USA attacco alla Cina

big_boom

Forumer storico
USA poliziotti o scassa @@ globali? :D

possibile che devono mettere zizzania su ogni vicenda del mondo :wall:

Washington, 27 nov. - Gli Stati Uniti hanno apertamente sfidato la rivendicazione di sovranita' nazionale avanzata dalla Cina sulle isole contese con il Giappone nel Mari Cinese Orientale. Un aereo militare americano ha sorvolato l'arcipelago delle, Senkaku per Tokyo, Dyaou per Pechino, senza informare preventivamente le autorita' cinesi. Nei giorni scorsi unilateralmente Pechino aveva dichiarato di sua pertinenza lo spazio aereo sulle isole, di proprieta' del Giappone, avvertendo tutte le compagnie aeree ad informare prima del sorvolo Pechino

Gli Usa sfidano Pechino, B-52 sorvolano le isole contese

se i Cinesi diventano nazisti per colpa dei banchieri americani stavolta ci menano tutti quanti :-o
 
il vero motivo è un altro
... la cina propone bid-ask sul petrolio in Yuan
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in quelle zone c'e' il petrolio/gas, quello che serve per dominare il mondo di oggi e quello che serve agli USA e non certo al Giappone che non e' piu' un impero

non immagino nemmeno l'umiliazione di un popolo come i giapponesi, occupati dagli USA e costretti ad essere "difesi" da chi non se ne vuole piu' andare

la stato americano e' diventato qualche cosa ad uso personale di una ristretta cerchia di super ricchi

non credo che fossero questi gli obiettivi che portarono gli americani in guerra contro Germania, Italia e Giappone

alla fine sono rimasti solo gli idioti e il mondo ed oggi non e' proprio quella meraviglia che pensavano i nostri nonni
 
Ultima modifica:
«L'aviazione militare cinese è in stato di allerta e prenderà misure per fronteggiare le varie minacce aeree e difendere con fermezza la sicurezza dello spazio aereo nazionale». Lo ha detto il portavoce del ministero della Difesa di Pechino Yang Yujun, in risposta al sorvolo di aerei militari americani, giapponesi e sudcoreani sulla «zona aerea di difesa e identificazione» della Cina. E il quotidiano Global Times, controllato come tutti i media dal governo, avverte che la Cina deve prepararsi per un «potenziale conflitto» con Tokyo.

Caccia cinesi seguono aerei americani e giapponesi nella «zona di difesa» - Il Sole 24 ORE

Cina attacca aerei di ricognizione Giapponesi, il giappone risponde con F-15 che vengono ovviamente abbattuti, gli Usa feriti nell'orgoglio mandano le loro portaerei, i cinesi distruggono i satelliti militari USA, Taiwan interviene nella contesa ....

in Italia abbiamo il trio quindi stiamo in una botte di ferro al massimo si mettono a piangere :D

personalmente quando gli Usa mandano le porta aerei mi vado a comprare i pannelli fotovoltaici e una scorta di cibo per almeno 5 anni :-o

pero' non so se riesco a comprarmi il contatore geiger su ebay (ovviamente dai cinesi o russi :D )
 
il vero motivo è un altro
... la cina propone bid-ask sul petrolio in Yuan
e poi sta accumulando oro fisico che gli usa vendono nella speranza invana di non far percepire la svalutazione effetiva del dollaro

http://www.investireoggi.it/forum/3717944-post84.html
Allarme rosso, anzi giallo: la Cina abbandona il dollaro

Scritto il 04/12/13 • nella Categoria: segnalazioni





«Con una scelta sovrana, la banca centrale cinese ha dichiarato senza mezzi termini che “accumulare riserve in valute estere non raccoglie più i favori della Cina”». Tutte le valute, naturalmente, «ma in modo particolare, e certamente preoccupante per gli Stati Uniti, a essere oggetto di questa decisione è il biglietto verde». Per Valerio Lo Monaco si tratta della notizia più importante, a livello macroeconomico e geopolitico, delle ultime settimane. «La stampa internazionale non le ha dato grande risalto, quella interna italiana non ne ha parlato proprio: tutta presa, come è da mesi e mesi, a commentare le quisquilie interne. Ivi inclusa la grottesca battaglia attorno ai 2 miliardi di euro per abolire la seconda rata dell’Imu nello stesso momento in cui l’Italia ne spende 1.600 all’anno e ne dovrà trovare ulteriori 50 nel corso del 2014 per rispettare il Fiscal Compact sottoscritto a suo tempo».
Quella cinese, al contrario, è una vera bomba da 3,66 trilioni di dollari: a tanto ammontano le riserve cinesi in moneta statunitense, «operazione messa in piedi per tenere alto il livello del dollaro e allo stesso tempo basso quello dello yuan, onde rendere quest’ultimo estremamente competitivo per le esportazioni cinesi». Ma la musica sta cambiando. Con questa storica decisione, Pechino «imprime una nuova accelerazione alla strategia già in atto da tempo di dismissione delle riserve in valuta statunitense», scrive Lo Monaco su “La Voce del Ribelle”. La Cina smette di comprare dollari? «Gli Usa dovrebbero tremare». Se finora la politica economica cinese ha favorito il proprio export mettendo fuori gioco le nostre aziende, ora lo “smarcamento” dal dollaro significa che «lo yuan è pronto a invadere il mondo», sostituendo gradualmente il dollaro come valuta internazionale di scambio.
«Dal punto di vista prettamente statunitense, la cosa è di portata enorme», insiste Lo Monaco, perché «per avere dei prestiti, gli Usa dipendono fortemente da chi ne acquista i titoli di Stato». Ma se questi iniziano a non essere più graditi, «il dollaro, di fatto, inizia a non valere più nulla». Già ora, tutto si regge quasi esclusivamente sulla “promessa” del valore del biglietto verde. Se il gigante asiatico lo “ripudia”, è facile immaginare i contraccolpi negli Usa ma anche in Europa. «Cresceranno probabilmente i tassi di interesse che gli Usa dovranno concedere per vendere i propri titoli», mentre lo yuan insidierà il dollaro come moneta di scambio per la materia più importante di tutte, il petrolio: secondo la Reuters, alla Borsa di Shangai si inizierà prestissimo a quotare i diritti di acquisto (futures) sul greggio in yuan.
A cosa servirà più, dunque, il dollaro? E a cosa “serviranno” più gli Usa? Come si terranno in piedi? Dalle sconfitte internazionali delle politiche neocon di Iraq e Afghanistan alla crisi dei subprime agli schiaffi presi giorno per giorno dalla Russia sul caso Siria e Iran sino a questo ulteriore pugno in pieno volto proveniente da Shanghai: l’Impero sta per cadere in ginocchio, dice Lo Monaco. «Allora, molto chiaramente: la Cina è pronta per diventare il punto di riferimento per tutta l’Asia, in sostituzione degli Stati Uniti». E, complice anche la decadenza costante dell’euro, «a questo punto non si vede altra moneta mondiale, e altra potenza commerciale, in grado di contrastarla». In tempi non brevissimi, naturalmente.
«Questa della dismissione di dollari è politica in atto ormai da anni, e la tappa relativa al commercio di petrolio in yuan necessita di passaggi successivi». Ma la direzione è ormai tracciata. Conseguenze: «Le merci acquistate dagli statunitensi, dopo la caduta del dollaro, costeranno molto di più. E il tenore di vita tenuto artificiosamente alto, o almeno a galla, dopo lo scoppio dell’ultima crisi, è destinato a crollare sensibilmente». Morale: «La falsa – e cieca – prosperità degli Stati Uniti appare arrivata al termine e a presentare i conti». Accettabile? No, ovviamente. «A una azione di questo calibro della Cina non potrà che esserci una reazione Usa». Ammonivano Bush e Cheney ancora prima del 2.000: «Il tenore di vita degli americani non è negoziabile». Almeno fino a quando gli Usa conserveranno l’attuale supremazia: quella delle portaerei.
«Con una scelta sovrana, la banca centrale cinese ha dichiarato senza mezzi termini che “accumulare riserve in valute estere non raccoglie più i favori della Cina”». Tutte le valute, naturalmente, «ma in modo particolare, e certamente preoccupante per gli Stati Uniti, a essere oggetto di questa decisione è il biglietto verde».

Per Valerio Lo Monaco si tratta della notizia più importante, a livello macroeconomico e geopolitico, delle ultime settimane.

«La stampa internazionale non le ha dato grande risalto, quella interna italiana non ne ha parlato proprio: tutta presa, come è da mesi e mesi, a commentare le quisquilie interne. Ivi inclusa la grottesca battaglia attorno ai 2 miliardi di euro per abolire la seconda rata dell’Imu nello stesso momento in cui l’Italia ne spende 1.600 all’anno e ne dovrà trovare ulteriori 50 nel corso del 2014 per rispettare il Fiscal Compact sottoscritto a suo tempo».

Quella cinese, al contrario, è una vera bomba da 3,66 trilioni di dollari: a tanto ammontano le riserve cinesi in moneta statunitense, «operazione messa in piedi per tenere alto il livello del dollaro e allo stesso tempo basso quello dello yuan, onde rendere quest’ultimo estremamente competitivo per le esportazioni cinesi».

Ma la musica sta cambiando.

Con questa storica decisione, Pechino «imprime una nuova accelerazione alla strategia già in atto da tempo di dismissione delle riserve in valuta statunitense», scrive Lo Monaco su “La Voce del Ribelle”.

La Cina smette di comprare dollari?
«Gli Usa dovrebbero tremare».

Se finora la politica economica cinese ha favorito il proprio export mettendo fuori gioco le nostre aziende, ora lo “smarcamento” dal dollaro significa che «lo yuan è pronto a invadere il mondo», sostituendo gradualmente il dollaro come valuta internazionale di scambio.
«Dal punto di vista prettamente statunitense, la cosa è di portata enorme», insiste Lo Monaco, perché «per avere dei prestiti, gli Usa dipendono fortemente da chi ne acquista i titoli di Stato».

Ma se questi iniziano a non essere più graditi, «il dollaro, di fatto, inizia a non valere più nulla».
Già ora, tutto si regge quasi esclusivamente sulla “promessa” del valore del biglietto verde. Se il gigante asiatico lo “ripudia”, è facile immaginare i contraccolpi negli Usa ma anche in Europa.

«Cresceranno probabilmente i tassi di interesse che gli Usa dovranno concedere per vendere i propri titoli», mentre lo yuan insidierà il dollaro come moneta di scambio per la materia più importante di tutte, il petrolio: secondo la Reuters, alla Borsa di Shangai si inizierà prestissimo a quotare i diritti di acquisto (futures) sul greggio in yuan.
A cosa servirà più, dunque, il dollaro?

E a cosa “serviranno” più gli Usa?

Come si terranno in piedi?

Dalle sconfitte internazionali delle politiche neocon di Iraq e Afghanistan alla crisi dei subprime agli schiaffi presi giorno per giorno dalla Russia sul caso Siria e Iran sino a questo ulteriore pugno in pieno volto proveniente da Shanghai: l’Impero sta per cadere in ginocchio, dice Lo Monaco.

«Allora, molto chiaramente: la Cina è pronta per diventare il punto di riferimento per tutta l’Asia, in sostituzione degli Stati Uniti».



E, complice anche la decadenza costante dell’euro, «a questo punto non si vede altra moneta mondiale, e altra potenza commerciale, in grado di contrastarla». In tempi non brevissimi, naturalmente.
«Questa della dismissione di dollari è politica in atto ormai da anni, e la tappa relativa al commercio di petrolio in yuan necessita di passaggi successivi».
Ma la direzione è ormai tracciata.
Conseguenze: «Le merci acquistate dagli statunitensi, dopo la caduta del dollaro, costeranno molto di più. E il tenore di vita tenuto artificiosamente alto, o almeno a galla, dopo lo scoppio dell’ultima crisi, è destinato a crollare sensibilmente».

Morale: «La falsa – e cieca – prosperità degli Stati Uniti appare arrivata al termine e a presentare i conti».

Accettabile?

No, ovviamente.
«A una azione di questo calibro della Cina non potrà che esserci una reazione Usa».

Ammonivano Bush e Cheney ancora prima del 2.000: «Il tenore di vita degli americani non è negoziabile».

Almeno fino a quando gli Usa conserveranno l’attuale supremazia: quella delle portaerei.
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La Cina proclama di non comprare dollari? E perche' lo fa?

Lo yuan se vuole diventare valuta di riferimento deve:
1 prendere accordi con Iran, Iraq, Russia e Venezuela per scambiare petrolio in Yuan
2 convincere aliexpress eBay paypal etc.. a mettere lo yuan come valuta di riferimento per gli scambi commerciali
3 impostare un esercito high tech capace di tenere testa a quello americano
4 impostare un mercato di libero scambio in Asia e una politica di espansione simile all'euro: conquistando i paesi vicino semplicemente comprando i politici e una parte dell'opinione pubblica
 

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