patt
Forumer storico
BUONGIORNO CIOFFERS!!!!
JOHN D. ROCKEFELLER
Il buon management consiste nel mostrare all'uomo medio come fare il lavoro dell'uomo di categoria superiore.
Farmaceutici e grande distribuzione in crisi a Wall Street
Questa volta Wall Street non ce la fa: il caro greggio, col future sull’oro nero che chiude al nuovo record di 52,67 dollari al barile, insieme alle incertezze del settore farmaceutico, coi cali di Pfizer (PFE) e Merck (MRK), e di un timore di un rallentamento delle vendite al dettaglio, che rischia di costare caro a Wal-Mart (WMT), contribuiscono ad interrompere il recupero del listino, che nonostante un tentativo di recupero visto dopo la metà seduta chiude poi sui minimi a causa di vendite sul finale. Il Dow Jones termina così a 10.125,40 punti (-1,12%), mentre il più vasto S&P500 è sui 1.130,65 punti (-1%). Il Nasdaq (grafico dal canto suo interrompe dopo sette sedute consecutive il suo rialzo e torna a quota 1.948,52 (-1,14%) mentre l’indice delle small cap Usa, il Russell 2000, si trova a 582,60 punti (-1,70%). Dal canto loro i T-bond tornano a perdere leggermente terreno, con i rendimenti in rialzo per il decennale al 4,24% (dal 4,22% di ieri) e per il trentennale al 5% (dal 4,97%), mentre l’oro scivola a 419,50 dollari l’oncia, mezzo dollaro meno della vigilia.
Per quanto riguarda i dati macro le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione calano a sole 335 mila, contro le 353 mila attese in media, portando i trader a scaricare le posizioni in attesa dei più importanti dati sul mercato del lavoro nel mese di settembre, timorosi che numeri troppo “forti” possano pesare ulteriormente sul mercato azionario come già fanno oggi gli stessi dati sui “jobless claims” sui mercati dei bond.
Il mantenersi dei prezzi del greggio sui massimi storici, complici le tensioni in Nigeria, rischia poi di causare effetti negativi a medio-lungo termine: storicamente, infatti, ad elevati prezzi del petrolio si sono sempre legati periodi di recessione.
E certamente non aiutano i dati di Wal-Mart, che si confermano nella parte bassa delle stime, con un +2,4% di crescita delle vendite a settembre su base omogenea. Certo, fanno notare alcuni analisti, il dato è pur sempre entro il range previsto, ma solo uno o due anni fa di questi
tempi le vendite salivano del 6%-8%, ovvero dalle due alle tre volte rispetto all’attuale velocità. In calo anche la catena di caffetterie Starbucks (SBUX), che a sua volta registra un andamento deludente delle vendite, mentre AnnTaylor Stores (ANN) perde quasi l’8% dopo aver preavvisato che i dati di settembre mostreranno un’andamento del fatturato inferiore alle attese degli analisti. Sempre tra i titoli della grande distribuzione chiudono in rosso anche Sears (S), Saks (SKS) e Gap (GPS). Dal canto loro i farmaceutici tornano sotto i riflettori, dopo che due articoli del New England Journal of Medicine paiono suggerire che anche il Celebrex, l’antiartritico prodotto da Pfizer in alternativa al Vioxx di Merck, pochi giorni fa ritirato dal commercio, potrebbe aver causato problemi cardiaci.
Un’ipotesi che fa subito perdere terreno a Pfizer e che interrompe il recupero messo in atto da alcune sedute da Merck dopo il crollo di oltre un quarto di valore registrato la scorsa settimana. Tra i pochi che possono sorridere stasera si notano Disney (DIS) Intel (INTC) e McDonald’s (MCD), su cui Smith Barney ha aumentato le stime di utile, mentre Alcoa (AA) perde leggermente terreno in attesa della trimestrale, prevista dopo la chiusura della seduta.

JOHN D. ROCKEFELLER
Il buon management consiste nel mostrare all'uomo medio come fare il lavoro dell'uomo di categoria superiore.
Farmaceutici e grande distribuzione in crisi a Wall Street
Questa volta Wall Street non ce la fa: il caro greggio, col future sull’oro nero che chiude al nuovo record di 52,67 dollari al barile, insieme alle incertezze del settore farmaceutico, coi cali di Pfizer (PFE) e Merck (MRK), e di un timore di un rallentamento delle vendite al dettaglio, che rischia di costare caro a Wal-Mart (WMT), contribuiscono ad interrompere il recupero del listino, che nonostante un tentativo di recupero visto dopo la metà seduta chiude poi sui minimi a causa di vendite sul finale. Il Dow Jones termina così a 10.125,40 punti (-1,12%), mentre il più vasto S&P500 è sui 1.130,65 punti (-1%). Il Nasdaq (grafico dal canto suo interrompe dopo sette sedute consecutive il suo rialzo e torna a quota 1.948,52 (-1,14%) mentre l’indice delle small cap Usa, il Russell 2000, si trova a 582,60 punti (-1,70%). Dal canto loro i T-bond tornano a perdere leggermente terreno, con i rendimenti in rialzo per il decennale al 4,24% (dal 4,22% di ieri) e per il trentennale al 5% (dal 4,97%), mentre l’oro scivola a 419,50 dollari l’oncia, mezzo dollaro meno della vigilia.
Per quanto riguarda i dati macro le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione calano a sole 335 mila, contro le 353 mila attese in media, portando i trader a scaricare le posizioni in attesa dei più importanti dati sul mercato del lavoro nel mese di settembre, timorosi che numeri troppo “forti” possano pesare ulteriormente sul mercato azionario come già fanno oggi gli stessi dati sui “jobless claims” sui mercati dei bond.

Il mantenersi dei prezzi del greggio sui massimi storici, complici le tensioni in Nigeria, rischia poi di causare effetti negativi a medio-lungo termine: storicamente, infatti, ad elevati prezzi del petrolio si sono sempre legati periodi di recessione.
E certamente non aiutano i dati di Wal-Mart, che si confermano nella parte bassa delle stime, con un +2,4% di crescita delle vendite a settembre su base omogenea. Certo, fanno notare alcuni analisti, il dato è pur sempre entro il range previsto, ma solo uno o due anni fa di questi
tempi le vendite salivano del 6%-8%, ovvero dalle due alle tre volte rispetto all’attuale velocità. In calo anche la catena di caffetterie Starbucks (SBUX), che a sua volta registra un andamento deludente delle vendite, mentre AnnTaylor Stores (ANN) perde quasi l’8% dopo aver preavvisato che i dati di settembre mostreranno un’andamento del fatturato inferiore alle attese degli analisti. Sempre tra i titoli della grande distribuzione chiudono in rosso anche Sears (S), Saks (SKS) e Gap (GPS). Dal canto loro i farmaceutici tornano sotto i riflettori, dopo che due articoli del New England Journal of Medicine paiono suggerire che anche il Celebrex, l’antiartritico prodotto da Pfizer in alternativa al Vioxx di Merck, pochi giorni fa ritirato dal commercio, potrebbe aver causato problemi cardiaci.

