Ignatius
sfumature di grigio
La politica deve essere conquista, deve essere senza rete. Bisogna sudare e combattere, essere pronti a rimettersi in gioco. Come diceva Clint Eastwood: "Se vuoi una garanzia, allora comprati un tostapane".
Noi, parlo della mia generazione, siamo a un bivio. Dobbiamo scegliere se fare i polli di batteria o avere il coraggio di usare un linguaggio diverso.
Dobbiamo liberarci dalla scimmia Berlusconi che è sulla nostra spalla, incombente e condizionante. Dobbiamo dimostrare che siamo per il merito, per le capacità individuali. Che non siamo contro la piccola e media impresa o le partite Iva. Arriviamo al governo e cosa scrive Rifondazione sul suo manifesto: "Anche i ricchi piangano". Anche i ricchi piangano? Il tema della sinistra, deve essere anche i poveri sorridano. È come se avessimo rinunciato a essere il partito delle opportunità.
Mi accusano di aver intercettato voti di destra. Vorrei svelare un segreto: alle ultime elezioni abbiamo perso! O troviamo qualcuno che a livello nazionale prenda quei voti border line oppure non vinceremo mai. Ricordo anche che quelli là, che una volta scelgono Prodi, un’altra Berlusconi, sono sempre cittadini italiani.
Un giorno, sono segnalato come teodem, quello dopo, come l’alfiere dell’antipolitica. Qualcuno vuole capire che siamo un’altra cosa? Siamo un gruppo di ragazzi che ha voglia di fare un partito diverso, il Pd-Pd, un partito democratico per davvero.
È così difficile comprendere che c’è gran voglia di una comunicazione e di soluzioni fuori dai vecchi schemi partitici, che sono logori e anti-moderni?
Il problema è che la generazione dei Pierluigi Bersani [...] non è abituata a dire "io sono qua, misuriamoci". Questa volta, però, devono. Mi dispiace dirlo, ma per loro è l’ultimo treno, l’ultima chiamata. Non funzionerà più il meccanismo del "sono a disposizione del partito, aspetto che me lo chiedano". Se lo devono togliere dalla testa. Anche perché, dopo di loro, non c’è il diluvio.
Firenze è stata la città dei guelfi e dei ghibellini. Ma poi i guelfi, tanto per star tranquilli, si divisero pure in bianchi e neri. Io sono un fiorentino vero, non uno che fa il salto della quaglia come Lamberto Dini. Voglio curare Firenze come si merita e non sono in vendita.
[Al presidente Berlusconi] "Lei ci prova con tutti", gli ho detto. La sua concezione della politica mi fa parafrasare una pubblicità: "Ci sono cose che non si possono comprare. Per tutto il resto c’è Berlusconi".
Io apprezzo il Cavaliere [Berlusconi] per la sua tenacia. E per la sua incredibile, incredibile, capacità quando parla dei problemi italiani, di far dimenticare il lunghissimo tempo che ha passato e passa a Palazzo Chigi.
C’è una parte di sinistra che mi detesta e si lamenta di una mia presunta lontananza dai valori dei padri. Vedremo se è più di sinistra piangere sulle questione teoriche della classe operaia o ragionare concretamente su come pulire questa città, creare opportunità di lavoro per i giovani, per la casa, per il recupero di alcune zone degradate, per la creazione di 500 posti di lavoro nel settore culturale... Slogan berlusconiano? La gente però capisce.
Arriva un momento in cui il coraggio deve essere più forte della comodità e la speranza deve prendere il posto della rassegnazione.
Se c'è qualcuno abituato a salire sul carro per convenienza sappia che noi siamo abituati a farli scendere. [In un suo intervento a Milano del 15 settembre 2013]
Il Pd che vogliamo noi deve essere non il partito della chiusura ma dell'apertura, dell'innovazione, deve essere il partito non che sta in un museo delle cere ma che sta sulla frontiera. [Milano, 15 settembre 2013]
La sinistra che non cambia si chiama destra.
Mi dicono sempre: Matteo, come fai a essere di sinistra se non parli di lavoro? Ma essere di sinistra non vuol dire parlare di lavoro, ma crearlo.
Parlerò anche degli operai, ma sei di sinistra se crei un posto in più, e una speranza in più. E se questo vuol dire cambiare qualche idea, le cambieremo. La sinistra che non cambia idea si chiama destra.
Chi fa l’imprenditore, fa l’eroe perché crea posti di lavoro. Chi crea posti di lavoro confrontandosi con mercati dove si paga l’energia il 30% in meno, con meno tasse e burocrazia, chi fa l’imprenditore è un eroe. E’ essere di destra? Io credo che sei di sinistra se c’è un posto di lavoro in più, non uno in meno, una speranza in più, e se ci sarà da cambiare cambieremo, la sinistra che non cambia si chiama destra.
Noi, parlo della mia generazione, siamo a un bivio. Dobbiamo scegliere se fare i polli di batteria o avere il coraggio di usare un linguaggio diverso.
Dobbiamo liberarci dalla scimmia Berlusconi che è sulla nostra spalla, incombente e condizionante. Dobbiamo dimostrare che siamo per il merito, per le capacità individuali. Che non siamo contro la piccola e media impresa o le partite Iva. Arriviamo al governo e cosa scrive Rifondazione sul suo manifesto: "Anche i ricchi piangano". Anche i ricchi piangano? Il tema della sinistra, deve essere anche i poveri sorridano. È come se avessimo rinunciato a essere il partito delle opportunità.
Mi accusano di aver intercettato voti di destra. Vorrei svelare un segreto: alle ultime elezioni abbiamo perso! O troviamo qualcuno che a livello nazionale prenda quei voti border line oppure non vinceremo mai. Ricordo anche che quelli là, che una volta scelgono Prodi, un’altra Berlusconi, sono sempre cittadini italiani.
Un giorno, sono segnalato come teodem, quello dopo, come l’alfiere dell’antipolitica. Qualcuno vuole capire che siamo un’altra cosa? Siamo un gruppo di ragazzi che ha voglia di fare un partito diverso, il Pd-Pd, un partito democratico per davvero.
È così difficile comprendere che c’è gran voglia di una comunicazione e di soluzioni fuori dai vecchi schemi partitici, che sono logori e anti-moderni?
Il problema è che la generazione dei Pierluigi Bersani [...] non è abituata a dire "io sono qua, misuriamoci". Questa volta, però, devono. Mi dispiace dirlo, ma per loro è l’ultimo treno, l’ultima chiamata. Non funzionerà più il meccanismo del "sono a disposizione del partito, aspetto che me lo chiedano". Se lo devono togliere dalla testa. Anche perché, dopo di loro, non c’è il diluvio.
Firenze è stata la città dei guelfi e dei ghibellini. Ma poi i guelfi, tanto per star tranquilli, si divisero pure in bianchi e neri. Io sono un fiorentino vero, non uno che fa il salto della quaglia come Lamberto Dini. Voglio curare Firenze come si merita e non sono in vendita.
[Al presidente Berlusconi] "Lei ci prova con tutti", gli ho detto. La sua concezione della politica mi fa parafrasare una pubblicità: "Ci sono cose che non si possono comprare. Per tutto il resto c’è Berlusconi".
Io apprezzo il Cavaliere [Berlusconi] per la sua tenacia. E per la sua incredibile, incredibile, capacità quando parla dei problemi italiani, di far dimenticare il lunghissimo tempo che ha passato e passa a Palazzo Chigi.
C’è una parte di sinistra che mi detesta e si lamenta di una mia presunta lontananza dai valori dei padri. Vedremo se è più di sinistra piangere sulle questione teoriche della classe operaia o ragionare concretamente su come pulire questa città, creare opportunità di lavoro per i giovani, per la casa, per il recupero di alcune zone degradate, per la creazione di 500 posti di lavoro nel settore culturale... Slogan berlusconiano? La gente però capisce.
Arriva un momento in cui il coraggio deve essere più forte della comodità e la speranza deve prendere il posto della rassegnazione.
Se c'è qualcuno abituato a salire sul carro per convenienza sappia che noi siamo abituati a farli scendere. [In un suo intervento a Milano del 15 settembre 2013]
Il Pd che vogliamo noi deve essere non il partito della chiusura ma dell'apertura, dell'innovazione, deve essere il partito non che sta in un museo delle cere ma che sta sulla frontiera. [Milano, 15 settembre 2013]
La sinistra che non cambia si chiama destra.
Mi dicono sempre: Matteo, come fai a essere di sinistra se non parli di lavoro? Ma essere di sinistra non vuol dire parlare di lavoro, ma crearlo.
Parlerò anche degli operai, ma sei di sinistra se crei un posto in più, e una speranza in più. E se questo vuol dire cambiare qualche idea, le cambieremo. La sinistra che non cambia idea si chiama destra.
Chi fa l’imprenditore, fa l’eroe perché crea posti di lavoro. Chi crea posti di lavoro confrontandosi con mercati dove si paga l’energia il 30% in meno, con meno tasse e burocrazia, chi fa l’imprenditore è un eroe. E’ essere di destra? Io credo che sei di sinistra se c’è un posto di lavoro in più, non uno in meno, una speranza in più, e se ci sarà da cambiare cambieremo, la sinistra che non cambia si chiama destra.