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Forumer storico
Traffico di rifiuti da Napoli a Brescia: indagato ad di A2A Ambiente e Aprica
Fulvio Roncari è indagato per l’inchiesta sul traffico di rifiuti speciali che dal sud Italia sono finiti negli inceneritori del Nord. Indagati anche i vertici della multiutility Hera
di Wilma Petenzi e Pietro Gorlani
È Fulvio Roncari, amministratore delegato di A2A Ambiente e direttore di Aprica, il manager indagato nell’ambito dell’inchiesta della procura di Brescia relativa al traffico di rifiuti speciali — non tritati ed essiccati a norma di legge — che dal sud Italia (Napoli e Roma) sono finiti anche nell’inceneritore bresciano, tramite delle piccole società di intermediazione. Ma l’inchiesta affidata ai carabinieri del Noe di Brescia e Milano e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, è destinata ad estendersi anche all’Emilia Romagna. Risultano indagati anche i vertici della multiutility Hera, con accuse ben più gravi, tra cui l’associazione a delinquere.
L’inchiesta sul traffico di rifiuti
Le indagini nei confronti di Roncari invece sono un atto dovuto, in quanto rappresentante della società deve rispondere indirettamente di «omesso controllo» nei confronti di quelle 11mila tonnellate di rifiuti speciali (si tratta alla fine di urbani non pericolosi) importati tra il 2014 ed il 2015 dalla Crystal Ambiente dalla Campania. Rifiuti che per gli inquirenti non sono stati tritati ed essiccati come voleva la legge, ma mescolati ad altri rifiuti urbani tal quali. E per legge sono così diventati «bresciani». Nelle bolle d’accompagnamento dei camion arrivati all’inceneritore non c’era la loro reale provenienza. Un business milionario in buona parte legale: i rifiuti urbani tal quali non possono essere smaltiti fuori dalla regione di origine, ma se vengono «trattati» diventano materia prima secondaria commercializzabile in tutta Europa. Così la Crystal Ambiente, così come altre piccole srl, ha comprato rifiuti dalla Sapna Spa di Napoli (ed in misura minore dalla Co.La.Ri Spa di Roma e dall’ Acam di La Spezia) ad oltre 140 euro a tonnellata, non li ha trattati a dovere e li ha venduti appunto ad A2A pagando quasi 100 euro a tonnellata.
Si capisce così perché nel 2014, stando ai dati ufficiali comunicati da A2A alla Loggia, dalla provincia di Napoli risultassero importate solo 309 tonnellate di rifiuti (e sempre poche centinaia anche negli altri anni). Altre migliaia di tonnellate erano diventate «bresciane» con una semplice triangolazione. Un «giochetto» che verrebbe meno se fosse applicato di fatto lo «Sblocca Italia»: darebbe la possibilità alle multiutility del Nord di ritirare l’eccedenza di rifiuti del Sud (dove mancano inceneritori e discariche e la raccolta differenziata ha numeri risibili) trattando direttamente con le multiutility meridionali. E togliendo di mezzo una miriade di piccoli intermediari. Ma l’import palese di rifiuti dal sud (che per A2A non è altro che combustibile alternativo al metano) creerebbe una levata di scudi di buona parte del mondo politico (la regione Lombardia è contraria) ed ambientalista. Così i rifiuti prendono la via dell’estero (gli inceneritori di Danimarca, Austria, Spagna) o del Nord Italia, ma previa triangolazione che li trasforma magicamente in lombardi (e bresciani). Una volta che i camion arrivavano all’inceneritore di Brescia, con tanto di bolla d’accompagnamento «bresciana» ed un contenuto molto simile a quello dei rifiuti urbani, anche per i tecnici A2A diventa difficile capirne l’irregolarità. Per questo la multiutility continua a dichiararsi assolutamente «estranea ai fatti». Anche se una fonte interna promette che ora verranno potenziati in modo massiccio i controlli. Come già chiesto dall’osservatorio comunale sul termovalorizzatore. Nel 2015, su 50mila tir in ingresso, sono state effettuate analisi merceologiche e chimiche solo su 88 mezzi lo 0,0017% del totale (ma nei 5 anni di centrodestra erano ancora meno) . Lo stesso assessore all’Ambiente Gigi Fondra, che oggi ha invitato in commissione Ambiente lo stesso Roncari per chiarire il quadro della vicenda, ribadisce la necessità di potenziare i controlli ma soprattutto di estendere la tracciabilità del tritovagliato, che si presta troppo bene a questi «magheggi».
«Servono più controlli sui rifiuti in ingresso»
La Lega Nord ieri ha chiesto «una commissione comunale d’inchiesta ma anche molti più controlli sui rifiuti in ingresso, sia da parte di A2A che dell’Arpa». Per il consigliere regionale Fabio Rolfi «il fatto che A2A venga soltanto lambita dal tema del traffico illecito di rifiuti incrina in maniera pesante il clima di fiducia tra la città e l’azienda». Una preoccupazione che toglie il sonno anche ai manager A2A, preoccupati che possano svanire in un istante i tre anni di lavoro sulla «svolta green», sull’introduzione della differenziata, sul potenziamento dei presidi anti-inquinamento. Il deputato pentastellato Ferdinando Alberti, a nome di tutti i portavoce 5 Stelle, ricorda però il caso dei pochi controlli sui tir in ingresso all’inceneritore denunciato più volte dalla consigliera Laura Gamba; chiede ispezioni quotidiane e rilancia la proposta di legge per una moratoria sui rifiuti in tutta la provincia di Brescia. E aggiunge: «Nel frattempo con l’articolo 35 dello Sblocca Italia il Pd ha teso una mano alla criminalità consentendo ora agli inceneritori come quello di A2A a Brescia di importare i rifiuti campani, rendendo legale ciò che fino a poco tempo fa non lo era». La stessa Loggia però ha chiesto che lo Sblocca Italia non fosse applicato a Brescia (e di fatto non lo è). Ma la triangolazione di rifiuti evidenziata dall’inchiesta dei Noe, se fatta in modo legale, potrà continuare.
Hera: «Noi estranei»
Giovedì è arrivata una nota di Hera: «In riferimento all’articolo apparso sul Corriere della Sera edizione di Brescia, Hera S.p.A. evidenzia che, contrariamente a quanto pubblicato, non risultano indagati i vertici della multiutility Hera nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Brescia. Hera ritiene che tutto il Gruppo abbia operato nel pieno rispetto della normativa di riferimento, nella massima trasparenza. Per queste ragioni, Hera è certa che verrà riconosciuta l’assoluta estraneità dei dipendenti coinvolti rispetto a qualsivoglia ipotesi di reato. Qualora nel corso delle indagini dovessero emergere comportamenti non corretti da parte di fornitori terzi, la Società si riserva di valutare tutte le azioni a tutela del Gruppo»
[email protected]
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13 luglio 2017 | 08:57
Traffico di rifiuti da Napoli a Brescia: indagato ad di A2A Ambiente e Aprica
Fulvio Roncari è indagato per l’inchiesta sul traffico di rifiuti speciali che dal sud Italia sono finiti negli inceneritori del Nord. Indagati anche i vertici della multiutility Hera
di Wilma Petenzi e Pietro Gorlani
È Fulvio Roncari, amministratore delegato di A2A Ambiente e direttore di Aprica, il manager indagato nell’ambito dell’inchiesta della procura di Brescia relativa al traffico di rifiuti speciali — non tritati ed essiccati a norma di legge — che dal sud Italia (Napoli e Roma) sono finiti anche nell’inceneritore bresciano, tramite delle piccole società di intermediazione. Ma l’inchiesta affidata ai carabinieri del Noe di Brescia e Milano e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, è destinata ad estendersi anche all’Emilia Romagna. Risultano indagati anche i vertici della multiutility Hera, con accuse ben più gravi, tra cui l’associazione a delinquere.
L’inchiesta sul traffico di rifiuti
Le indagini nei confronti di Roncari invece sono un atto dovuto, in quanto rappresentante della società deve rispondere indirettamente di «omesso controllo» nei confronti di quelle 11mila tonnellate di rifiuti speciali (si tratta alla fine di urbani non pericolosi) importati tra il 2014 ed il 2015 dalla Crystal Ambiente dalla Campania. Rifiuti che per gli inquirenti non sono stati tritati ed essiccati come voleva la legge, ma mescolati ad altri rifiuti urbani tal quali. E per legge sono così diventati «bresciani». Nelle bolle d’accompagnamento dei camion arrivati all’inceneritore non c’era la loro reale provenienza. Un business milionario in buona parte legale: i rifiuti urbani tal quali non possono essere smaltiti fuori dalla regione di origine, ma se vengono «trattati» diventano materia prima secondaria commercializzabile in tutta Europa. Così la Crystal Ambiente, così come altre piccole srl, ha comprato rifiuti dalla Sapna Spa di Napoli (ed in misura minore dalla Co.La.Ri Spa di Roma e dall’ Acam di La Spezia) ad oltre 140 euro a tonnellata, non li ha trattati a dovere e li ha venduti appunto ad A2A pagando quasi 100 euro a tonnellata.
Si capisce così perché nel 2014, stando ai dati ufficiali comunicati da A2A alla Loggia, dalla provincia di Napoli risultassero importate solo 309 tonnellate di rifiuti (e sempre poche centinaia anche negli altri anni). Altre migliaia di tonnellate erano diventate «bresciane» con una semplice triangolazione. Un «giochetto» che verrebbe meno se fosse applicato di fatto lo «Sblocca Italia»: darebbe la possibilità alle multiutility del Nord di ritirare l’eccedenza di rifiuti del Sud (dove mancano inceneritori e discariche e la raccolta differenziata ha numeri risibili) trattando direttamente con le multiutility meridionali. E togliendo di mezzo una miriade di piccoli intermediari. Ma l’import palese di rifiuti dal sud (che per A2A non è altro che combustibile alternativo al metano) creerebbe una levata di scudi di buona parte del mondo politico (la regione Lombardia è contraria) ed ambientalista. Così i rifiuti prendono la via dell’estero (gli inceneritori di Danimarca, Austria, Spagna) o del Nord Italia, ma previa triangolazione che li trasforma magicamente in lombardi (e bresciani). Una volta che i camion arrivavano all’inceneritore di Brescia, con tanto di bolla d’accompagnamento «bresciana» ed un contenuto molto simile a quello dei rifiuti urbani, anche per i tecnici A2A diventa difficile capirne l’irregolarità. Per questo la multiutility continua a dichiararsi assolutamente «estranea ai fatti». Anche se una fonte interna promette che ora verranno potenziati in modo massiccio i controlli. Come già chiesto dall’osservatorio comunale sul termovalorizzatore. Nel 2015, su 50mila tir in ingresso, sono state effettuate analisi merceologiche e chimiche solo su 88 mezzi lo 0,0017% del totale (ma nei 5 anni di centrodestra erano ancora meno) . Lo stesso assessore all’Ambiente Gigi Fondra, che oggi ha invitato in commissione Ambiente lo stesso Roncari per chiarire il quadro della vicenda, ribadisce la necessità di potenziare i controlli ma soprattutto di estendere la tracciabilità del tritovagliato, che si presta troppo bene a questi «magheggi».
«Servono più controlli sui rifiuti in ingresso»
La Lega Nord ieri ha chiesto «una commissione comunale d’inchiesta ma anche molti più controlli sui rifiuti in ingresso, sia da parte di A2A che dell’Arpa». Per il consigliere regionale Fabio Rolfi «il fatto che A2A venga soltanto lambita dal tema del traffico illecito di rifiuti incrina in maniera pesante il clima di fiducia tra la città e l’azienda». Una preoccupazione che toglie il sonno anche ai manager A2A, preoccupati che possano svanire in un istante i tre anni di lavoro sulla «svolta green», sull’introduzione della differenziata, sul potenziamento dei presidi anti-inquinamento. Il deputato pentastellato Ferdinando Alberti, a nome di tutti i portavoce 5 Stelle, ricorda però il caso dei pochi controlli sui tir in ingresso all’inceneritore denunciato più volte dalla consigliera Laura Gamba; chiede ispezioni quotidiane e rilancia la proposta di legge per una moratoria sui rifiuti in tutta la provincia di Brescia. E aggiunge: «Nel frattempo con l’articolo 35 dello Sblocca Italia il Pd ha teso una mano alla criminalità consentendo ora agli inceneritori come quello di A2A a Brescia di importare i rifiuti campani, rendendo legale ciò che fino a poco tempo fa non lo era». La stessa Loggia però ha chiesto che lo Sblocca Italia non fosse applicato a Brescia (e di fatto non lo è). Ma la triangolazione di rifiuti evidenziata dall’inchiesta dei Noe, se fatta in modo legale, potrà continuare.
Hera: «Noi estranei»
Giovedì è arrivata una nota di Hera: «In riferimento all’articolo apparso sul Corriere della Sera edizione di Brescia, Hera S.p.A. evidenzia che, contrariamente a quanto pubblicato, non risultano indagati i vertici della multiutility Hera nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Brescia. Hera ritiene che tutto il Gruppo abbia operato nel pieno rispetto della normativa di riferimento, nella massima trasparenza. Per queste ragioni, Hera è certa che verrà riconosciuta l’assoluta estraneità dei dipendenti coinvolti rispetto a qualsivoglia ipotesi di reato. Qualora nel corso delle indagini dovessero emergere comportamenti non corretti da parte di fornitori terzi, la Società si riserva di valutare tutte le azioni a tutela del Gruppo»
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13 luglio 2017 | 08:57
Traffico di rifiuti da Napoli a Brescia: indagato ad di A2A Ambiente e Aprica