si spostano da un attracco all'altro,
con l'aria giustamente estasiata di chi ah scovato un piccolo paradiso,
sono per lo più tedeschi, scandinavi, qualche francese, e pochi italiani
amanti della tranquillità.

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[prima foto in alto, Patmos. Nelle ultime due, il Monastero di San Giovanni,
sempre a Patmos, dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'Umanità]


Per meglio osservare il Monastero di San Giovanni (Sain John) --> http://www.theplaka.com/patmos/msj1.htm


(continua)
 
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Tre ore di navigazione e sbarco a Patmos, l'isola sacra del Dodecaneso, che si annuncia
subito per quello che è: un gioiello di una bellezza che toglie il fiato. Difficile descriverne
l'atmosfera sospesa fra profonda religiosità e una vocazione, del tutto naturale,
all'accoglienza di un turismo che è al tempo stesso meditativo e spensieratamente vacanziero.
Qui, San Giovanni Evangelista, esiliato dall'Imperatore Domiziano nel 95 d.C., dettò,
in una caverna oggi venerata, il libro dell'Apocalisse al suo discepolo Prochoros.
Quindi Patmos è l'isola dell'Apocalisse, ma pochi luoghi come questo, paradossalmente,
emanano un così forte senso di serenità. Il sindaco Gregorio Kamposos ci tiene a
ricordare che apocalisse non significa niente altro che rivelazione. Da queste parti ci tengono.
I monaci ortodossi che scendono dall'imponente monastero-fortezza di Chora si
mescolavano volentieri e affabilmente agli isolani e perfino ai turisti. Non è difficile
incontrarli nei bar all'aperto del lungomare di Skala, il porto principale, intenti a
concedersi un rapido rinfresco mentre i maxischermi diffondono un video dei
Coldplay o di Madonna. Tutto molto naturale, come se fosse così da sempre, e probabilmente lo è.

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[nelle immagini, l'isola di Leros (Dodecaneso), famosa nel'antichità per il culto della dea greca Artemide]
 
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E' vero che, al di là della bellezza delle spiagge di acque cristalline di Agriolivado, Meloi,
Kato Kampos e delle molte altre, la vista della grotta di San Giovanni Evangelista,
si sia credenti o no, è uno dei passaggi più suggestivi offerti dalla visita a Patmos,
ed è curioso constatare come religione, miti e paganesimo trovino, nella luce
abbagliante e azzurrina di queste isole, una specie di calor bianco che li fonde insieme
rendendo le diverse spiritualità quasi inestricabili. Qui nelle isole del Dodecaneso, che
sono le più lontane e le più addossate alla Turchia, se molti vecchi si ricordano di saper
parlare un discreto italiano (i giovani no, la loro lingua oltre al greco è l'inglese stringato
di internet) è perchè queste terre furono governate, ma sarebbe meglio dire dominate,
dagli italiani a partire dal 1912 fino al 1943. Patmos è sede di una delle più importanti
scuole teologiche di tutta la Grecia, la scuola Patmiada, che gli italiani chiusero d'imperio
per tutta la durata di quegli anni di effimero dominio. La chiesa greco-ortodossa
non ce l'ha ancora perdonato. Per il resto è risaputo che da queste parti ci apprezzano
con discrezione e non perdono occasione di ricordarci che siamo razza gemella.
Lungomare di Skala, una sera di giugno: i ritrovi all'aperto sono tutti forniti dei già
citati maxischermi televisivi, approntati per la musica ma anche, e soprattutto,
per i Mondiali di calcio. Al primo gol della Nazionale italiana contro il Ghana, nessuna
reazione, silenzio e indifferenza quasi assoluti. Non ci sono abituato, o forse non sono
abbastanza attento. Passa altro tempo e arriva il secondo gol della squadra di Lippi.
Due a zero. Isolani e turisti continuano a parlare del più e del meno fra i tavolini
illuminati dalle piccole candele colorate. Il commentatore della tv greca eccitato sbraita
forte l'avvenimento dagli altoparlanti, ma sull'isola sacra del Dodecaneso il messaggio
non arriva. Io non so nulla di calcio, ma so per certo che a un gol segnato ai Mondiali
segue un immancabile boato di folla come il tuono segue il lampo.
Questa volta non accade, il tuono non arriva.

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[nelle immagini, l'isola di Kos]
 
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In questo tratto di mare le isole fra maggiori e minori sono così vicine fra loro che si
naviga sempre a vista, se il tempo è buono. Un vero paradiso dei diportisti, anche dei
meno esperti. Non occorre essere capitani di lungo corso per spostarsi da una meta
all'altra. Patmos, oppure la piccola Lipsi, dove per tutto agosto si parla italiano e dove
i nostri connazionali amanti della quiete si fanno costruire coi risparmi piccole case
bianche davanti a tramonti meravigliosi; l'austera Kalymnos, e Leros, col suo lungomare
in pura architettura fascista metà recuperato e metà in rovina come un vecchio set
cinematrografico abbandonato; Kos, e la minuscola Arki, meta spoglia del gossip greco,
e poi Agathonissi, giù giù fino a Rodi e infine Kastellorizo, la più lontana di tutte e
praticamente turca, piccola, bella e malinconica. Le loro coste sono sempre visibili
una dall'altra e sono circondate da una miriade di scogli minori. Impossibile non avvistare terra.
Gli abitanti di queste isole che non si dedicano al turismo, ovvero che non hanno col
tempo aperto un piccolo albergo, un ristorante, un noleggio di scooter, fanno ancora
i pescatori, o allevano le capre come 2500 anni fa. Salendo sulle colline brulle di Leros
o di Kalymnos e osservando il mare blu cobalto sotto il sole implacabile col profumo
delle erbe selvatiche, si comprende meglio come e da cosa abbiano potuto scaturire
i racconti e i miti della Grecia antica. Su queste rocce abbaglianti e silenziose si narra
che trovò rifugio Oreste inseguito dalle Erinni per aver ucciso la madre Clitennestra.
Gli uomini mortali furono costretti per un'eternità a sognare e a raccontare le vicende
degli dei piuttosto che quelle dei loro simili, perchè in quel tempo indicibilmente lontano,
qui intorno a godere questa accecante bellezza, non si incontrata proprio nessuno.


(Ivano Fossati)
 
Il pilota non porta mai
pensieri pesanti
che sarebbero già da soli
tutto carico in più.
Né sciarpe, occhiali e ricordi
lasciati distanti,
che la bestia è pesante da tirare su.

Con la nebbia di Milano
che gli morsica il culo
per allegria,
col carrello e i bagagli
tutti quanti già su,
a vedere Linate diventare Pavia
oh, che tempo, che tempo, dai che andiamo via
oh, che tempo, che tempo, dai che andiamo via.

Tenuto conto
che la terra non finisce mai
troppo lontano,
specialmente per chi se la calcola da lassù,
i profumi di Grecia non toccano
queste altezze padane
mentre i cieli di Rimini arrivano bene da giu.

Solo l'Africa, qualche volta,
restituisce il sapore
dell'andare via,
ma di tempo per soddisfarsi
mica sempre ce n'è
per chi vede ogni volta Linate
che diventa Pavia
e sa bene che il tempo cambia andando via
e sa bene che il tempo cambia andando via.
 
melodia ha scritto:
[nelle immagini, l'isola di Leros (Dodecaneso), famosa nel'antichità per il culto della dea greca Artemide]


chi è, questa qui, la creatrice di lampade e lampadari, o sbaglio..?!! :mumble:
 
may ha scritto:
chi è, questa qui, la creatrice di lampade e lampadari, o sbaglio..?!! :mumble:

Che vita mai, che gioia senza Afrodite d'oro?
Ch'io sia morto quando più non mi stiano a cuore
l'amore segreto, i dolci doni e il letto:
questi sono i fiori della giovinezza, desiderabili
per gli uomini e le donne. Quando poi dolorosa sopravviene
la vecchiaia, che rende l'uomo turpe e cattivo,
sempre nell'animo lo corrodono tristi pensieri;
e di vedere i raggi del sole non gioisce,
ma è odioso ai ragazzi e in dispregio alle donne:
così penosa fece il dio la vecchiaia.



(Mimnermo, poeta greco della seconda metà del VII sec. a.C.)
 

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