patt
Forumer storico
BUONGIORNO CIOFFERS!!!!
SHAFFER
La borsa è una condizione della mente. Restar tranquilli sapendo resistere a panico ed euforia è la premessa per il profitto
Wall Street: il “falso” trend ribassista
Un anno dopo l’avvio della campagna di liberazione anglo/americana del popolo iracheno dal tiranno Saddam Hussein, il mercato azionario a stelle e strisce sta attraversando uno dei periodi più volatili degli ultimi mesi, e le frammentarie notizie che giungono dal fronte afgano/pachistano, sulla ventilata cattura del braccio destro di Bin Laden, hanno altresì contribuito ad innescare la speculazione sul comparto azionario.
I tre indici a stelle e strisce più rappresentativi, il Nasdaq (grafico Composite, l’S&P500 ed il Dow Jones, hanno così lasciato sul campo oltre un punto percentuale nella sessione di venerdì, ed hanno ancora una volta evidenziato come i ribassisti si mettano in moto sulla piazza d’oltreoceano in corrispondenza dell’ultima ora di contrattazioni.
“Il mercato a questo punto presenta dei livelli di ipervenduto, ma allo stato attuale non è da escludere una prosecuzione del trend ribassista dei titoli tecnologici e del comparto delle small-cap”, ha dichiarato Bob Dickey, analista della RBC Dain Rauscher.
Non a caso nell’ultima sessione della settimana, al New York Stock Exchange, il rapporto tra titoli in rialzo e quelli al ribasso è stato di dodici contro venti, mentre sul tabellone elettronico del Nasdaq tale rapporto si è attestato a dodici contro diciannove.
L’inasprimento delle tensioni geopolitiche ha così avvantaggiato ancora una volta il petrolio e l’oro; nel dettaglio, al New York Mercantile Exchange il greggio con consegna ad aprile è stato fotografato a fine ottava poco sopra il livello dei $ 38 al barile, con un rialzo su scala settimanale del 5,2%, mentre il metallo giallo nello stesso arco temporale ha guadagnato la bellezza di $ 17,10 in cinque sessioni attestandosi a $ 412,70 l’oncia.
“La guerra in Iraq non ha risolto tutti i problemi dell’economia americana, e non ha altresì innescato una ripresa economica omogenea”, ha dichiarato Diane Swonk, responsabile economico di Bank One nella sede di Chicago, che nello specifico ha messo in evidenza il fatto che il tasso di creazione di nuovi posti di lavoro negli USA sia tuttora insufficiente un anno dopo l’avvio della campagna di liberazione dell’Iraq.
Sul versante prettamente azionario, pur tuttavia, il bilancio annuale dei listini rimane per il momento estremamente positivo, dato che il Dow Jones Industrial Average ha guadagnato il 23,2%, mentre il Nasdaq Composite è addirittura balzato del 38,9% dopo una persistente fase ribassista innescata dal crollo degli utili societari e dagli scandali legati alle irregolarità contabili dei bilanci aziendali.
“Escludendo l’attuale congiuntura del mercato del lavoro, ed il tasso di fiducia dei consumatori, la crescita dell’economia americana è stata robusta negli ultimi 12 mesi”, ha dichiarato Robert Gay, economista Commerzbank Securities. “Certamente – ha aggiunto – il ciclo ha tratto beneficio dai pacchetti di stimolo varati dall’Amministrazione Bush, ma è stata altresì decisiva la politica attendista della Federal Reserve sui tassi d’interesse”.
Aspettando l’inizio della nuova earnings season, tra poco più di due settimane, i market movers dell’ottava entrante saranno ancora una volta costituiti dalle eventuali notizie positive sul fronte della lotta al terrorismo, e dai dati macroeconomici.
Nel dettaglio, i riflettori sono puntati sul dato definitivo riguardante il tasso di crescita del PIL nell’ultimo trimestre dello scorso anno, ma anche sugli ordini di beni durevoli, sulla vendita di nuove abitazioni e sui redditi e spese personali che, immancabilmente, costituiscono un importante indicatore sulla fiducia dei consumatori e dei risparmiatori americani.

SHAFFER
La borsa è una condizione della mente. Restar tranquilli sapendo resistere a panico ed euforia è la premessa per il profitto
Wall Street: il “falso” trend ribassista
Un anno dopo l’avvio della campagna di liberazione anglo/americana del popolo iracheno dal tiranno Saddam Hussein, il mercato azionario a stelle e strisce sta attraversando uno dei periodi più volatili degli ultimi mesi, e le frammentarie notizie che giungono dal fronte afgano/pachistano, sulla ventilata cattura del braccio destro di Bin Laden, hanno altresì contribuito ad innescare la speculazione sul comparto azionario.
I tre indici a stelle e strisce più rappresentativi, il Nasdaq (grafico Composite, l’S&P500 ed il Dow Jones, hanno così lasciato sul campo oltre un punto percentuale nella sessione di venerdì, ed hanno ancora una volta evidenziato come i ribassisti si mettano in moto sulla piazza d’oltreoceano in corrispondenza dell’ultima ora di contrattazioni.
“Il mercato a questo punto presenta dei livelli di ipervenduto, ma allo stato attuale non è da escludere una prosecuzione del trend ribassista dei titoli tecnologici e del comparto delle small-cap”, ha dichiarato Bob Dickey, analista della RBC Dain Rauscher.
Non a caso nell’ultima sessione della settimana, al New York Stock Exchange, il rapporto tra titoli in rialzo e quelli al ribasso è stato di dodici contro venti, mentre sul tabellone elettronico del Nasdaq tale rapporto si è attestato a dodici contro diciannove.
L’inasprimento delle tensioni geopolitiche ha così avvantaggiato ancora una volta il petrolio e l’oro; nel dettaglio, al New York Mercantile Exchange il greggio con consegna ad aprile è stato fotografato a fine ottava poco sopra il livello dei $ 38 al barile, con un rialzo su scala settimanale del 5,2%, mentre il metallo giallo nello stesso arco temporale ha guadagnato la bellezza di $ 17,10 in cinque sessioni attestandosi a $ 412,70 l’oncia.
“La guerra in Iraq non ha risolto tutti i problemi dell’economia americana, e non ha altresì innescato una ripresa economica omogenea”, ha dichiarato Diane Swonk, responsabile economico di Bank One nella sede di Chicago, che nello specifico ha messo in evidenza il fatto che il tasso di creazione di nuovi posti di lavoro negli USA sia tuttora insufficiente un anno dopo l’avvio della campagna di liberazione dell’Iraq.

Sul versante prettamente azionario, pur tuttavia, il bilancio annuale dei listini rimane per il momento estremamente positivo, dato che il Dow Jones Industrial Average ha guadagnato il 23,2%, mentre il Nasdaq Composite è addirittura balzato del 38,9% dopo una persistente fase ribassista innescata dal crollo degli utili societari e dagli scandali legati alle irregolarità contabili dei bilanci aziendali.
“Escludendo l’attuale congiuntura del mercato del lavoro, ed il tasso di fiducia dei consumatori, la crescita dell’economia americana è stata robusta negli ultimi 12 mesi”, ha dichiarato Robert Gay, economista Commerzbank Securities. “Certamente – ha aggiunto – il ciclo ha tratto beneficio dai pacchetti di stimolo varati dall’Amministrazione Bush, ma è stata altresì decisiva la politica attendista della Federal Reserve sui tassi d’interesse”.
Aspettando l’inizio della nuova earnings season, tra poco più di due settimane, i market movers dell’ottava entrante saranno ancora una volta costituiti dalle eventuali notizie positive sul fronte della lotta al terrorismo, e dai dati macroeconomici.
Nel dettaglio, i riflettori sono puntati sul dato definitivo riguardante il tasso di crescita del PIL nell’ultimo trimestre dello scorso anno, ma anche sugli ordini di beni durevoli, sulla vendita di nuove abitazioni e sui redditi e spese personali che, immancabilmente, costituiscono un importante indicatore sulla fiducia dei consumatori e dei risparmiatori americani.