Sharnin 2
Forumer storico
Violenza e libera circolazione delle persone
Osvaldo Migotto
La drammatica vicenda di Giovanna Reggiani, la donna aggredita selvaggiamente a Roma da un rom di 24 anni, non cessa di suscitare indignazione e dolore in Italia, ma non solo. In Romania infatti vi è il giustificato timore che il nuovo episodio di brutale violenza che ha avuto come protagonista un cittadino romeno, finisca per incrementare i pregiudizi che già esistono in Italia, ma non solo, nei confronti degli emigranti provenienti da questo nuovo Stato membro dell’UE.
A Bucarest vi è chi contesta questa ingiustificata caccia alle streghe nei confronti degli emigranti romeni, ma paradossalmente cerca a sua volta di rigirare tutte le responsabilità sulla comunità rom. Una sorta di scaricabarile generalizzato, nel quale ognuno cerca di lavarsi le mani. In realtà se le statistiche sulla criminalità in Italia indicano inequivocabilmente che rom e romeni occupano la parte alta «della classifica», a livello di autorità locali non si può dire che finora sia stato fatto tutto il possibile per evitare che aggressioni come quella subita da Giovanna Reggiani si ripetano a ritmi preoccupanti. Innanzitutto va ricordato che il luogo dove è avvenuta l’aggressione della donna italiana era stato segnalato a più riprese dalla popolazione locale per la sua pericolosità. Purtroppo lo sgombero forzato della bidonville dove risiedeva il presunto assassino sta avvenendo solo ora che la tragedia si è ormai consumata. Certo, controllare tutte le zone a rischio del Paese con la presenza di un numero adeguato di tutori dell’ordine non è un’operazione semplice. Richiede uomini e quindi anche risorse.
Ma si sa, negli ultimi anni, in Italia, come in altri Stati europei, il taglio alla spesa pubblica è un must sempre più imperante, e allora non è facile far quadrare i conti con questa ed altre necessità. Ad ogni modo va ricordato che ci sono anche altri metodi meno dispendiosi per cercare di meglio controllare i flussi migratori. E nel caso specifico degli immigrati provenienti dai nuovi Stati membri dell’UE, tali metodi si chiamano «Misure transitorie per la libera circolazione delle persone». Le direttive europee hanno infatti stabilito che con l’entrata nell’UE di Romania e Bulgaria, i singoli Stati membri del club di Bruxelles possano imporre alcune limitazioni alla libera circolazione dei lavoratori di questi due Paesi.
Con questo non vogliamo dire che l’ennesimo episodio di violenza che ha visto come protagonista un immigrato proveniente dall’Europa dell’Est debba portare a una chiusura totale delle frontiere italiane agli immigrati romeni. Sarebbe una misura di punizione collettiva poco sensata. Anche perchè è stato appurato che le correnti immigratorie post-allargamento hanno avuto degli effetti positivi sull’economia dei 15 «vecchi» Paesi dell’UE. Ciò non toglie che possano essere studiate misure mirate. Dai banchi dell’opposizione italiana viene ad esempio suggerito di autorizzare l’entrata in Italia solo a quei lavoratori già in possesso di un contratto di lavoro.
Un provvedimento che avrebbe un duplice vantaggio. Da un lato permetterebbe agli imprenditori italiani di continuare a cercare manodopera nei nuovi Stati membri, dall’altra servirebbe a limitare la piaga del lavoro nero. Ossia immigrati dell’Est giunti in Italia senza una fonte di reddito fissa che, pur di sfamare le proprie famiglie, accettano lavoro da imprenditori senza scrupoli che offrono paghe da fame. E precarietà o mancanza assoluta di lavoro sono fattori che incrementano la delinquenza. Regolamentare il mercato del lavoro e limitare l’immigrazione selvaggia potrebbero dunque essere viste come misure d’urgenza con cui dare una risposta al dramma di Roma. Non basteranno probabilmente ad eliminare ogni problema, ma sicuramente permetteranno di evitare che la libera circolazione delle persone, uno dei punti cardini del progetto d’integrazione europea, si trasformi nella libera circolazione dei delinquenti. Solo cercando di fermare il flusso di elementi malavitosi si potrà evitare che un intero gruppo migratorio venga ingiustamente additato dalla popolazione del Paese ospitante.
Corriere del Ticino
02/11/2007 23:14
Osvaldo Migotto
La drammatica vicenda di Giovanna Reggiani, la donna aggredita selvaggiamente a Roma da un rom di 24 anni, non cessa di suscitare indignazione e dolore in Italia, ma non solo. In Romania infatti vi è il giustificato timore che il nuovo episodio di brutale violenza che ha avuto come protagonista un cittadino romeno, finisca per incrementare i pregiudizi che già esistono in Italia, ma non solo, nei confronti degli emigranti provenienti da questo nuovo Stato membro dell’UE.
A Bucarest vi è chi contesta questa ingiustificata caccia alle streghe nei confronti degli emigranti romeni, ma paradossalmente cerca a sua volta di rigirare tutte le responsabilità sulla comunità rom. Una sorta di scaricabarile generalizzato, nel quale ognuno cerca di lavarsi le mani. In realtà se le statistiche sulla criminalità in Italia indicano inequivocabilmente che rom e romeni occupano la parte alta «della classifica», a livello di autorità locali non si può dire che finora sia stato fatto tutto il possibile per evitare che aggressioni come quella subita da Giovanna Reggiani si ripetano a ritmi preoccupanti. Innanzitutto va ricordato che il luogo dove è avvenuta l’aggressione della donna italiana era stato segnalato a più riprese dalla popolazione locale per la sua pericolosità. Purtroppo lo sgombero forzato della bidonville dove risiedeva il presunto assassino sta avvenendo solo ora che la tragedia si è ormai consumata. Certo, controllare tutte le zone a rischio del Paese con la presenza di un numero adeguato di tutori dell’ordine non è un’operazione semplice. Richiede uomini e quindi anche risorse.
Ma si sa, negli ultimi anni, in Italia, come in altri Stati europei, il taglio alla spesa pubblica è un must sempre più imperante, e allora non è facile far quadrare i conti con questa ed altre necessità. Ad ogni modo va ricordato che ci sono anche altri metodi meno dispendiosi per cercare di meglio controllare i flussi migratori. E nel caso specifico degli immigrati provenienti dai nuovi Stati membri dell’UE, tali metodi si chiamano «Misure transitorie per la libera circolazione delle persone». Le direttive europee hanno infatti stabilito che con l’entrata nell’UE di Romania e Bulgaria, i singoli Stati membri del club di Bruxelles possano imporre alcune limitazioni alla libera circolazione dei lavoratori di questi due Paesi.
Con questo non vogliamo dire che l’ennesimo episodio di violenza che ha visto come protagonista un immigrato proveniente dall’Europa dell’Est debba portare a una chiusura totale delle frontiere italiane agli immigrati romeni. Sarebbe una misura di punizione collettiva poco sensata. Anche perchè è stato appurato che le correnti immigratorie post-allargamento hanno avuto degli effetti positivi sull’economia dei 15 «vecchi» Paesi dell’UE. Ciò non toglie che possano essere studiate misure mirate. Dai banchi dell’opposizione italiana viene ad esempio suggerito di autorizzare l’entrata in Italia solo a quei lavoratori già in possesso di un contratto di lavoro.
Un provvedimento che avrebbe un duplice vantaggio. Da un lato permetterebbe agli imprenditori italiani di continuare a cercare manodopera nei nuovi Stati membri, dall’altra servirebbe a limitare la piaga del lavoro nero. Ossia immigrati dell’Est giunti in Italia senza una fonte di reddito fissa che, pur di sfamare le proprie famiglie, accettano lavoro da imprenditori senza scrupoli che offrono paghe da fame. E precarietà o mancanza assoluta di lavoro sono fattori che incrementano la delinquenza. Regolamentare il mercato del lavoro e limitare l’immigrazione selvaggia potrebbero dunque essere viste come misure d’urgenza con cui dare una risposta al dramma di Roma. Non basteranno probabilmente ad eliminare ogni problema, ma sicuramente permetteranno di evitare che la libera circolazione delle persone, uno dei punti cardini del progetto d’integrazione europea, si trasformi nella libera circolazione dei delinquenti. Solo cercando di fermare il flusso di elementi malavitosi si potrà evitare che un intero gruppo migratorio venga ingiustamente additato dalla popolazione del Paese ospitante.
Corriere del Ticino
02/11/2007 23:14