Telecom Italia (TIT) Telecom: difesa dell'italianità o difesa dei risparmiatori

giuseppe.d'orta

Forumer storico
La vicenda Telecom sta dimostrando ancora una volta tutti i limiti del cosiddetto "capitalismo di relazione" tipico del nostro Paese.
Un capitalismo, cioé, fatto non di denaro per acquistare la maggioranza delle aziende quotate, ma di patti di sindacato e scatole cinesi.
Il capitalismo alla Cuccia (quello delle azioni che non si contano, ma si pesano) senza però il carisma, l'abilità e l'intelligenza di Cuccia.
La cosa funziona più o meno così. Per avere il controllo di un'azienda quotata in borsa bisogna "controllare" le azioni necessarie per far votare il proprio management (cioé molto meno del 50% della azioni). Il modo più lineare per avere il controllo delle azioni sarebbe quello di comprarle direttamente, ma questo metodo ha una forte "controindicazione": servono i soldi...

Ipotizziamo che per avere la quota di comando di un'azienda siano necessari un miliardo di euro. Invece di cacciare tutto il miliardo di tasca, si può creare una società (chiamiamola H) che compra, magari in larga parte finanziandosi, le azioni della società che ci interessa. Basta avere il controllo della società H per controllare indirettamente la società che ci interessa. Talvolta i soldi necessari per controllare la società H sono ritenuti sempre troppi, quindi si crea un'altra società che controlla la società H che controlla, infine, la società quotata. Si può arrivare a controllare una società quotata tirando fuori meno dell'1% del valore di mercato della società.
Per fare questi giochetti servono due cose: 1) i finanziamenti delle banche e 2) una serie di buone relazioni con altri "capitalisti di relazione" per puntellarsi a vicenda. In altre parole, invece dei soldi, questi soggetti usano le conoscenze personali.

Qual è il problema di questo meccanismo?
Il problema è l'enorme conflitto d'interessi che si innesca fra chi detiene direttamente le azioni della società quotata (i risparmiatori) e chi "controlla" il pacchetto di controllo della società. I primi, sono interessati a massimizzare gli utili della società quotata salvaguardando gli investimenti per il futuro della società stessa. I secondi sono interessati a massimizzare il rendimento del complesso dell'investimento (che comprende i debiti e tutto il meccanismo delle scatole cinesi).
Solitamente per un "capitalista di relazione" è molto più profittevole spremere un'azienda come un limone, distribuendo dividendi verso l'alto della catena di controllo per ripagare i debiti e massimizzare il rendimento del poco denaro messo a disposizione per controllare la società, piuttosto che investire nell'azienda stessa per massimizzare gli utili futuri.
Gli azionisti di minoranza vedono così il loro investimento che pian piano si deprezza. In un primo momento possono anche essere felici dei buoni dividendi, ma nel medio termine avranno un rendimento complessivo largamente deludente.
Invece di preoccuparsi del passaporto dei proprietari delle azioni delle società quotate in Italia, il Governo dovrebbe preoccuparsi di come questo controllo viene acquisito, in altre parole il Governo dovrebbe creare un quadro di regole di mercato che limitino il più possibile i conflitti d'interesse fra i piccoli risparmiatori ed i "capitalisti di relazione".

Il primo passo da fare in questa direzione sarebbe abolire i patti di sindacato per le società quotate in borsa.
I patti di sindacato sono accordi fra soggetti che detengono partecipazioni di rilievo per blindarne il controllo. Il meccanismo delle scatole cinesi e quello dei patti di sindacato sono strumenti che si tengono insieme. Abolire i primi indebolirebbe anche l'utilizzo delle scatole cinesi.
Un secondo passo, verso una struttura di controllo delle società quotate più trasparente e con minori conflitti d'interesse, dovrebbe essere quello di limitare l'uso del capitale di debito per avere il controllo di società quotate in Italia.
Qualora il rapporto fra patrimonio e debito delle holding che controllano società quotate in borsa scenda sotto una soglia stabilita dal regolatore del mercato, le azioni detenute da questa holding dovrebbero essere "congelate" e perderebbero i loro diritti di voto fino a che la holding non torni nei ranghi.

Questi due provvedimenti (presi congiuntamente ed ovviamente con i dovuti tempi per permettere la riorganizzazione delle strutture di controllo della società) salvaguarderebbero gli interessi dei risparmiatori invece dell'italianità delle aziende.
Il concetto di italianità delle aziende rientra nella logica del "capitalismo di relazione". Le "relazioni" si stringono più facilmente con i soggetti appartenenti allo stesso "circolo". E' più difficile far coinvolgere investitori stranieri nelle logiche "di relazione" all'italiana, anche perché il grumo di interessi è diverso.

Questo vale, purtroppo, anche per il Governo. Ogni Governo ha le proprie "relazioni" privilegiate e cerca di favorire il proprio gruppo. Agli interessi del "parco buoi" ci si penserà se rimane tempo... e purtroppo, il tempo è sempre troppo poco...
 

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