patt
Forumer storico
BUONGIORNO CIOFFERS!!!!
ANONIMO
È facile andare incontro alle spese: sono ovunque.
Wall Street cede sotto il peso dei "profit warning"
Dati macro negativi, profit warning da parte di un “peso massimo” come Coca Cola ed anche un ulteriore aumento del greggio, solo all’ultimo neutralizzato dalla decisione dell’Opec di alzare i livelli della produzione petrolifera dal prossimo primo novembre, pesano stasera su Wall Street che termina la seduta in calo dopo aver fallito un tentativo di recupero visto a metà giornata. Il Dow Jones chiude così in rosso dello 0,84% a quota 10.231,36, mentre il tecnologico Nasdaq (grafico torna sotto i 1.900 punti, a quota 1.896,52 (-0,99%). In calo anche l’S&P500 a 1.120,35 punti (-0,71%) e il Russell 2000, l’indice delle small cap a stelle e strisce, che scivolao a quota 568,47 (-0,44%). Dal canto loro i T-bond registrano un rialzo dei rendimenti, col tasso sul decennale guida al 4,17% (dal 4,13% di ieri) e quello sul trentennale di riferimento al 4,96% (dal 4,93%), mentre la l’oro chiude a quota 406,80 dollari l’oncia, in calo di poco più di mezzo dollaro dalla vigilia. Il petrolio, come detto, inizialmente sfiora i 45 dollari al barile sempre in previsione del passaggio dell’uragano “Ivan” sopra gli impianti petroliferi del Golfo del Messico, ma poi torna sui suoi passi chiudendo a 44,58 dollari dopo l’incremento delle quote produttive dell’Opec da 26 a 27 milioni di barili giornalieri.
La giornata era iniziata con una raffica di dati macro non certamente positivi: le scorte delle imprese sono salite a luglio dello 0,9%, dopo il +1,1% (rivisto) di giugno, superando le attese (+0,8%) e mantenendosi al di sopra della crescita delle vendite (+0,6%). Il rapporto scorte/vendite risale così a 1,32 da 1,31 del mese precedente, dopo il minimo record di 1,30 di maggio. Si tratta, fanno notare gli economisti, del maggior incremento nell’arco di due mesi consecutivi mai registrato dal 1999. A questo si aggiunge un incremento deludente (+0,1% contro attese di +0,4%) della produzione industriale in agosto ed alcuni ulteriori segnali di rallentamento da parte del mercato immobiliare.
Passando ai singoli titoli, i “profit warning” sui risultati del trimestre in corso da parte di Coca Cola (KO) e del tecnologico Celestica (CLS), che subisce così anche un downgrade da parte di Jp Morgan, pesano sugli indici del listino di New York, più di quanto non riesca a fare la
buona trimestrale di Oracle (ORCL), che dal canto suo chiude in crescita di oltre il 7% dopo aver battuto le attese di Wall Street. Altri tagli delle stime giungono da Xilinx (XLNX) che perde così oltre 5 punti percentuali. Intel (INTC), Texas Instruments (TXN), National Semiconductor (NSM) e Lsi Logic (LSI) chiudono tutti in calo tra i 2 e i 4 punti percentuali. Si tratta del resto di società che nel corso delle ultime due settimane hanno tutte tagliato le proprie stime sui risultati del trimestre in corso e degli ultimi tre mesi dell’anno. Sempre tra i tecnologici perde quota Nvidia (NVDA) dopo che gli analisti di Ubs hanno ridotto il rating a “reduce” sulla base di valutazioni ritenute ancora troppo elevate (il target price è individuato i 11 dollari, contro gli attuali 13,60), soprattutto rispetto al diretto concorrente canadese Ati Technologies (ATYT). Infine la decisione dell’ex numero uno di Martha Stewart Living Omnimedia (MSO) di andare subito in carcere senza presentare appello alla condanna a 5 mesi nell’ambito dell’inchiesta sul caso di insider trading su titoli Imclone (IMCL), favorisce il titolo che sale nella convinzione che il farsi da parte della Stewart possa facilitare la ripresa dell’omonimo gruppo.

ANONIMO
È facile andare incontro alle spese: sono ovunque.
Wall Street cede sotto il peso dei "profit warning"
Dati macro negativi, profit warning da parte di un “peso massimo” come Coca Cola ed anche un ulteriore aumento del greggio, solo all’ultimo neutralizzato dalla decisione dell’Opec di alzare i livelli della produzione petrolifera dal prossimo primo novembre, pesano stasera su Wall Street che termina la seduta in calo dopo aver fallito un tentativo di recupero visto a metà giornata. Il Dow Jones chiude così in rosso dello 0,84% a quota 10.231,36, mentre il tecnologico Nasdaq (grafico torna sotto i 1.900 punti, a quota 1.896,52 (-0,99%). In calo anche l’S&P500 a 1.120,35 punti (-0,71%) e il Russell 2000, l’indice delle small cap a stelle e strisce, che scivolao a quota 568,47 (-0,44%). Dal canto loro i T-bond registrano un rialzo dei rendimenti, col tasso sul decennale guida al 4,17% (dal 4,13% di ieri) e quello sul trentennale di riferimento al 4,96% (dal 4,93%), mentre la l’oro chiude a quota 406,80 dollari l’oncia, in calo di poco più di mezzo dollaro dalla vigilia. Il petrolio, come detto, inizialmente sfiora i 45 dollari al barile sempre in previsione del passaggio dell’uragano “Ivan” sopra gli impianti petroliferi del Golfo del Messico, ma poi torna sui suoi passi chiudendo a 44,58 dollari dopo l’incremento delle quote produttive dell’Opec da 26 a 27 milioni di barili giornalieri.
La giornata era iniziata con una raffica di dati macro non certamente positivi: le scorte delle imprese sono salite a luglio dello 0,9%, dopo il +1,1% (rivisto) di giugno, superando le attese (+0,8%) e mantenendosi al di sopra della crescita delle vendite (+0,6%). Il rapporto scorte/vendite risale così a 1,32 da 1,31 del mese precedente, dopo il minimo record di 1,30 di maggio. Si tratta, fanno notare gli economisti, del maggior incremento nell’arco di due mesi consecutivi mai registrato dal 1999. A questo si aggiunge un incremento deludente (+0,1% contro attese di +0,4%) della produzione industriale in agosto ed alcuni ulteriori segnali di rallentamento da parte del mercato immobiliare.
Passando ai singoli titoli, i “profit warning” sui risultati del trimestre in corso da parte di Coca Cola (KO) e del tecnologico Celestica (CLS), che subisce così anche un downgrade da parte di Jp Morgan, pesano sugli indici del listino di New York, più di quanto non riesca a fare la
buona trimestrale di Oracle (ORCL), che dal canto suo chiude in crescita di oltre il 7% dopo aver battuto le attese di Wall Street. Altri tagli delle stime giungono da Xilinx (XLNX) che perde così oltre 5 punti percentuali. Intel (INTC), Texas Instruments (TXN), National Semiconductor (NSM) e Lsi Logic (LSI) chiudono tutti in calo tra i 2 e i 4 punti percentuali. Si tratta del resto di società che nel corso delle ultime due settimane hanno tutte tagliato le proprie stime sui risultati del trimestre in corso e degli ultimi tre mesi dell’anno. Sempre tra i tecnologici perde quota Nvidia (NVDA) dopo che gli analisti di Ubs hanno ridotto il rating a “reduce” sulla base di valutazioni ritenute ancora troppo elevate (il target price è individuato i 11 dollari, contro gli attuali 13,60), soprattutto rispetto al diretto concorrente canadese Ati Technologies (ATYT). Infine la decisione dell’ex numero uno di Martha Stewart Living Omnimedia (MSO) di andare subito in carcere senza presentare appello alla condanna a 5 mesi nell’ambito dell’inchiesta sul caso di insider trading su titoli Imclone (IMCL), favorisce il titolo che sale nella convinzione che il farsi da parte della Stewart possa facilitare la ripresa dell’omonimo gruppo.
