Claire
ἰοίην

Sono stata in Questura con una donna che doveva recarsi all'ufficio immigrazione e fuori dall'edificio c'era una coda (anzi, una ressa) mostruosa.
Non mi era mai capitato, perché prima degli attentati di Parigi, per l'ingresso bastava fornire un documento di identità e si entrava. Non capivo come mai ci si mettesse tanto a entrare.
E' stato molto brutto: le persone erano esasperate e premevano ad ogni lato. I poliziotti respingevano all'indietro e c'è stato un momento in cui aveva il corpo compresso contro quello di altra gente, tanto schiacciata che respiravo a malapena (fortuna che non c'era gente che puzzava

Si è sfiorata la rissa quando una donna originaria - credo - dell'Est Europa, ha iniziato a urlare che i poliziotti non sapevano fare il loro lavoro perché a fare i controlli, con tutta là gente fuori, avrebbero dovuto esserci due o tre persone, non un poliziotto solo.
Il poliziotto ha cercato di mandare via la donna, spingendola indietro, ma la pressione al cancello era tanto forte che era impossibile.
Io, incastrata tra un uomo col turbante arancione, un ragazzo altissimo, una donna vestita in kurta rosso, un ragazzo con degli occhialini d'oro e la donna che era con me, non potevo muovere un solo muscolo. Ero tanto pressata contro la schiena dell'uomo col turbante che avevo dovuto voltare la testa, posando la guancia contro la schiena dell'uomo, altrimenti mi sarei rotta il naso, se avessi mantenuto la testa dritta in avanti. Avevo paura di una rissa, gli uomini della polizia gridavano e le persone in coda erano arrabbiate.
Quando, finalmente, dopo DUE ore di pressione e di ressa, sono arrivata ai controlli, mi hanno fatto una perquisizione come si vede nei film americani

Svuotare le tasche, allargare le braccia, aprire il giaccone, poi mi han chiesto di toglierlo. Mi hanno palpato ai lati. passato tutto il corpo con il metal detector e finalmente, tutta stropicciata, sono entrata.
Inizialmente mi sono chiesta se quello fosse il trattamento da sempre e normalmente riservato a chi accede all'ufficio immigrazione (anche perché dalla calca, un paio di uomini urlavano che loro erano Italiani e che non volevano essere trattati come bestiame ammassato), ma la donna che era con me (straniera) mi ha confermato quello che avevo pensato all'inizio: anche lei non era mai stata perquisita prima, misure prese per il dopo Parigi.
Continuava a scusarsi di avermi coinvolta in una simile bolgia infernale (ovviamente non era colpa sua), ma io ne ho tratto materiale di riflessione:
mi sono chiesta come mai vi fosse un solo poliziotto a fare i controlli e non almeno un paio; mi sono chiesta come mai nessuno (tranne me) faceva passare avanti (nel caso fosse possibile spostarsi anche solo di qualche cm) madri e padri con i/le figli/e in braccio o nei passeggini, mi sono chiesta come mai nessuno avesse avuto riguardo di un uomo in carrozzella che veniva continuamente ricacciato indietro perché non riusciva ad avanzare come gli altri... nemmeno i poliziotti che potevano intervenire in suo favore avevano l'aria di accorgersene. Aveva le lacrime agli occhi

E poi mi sono stupita del modo imperioso con il quale alcune persone gridavano ai poliziotti: "non siamo bestie! Come ci state trattando! Lavorate meglio! Chiamate un aiuto!" E mi sono vergognata di quelli che insistevano a dire che siccome loro erano italiani non era giusto subissero un simile trattamento.
Quando sono entrata e ho raggiunto la donna con la quale ero arrivata, avevo la faccia che diceva tutto questo. E lei, che è veramente una donna di una dolcezza infinita, prima di scusarsi per il disagio (del quale non aveva colpe) ha voluto dire una parola per spiegare il tutto: "Mal organisé", è stato il suo umile commento. E un po' di ragione l'aveva.
C'era una persona profumatissima in tutta quella bolgia, per fortuna. E il suo profumo arrivava ben chiaro alle mie narici e la cosa era rinfrancante.