Tutti ne parlano

Claire

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รˆ record di incassi, le sale sono piene e il pubblico applaude, ma voi lo avete visto?
:-?


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Blog di ๐†๐ข๐š๐ง๐ง๐ข ๐‚๐š๐ง๐จ๐ฏ๐š

Cโ€™รจ lโ€™aroma โ€“ denso e leggero al tempo stesso โ€“ della grande commedia italiana in Cโ€™รจ ancora domani, il film che segna lโ€™esordio alla regia di Paola Cortellesi. Allโ€™inizio, nel seminterrato in cui la famiglia della protagonista Delia (interpretata dalla stessa Cortellesi) fa colazione, viene in mente lโ€™incipit di "Una giornata particolare", con lei che sciabatta in bianco e nero nella sua vestaglietta dimessa come Sophia Loren nel capolavoro di Ettore Scola. Ma poi, nel prosieguo del racconto, in una Roma immersa in atmosfere alla De Sica, รจ impossibile non pensare alla calda romanitร  popolaresca di Anna Magnani, contemperata perรฒ con qualche tocco della remissivitร  innocente di Giulietta Masina picchiata dal bruto Zampanรฒ nei panni di Gelsomina in "La strada" di Fellini. Radici. Matrici. Modelli. Echi. Rimandi. Omaggi. Cโ€™รจ tutto questo in "Cโ€™รจ ancora domani".

Ma parlare di revival neorealista โ€“ come pure qualcuno ha fatto โ€“ rischia di risultare riduttivo. Perchรฉ รจ vero che siamo nellโ€™Italia in bianco e nero del 1946, e che le dinamiche socio-familiari messe in scena sono quelle dellโ€™immediato dopoguerra, ma la sceneggiatura (scritta dalla stessa Cortellesi in collaborazione e con i suoi storici sodali Giulia Calenda e Furio Andreotti) introduce almeno due elementi non immediatamente riconducibili al neorealismo: in primo luogo il conflitto di genere (al posto dei conflitti generazionali e di classe particolarmente cari al neorealismo), in secondo luogo un registro che spesso devia dalla stretta aderenza ai canoni del reale per aprirsi a guizzi di surreale leggerezza e di musicale levitร .

Pensiamo anche solo allo sguardo intenso e ai sorrisi con la bocca sporca di cioccolato fra Delia e il timido meccanico interpretato da Vinicio Marchioni, con la macchina da presa che gira vorticosamente intorno ai due sulle note โ€“ volutamente anacronistiche, un poโ€™ alla Susanna Nicchiarelli โ€“ di "Mโ€™innamoro" di Fabio Concato, o anche allโ€™ennesima scena di pestaggio di Delia da parte del marito rozzo e manesco (un trucido Valerio Mastandrea), girata e montata come un balletto, o una coreografia, oscillando fra violenza e corteggiamento, su note ugualmente stranianti. Gli anacronismi e le ibridazioni musicali (si va da canzoni dโ€™epoca come "Perdoniamoci" di Achille Togliani o "Aprite le finestre" di Fiorella Bini fino a "Nessuno eseguita" da Petra Magoni & Ferruccio Spinetti, "La sera dei miracoli" di Lucio Dalla e "A bocca chiusa" di Daniele Silvestri) introducono o sospensioni dellโ€™azione in chiave di musical o stridori surreali fra il visivo e il sonoro, fra immagine e suono, con effetti di attualizzazione e al tempo stesso di sorridente problematizzazione.

Ma piรน di ogni altra cosa รจ la sceneggiatura che induce allโ€™applauso: perchรฉ se in alcune situazioni sfiora la perfezione nel calibrare tempi, ritmi, sguardi e silenzi (pensiamo anche solo alla scena in cui la famiglia di Delia invita a pranzo i genitori arricchiti del fidanzato della figlia, in un crescendo di imbarazzi, gaffes, equivoci, imprevisti e malintesi), รจ poi nellโ€™epilogo che trova una soluzione narrativa capace di lasciare tutti a bocca aperta. Al centro cโ€™รจ la misteriosa lettera che Delia โ€“ casalinga vessata e umiliata, sottomessa e rassegnata โ€“ riceve a metร  film e che su consiglio della portinaia tiene nascosta al marito. Ora: se una moglie nasconde qualcosa al legittimo consorte รจ quasi inevitabile che le attese e i sospetti dello spettatore vadano in unโ€™unica direzione.

La scelta di Delia di acquistare una camicetta elegante e di mettersi il rossetto sulle labbra non fanno che confermare le supposizioni dello spettatore. Come ci si libera da un marito-patriarca, molesto e manesco, violento e prevaricatore? Con un appuntamento galante, con unโ€™avventura extraconiugale, con una fuga romantica, vien da pensare. Invece no.
Lโ€™epilogo va da unโ€™altra parte. E scrive โ€“ a sorpresa โ€“ uno dei piรน begli elogi della democrazia che il cinema italiano abbia mai prodotto in 120 anni di storia. Assieme alla consapevolezza che nella societร  di massa i destini individuali dipendono anche dalle scelte collettive, e che di fronte a certe scelte forti, determinate e condivise anche i maschi piรน trucidi e rozzi sono obbligati โ€“ come capita al marito di Delia โ€“ a rassegnarsi e a tacere, per la prima volta sconfitti e umiliati.
 

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