Sulle Borse pesa la crisi immobiliare

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Economia
Sulle Borse pesa la crisi immobiliare
Alfonso Tuor

La correzione dei mercati finanziari è già finita oppure il forte rimbalzo registrato la settimana scorsa dalle Borse e in parte proseguito questa settimana è stato unicamente un fenomeno tecnico? Di questi tempi questa domanda assilla gli operatori che cercano indizi per formulare una risposta che comunque non può essere data con un minimo di certezza. Infatti tutto dipende dall’evoluzione della crisi del mercato immobiliare statunitense. Le caratteristiche di questo mercato fanno sì che, a differenza dei meccanismi di funzionamento delle Borse, il processo di sgonfiamento di una bolla immobiliare è lungo e graduale. Quindi le difficoltà emerse nel segmento più a rischio del mercato ipotecario può essere oggi considerato sia un problema facilmente «digeribile» dall’economia statunitense sia come il primo forte segnale di una crisi dell’intero mercato immobiliare che sarebbe inevitabilmente destinata ad intaccare anche la crescita dell’economia e quindi a spingere al ribasso i mercati azionari. Gli ottimisti sottolineano che le dimensioni di questo segmento del mercato ipotecario sono modeste: il volume di queste ipoteche ammonta a 650 miliardi di dollari rispetto a un volume totale di ipoteche che si aggira attorno ai 10’000 miliardi di dollari. Quindi, anche se dovesse aumentare la percentuale di coloro che non riescono a far fronte agli impegni legati al loro debito ipotecario (oggi sono il 13% dei creditori del cosiddetto subprime mortgage market) il volume delle insolvenze rimarrebbe comunque di dimensioni non preoccupanti. Queste cifre rassicuranti devono però essere valutate con estrema cautela. Infatti vi sono numerosi dati che spingono a ritenere che la crisi di questo segmento del mercato immobiliare sia solo la punta dell’iceberg. Innnanzitutto il numero delle abitazioni invendute, che oggi si aggira attorno a 3,5 milioni di oggetti, ha raggiunto il massimo degli ultimi 16 anni, nonostante l’economia americana continui a crescere e la disoccupazione sia a livelli storicamente molto bassi e nonostante che non vi sia stata alcuna restrizione particolare della politica creditizia delle banche. In secondo luogo, i prezzi degli immobili tendono a scendere ed è prevedibile che con l’aumentare del numero di case invendute vi sia un’accelerazione del calo dei prezzi. Ciò induce a ritenere che coloro che vogliono comprare una casa tenderanno a rinviare l’acquisto per «spuntare» prezzi ancora più favorevoli. In terzo luogo, è facilmente prevedibile che l’accumularsi dell’invenduto causerà una forte contrazione della costruzione di nuove case e quindi dell’edilizia e di tutto ciò che ruota attorno a questo settore, che negli ultimi anni ha trainato l’intera economia americana. In altri termini, presto si cominceranno a vedere gli effetti di questo inizio di crisi del mercato immobiliare anche sui livelli occupazionali e quindi sui consumi. In quarto luogo, si dimentica spesso e volentieri che il problema delle insolvenze è destinato ad emergere anche nel campo dei crediti personali, legati alle carte di credito, e di quelli concessi per l’acquisto di automobili.
Il dato di fatto è che la lunga fase di tassi di interesse a livelli molto bassi e di liquidità abbondante ha creato nel mercato immobiliare americano (e anche in quello di altri paesi) una bolla speculativa. Gli eccessi non riguardano solo il mercato immobiliare, ma anche il debito delle società che sono state prede di altre società o di fondi Private Equity che hanno di solito finanziato queste operazioni attraverso il ricorso al credito. La banca centrale statunitense è perfettamente consapevole dei pericoli dello scoppio di queste bolle, a tal punto che sta preparando il terreno per poter ridurre i tassi in caso di necessità. Quindi si tratta di capire quali saranno le modalità dello sgonfiamento degli eccessi del mercato immobiliare americano e del prevedibile scoppio della bolla del debito societario. In altri termini, ed è questo l’interrogativo che pesa oggi sulle Borse, occorre capire se queste correzioni ridurranno solo la crescita dell’economia americana oppure se provocheranno una recessione.



29/03/2007 19:31
 

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