Tuor - Per il segreto bancario in vista una soluzione

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Forumer storico
Vertice di Bruxelles
Per il segreto bancario in vista una soluzione
Alfonso Tuor

Si susseguono i vertici dei capi di Stato e di governo per arginare l’incendio che sta devastando l’economia mondiale. L’ultimo in ordine di tempo è quello dell’Unione europea chiamato ad affrontare la crisi dei Paesi dell’Est.
Ma per la Svizzera la notizia più rilevante proveniente da Bruxelles riguarda il futuro del segreto bancario. Il presidente francese Nicolas Sarkozy, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il primo ministro inglese Gordon Brown hanno chiaramente dichiarato al termine del vertice che non è ancora caduta l’ultima parola sull’inserimento della Svizzera nella lista nera dei paradisi fiscali che verrà compilata al vertice del G20 di Londra che si terrà il prossimo 2 aprile. Tutto induce anzi a ritenere che vi siano ancora ampi spazi di trattative, anche se i tempi sono molto stretti. Del resto, negli ultimi giorni anche da parte svizzera si era lasciato intendere che esistono ancora margini di manovra. L’ultimo segnale in questa direzione era stato dato sabato scorso al Congresso del Partito liberale dallo stesso consigliere federale Hans Rudolf Merz.
I termini generali di una possibile soluzione appaiono evidenti. Bruxelles vuole che il segreto bancario svizzero non sia uno strumento usato dai cittadini europei per evadere il fisco. Quindi se il nostro Paese accetterà di riversare ai rispettivi Paesi le imposte sui redditi generati dai capitali gestiti in Svizzera, la disputa sul segreto bancario potrebbe essere superata. In pratica, si tratterebbe di seguire la strada già indicata dal Trattato sulla tassazione del risparmio già sottoscritto con l’Unione europea. Evidentemente la trattativa verterà anche sull’eliminazione di quelle scappatoie, che rendono molto facile eludere il pagamento dell’euroritenuta sugli averi da interesse dei non residenti. Ma queste scappatoie - è bene sottolinearlo con forza - non sono state volute dalla Svizzera ma dalla Gran Bretagna. E infatti ieri a Bruxelles il presidente francese ha chiaramente alluso al fatto che è radicalmente cambiata la posizione britannica. Sebbene in tali questioni il diavolo si nasconda nei dettagli, si può ragionevolmente ipotizzare che una soluzione è all’orizzonte. Questa via d’uscita permetterebbe alla Svizzera di mantenere il segreto bancario e di preservare le attività della piazza finanziaria elvetica legate alla gestione patrimoniale. Permetterebbe ai Paesi dell’Unione Europea di aumentare le loro entrate fiscali e di evitare che questi capitali vengano a mancare ai mercati finanziari europei (si pensi solo al mercato monetario) dopo essersi trasferiti in altri centri finanziari, come Singapore o Hong Kong.
Sebbene sia opportuno essere prudenti, da Bruxelles giunge pertanto la chiara indicazione che è possibile e forse anche imminente una soluzione alla disputa con l’Unione Europea sul segreto bancario.

Il vertice europeo era comunque dedicato alla crisi dei Paesi dell’Est. Il risultato è stato simile a quello di altri summit: si cerca di evitare il peggio applicando nuovi cerotti. È quanto è successo anche ieri a Bruxelles dove, dopo aver racimolato circa 24 miliardi di euro presso alcune organizzazioni internazionali (Banca Mondiale, Banca Europea degli Investimenti ecc.), si è deciso di affrontare la crisi caso per caso, pur assicurando che nessun Paese verrà abbandonato a sé stesso. A prima vista l’approccio appare corretto, poiché la realtà di queste economie non è omogenea, ma l’Unione Europea non sembra aver considerato il rischio del contagio, che è esaltato da alcuni tratti comuni delle attuali difficoltà dell’Est. I Paesi dell’ex blocco sovietico accusano pesanti deficit della loro bilancia delle partite correnti, che non sono più in grado di finanziare a causa del prosciugamento dell’afflusso dei capitali esteri e per effetto della contrazione delle loro esportazioni. Inoltre le famiglie e le imprese di alcuni Paesi (in primis Ungheria, Romania e Polonia) si sono indebitate in valuta estera (ossia in euro o in franchi svizzeri) con la conseguenza che la svalutazione delle loro monete fa esplodere il loro debito e rende insostenibile la situazione finanziaria, esacerbando ulteriormente la crisi delle loro economie. Nelle prossime settimane si capirà se il cerotto applicato ieri risulterà almeno temporaneamente sufficiente oppure se la crisi spingerà alcuni Paesi (quelli più a rischio sono Ucraina, Lettonia ed Ungheria) ad un’insolvenza che potrebbe mettere in ginocchio non solo alcune banche austriache, italiane e svedesi che hanno una forte esposizione nei confronti di questi Paesi, ma innescare un processo simile anche in alcuni membri di Eurolandia (come Austria, Irlanda e Grecia), la cui situazione debitoria appare insostenibile. Lo sbocco finale della crisi dei Paesi dell’Est europeo appare comunque segnato. Essi devono scegliere tra politiche monetarie e fiscali di lacrime e sangue oppure rischiano di essere travolti da una recessione mondiale che per rapidità ed entità è superiore ad ogni più pessimistica previsione.

02.03.09 01:06:34
 
WASHINGTON, 2 marzo (Reuters) - Il ministro della Giustizia svizzero e un viceministro della Giustizia Usa si sono incontrati oggi per discutere di "questioni finanziarie internazionali".

Lo ha riferito il dipartimento della Giustizia statunitense, mentre Washington cerca di penetrare il segreto bancario nell'ambito di un'inchiesta sull'istituto svizzero Ubs (UBS.N).

L'elvetica Eveline Widmer-Schlumpf e il viceministro Usa David Margolis si sono incontrati prima che
Widmer-Schlumpf incontri il ministro americano Eric Holder, nell'ambito di in una indagine federale che accusa Ubs di aver aiutato contribuenti americani ad evadere le tasse.

Ubs, la più grande banca d'affari al mondo, lo scorso mese si è accordata per pagare una multa da 780 milioni di dollari e svelare l'identità di 300 dei suoi clienti americani per evitare accuse penali, che secondo le autorità svizzere avrebbero messo a rischio l'esistenza stessa della banca.

Il giorno dopo l'accordo, il fisco Usa ha però annunciato di voler comunque intraprendere una causa civile contro Ubs, per cercare di avere accesso ai dati di altri 52.000 americani che nasconderebbero circa 14,8 miliardi di dollari in asset nei conti della banca svizzera.

La causa aggredisce il tanto vantato segreto bancario degli istituti svizzeri.

Eugen Haltiner, che guida l'authority svizzera Finma, ha paragonato la disputa tra Berna e Washington a una "guerra economica", alimentata dalla crisi finanziaria.
 
Cosa c'entrano gli UK con il segreto bancario e l 'euroritenuta?
la vera domanda è: perchè gli UK volevano una scappatoia all'euroritenuta ?
oppure: perchè gli UK volevano dare ai cittadini italiani, tedeschi, francesi, ecc un facile modo per evadere la tassazione sui capitali, e sottrarre risorse ai loro rispettivi paesi ? :rolleyes:
 
la vera domanda è: perchè gli UK volevano una scappatoia all'euroritenuta ?
oppure: perchè gli UK volevano dare ai cittadini italiani, tedeschi, francesi, ecc un facile modo per evadere la tassazione sui capitali, e sottrarre risorse ai loro rispettivi paesi ? :rolleyes:
Ma poi perchè la Svizzera dovrebbe rinunciare ai soldi dell'euroritenuta per far piacere agli Uk, ba la notizia mi puzza.
 

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