SINIBALDO
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U.S.A. 2005 CRESCITA DIMEZZATA ?????
Negli Stati Uniti l'occupazione procede molto più a rilento di quanto avevano previsto gli economisti e la sensazione generale è che sia già cominciata la frenata da molti prevista mesi fa.
In Germania la produzione industriale è crollata in agosto dell'1 per cento e addirittura del 3,6 per cento rispetto a un anno prima.
Insomma, ai segnali positivi, in arrivo fino a poco tempo fa, si stanno sostituendo segnali negativi.
A conferma del fatto che la congiuntura internazionale non era poi così solida come molti volevano far credere.
Ma adesso l'attenzione è tutta spostata sul 2005 negli Stati Uniti.
Fino a qualche tempo fa c'erano solo pochi economisti a mettere in guardia contro una possibile fortissima frenata della crescita in America.
E fra questi il più autorevole era certamente Stephen Roach, capo economista di Morgan Stanley. Quest'ultimo assegnava addirittura il 50 per cento di probabilità alla possibilità che nel 2005 in America scoppiasse una recessione. Naturalmente, solo pochi hanno prestato attenzione a Roach.
Solo che adesso la vicenda si complica.
E si complica perché i capi delle 125 maggiori società americane hanno detto (con la maggioranza del 70 per cento) che nel 2005 la crescita americana rischia di scivolare al 2 per cento contro una crescita 2004 che molti stimano addirittura vicino al 4/5 per cento.
Le cause di questa possibile frenata sono parecchie. Giocano un ruolo certamente le vicende politiche internazionali, che non sono per niente pacifiche.
Ma c'entrano parecchio anche altri due elementi. E cioè il rallentamento economico dell'Asia, imposto dalla necessità di non far scoppiare quelle economie.
E la necessità, per l'America, di rimettere un po' a posto i propri parametri (debito pubblico, debito con l'estero, indebitamento delle famiglie) dopo la dissennata politica economica di Bush in questi anni.
In sostanza, e nonostante quello che dicono gli economisti che vanno per la maggiore, il 2005 potrebbe rivelarsi non un anno di consolidamento della ripresa in corso, ma un anno di forte e brusco rallentamento.
Rallentamento spinto da almeno tre fattori: frenata asiatica, frenata americana, prezzo del petrolio.
In queste condizioni la crescita del 2 per cento immaginata dall'Europa potrebbe rilevarsi semplicemente irraggiungibile.
E anche l'idea che l'Italia nel 2005 possa conoscere una crescita superiore all'1,5 per cento potrebbe rivelarsi un sogno, destinato a svanire con l'arrivo della primavera e delle prime, serie difficoltà dell'economia mondiale.
SINIBALDO
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U.S.A. 2005 CRESCITA DIMEZZATA ?????
Negli Stati Uniti l'occupazione procede molto più a rilento di quanto avevano previsto gli economisti e la sensazione generale è che sia già cominciata la frenata da molti prevista mesi fa.
In Germania la produzione industriale è crollata in agosto dell'1 per cento e addirittura del 3,6 per cento rispetto a un anno prima.
Insomma, ai segnali positivi, in arrivo fino a poco tempo fa, si stanno sostituendo segnali negativi.
A conferma del fatto che la congiuntura internazionale non era poi così solida come molti volevano far credere.
Ma adesso l'attenzione è tutta spostata sul 2005 negli Stati Uniti.
Fino a qualche tempo fa c'erano solo pochi economisti a mettere in guardia contro una possibile fortissima frenata della crescita in America.
E fra questi il più autorevole era certamente Stephen Roach, capo economista di Morgan Stanley. Quest'ultimo assegnava addirittura il 50 per cento di probabilità alla possibilità che nel 2005 in America scoppiasse una recessione. Naturalmente, solo pochi hanno prestato attenzione a Roach.
Solo che adesso la vicenda si complica.
E si complica perché i capi delle 125 maggiori società americane hanno detto (con la maggioranza del 70 per cento) che nel 2005 la crescita americana rischia di scivolare al 2 per cento contro una crescita 2004 che molti stimano addirittura vicino al 4/5 per cento.
Le cause di questa possibile frenata sono parecchie. Giocano un ruolo certamente le vicende politiche internazionali, che non sono per niente pacifiche.
Ma c'entrano parecchio anche altri due elementi. E cioè il rallentamento economico dell'Asia, imposto dalla necessità di non far scoppiare quelle economie.
E la necessità, per l'America, di rimettere un po' a posto i propri parametri (debito pubblico, debito con l'estero, indebitamento delle famiglie) dopo la dissennata politica economica di Bush in questi anni.
In sostanza, e nonostante quello che dicono gli economisti che vanno per la maggiore, il 2005 potrebbe rivelarsi non un anno di consolidamento della ripresa in corso, ma un anno di forte e brusco rallentamento.
Rallentamento spinto da almeno tre fattori: frenata asiatica, frenata americana, prezzo del petrolio.
In queste condizioni la crescita del 2 per cento immaginata dall'Europa potrebbe rilevarsi semplicemente irraggiungibile.
E anche l'idea che l'Italia nel 2005 possa conoscere una crescita superiore all'1,5 per cento potrebbe rivelarsi un sogno, destinato a svanire con l'arrivo della primavera e delle prime, serie difficoltà dell'economia mondiale.
SINIBALDO