Ciao Robin, ... permettimi di copiaincollare uno scritto di venerdì scorso che offre una convincente chiave di lettura riguardo la disoccupazione tanto agitata a spauracchio :
I prezzi del 9 marzo 2009 (676.53 la chiusura e 666 il minimo del giorno), sono considerati oggi da molti investitori non solo significativi, ma assolutamente, misticamente e magicamente veri di una verità sapienziale, ... l’esserci allontanati del 60 per cento da quei livelli è vissuto da molti come empio e sacrilego, mercati sono indicati come cari, impazziti, in piena bolla e in uno stato di grave disordine morale perché sono saliti troppo e troppo in fretta.
Oserei invece dire che i prezzi del 9 marzo, ... come si conviene ai prezzi che scontano la fine del mondo per l’indomani, ... erano molto più balordi (pur nelle differenti circostanze, naturalmente) di quelli di oggi, ... il 60 per cento di distanza tra il 9 marzo e il 5 novembre ci sembra più un problema del 9 marzo che non del 5 novembre.
Chi guarda i mercati con l’occhio dell’agrimensore che misura le distanze e scuote la testa quando le vede più ampie del solito, ... dovrebbe avere qualcosa da ridire anche sulla discesa vertiginosa da 1562 a 666 in 15 mesi, o no ? ... Ed ancora, ... che significa che il petrolio è in bolla perché è raddoppiato in sei mesi quando quota la metà di un anno fa?
E' facile COMPARARE i prezzi tra loro ma si fa un’enorme fatica a capire se un prezzo è interessante e giustificato in sé o meno, ... questa disposizione al confronto, più che alla valutazione, gioca in questo momento contro i mercati (come abbiamo visto fin qui), ma in certi momenti anche a favore ... ; il mercato vorrebbe tanto ridurre quel 60 per cento di distanza dal 9 marzo, ma ogni volta che qualche dato macro gliene dà il pretesto deve fermarsi subito perché i dati riprendono a migliorare.
I dati macro di ottobre sono risultati migliori di quelli di settembre (... che seguivano la fine del periodo di incentivi per le auto e per le case ...), il flusso di dati in tutto il mondo sta confermando questa ipotesi, certo, in America i dati della produzione vanno meglio di quelli sui consumi e questo fa dire ad alcuni che la ripresa non potrà andare avanti a lungo ...; ad una multinazionale che produce bevande, software o panini con le polpette è però indifferente che le vendite avvengano nel negozio vicino alla sede in America o in quello vicino alla fabbrica in Asia, l’importante è vendere.
Faremo meglio ad abituarci a un’America che va meglio come produzione che come consumi, è’ esattamente quello che tutti volevamo, ovvero un’America che riprende a produrre per il resto del mondo e non fa solo produrre il mondo per sé stessa ... , succede però che i dati sui disoccupati, sui consumi, sulla fiducia dei consumatori e sulle vendite domestiche sono molto più frequenti e rumorosi di quelli sulle esportazioni e sulle scorte, è il destino di questa ripresa americana, essere invisibile, niente occupati e molto malessere da una parte, ... dall’altra, però, ... più rapida diminuzione delle scorte (una cosa che suona astrusa e astratta e impalpabile e che però esiste e pesa positivamente - e meritatamente - sul Pil) e miglioramento delle esportazioni nette.
La nostra scommessa è che questo scenario di base verrà corretto almeno in parte dall’azione, ancora non scontata dai mercati, del Congresso e della Fed, gli incentivi sulle case verranno sicuramente riaperti e allargati, quelli sulle auto, nel caso, saranno anch’essi rilanciati ... ; la Fed, dal canto suo, si prepara a un ulteriore allargamento del suo bilancio, ... non inganni l’annunciata diminuzione di acquisti di mutui cartolarizzati annunciata dal Fomc, ... a fronte degli annunciati 25 miliardi di acquisti in meno (uno zuccherino concesso ai falchi in cambio del mantenimento della frase sui tassi eccezionalmente bassi per un periodo esteso), ci sarà nei prossimi mesi un’espansione della base monetaria che Morgan Stanley calcola in più di 200 miliardi.
Per chi non rammenta, ricordiamo che lo stato patrimoniale della Fed è raddoppiato in due mesi alla fine del 2008 e si è mantenuto fin qui stabile quest’anno e, da qui in avanti, riprenderà a crescere, anche se questa volta del 10 per cento e non del 100 come l’anno scorso; ... nei mesi scorsi, infatti, la Fed (che non emette titoli) ha chiesto al Tesoro di emetterne a suo nome in modo da asciugare una parte della liquidità creata, queste emissioni, in gran parte, verranno terminate perché il Tesoro sta avvicinandosi al limite di indebitamento stabilito dal Congresso, ... ne risulta, ... al di là degli aspetti tecnici, che siamo ancora talmente lontani dall’exit strategy che ci stiamo di fatto ancora muovendo nella direzione opposta, lungi dall’iniziare a frenare, la Fed sta ancora spingendo sull’acceleratore.
A noi sembra che restare leggermente sotto i massimi in novembre sarà sufficiente a placare la voglia di ribasso così diffusa ...; fine anno ci farà rivedere i massimi e in più gennaio, con dati societari ancora molto buoni (quanto meno rispetto alle attese), farà meno fatica ad essere positivo che negativo.