Nel 1853 in
Inghilterra venne introdotto l'obbligo di vaccinare contro il vaiolo i bambini di tre mesi: in risposta a tale provvedimento sorsero associazioni di oppositori alla vaccinazione (
anti-vaxxers in inglese) che riuscirono dopo varie proteste ad ottenere l'eliminazione della vaccinazione obbligatoria
[5]. In seguito a questa decisione il numero dei vaccinati si ridusse della metà ed aumentarono i casi di malattia e di morte per
malattia infettiva.
Sin dagli albori delle manifestazioni antivacciniste, i propugnatori di queste idee si mostrano poco ricettivi ai dati scientifici ed empirici
[5]. Se nel remoto passato il timore nasceva da una componente ideologica quale la derivazione animale del farmaco, in tempi più recenti alcuni studi mostrano che i motivi degli oppositori odierni sono analoghi ai motivi degli oppositori di cinquant'anni fa, ovvero che si tratti di un pratica dannosa per la salute, che siano nascoste le reazioni avverse e che tale pratica sia disposta solo per fare arricchire le aziende produttrici di vaccini
[5][10]. Tale contesto è stato da alcuni attribuito ad una sorta di disadattamento alla modernità
[5], ovvero alla difficoltà di alcuni individui a calcolare rischi e benefici di una cosa data l'enorme mole di informazioni attualmente disponibili.
Tra le cause dell'antivaccinimo vi sono anche motivazioni religiose
[11], la convinzione da parte di alcuni individui che ormai le malattie siano scomparse e quindi vaccinarsi sia inutile
[12] e la mancanza di consapevolezza riguardo alla pericolosità delle malattie prevenute dai vaccini.
[13]
Molti antivaccinisti sfociano anche nelle
teorie del complotto e nelle
fake news.
Tra le osservazioni del movimento antivaccinista vi è quella che i vaccini costituiscano un'importante fonte di reddito per le case farmaceutiche (spesso chiamate con il nomignolo a riferimento lobbistico di
Big Pharma)
[40] e che pertanto l'istituzione di un importante piano vaccinale con svariate vaccinazioni obbligatorie non farebbe altro che aumentarne i profitti a spese del sistema sanitario
[41].
Tuttavia va evidenziato come ad esempio in Italia nel 2015 il Sistema Sanitario Nazionale abbia speso per l'acquisto dei vaccini "solo" 317,9 milioni di euro (l'1,4% delle spese totali sostenute per l'intero comparto farmaci), a fronte dei due miliardi e 126 milioni per gli antipertensivi e farmaci per lo scompenso cardiaco (il 9,4% del totale), un miliardo e 23 milioni per la categoria antiacidi (4,6% del totale) e un miliardo e 8 milioni per farmaci ipolipemizzanti (4,6% del totale)
[42].
Comunque tenendo unicamente presente il rapporto costi-benefici (sul piano economico) relativo alle vaccinazioni, esso è dalle 10 alle 100 volte più economico rispetto ai costi medici per il ricovero, le terapie e le cure nei confronti della suddetta malattia.
[43]
Si può peraltro ragionevolmente affermare che il costo delle cure per l'infezione in corso e quelle croniche in caso di invalidità permanente post-infettiva siano sensibilmente maggiori (e quindi maggiori anche i presunti guadagni per le case farmaceutiche) rispetto al costo di una dose di vaccino.
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