Versi aurei (2 lettori)

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L'arte non vuole lacrime e non transige,
ecco in due parole la mia poetica: è fatta
di grande disprezzo per l'uomo e di lotte
contro l'amore stridulo e la stupida noia.

So che bisogna penare per ascender la vetta
e la salita è ripida a guardarla dal basso.
Lo so, e so anche che molti poeti
hanno spalle troppo strette o polmoni fiacchi.

Così sono grandi coloro che, a dispetto dell'invidia,
avendo vinto la vita nell'aspra battaglia
ed ormai liberi dal giogo delle passioni,

mentre come un albero vegeta il sognatore
e si agitano - lamentoso ammasso - le nazioni,
si raccolgono in un egoismo di marmo.
 

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I tuoi baci fanno buio, sulla mia bocca.
Io non ti sono più cara.
E come giungesti –!
Azzurro di paradiso;
Alla tua più dolce fonte
Il mio cuore faceva il giocoliere.
Ora lo voglio truccare
Come le puttane il rosa
Appassito dei fianchi di rosso.
I nostri occhi sono socchiusi,
Come un cielo morente –
La luna è invecchiata.
La notte non si sveglia più.
Tu non ti ricordi di me.
Dove me ne andrò con questo cuore?
 

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Ricordo, ricordo, ma cosa vuoi da me? L'autunno
faceva librare il tordo nell'aria àtona,
e il sole dardeggiava un monotono raggio
sul bosco ingiallito dove la bora esplode.

Eravamo soli, lei e io, camminando
sognanti, al vento i capelli e il pensiero.
A un tratto, volgendo a me lo sguardo commovente:
«Qual è stato il tuo giorno più bello?»disse

con voce d'oro vivo, dolce e sonora,
dal fresco timbro angelico. Un sorriso discreto
fu la mia risposta, e le baciai devoto la bianca mano.

- Ah! i primi fiori, come sono profumati!
e come vibra con mormorìo incantevole
il primo sì che esce dalle labbra adorate!
 

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