UE: il Debito italiano osservato speciale

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Forumer storico

Ci darà il colpo di grazia come fatto in Grecia?

Von der Leyen avvisa l'Italia sul debito.
Savona: darsi tutti una calmata

Nella sua prima intervista da presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen manda un messaggio chiaro all'Italia: monitorerà attentamente i conti pubblici. Comunque, ha assicurato, cercherà sempre un approccio aperto e costruttivo.
Il presidente della Consob non ci sta: l'Europa mandi messaggi positivi. Lo spread risale sopra 190 punti
di Francesca Gerosa


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Alla sua prima intervista da presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen manda un messaggio chiaro all'Italia: monitorerà attentamente i conti pubblici.
"La Commissione attuale ha deciso di non aprire una procedura d'infrazione", ha detto
"La Commissione che presiederò monitorerà molto da vicino la situazione in Italia, così come in altri Paesi. Il nostro obiettivo è di riuscire a investire per stimolare la crescita senza contravvenire alle regole esistenti", ha precisato la neoeletta presidente della Commissione Europea in un'intervista concessa al consorzio Lena, che riunisce diversi giornali europei.

Poi fatto presente che "l'euro è molto più delle banconote e delle monete nelle nostre tasche. È un simbolo dell'unità europea, la promessa tangibile di protezione e prosperità". In quest'ottica ha riconosciuto che "l'Italia è un Paese fondatore e ha sempre avuto un ruolo decisivo nella costruzione dell'Europa e dell'euro. Non c'è dubbio che è questa la casa naturale dell'Italia".

Comunque, ha osservato, "c'è stata un po' di retorica su questo" visto che qualcuno nella Lega sogna ancora di lasciare la moneta unica, "ma credo che i fatti parlino più di mille parole: dal 2015 la flessibilità concessa all'Italia sul Patto di stabilità le ha concesso di liberare 30 miliardi di euro, circa l'1,8% del suo pil. Ecco perché io cercherò sempre un approccio aperto e costruttivo con l'Italia. Credo che sia nel nostro interesse e in quello di tutti gli italiani".

Parole indigeste al presidente della Consob, Paolo Savona, secondo il quale l'Europa dovrebbe mandare messaggi positivi. "Non mi piace la frase, dovrebbe essere in positivo", ha commentato. "Non che lei sta monitorando", ha spiegato su Radio 24, "perché non abbiamo delegato, noi siamo in un sistema e io mi attendo un discorso diverso, sono affermazioni politiche che devono rassicurare altri. L'Europa non deve mandare messaggi: avete un rischio, avete un rischio, il nostro rischio è la mancanza di fiducia e loro devono contribuire a ristabilirla con noi".

All'obiezione che l'atteggiamento dell'Ue sia legato alla politica economica del governo italiano, Savona ha osservato: "Abbiamo superato ben altre crisi. Si tratta di darsi tutti una calmata". E più in generale sulla nuova Europa: "Mi attendo da eccellenti donne" come Von der Leyen e Christine Lagarde, candidata alla presidenza Bce, "una visione di costruzione dell'Europa più forte e più equa".

Certo che il nuovo scontro Lega-M5S complica i rapporti con l'Ue. I due partiti di coalizione del governo italiano sono arrivati a un nuovo scontro e la ragione è semplice: la diversa posizione che Movimento 5 Stelle e Lega vogliono adottare in Europa, con il primo che ha votato a favore della nuova presidente della Commissione Ue e il secondo che ha invece espresso un voto contrario.

"Un risultato che complica inevitabilmente la posizione del governo a livello europeo e rende ancora più difficile raggiungere un compromesso con gli altri Stati membri, ad esempio sulla nomina dei commissari", hanno sottolineato gli esperti di Unicredit . Inoltre, "questa nuova disputa pesa sulla già precaria stabilità dell'esecutivo".

La Lega, sempre più preoccupata di poter perdere consensi elettorali, "eserciterà maggiori pressioni sull'agenda politica di Roma, spingendo per ottenere l'autonomia delle regioni settentrionali e un aumento della spesa per le infrastrutture, oltre che la revisione del sistema fiscale e l'introduzione della flat tax", hanno aggiunto gli analisti di Unicredit . In ogni caso, "non sembra che lo scontro avvenuto ieri possa portare a un collasso del governo prima dell'estate, ma rappresenta un chiaro promemoria della precarietà della situazione politica italiana".

Peraltro stamani il vicepremier del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha escluso "che ci possa essere una crisi di governo" dopo l'alta tensione di ieri con l'alleato leghista, Matteo Salvini, e ha proposto di incontrarsi oggi. "E' auspicabile oggi sentire e vedere Salvini", ha detto Di Maio ad Agorà su Rai3. La tensione tra Lega e M5S è stata alimentata anche dalle inchieste sui finanziamenti alla Lega dalla Russia, oltre che dalle recenti visioni divergenti sulle nomine in Europa.

Così non è stata esclusa l'apertura di una crisi di governo che potrebbe portare a elezioni anticipate già a settembre. Ma lo scenario di elezioni anticipate prima del 2020 appare improbabile e non supportato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha il potere di decidere "quando" sciogliere le Camere. Dunque se elezioni anticipate saranno non avverranno prima della primavera 2020. Nel frattempo, l'aumento delle tensioni politiche potrebbe incidere negativamente sullo spread dopo i recenti forti cali. Oggi risale sopra quota 190 punti base a 196.
https://www.milanofinanza.it/news/v...na-darsi-tutti-una-calmata-201907191034065365
 
Volete sapere cosa accadrà al board della Bce di giovedì? Guardate il bond decennale greco
Mauro Bottarelli
Volete sapere cosa accadrà al board della Bce di domani? Guardate il bond decennale greco

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Se esiste un proxy affidabile, quasi uno spoiler in piena regola, di quale sarà il senso dei provvedimenti che il board della Bce prenderà nella sua seduta del 25 luglio, prima della pausa estiva, questo è rappresentato alla perfezione da questi due grafici.

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Zerohedge/Bloomberg
Per la prima volta in assoluto, il titolo di Stato decennale greco ha registrato un rendimento inferiore al 2%, più basso del pari durata statunitense e più che dimezzato dal 4% abbondante che Atene pagava soltanto a inizio anno sulla sua carta sovrana. Per l’esattezza, 1,984%. Numero che, tolti virgola e simbolo percentuale, rimanda al capolavoro di George Orwell e offre una suggestione simbolica dei tempi che stiamo vivendo sui mercati.

Tanto più che il titolo ellenico a 5 anni, nelle stesse ore, prezzava l’1,03%, a un soffio dal record del 3 luglio dell’1,028%.

E a richiamare la realtà distopica e parallela del Grande Fratello, in questo caso una Bce che tutto controlla e comprime, ci pensa il secondo grafico, nel quale vengono comparati gli andamenti del rendimento obbligazionario di Atene con la ratio debito/Pil.

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Bloomberg
Ciò che sta in mezzo a quella divaricazione non è il frutto benigno della cosiddetta austerity, non è il primo sintomo di guarigione da Troika: è soltanto prezzatura di nuovo stimolo monetario.

Quindi, annullamento de facto del concetto di rischio.

Come nei sogni dell’onorevole Borghi, il debito pubblico è ormai un concetto risk-free. Questo, però, porta con sé un’altra conseguenza, oltre all’ovvia necessità che questo regime di prestatore di ultima istanza duri ad libitum, onde evitare rovinose traiettorie argentine o venezuelane: il sospetto sempre più diffuso che il problema cui la Bce è chiamata oggi a dare risposta non risieda appunto nei debiti governativi, bensì in quelli privati.

In primis, il sistema bancario europeo.
Mentre infatti Deutsche Bank sta affrontando non senza patemi d’animo le prime risposte del mercato al suo piano di ristrutturazione draconiana, in molti hanno fatto notare lo strano timing che ha visto Bloomberg anticipare il piano da 10mila esuberi di Unicredit, proprio alla vigilia del board spartiacque della Bce.

Perché se infatti la maggioranza degli interpellati pensa che un taglio dei tassi arriverà solo in settembre, mentre si metterà mano subito alla forward guidance, tutti concordano sul fatto che dopo la clamorosa apertura a nuovo stimolo compiuta da Mario Draghi a Sintra, qualcosa di concreto e sostanzioso l’Eurotower debba lanciarlo ai mercati, il proverbiale osso che fa smettere i cani di abbaiare e, soprattutto, evita che si passi ai morsi.

Intesi come tonfi degli indici, a fronte di un comparto bancario dello Stoxx europeo ai minimi storici, come mostra il grafico.

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Zerohedge/Bloomberg
Per Florian Hense, economista alla Beremberg, l’ipotesi più probabile è quella di una discesa del tasso di deposito da -0,40% a -0,50% a settembre, unito a un nuovo round di acquisti di assets diretti per un controvalore di circa 40 miliardi per 12 mesi a partire dal quarto trimestre di quest’anno.

Chi invece vede criticità maggiori è Goldman Sachs, la quale fa appunto notare come un intervento ulteriormente al ribasso sui tassi della Bce andrà a colpire proprio la profittabiità già ai minimi del comparto bancario europeo, rischiando di tramutare un intervento formalmente benigno in una cura che ammazza il paziente.

Oltretutto, come mostrano i casi di Deutsche Bank e Unicredit, nel pieno di una stagione di taglio dei costi e ristrutturazioni quasi senza precedenti.

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Goldman Sachs
Il nodo del problema per la banca d’affari Usa sta tutto in quanto espresso nel grafico qui sopra, ovvero il necessario bilanciamento al limite dell’equilibrismo estremo che il board dovrà garantire fra intervento sul costo del denaro e operatività nel cosiddetti tiering, ovvero il taglio o il rinvio del pagamento da parte delle banche degli interessi sulle riserve in eccesso depositate appunto presso la Bce. Il calcolo di Goldman è chiaro: un taglio di 20 punti base dei tassi, quello che viene stimato come il più probabile, avrebbe un impatto sulla profittabilità del sistema bancario europeo pari a 5,6 miliardi di euro, controbilanciato però da soli 2 miliardi di “risparmi” garantiti dal tiering, se usato nella sua formula standard. Per Goldman, quindi, è fondamentale che lo sconto sui depositi sia contemplato sul tasso di riferimento integrale (ovvero, il -0,40 attuale + 0,20 incrementale, quindi sullo 0,60%) e non soltanto sui 20 punti base di intervento.

Anche perché, Belgio a parte che opera come proxy del sistema bancario francese, vedi Dexia, l’80% del carico di un intervento sui depositi andrebbe a colpire gli istituti di Germania e Francia, questo in un momento in cui Deutsche Bank sta giocandosi la stessa sopravvivenza e Commerzbank certamente non naviga in acque tranquille. E se l’esposizione sovrana delle banche transalpine pare non allarmante, stante lo scudo garantito dal reinvestimento titoli già avviato dalla Bce (il cui risultato effettivo è palesato dal rendimento del decennale greco), l’abuso negli anni delle vacche grasse di prodotti strutturati alla ricerca di rendimenti allettanti, potrebbe costare caro ad alcune big, soprattutto se quegli assets illiquidi cominciassero a inviare segnali di prezzatura sempre più oscura nei bilanci. E se per Goldman, l’impatto benigno del tiering potrebbe controbilanciare – se usato in modalità integrale, alla “giapponese” o alla “svizzera” – quello negativo di un ulteriore calo della profittabilità bancaria nel breve termine, resta un’incognita: in una situazione simile, già in equilibrio precario e necessitante di una Bce al massimo della vigilanza, quale grado di resilienza avrà il sistema bancario europeo a un eventuale e non improbabile shock finanziario o geopolitico esogeno?

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Federico Caffè trovava sensata la mia strategia e mi spronava a continuare e, subito dopo “il divorzio” del 1981, mi disse: errore gravissimo, da matitone blu…speriamo che non buttino via il bambino con l’acqua sporca! Sei anni dopo, poco prima di scomparire, mi confidò: è finita, hanno buttato via il bambino con l’acqua sporca. A distanza di tempo posso affermare, invece, che l’acqua sporca (cioè la corruzione ) ce la siamo tenuta, mentre il bambino (lo sviluppo economico) l’abbiamo gettato via.

tratto da https://scenarieconomici.it/le-ragi...-dallautorita-anticorruzione-di-nino-galloni/
 
Nel giorno in cui l'Istat certifica che il Pil italiano nel secondo trimestre è stagnante e viaggia a “crescita zero”, il mercato del lavoro sembra muoversi come una variabile indipendente rispetto all’andamento dell’economia a giugno, come del resto era accaduto anche a maggio. Continua la discesa della disoccupazione che a giugno ha toccato il 9,7%, la percentuale più bassa degli ultimi 7 anni, in presenza di un tasso di occupazione al 59,2% che rappresenta il livello più alto registrato dall'inizio delle rilevazioni Istat.



Tuttavia se si guardano i dati in controluce emerge un quadro più in chiaro scuro, rispetto a quello che può apparire da una veloce lettura dei dati Istat.
I 29mila disoccupati in meno registrati tra maggio e giugno sono in gran parte attribuibili alla fascia d'età tra 15 e 24 anni (-28mila), seguita da quella tra 25-34 anni (-15mila) e dai 50 anni (mille in meno).
Ma dove sono finiti questi disoccupati in meno?
Nella fascia 15-24 anni hanno ingrossato le fila degli inattivi esclusi dal mercato del lavoro (+28mila) e solo parzialmente sono stati riassorbiti tra gli occupati (+10mila).
È andata peggio alla fascia d’età degli over 50, tra i quali si contano 35mila inattivi in più e 18mila occupati in meno.
Mentre alla fascia centrale tra 35 e 49 anni è andata meglio con 5mila occupati in più e 23mila inattivi in meno.

Quanto al tasso di occupazione al 59,2% che avviene in presenza di una sostanziale stabilità occupazionale, sembra essere il frutto di una diminuzione della popolazione in età da lavoro, conseguenza dell'invecchiamento della popolazione.
Un altro dato rilevante riguarda i giovani: l'occupazione cresciuta al 18,5% - come già detto - è il frutto solo in parte di una diminuzione dei senza lavoro in questa fascia d'età e, contro la tentazione di brindare, va ricordato che a livello Ocse tra i 15 e i 24 anni gli occupati sono al 42,2%, la media Ue è del 35,7% nell'area euro del 33,8%. Quanto al tasso di disoccupazione giovanile, è sceso al 28,1%, il più basso da aprile 2011, ma resta il terzultimo in Europa, dove il tasso di disoccupazione nella stessa fascia d’età è al 14,1% (15,4% nell'area euro).

Da sottolineare come sia su base mensile, che su base annuale, cresce l'occupazione dipendente, sia nella componente “permanente” che a tempo determinato, mentre arretra quella indipendente (che sta avendo un andamento altalenante da mesi). Anche questo dato andrebbe analizzato nel dettaglio. Nel primo trimestre, ad esempio, la crescita degli occupati permanenti è stata trainata dal lavoro part time. Occorre verificare, dunque, se siamo in presenza di una pura crescita quantitativa, o anche qualitativa dell’occupazione.
Fin qui i dati di giugno. Ma con uno sguardo rivolto al futuro, se non si innesca la strada per la crescita, sostenuta da una ripresa degli investimenti e da un robusto taglio del cuneo fiscale per dare slancio ai consumi, difficilmente l'occupazione potrà crescere.
31 luglio 2019
https://www.ilsole24ore.com/art/cos...-occupati-e-caduta-disoccupati-giugno-ACfyCRc

LEGGI ANCHE / A giugno disoccupati al 9,7%, minimo dal 2012
 
Federico Caffè trovava sensata la mia strategia e mi spronava a continuare e, subito dopo “il divorzio” del 1981, mi disse: errore gravissimo, da matitone blu…speriamo che non buttino via il bambino con l’acqua sporca! Sei anni dopo, poco prima di scomparire, mi confidò: è finita, hanno buttato via il bambino con l’acqua sporca. A distanza di tempo posso affermare, invece, che l’acqua sporca (cioè la corruzione ) ce la siamo tenuta, mentre il bambino (lo sviluppo economico) l’abbiamo gettato via.

tratto da LE RAGIONI NON PERSONALI DELLE DIMISSIONI DI CANTONE DALL’AUTORITA’ ANTICORRUZIONE (di Nino Galloni)


Sondaggi, il 46% dei cittadini Ue non si fida dell’Europa. I più scettici sono greci e francesi
Rispetto all’indagine dell’autunno scorso, cambiano anche le priorità: l’immigrazione resta in cima per gli europei, ma in calo rispetto al clima e alla disoccupazione

di F. Q. | 5 Agosto 2019
Sondaggi, il 46% dei cittadini Ue non si fida dell'Europa. I più scettici sono greci e francesi - Il Fatto Quotidiano


Il 46% dei cittadini europei continua a non fidarsi dell’Europa. I più scettici verso le istituzioni comunitarie sono i greci (66%), seguiti da francesi e britannici (56%), e da italiani e cechi (55%). Il 44% dei cittadini Ue, invece, ha fiducia nell’Unione. Dai dati dell’ultimo sondaggio di Eurobarometro, emerge che i greci sono anche i più pessimisti sul futuro dell’Ue (51% contro 45% di ottimisti), i britannici ci si avvicinano (46% contro 47%), i francesi sono più negativi degli italiani (45% contro 38%), che però per la maggioranza restano ottimisti. Se nel sondaggio di luglio, nel complesso, era il 56% dei cittadini a credere che la propria voce contasse nella Ue, oggi a credere di rimanere inascoltato è il 68% di greci, il 62% di ciprioti, il 60% di estoni, il 59% di lettoni, il 55% di italiani e il 52% di britannici. Rispetto all’indagine dell’autunno scorso, cambiano anche le priorità: l’immigrazione resta in cima per gli europei, ma in calo rispetto al clima e alla disoccupazione. Per l’Italia, l’emergenza è invece proprio la mancanza di lavoro (per il 44%) e la situazione economica che il 76% definisce “molto cattiva”. E il 65% degli italiani sostiene l’euro.

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