una scusa per apporre sanzioni contro la Russia si trova sempre.

LA GUERRA DI CRIMEA CI È COSTATA 4 MILIARDI - L'EMBARGO ALLA RUSSIA HA FATTO PERDERE 3,6 MILIARDI AL MADE IN ITALY, E 400 MILIONI AGLI AGRICOLTORI - LA CGIA DI MESTRE: ''L'UE DEVE CAMBIARE POSIZIONE VERSO MOSCA, LE CONDIZIONI GEO-POLITICHE SONO COMPLETAMENTE CAMBIATE''
26 mar 12:51
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A seguito della crisi politico-militare con l'Ucraina, le sanzioni economiche introdotte nel 2014 dall'Ue nei confronti della Russia e le reazioni di Mosca sono costate al made in Italy 3,6 miliardi di euro. L'export italiano, infatti, è passato dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015 (-34%)...
 
Ooops, Noi Gli Facciamo le Sanzioni e I Russi si prendono le Fabbriche
Di FunnyKing , il 11 aprile 2016 21 Comment


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Della serie Europei (e Italiani che non contano un emerito ca@@o), ovvero i più furbi dell’Universo.

Ai Russi gli abbiamo fatto le sanzioni?

E loro non solo hanno fatto le controsanzioni ma hanno anche “concesso” con tanto di esenzioni fiscali alle nostre imprese di delocalizzare in Russia in modo da potere vendere li la loro merce….. e quando toglieremo le sanzioni, beh… continueranno a farsela e a vendersela da li.

Anzi che la esporteranno.

Si chiama Judo, e Putin lo sa praticare…. parrebbe.

da PambiancoNews

Mosca chiama Benetton a produrre in Russia
Dopo Zara e H&M, anche Benetton sarebbe in trattative con il governo russo per “delocalizzare” una parte della produzione nell’ex area sovietica. La notizia arriva dall’agenzia Agi che cita le agenzie russe Prime e Interfax, ma il gruppo di Ponzano Veneto non ha voluto rilasciare commenti in merito. Secondo Prime e Interfax, il vice capo del ministero dell’Industria e del commercio, Viktor Evtukhov, avrebbe annunciato di essere impegnato in “negoziati con Decathlon e Benetton su due ipotesi: realizzare su commessa determinate produzioni in aziende russe o aprire direttamente la produzione in loco”, estendendo anche a queste due realtà le proposte già fatte a Zara ed H&M. L’agenzia Agi riporta che, secondo alcune sue fonti, “ci sono movimenti in questa direzione, anche collegati all’aprirsi di nuove quote di mercato liberate dalla Turchia, colpita dalle sanzioni economiche di Mosca dopo l’abbattimento a novembre di un jet russo al confine con la Siria”.

I motivi dell’interesse delle società straniere a dislocare in Russia, secondo Prime, sono da ricercare nella svalutazione della moneta nazionale e di conseguenze nella diminuzione del costo del lavoro, che rendono la produzione in loco più conveniente, ma anche nella possibilità di arginare il problema della volatilità del rublo che fino ad ora ha determinato un calo delle esportazioni in Russia. La prima società straniera a trasferire la produzione in Russia è stata la finlandese Finn Flare.
 
sanzioni alla Russia: italiani vanno in russia a insegnare fare il formaggio :pollicione:

non solo ma ora i russi cominciano a produrre per contro proprio tutti i prodotti italiani non importabili
Renzi = danno permanente incalcolabile per l'Italia :winner:

 
“Perdere il mercato russo è stato come essere cacciati dal Paradiso per la UE”


“Perdere il mercato russo è stato come essere cacciati dal Paradiso per la UE”
L'editorialista del giornale austriaco ricorda che nel 2013 l'Austria aveva esportato merci in Russia per un importo record di 3,5 miliardi di euro. Ora le esportazioni sono diminuite di quasi la metà e più di tutti soffrono questa situazione gli agricoltori e le imprese dell'industria alimentare.
 

Les Échos:
le sanzioni Occidentali hanno reso la Russia una superpotenza agricola


Mosca, in risposta alle sanzioni occidentali nel 2014, ha favorevolmente influenzato l'agricoltura del paese, per i prodotti sotto embargo, scrive Les Échos.
In pochi anni, la Russia ha scommesso sull'autosufficienza, potrebbe aumentare i raccolti e diventare leader nell'esportazione di una serie di cereali, riferisce il giornale.

"In pochi anni la Russia, che già da tempo aveva cessato di essere presente sulla scena internazionale, è diventata una nuova superpotenza agricola, specialmente per il grano" ha detto Les Échos. Secondo i dati del servizio federale statale di statistica, il Rosstat, l'anno scorso il paese ha prodotto 120 milioni di tonnellate di grano, il maggior raccolto coltivato nel periodo post-sovietico. Mosca fa parte del mercato americano ed europeo presente in Asia, Sud America o anche in Africa, dove ha conquistato nuovi clienti. I produttori più grandi "tremano". Soprattutto considerando che, secondo le previsioni degli analisti australiani dell'AEGIC, le esportazioni di grano russo cresceranno del 60% dal 2015 al 2060.

Come scrive Les Échos, riferendosi all'articolo del The Wall Street Journal, "gli agricoltori americani, che una volta nutrivano il pianeta, sono stati superati": mentre la quota americana per l'esportazione globale di mais, soia e grano, secondo i dati del Ministero dell'agricoltura USA, si è ridotta di oltre due volte dalla metà degli anni ‘70, la Russia ha aumentato la raccolta del grano del 61% negli ultimi dieci anni, quella del grano è triplicata.

I prodotti sotto embargo, come frutta, verdura, latticini, carne, per le sanzioni occidentali introdotte nel 2014 dopo la crisi ucraina, " hanno permesso il miglioramento dell'agricoltura". A differenza di molti altri stati, questo settore ha cominciato a giocare un ruolo più importante nell'economia negli ultimi 15 anni fa. Per la prima volta le esportazioni di prodotti agricoli hanno superato quelle delle armi, per un volume di circa 15 miliardi di dollari.

Come scrive Les Échos, la Russia, che si trova sotto sanzioni europee ed americane, ha concentrato i propri sforzi su un obiettivo che si è prefissa nel 2010: "raggiungere l'autosufficienza alimentare entro il 2020". Anche con l'introduzione delle sanzioni, Mosca ha deciso di aumentare i sussidi ai lavoratori dell'agricoltura e permettere agli stranieri di affittare la terra. Inoltre, in agricoltura gli investimenti di grandi imprese commerciali sono in aumento: "vogliono avere la loro parte di torta". Miliardari, come Oleg Deripaska o Vladimir Moshkovich, tra le altre cose, hanno avuto agevolazioni fiscali e aiuti di stato.

Di conseguenza, la Russia non ha bisogno di altro grano, verdure, pollame e carne di maiale. Le sanzioni e altre misure restrittive, come scrive Les Échos, non hanno fatto il loro mestiere: "la caduta del rublo ha giocato a favore della produzione agricola", che è diventata più conveniente per essere inviata verso altri paesi. E per la produzione di grano, grazie al bel tempo, sono diminuite anche le spese per l'energia elettrica e prezzi dei fertilizzanti.
 

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