Tuor - Solo appelli per superare la crisi

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Forumer storico
Riunione dell’FMI
Solo appelli per superare la crisi
Alfonso Tuor

Dalla riunione dell’FMI tenutasi sabato scorso a Washington è apparentemente uscito solo un appello ad un’azione globale per contrastare, da un canto, la crisi economica e finanziaria nei paesi ricchi e, dall’altro, per evitare che il forte rialzo delle derrate alimentari non solo aggravi i problemi umanitari nei paesi poveri, ma che addirittura intacchi la loro stabilità politica. L’invito ad un’azione coordinata e l’appello alle banche perché siano più trasparenti e si ricapitalizzino appaiono una risposta inadeguata rispetto ai chiari segnali, moltiplicatisi negli ultimi giorni, di un ulteriore aggravamento della crisi economica.
Al nuovo aumento della tensione hanno contribuito il peggioramento della situazione dell’economia statunitense, da un canto, e le brutte sorprese prodotte da un’attenta lettura dei bilanci del primo trimestre pubblicati da alcune banche di investimento americane. Per quanto riguarda l’economia si sta rapidamente incrinando la convinzione che l’economia statunitense possa riprendersi già nel secondo semestre di quest’anno. Gli economisti dell’FMI sono stati i primi a raffreddare questo ottimismo con la previsione che l’economia americana è destinata a risentire della crisi non solo quest’anno, ma anche l’anno prossimo. Per l’FMI infatti le economie di tutti i paesi che hanno conosciuto una pesante crisi del mercato immobiliare ne hanno risentito per anni. E ciò vale ancor più per un’economia, come quella americana, in cui le famiglie sono pesantemente indebitate. Dunque, l’FMI ha giustamente provveduto a raffreddare i facili entusiasmi degli analisti finanziari e a rinviare sine die l’appuntamento con la ripresa. Ma gli ultimi dati provenienti dall’economia statunitense sembrano contraddire anche la previsione, sostenuta anche dall’FMI, che la contrazione economica sarà relativamente leggera. Questa prospettiva è confortata da numerosi dati. Essi vanno dal forte calo delle vendite dei grandi magazzini al calo delle vendite di auto, dal crollo della fiducia dei consumatori, scesa ai livelli della pesante crisi dell’inizio degli anni Ottanta, ai dati della bilancia commerciale americana, che mettono in evidenza che non c’è lo sbandierato boom delle esportazioni favorito dal forte deprezzamento del dollaro. Inoltre, la crisi del mercato immobiliare non sembra allentarsi. Secondo la Mortgage Bankers Association, per più del 2% (circa 1 milione) dei 46 milioni di mutui ipotecari è in corso la procedura di pignoramento dell’immobile, mentre un altro 5,82% non paga più il mutuo. Questi dati si riferiscono al quarto trimestre dell’anno scorso, ma è a tutti chiaro che la situazione è ulteriormente peggiorata nei primi mesi di quest’anno, anche perché il taglio del costo del denaro deciso dalla Federal Reserve si è solo in minima parte tradotto in una diminuzione dei tassi ipotecari. Tutto ciò induce a ritenere che la recessione, per il momento solo agli inizi, rischia di essere molto più pesante di tutte le previsioni.
Ciò vale anche per la crisi del sistema bancario, come indica chiaramente il nuovo allargamento dei differenziali dei tassi e la continua riluttanza delle banche a prestarsi denaro. Addirittura altri clamorosi botti sembrano prossimi, come ha lasciato presagire la nuova operazione di salvataggio della Federal Reserve. Quest’ultima la settimana scorsa ha dato alla Lehman Brothers, che usando un eufemismo era in gravi difficoltà, 2,26 miliardi di dollari in cambio di prestiti che la banca di investimento non riusciva a vendere sul mercato. Ma c’è di più. Si comincia a capire il «miracolo» delle banche di investimento americane che (ad eccezione di Merrill Lynch) hanno finora denunciato perdite relativamente contenute. Ebbene, il trucco è semplice: si amplia il volume delle attività che si contabilizzano a prezzo di acquisto sotto la categoria «Livello 3». Guardando questa posta del bilancio, si scopre nel caso di Goldman Sachs che nei primi tre mesi di quest’anno è cresciuta del 39% per raggiungere gli 82,3 miliardi di dollari e si capisce come la banca di investimento abbia potuto chiudere il primo trimestre in utile. Quindi, la crisi finanziaria è ancora solo alle battute iniziali. Anzi, ora sta cominciando ad intaccare anche il vasto mondo delle piccole e medie banche americane a causa delle impennata delle insolvenze non solo sulle ipoteche, ma anche sulle carte di credito, sui prestiti per l’acquisto delle automobili, ecc. È quindi molto probabile che siano prossimi nuovi colpi di scena.
A tirare ancora sono solo i mercati delle materie prime e dei prodotti agricoli, sostenuti con forza dalla speculazione finanziaria, con il risultato di provocare inflazione nei paesi ricchi e instabilità politica e spesso anche fame nei paesi poveri.

CdT
13/04/2008 21:15
 
sempre utili e condivisibili per me gli articoli di Tuor. piu' andiamo avanti e piu' oltre la politica anche la finanza sembra un grande talk-show...finzioni,bugie, agiramenti delle leggi , tutto pur di poter continuare a spennare il parco buoi ( o dei polli ) e le strutture dello stato...quo usque tandem .....
e grazie a Sharnin.
 

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