TFR - Il ministro Damiano fa lo gnorri?

giuseppe.d'orta

Forumer storico
Sulla questione del trasferimento della quota del TFR "non destinata alle forme pensionistiche complementari" c'è stata molta confusione sia da parte dell'opposizione (e questo fa parte del gioco) che dello stesso Governo (e questo è più difficile da comprendere).

La riforma Maroni (quella del precedente Governo) aveva previsto che, a partire dal gennaio 2008, tutti i lavoratori avrebbero dovuto far confluire il TRF alla previdenza complementare con la formula del silenzio-assenso. La finanziaria di questo Governo anticiperà l'entrata in vigore del silenzio-assenso di un anno. Ciò significa che i lavoratori che non vogliono far confluire il TFR nella previdenza complementare devono indicarlo espressamente entro Giugno 2007. I lavoratori che non faranno nulla, vedranno confluire il TFR nei fondi pensione.

Con la finanziaria, il Governo prevede di istituire anche il famigerato Fondo INPS per la gestione del TFR, non destinato alla previdenza complementare, dei lavoratori delle aziende con 50 o più addetti.
Il Governo ha previsto di "ricavare" 6.6. miliardi di euro da questa voce. Ma i conti non tornano.
E' noto che la somma degli accantonamenti al TFR da parte delle aziende con più di 50 dipendenti è pari a circa 8.5 miliardi di euro. Per racimolare 6.6 miliardi, il 77% dei lavoratori dovrebbe espressamente richiedere di non aderire alla previdenza complementare sapendo che il suo TFR finirebbe nelle casse dell'INPS. E' evidente che questa previsione è del tutto inverosimile.
Fra gli addetti ai lavori è iniziata quindi a circolare l'ipotesi (che però non è scritta nella finanziaria ed in nessun emendamento) che il Governo preveda di incamerare nel famigerato Fondo INPS le quote dei TFR del primo semestre di coloro che non fanno alcuna scelta.

Con questo trucco, se un lavoratore non sceglierà, il TFR maturato tra Gennaio e Giugno 2007 finirebbe nelle casse dell'INPS, quello maturato da Luglio 2007 in poi finirebbe nella previdenza complementare.
L'ipotesi è abbastanza assurda, ma è l'unica compatibile con il raggiungimento degli oltre 6 miliardi di euro previsti dal Governo.

Due studiosi della materia (Tito Boeri e Agar Brugiavini) hanno pensato bene di chiedere pubblicamente chiarimenti al Ministro Damiani attraverso il sito www.lavoce.info.
Il Ministro ha risposto che il TFR dei lavoratori che scelgono espressamente per la previdenza complementare non finirà nel fondo INPS neppure per la quota dal 1 Gennaio 2007 fino al momento della scelta. Evidentemente il Ministro fa lo gnorri: il problema non è per i lavoratori che scelgono, ma per quelli (ragionevolmente la maggioranza) che non scelgono.

Il Ministro finge di dimenticare che esiste il silenzio-assenso. Eppure la domanda posta da Tito Boeri e Agar Brugiavini era molto chiara e ben articolata.
Cerchiamo di essere ancora più chiari: Ministro Damiani, che fine farà il TFR maturato tra Gennaio 2007 e Giugno 2007 dei lavoratori che non faranno alcuna scelta? Resterà in azienda o verrà trasferito al Fondo INPS? Se resterà in azienda, come si può sperare di racimolare 6.6 miliardi di euro di trasferimenti delle quote di TFR previsti in finanziaria?

Le ipotesi sono solo tre:
1 - Il Governo spera che oltre 70% dei lavoratori nelle aziende con 50 o più dipendenti scelga espressamente di non aderire alla previdenza complementare e quindi di trasferire il TFR allo stato: quindi il Governo scommetterebbe sul fallimento della previdenza complementare;
2 - Il Governo si accaparra, con un trucchetto interpretativo, il TFR dei primi sei mesi del 2007 (una tantum) dei lavoratori che non fanno alcuna scelta sperando che siano tanti gli inconsapevoli;
3 - Il Governo ha previsto una cifra ben sapendo che non la raggiungerà mai.


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giuseppe.d'orta ha scritto:
Sulla questione del trasferimento della quota del TFR "non destinata alle forme pensionistiche complementari" c'è stata molta confusione sia da parte dell'opposizione (e questo fa parte del gioco) che dello stesso Governo (e questo è più difficile da comprendere).

La riforma Maroni (quella del precedente Governo) aveva previsto che, a partire dal gennaio 2008, tutti i lavoratori avrebbero dovuto far confluire il TRF alla previdenza complementare con la formula del silenzio-assenso. La finanziaria di questo Governo anticiperà l'entrata in vigore del silenzio-assenso di un anno. Ciò significa che i lavoratori che non vogliono far confluire il TFR nella previdenza complementare devono indicarlo espressamente entro Giugno 2007. I lavoratori che non faranno nulla, vedranno confluire il TFR nei fondi pensione.

Con la finanziaria, il Governo prevede di istituire anche il famigerato Fondo INPS per la gestione del TFR, non destinato alla previdenza complementare, dei lavoratori delle aziende con 50 o più addetti.
Il Governo ha previsto di "ricavare" 6.6. miliardi di euro da questa voce. Ma i conti non tornano.
E' noto che la somma degli accantonamenti al TFR da parte delle aziende con più di 50 dipendenti è pari a circa 8.5 miliardi di euro. Per racimolare 6.6 miliardi, il 77% dei lavoratori dovrebbe espressamente richiedere di non aderire alla previdenza complementare sapendo che il suo TFR finirebbe nelle casse dell'INPS. E' evidente che questa previsione è del tutto inverosimile.
Fra gli addetti ai lavori è iniziata quindi a circolare l'ipotesi (che però non è scritta nella finanziaria ed in nessun emendamento) che il Governo preveda di incamerare nel famigerato Fondo INPS le quote dei TFR del primo semestre di coloro che non fanno alcuna scelta.

Con questo trucco, se un lavoratore non sceglierà, il TFR maturato tra Gennaio e Giugno 2007 finirebbe nelle casse dell'INPS, quello maturato da Luglio 2007 in poi finirebbe nella previdenza complementare.
L'ipotesi è abbastanza assurda, ma è l'unica compatibile con il raggiungimento degli oltre 6 miliardi di euro previsti dal Governo.

Due studiosi della materia (Tito Boeri e Agar Brugiavini) hanno pensato bene di chiedere pubblicamente chiarimenti al Ministro Damiani attraverso il sito www.lavoce.info.
Il Ministro ha risposto che il TFR dei lavoratori che scelgono espressamente per la previdenza complementare non finirà nel fondo INPS neppure per la quota dal 1 Gennaio 2007 fino al momento della scelta. Evidentemente il Ministro fa lo gnorri: il problema non è per i lavoratori che scelgono, ma per quelli (ragionevolmente la maggioranza) che non scelgono.

Il Ministro finge di dimenticare che esiste il silenzio-assenso. Eppure la domanda posta da Tito Boeri e Agar Brugiavini era molto chiara e ben articolata.
Cerchiamo di essere ancora più chiari: Ministro Damiani, che fine farà il TFR maturato tra Gennaio 2007 e Giugno 2007 dei lavoratori che non faranno alcuna scelta? Resterà in azienda o verrà trasferito al Fondo INPS? Se resterà in azienda, come si può sperare di racimolare 6.6 miliardi di euro di trasferimenti delle quote di TFR previsti in finanziaria?

Le ipotesi sono solo tre:
1 - Il Governo spera che oltre 70% dei lavoratori nelle aziende con 50 o più dipendenti scelga espressamente di non aderire alla previdenza complementare e quindi di trasferire il TFR allo stato: quindi il Governo scommetterebbe sul fallimento della previdenza complementare;
2 - Il Governo si accaparra, con un trucchetto interpretativo, il TFR dei primi sei mesi del 2007 (una tantum) dei lavoratori che non fanno alcuna scelta sperando che siano tanti gli inconsapevoli;
3 - Il Governo ha previsto una cifra ben sapendo che non la raggiungerà mai.


Immagine sostituita con URL per un solo Quote: http://www.investireoggi.it/phpBB2/immagini/1163068982inps.jpg


CARO BEPPE, MI PERMETTO DI FAR NOTARE CHE ANCHE QUESTA VOLTA LA DOMANDA NON E' CORRETTA.
LA DOMANDA DOVREBBE ESSERE:
Ministro Damiani, che fine farà il TFR maturato tra Gennaio 2007 e Giugno 2007 dei lavoratori che non faranno alcuna scelta fino a giugno 2007?

il nodo sta nel momento in cui si fa la scelta... perchè in ogni caso chi nn sceglie, sia che sia gennaio sia che sia giugno, vede trasferire il tfr all'inps.
concordi?
 
Io a Damiani chiederei più che altro che fine faranno i soldi che confluiranno al Fondo INPS...
Sarà una gestione separata da tutte le altre attività dell'ente (così come obbligatoriamente la normativa prevede per le compagnie assicurative) o sarà il solito calderone "all'italiana"?
 
La cosa più grave è un'atra:
non si capisce, anzi il governo non dice se i soldi che andranno all'INPS saranno a meno restituiti ai lavoratori.
Sembra un'ovvietà ma non è così... in fatti se fosse ovvio che questi trasferimenti all'INPS fossero restituiti non si capirebbe perchè il governo faccia rientrare questi fondi tra le poste attive della finanziaria.
:specchio:
 
Alt.
La "liquidazione" dovrà (ammesso e non concesso che questa Finanziaria passi) essere pagata al dipendente dal datore di lavoro.
Solo in un secondo momento il datore di lavoro può chiedere la liquidazione all'INPS di quanto anticipato al dipendente.

Per la serie: "Il TFR è una forma di autofinanziamento dell'azienda", non solo l'azienda non si autofinanzia, ma dovrà presumibilmente anche ricorrere al credito per poter saldare le spettanze... :rolleyes:
 
percefal ha scritto:
Io a Damiani chiederei più che altro che fine faranno i soldi che confluiranno al Fondo INPS...
Sarà una gestione separata da tutte le altre attività dell'ente (così come obbligatoriamente la normativa prevede per le compagnie assicurative) o sarà il solito calderone "all'italiana"?

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