CURDI IN SIRIA: PRIMUM VIVERE, DEINDE PHILOSOPHARI (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
CURDI IN SIRIA: PRIMUM VIVERE, DEINDE PHILOSOPHARI

L’invasione turca della Kurdistan siriano e l’atteggiamento arrendevole, quasi complice, di USA e dei paesi europei sta riuscendo in un risultato che, fino a solo qualche mese fa, sembrava impossibile: hanno fatto si che, alla fine, i curdi accettassero il ritorno di Assad, l’arrivo dei russi e quindi, alla fine, la riunificazione e pacificazione del paese sotto il dominio di Damasco.

Un risultato che non si sarebbe mai potuto raggiungere se gli USA avessero proseguito ad appoggiare, anche sul terreno, i peshmerga del YPG, coloro che hanno sconfitto l’ISIS, che l’hanno imprigionato e che costituivano l’unico elemento filoccidentale dalle coste mediterranee sino al Pakistan. Invece anche questi combattenti sono stati abbandonati sia dagli USA, sia, soprattutto dall’Europa.

Mazlum Kobani, rappresentante delle Forze Democratiche Siriane, ha affermato: “Sappiamo che dovremo fare un compromesso doloroso con Mosca ed Assad, ma se dobbiamo scegliere fra un compromesso ed il genocidio del nostro popolo, sceglieremo sicuramente la vita del nostro popolo”

Quindi sia all’ovvio del latino “Primum Vivere, deinde Philosophari” detto latino che significa Prima bisogna sopravvivere, quindi possiamo fare filosofia. I Curdi vogliono sopravvivere quindi, anche a costo di forti cessioni politiche, ma fra minore libertà con Assad ed essere sterminati dai turchi, preferiscono Assad. A festeggiare è Mosca che ormai è vicina all’espulsione completa degli USA dall’area.

Il governo di Damasco non si è fatto sfuggire l’occasione e, con voce del ministro della Difesa, è intervenuto sul tema: “L’esercito Siriano entrerà nella regione di Manbij ed in altre città per proteggere le popolazioni dalle truppe turche. Inoltre, in accordo con le affermazioni del ministero della Difesa della Siria, l’esercito siriano si confronterà con le avanzanti forze turche nell’area delle città di Ras al Ein e di Tel Abiad“.

Questa è la regione di Manbij, dove stanno avanzando i turchi..



Le altre due città sono al confine fra Siria e Turchia nella zona est, verso l’Iraq. Quindi l’esercito Siriano riconquista, per ora senza colpo ferire, tutta la Siria, si guadagna l’appoggio delle combattive milizie curde, il tutto in attesa di scontrarsi con le truppe turche.

Gli USA, allo stato attuale, escono umiliati dalla situazione, ma almeno si sono sganciati da un conflitto in cui non dovevano neanche infilarsi. Al contrario l’Europa c’è dentro, per motivi geografici, e fa finta di niente con il pannicello caldo del bando delle esportazioni di armi. Prima o poi si pagheranno le conseguenze di queste scelte.
 

tontolina

Forumer storico
Menzogne e Verità sulla Siria
di Thierry Meyssan
Menzogne e Verità sulla Siria, di Thierry Meyssan

Da otto mesi, i leader occidentali e qualche media pubblico sostengono una guerra in Siria. Le accuse estremamente gravi che portano contro Assad, intimidiscono coloro che mettono in dubbio la validità di un nuovo intervento militare. Tutti? No, perché, con il sostegno del Réseau Voltaire, alcuni sono giunti a verificare, ed hanno potuto misurare l’entità della propaganda della NATO. Thierry Meyssan fa il punto sullo stato della guerra mediatica.

Rete Voltaire | Damasco (Siria) | 28 novembre 2011
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Formatosi a Parigi sotto l’egida della Francia, il Consiglio nazionale siriano intende rovesciare il regime del presidente Bashar al-Assad. E’ presieduto da Burhan Ghalioun, professore di sociologia presso l’Università della Sorbona (qui con Alain Juppé, 23 novembre 2011).
Nel 1999, durante la guerra del Kosovo, il Réseau Voltaire s’indignò per il fatto che la Francia potesse entrare in guerra a fianco della NATO, senza un voto dell’Assemblea Nazionale, con la complicità passiva dei presidenti dei gruppi parlamentari. Abbiamo considerato che il rifiuto del Presidente e del Primo Ministro di tenere una discussione vera, auspicasse l’opacità con cui questa guerra sarebbe stata condotta. Così abbiamo preso l’iniziativa di pubblicare un bollettino quotidiano sul conflitto.
Essendo i siti web del governo serbo distrutti immediatamente dall’Alleanza Atlantica, non potemmo avere accesso alla versione serba di eventi. Altrimenti, ci abbonammo alle agenzie di stampa della regione (croata, bosniaca, greca, cipriota, turca, ungherese, ecc.).
Durante il conflitto, abbiamo presentato quotidianamente una sintesi della conferenza stampa della NATO a Bruxelles, e una sintesi delle testimonianze di giornalisti dei paesi rivieraschi, paesi a volte con pesanti conflitti con la Serbia, ma i cui governi condividevano loro la stessa narrazione degli eventi. A mano a mano che il tempo passava, la versione della NATO e quella dei giornalisti locali si allontanavano, fino a non avere nulla in comune. Alla fine, si avevano due storie radicalmente differenti. Non abbiamo avuto modo di sapere chi stesse mentendo e se una delle due fonti avesse ragione. I nostri ebbero l’impressione di diventare schizofrenici, soprattutto perché i media riferivano solo la versione occidentale della NATO e, quindi, i nostri lettori non poterono confrontare le due versioni parallele che leggevamo. Abbiamo continuato questo esercizio di stile nel corso dei tre mesi di combattimenti.
Quando le armi tacquero e colleghi e amici furono in grado di andare lì, videro con stupore che non c’era "propaganda da entrambi i lati." No, la versione della NATO era completamente falsa, mentre i giornalisti locali avevano del tutto ragione.
Nei mesi che seguirono, le relazioni parlamentari in diversi Stati membri dell’Alleanza stabilirono i fatti. Molti libri apparvero sul metodo sviluppato dal consulente per i media di Tony Blair, che ha permesso alla NATO di manipolare tutta la stampa occidentale: lo "story telling". E’ possibile avvelenare tutti giornalisti occidentali e nascondergli i fatti, se a loro si racconta una storia per bambini, a condizione che non interrompano la narrazione, di caricarle di riferimento che risveglino emozioni distanti e di mantenerne la coerenza.

Non ho avuto il riflesso di correre in Serbia prima della guerra e non ho potuto farlo quando le armi parlavano. Al contrario, caro lettore, io sono ora in Siria, dove ho avuto il tempo di investigare e dove scrivo questo articolo. In piena consapevolezza, posso dire che la propaganda della NATO è ora in azione verso la Siria come lo era verso la Serbia.

L’Alleanza ha cominciato a raccontare una storia sconnessa dalla realtà, che mira a giustificare un "intervento militare umanitario", secondo l’ossimoro blairiano. Il parallelo finisce lì: Slobodan Milosevic è stato un criminale di guerra che si è cercato di presentare come un criminale contro l’umanità, per smembrarne il paese, Bashar al-Assad è un resistente all’imperialismo e al sionismo, che sostiene Hezbollah quando il Libano fu attaccato, e supporta Hamas e la Jihad islamica, nella loro ricerca per la liberazione della patria palestinese.

Quattro bugie della NATO
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1. Secondo la NATO e i suoi alleati nel Golfo, delle manifestazioni di massa avrebbero avuto luogo per otto mesi in Siria, per chiedere maggiore libertà e la caduta del presidente Bashar al-Assad.

Non è vero.
Ci sono stati, in alcune città, delle dimostrazioni contro il presidente Bashar al-Assad su chiamata di predicatori sauditi ed egiziani che parlavano su al-Jazeera, ma hanno raccolto in totale, al massimo, solo 100 000 persone. Non chiedono più libertà, ma l’istituzione di un regime islamico. Chiedevano le dimissioni del presidente al-Assad, non a causa della sua politica, ma perché questi manifestanti si rifanno a una setta sunnita, il takfirismo, e accusano Assad di essere un eretico (è alawita) usurpando il potere in un paese musulmano, che non può legittimamente essere governato che da un sunnita della loro scuola teologica.

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2. Secondo la NATO e i suoi alleati nel Golfo, il "regime" avrebbe risposto disperdendo la folla con pallottole vere, uccidendo almeno 3 500 manifestanti dall’inizio dell’anno.

Non è vero.
In primo luogo, non può esservi alcune soppressione di manifestazioni inesistenti. Poi, all’inizio degli eventi, le autorità si resero conto che stavano cercando di provocare scontri settari in un paese dove la laicità è la spina dorsale dello Stato fin dall’ottavo secolo. Il presidente Bashar al-Assad, quindi, non ha permesso alle forze di sicurezza, polizia ed esercito, di usare le armi da fuoco in ogni circostanza in cui i civili potessero essere feriti. Questo serve a prevenire che feriti, o anche deceduti, di un credo particolare, fossero strumentalizzati per giustificare una guerra di religione. Tale divieto è rispettato dalle forze di sicurezza a rischio della vita, come vedremo. Per quanto riguarda i morti, non sono che meno della metà. La maggior parte non sono civili, ma soldati e poliziotti, e ho potuto vederlo visitando gli ospedali e gli obitori, civili e militari.

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3. Dopo che siamo riusciti a rompere il silenzio e ad ottenere che i grandi media occidentali segnalassero la presenza in Siria, di squadroni della morte dall’estero, di imboscate contro l’esercito e di assassini ci civili nel cuore delle città, la NATO e i suoi alleati nel Golfo hanno segnalato la presenza di un esercito di disertori. Secondo essi, dei militari (ma non poliziotti) che hanno ricevuto l’ordine di sparare sulla folla, si sarebbero ribellati. Si sarebbero dati alla macchia e istituito il libero esercito siriano, già forte di 1 500 uomini.

Non è vero.
I disertori sono solo poche decine, che fuggirono in Turchia dove sono sotto la supervisione di un ufficiale del clan Hakim Rifaat al-Assad/Abdel Khaddam, pubblicamente legato alla CIA. Vi sono, al contrario, sempre più ribelli, dei giovani che si rifiutano di fare il servizio militare, spesso sotto la pressione dalle loro famiglie, che per decisione personale. Infatti, i soldati che cadono in un’imboscata non hanno alcun diritto di usare le loro armi per difendersi, se dei civili sono presenti sul posto. Devono pertanto sacrificare la loro vita, se non sono in grado di fuggire.

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4. Secondo la NATO e i suoi alleati nel Golfo, il ciclo rivoluzione/repressione ha dato modo di iniziare una "guerra civile". 1,5 milioni di siriani, intrappolati, soffrirebbero la fame. Si dovrebbero quindi organizzare "corridoi umanitari" per fornire aiuti alimentari e permettere ai civili che lo vogliano, di fuggire dalla zone di combattimento.

Non è vero.
Dato il numero e la crudeltà degli attacchi degli squadroni della morte dall’estero, i profughi sono pochi. La Siria è autosufficiente nella produzione agricola, che non è scesa in modo significativo. Al contrario, la maggior parte degli agguati si svolgono sulle strade principali, queste sono spesso interrotte. Inoltre, quando gli attacchi si verificano nei centri delle città, i commercianti chiudono i negozi immediatamente. Ciò si traduce in gravi problemi di distribuzione, anche per il cibo. Il vero problema è altrove: le sanzioni economiche hanno causato un disastro. Mentre la Siria aveva, durante il decennio, una crescita intorno al 5% all’anno, non può più vendere il suo petrolio all’Europa occidentale, mentre l’industria del turismo è colpita. Molte persone hanno perso lavoro e reddito. Fanno risparmi su tutto. Il governo sostiene e procede alla distribuzione gratuita di olio combustibile (per il riscaldamento) e di cibo. In queste condizioni, sarebbe meglio dire che se il governo al-Assad non intervenisse, in Siria 1,5 milioni di persone soffrirebbero di malnutrizione a causa delle sanzioni occidentali.

In definitiva, mentre siamo nella fase della guerra non convenzionale, con l’invio di mercenari e di forze speciali per destabilizzare il paese, la narrazione dalla NATO e dei suoi alleati nel Golfo è già significativamente lontana dalla realtà. Questo divario si allargherà sempre più.

Per ciò che vi riguarda, caro lettore, non avere motivo di credermi più che della NATO, non essendo voi stessi sul posto.
Tuttavia, disponete di diversi elementi che vi dovrebbero mettere la pulce nell’orecchio.
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Bernard-Henry Levy, che si vanta di aver imbarcato la Francia nella guerra di Libia su interesse di Israele, ha annunciato a "Le Parisien" una lista di obiettivi.


Quattro prove accuratamente nascoste dalla NATO
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1. Si potrebbe pensare che le accuse sulla presunta repressione e il numero delle vittime siano state accuratamente verificate. Niente affatto. Hanno avuto origine da una singola fonte: Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo, con sede a Londra, i cui leader chiedono l’anonimato. Qual è il valore della gravità delle accuse, se non sono sottoposte a un controllo incrociato, e perché istituzioni come l’Alto Commissario per i Diritti Umani e le Nazioni Unite, le riprendono senza controllarle?

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2. Russia e Cina hanno posto il veto a una bozza risoluzione del Consiglio di Sicurezza che apre la strada a un intervento militare internazionale. I leader politici della NATO ci dicono, ci spiace, i russi proteggono la loro base navale a Tartus e i cinesi faranno di tutto per racimolare alcuni barili di petrolio. Dovremmo accettare l’idea manichea che Washington, Londra e Parigi sono guidati da buoni sentimenti, mentre Mosca e Pechino sono essenzialmente egoisti e insensibili al martirio di un popolo? Come non notare che Russia e Cina hanno molto meno interesse nel difendere la Siria, che gli occidentali a distruggerla?

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3. È alquanto strano vedere la coalizione degli stati cosiddetti benintenzionati. Come non notare che i due principali contribuenti alla Lega Araba e promotori della "democratizzazione" della Siria, Arabia Saudita e Qatar, sono dittature vassalle degli Stati Uniti e del Regno Unito? Come non chiedersi quanto l’Occidente – che ha appena distrutto in successione l’Afghanistan, l’Iraq e la Libia, uccidendo più di 1,2 milioni di persone in dieci anni, e che mostra quanto poco in conto tengano la vita umana - sia credibile quando sventola la bandiera umanitaria?

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4. In particolare, per non essere manipolati sugli eventi in Siria, si dovrebbe entrare nel giusto contesto. Per la NATO ed i suoi alleati nel Golfo, i cui eserciti hanno invaso lo Yemen e il Bahrain al fine di schiacciare nel sangue le manifestazioni, la "rivoluzione siriana" è un’estensione della "primavera araba": i popoli della regione aspirano alla democrazia di mercato e al comfort della American Way of Life. Invece, per i russi e i cinesi, come i venezuelani e i sudafricani, gli eventi in Siria sono la continuazione del "rimodellamento del Medio Oriente allargato" annunciato da Washington, che ha già ucciso 1,2 milioni di morti e che chiunque si preoccupi della vita umana, dovrebbe fermare. Si ricordano che il 15 settembre 2001, il presidente George W. Bush programmò sette guerre. La preparazione di un attacco alla Siria iniziò formalmente 12 dicembre 2003, con il passaggio della Syrian Accountability Act sulla scia della caduta di Baghdad. Da allora, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama oggi, può ordinare di attaccare la Siria e non è necessario che si presenti davanti al Congresso prima di aprire il fuoco. Pertanto, la questione non è se la NATO ha trovato una giustificazione divina per andare in guerra, ma se la Siria trova una via d’uscita da questa situazione, come è stata in grado di sfuggire a tutte le accuse diffamatorie e a tutte le insidie precedenti, come l’assassinio di Rafik Hariri e il raid israeliano contro un’immaginaria centrale nucleare militare.

I media occidentali testimoniano
Alla fine di questo articolo, vorrei dirti, caro lettore, che la Rete Voltaire ha facilitato un viaggio stampa organizzato su iniziativa del Centro cattolico d’informazione dei cristiani d’Oriente, come parte dell’apertura ai media occidentali annunciata dal presidente al-Assad alla Lega araba. Abbiamo aiutato i giornalisti mainstream a viaggiare nelle zone degli scontri. I nostri colleghi hanno dapprima malvisto la nostra presenza al loro fianco, sia perché erano prevenuti verso di noi e perché pensavano che stavamo cercando di fargli il lavaggio del cervello. Successivamente, sono stati in grado di vedere che siamo persone normali e che pur scegliendo il nostro campo, non rinunciamo al nostro spirito critico. Alla fine, benché siano fermamente convinte della bontà della NATO e non condividano il nostro impegno anti-imperialista, hanno visto e sentito la verità. Onestamente, hanno riportato le azioni di bande armate che terrorizzano il Paese. Naturalmente, hanno rinunciato a contraddire apertamente la versione atlantica e hanno cercato di conciliare ciò che hanno visto e sentito con quella, e questo ha portato a volte a contorsioni intorno al concetto di ’guerra civile’ tra l’esercito siriano e i mercenari stranieri. Tuttavia, i rapporti della Radio e Televisione belga (RTBF) e de La Libre Belgique, per citarne alcuni, dimostrano che, dopo otto mesi, la NATO maschera le azioni degli squadroni della morte e che attribuisce falsamente i loro crimini alle autorità siriane.

Thierry Meyssan
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tontolina

Forumer storico
ECCO L’ACCORDO DEI CURDI CON I RUSSI ED I SIRIANI, ed i suoi primi effetti…


Grazie all’analista Danni Makki siamo in grado di presentarvi il quadro generale dell’accordo fra i Curdi siriani ed il governo di Assad ed i Russi, questi ultimi parte essenziale nell’ottenimento del patto in quanto mediatori nell’accordo. I russi avevano già trattato in precedenza con i Curdi ed il Kurdistan iracheno ha una rappresentanza a Mosca.

Ecco i punti:
-Abolizione del SDF, le “Forze democratiche Siriane” , cioè l’esercito dei curdi, ed il suo confluire nel Quinto Corpo d’Assalto dell’esercito siriano, ma sotto comando russo;
-una garanzia che la nuova costituzione siriana conterrà una forte autonomia per i Curdi, con pieni diritti per loro, e probabilmente i Russi hanno dato garanzie in merito;
-una collaborazione per la liberazione di tutta la Siria del nord, compresa Afrin, ma non Idlib;
-Una entrata rapida delle truppe dell’esercito siriano a Kobane e Manbej, mentre per le altre città si richiederà una mobilitazione maggiore;
-il confine Nord rientra per la prima volta sotto il controllo del governo di Damasco , e così i centri amministrativi;
-l’accordo contiene la concessione di alcune cariche chiave ai Curdi nel governo di Damasco;
-le truppe siriane entreranno a Tabqa e Raqqa;
-i prigionieri dell’ISIS rimangono cosa dei Curdi. Se consegnati ad Assad sarebbero durati molto poco;

Appare chiaro che si tratta di un patto di carattere militare che rinvia ad un momento successivo gli accordi di carattere politico sulla divisione dei poteri. La presenza dei Russi permette di avere un mediatore/garante del rispetto dei patti ed i Curdi combatteranno al comando dei russi, non dei siriani. Su alcune zone vi sono poi dei punti non chiari, come, ad esempio, su chi controllerà Manbej e questo, in futuro, potrebbe creare dei problemi.

Il patto sta già iniziando a dare dei frutti. Pochi minuti dopo la sua conclusione…
La Russia bombarda da pochi minuti le milizie filo turche che combattono in Siria
— GeopoliticalCenter (@GeopoliticalCen) October 14, 2019

Ora i crudi avranno l’appoggio di armi pesanti e di aviazione, e questo potrebbe cambiare le cose sul campo.
 

tontolina

Forumer storico
La Nato dietro l’attacco turco in Siria
Manlio Dinucci

Germania, Francia, Italia e altri paesi, che in veste di membri della Ue condannano la Turchia per l’attacco in Siria, sono insieme alla Turchia membri della Nato, quest'ultima mentre era già in corso l’attacco, ha ribadito il suo sostegno ad Ankara. Lo ha fatto ufficialmente il segretario generale della Nato Jean Stoltenberg, incontrando l’11 ottobre in Turchia il presidente Erdoğan e il ministro degli esteri Çavuşoğlu.
«La Turchia è in prima linea in questa regione molto volatile, nessun altro Alleato ha subito più attacchi terroristici della Turchia, nessun altro è più esposto alla violenza e alla turbolenza proveniente dal Medioriente», ha esordito Stoltenberg, riconoscendo che la Turchia ha «legittime preoccupazioni per la propria sicurezza».
Dopo averle diplomaticamente consigliato di «agire con moderazione», Stoltenberg ha sottolineato che la Turchia è «un forte Alleato Nato, importante per la nostra difesa collettiva», e che la Nato è «fortemente impegnata a difendere la sua sicurezza».
A tal fine – ha specificato – la Nato ha accresciuto la sua presenza aerea e navale in Turchia e vi ha investito oltre 5 miliardi di dollari in basi e infrastrutture militari. Oltre a queste, vi ha dislocato un importante comando (non ricordato da Stoltenberg): il LandCom, responsabile del coordinamento di tutte le forze terrestri dell’Alleanza
Stoltenberg ha evidenziato l’importanza dei «sistemi di difesa missilistica» dispiegati dalla Nato per «proteggere il confine meridionale della Turchia», forniti a rotazione dagli Alleati. A tale proposito il ministro degli esteri Çavuşoğlu ha ringraziato in particolare l’Italia. E’ dal giugno 2016 che l’Italia ha dispiegato nella provincia turca sudorientale di Kahramanmaraş il «sistema di difesa aerea» Samp-T, coprodotto con la Francia.
Una unità Samp-T comprende un veicolo di comando e controllo e sei veicoli lanciatori armati ciascuno di otto missili. Situati a ridosso della Siria, essi possono abbattere qualsiasi velivolo all’interno dello spazio aereo siriano. La loro funzione, quindi, è tutt’altro che difensiva.
Lo scorso luglio la Camera e il Senato, in base a quanto deciso dalle commissioni estere congiunte, hanno deliberato di estendere fino al 31 dicembre la presenza dell’unità missilistica italiana in Turchia.
Stoltenberg ha inoltre informato che sono in corso colloqui tra Italia e Francia, coproduttrici del sistema missilistico Samp-T, e la Turchia che lo vuole acquistare.
A questo punto, in base al decreto annunciato dal ministro degli Esteri Di Maio di bloccare l’export di armamenti verso la Turchia, l’Italia dovrebbe ritirare immediatamente il sistema missilistico Samp-T dal territorio turco e impegnarsi a non venderlo alla Turchia.
Continua così il tragico teatrino della politica, mentre in Siria continua a scorrere sangue. Coloro che oggi inorridiscono di fronte alle nuove stragi e chiedono di bloccare l’export di armi alla Turchia, sono gli stessi che voltavano la testa dall’altra parte quando lo stesso New York Times pubblicava una dettagliata inchiesta sulla rete Cia attraverso cui arrivavano in Turchia, anche dalla Croazia, fiumi di armi per la guerra coperta in Siria (il manifesto, 27 marzo 2013).

Dopo aver demolito la Federazione Jugoslava e la Libia, la Nato tentava la stessa operazione in Siria. La forza d’urto era costituita da una raccogliticcia armata di gruppi islamici (fino a poco prima bollati da Washington come terroristi) Essi affluivano nelle province turche di Adana e Hatai, confinante con la Siria, dove la Cia aveva aperto centri di formazione militare. Il comando delle operazioni era a bordo di navi Nato nel porto di Alessandretta. provenienti da Afghanistan, Bosnia, Cecenia, Libia e altri paesi.
Tutto questo viene cancellato e la Turchia viene presentata dal segretario generale della Nato come l’Alleato «più esposto alla violenza e alla turbolenza proveniente dal Medioriente».
(il manifesto, 15 ottobre 2019)

 

tontolina

Forumer storico
RUSSIA – USA: cambiamento di atteggiamento in Siria?
Bandiere russe, siriane e curde sventolano unite a Manbij



Gli USA stanno cambiando la propria posizione ed il proprio atteggiamento in Siria? Non è possibile che il ritiro di Trump sia stato concordato con Mosca per punire la Turchia e mettere l’Europa di fronte alla proprie enormi responsabilità?

Nei giorni scorsi Trump su twitter ha tuonato fortemente contro i paesi europei, pasivi sul caso siriano e che si aspettavano perennemente un intervento USA: Oltre a questo nei giorni scorsi ci sono stati due fatti peculiari:
  • dopo che un contingente USA si è trovato in mezzo alla “Forchetta” dell’artiglieria turca, l’esercito americano ha preso una posizione molto più aggressiva nei confronti dei turchi e, soprattutto, delle milizie filoturche ed islamiche a cui Erdogan ha appaltato il lavoro sporco di “Pulizia etnica”. Si tratta di bande di tagliagole senza scrupoli che hanno, ad esempio, massacrato Hevrin Khalaf, la donna politico filoamericana che aveva fondato il “Partito del futuro”, e che fanno da avanguardia alle truppe regolari. Il Pentagono ha deciso di utilizzare le maniere forti ogni qual volta queste milizie si avvicineranno a truppe USA autorizzando sorvoli a bassa quota di elicotteri d’assalto Apache e di F18. Cessa quindi l’atteggiamento passivo e si passa ad uno proattivo. Il prossimo passo sarà sparare;
  • la base USA nella contesa di Manbij è stata consegnata dagli Americani direttamente alla polizia militare russa ed adesso i carri armati di Mosca pattugliano il centro della città contesa e che era uno dei principali obiettivi di Erdogan. Un reporter russo ha trasmesso direttamente dalla base, ormai non più USA. #Syria #EasternEuphrates#Russia|n PMC inside the #US base in #Manbij abandoned this morning. pic.twitter.com/II2FI68aBx
    — MrRevinsky (@Kyruer) October 15, 2019
Paradossalmente la mossa di Trump porterà ad una grande chiarificazione della situazione nel territorio conteso e la trasformazione delle forze curde delle forze di autodifesa filoamericane nella “Quinta brigata assalto” dell’esercito siriano, ma solo sotto comando russo, può essere avvenuta con un accordo preventivo degli USA.

Ora la situazione siriana e chiara, e lo stesso avviene nel Mediterraneo orientale, dove la Turchia e la UE si trovano gli uni di fronte agli altri, senza schermi. Ora ciascuno dovrà risolvere i suoi problemi.
 

tontolina

Forumer storico
La Turchia in Siria, la trappola Usa e l’uso geopolitico dei curdi e dell’Isis
La Turchia in Siria, la trappola Usa e l’uso geopolitico dei curdi e dell’Isis - Limes

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22/10/2019
Il video della puntata di Mappa Mundi dedicata all’intervento turco in Siria e alle sue conseguenze.

con Alfonso Desiderio, Daniele Santoro
Recep Tayyip Erdoğan, Mappa Mundi, Video, Turchia, Siria, Kurdistan, Usa, Russia, Stato Islamico, Medio Oriente
L’intervento turco in Siria, le mosse di Trump e di Putin, le narrative geopolitiche sugli attori in campo, a partire dai curdi.

Questi i temi affrontati con Daniele Santoro nella nuova puntata di Mappa Mundi, la trasmissione ideata e condotta da Alfonso Desiderio.

Guarda il video, dal canale YouTube de la Repubblica.
 

tontolina

Forumer storico
SIRIA, CURDI E TURCHIA: professionismo russo e dilettantismo tedesco






La confusa situazione fra Siria , Turchia, USA e Curdi avvia ad una conclusione, o almeno questo sembra secondo gli ultimi accordi fra le parti intercorsi martedì scorso a Soci, nella Russia meridionale. Cerchiamo di riassumere il tutto in poche righe significative:

  • Il presidente turco Recep Erdogan e quello russo(Valdimir Putin hanno concordato nella definizione di un’area di sicurezza di 10 km al confine turco-siriano. Questa zona dovrà essere smilitarizzata e sarà pattugliata da unità miste Russo-turche;
  • non ci sarà nessuna spinta al separatismo dei curdi in Siria, che potrebbe influenzare ed accentuare quello dei curdi in Turchia. Ricordiamo che l’accordo fra Curdi e Siriani prevede una forma di autonomia del Kurdistan siriano, ma autonomia non è indipendenza.
  • comunque le forze curde, confluite nel SDF o quelle dell YPG non potranno trovarsi entro 30 km dal confine turco.
In questa situazione i turchi da un lato controllano ancora diverse sacche in Siria, come si può vedere dalla seguente immagine:



Inizialmente Assad ha protestato affermando che questa soluzione era , per lui, una mezza truffa: alla fine una fetta di territorio rimaneva sotto controllo turco, anche se condiviso con in russi. D’altro canto però, per la prima volta, rientra in possesso della parte nord orientale del paese, sino al confine con l’Iraq, e disarma le milizie curde che, anzi, entrano a far parte, anche se indirettamente, del suo esercito,come 5 brigata assalto, sotto comando russo.

I turchi iniziano ad espellere i profughi siriani, rimandandoli indietro nella fascia occupata anche per costruire un cuscinetto con i curdi siriani. Non potevano avere di più senza entrare in uno scontro diretto con i russi. nello steso tempo le milizie filoturche hanno provveduto a massacrare un po’ di capi dei partiti curdi indipendentisti, il vero obiettivo di Ankara, che parla di alcune centinaia di “Terroristi” uccisi.

Nel frattempo fra i 100 ed i 500 militanti dell’ISIS di origine straniera, moltoi europea (Francesi, Belgi, Tedeschi , Inglesi in testa) sono fuggiti dai campi di prigionia in cui li tenevano i curdi quando gli europei si sono rifiutati di riprenderseli indietro. Sul tema ci sono state forti dispute legali nel Regno Unito ed in Germania.

I sconfitti sono i Curdi che, con l’accordo con Assad e con i russi sono riusciti , per lo meno, a limitare i danni. Incredibile come, nell’arco di pochi giorni, siano passati dalla protezione degli americani a quella dei russi, ma non avevano altra strada quando Trump ha deciso di non proteggere più la frontiera con la Turchia e di ritirarsi I leader non hanno potuto far altro che minimizzare i danni. Non arriveranno mai al grado di autonomia dei Curdi Iracheni, al limite dell’indipendenza perfino autodichiarata, ma almeno sopravviveranno. Gli americani attualmente tengono ancora alcune posizioni in Siria, ed anzi hanno rafforzato le proprie posizioni attorno ai pozzi petroliferi siriani, una mossa mirata più contro i russi che contro l’ISIS.

Nel dramma della situazione vi è anche qualcuno che riesce a porre un tocco di commedia.
Il ministro della difesa tedesco e leader della CDU, Anne Kramp-Karrenbauer, è uscita con un’idea , che perfino sta cercando di portare avanti, e che sta mettendo la Germania in grande imbarazzo. La politica vorrebbe creare un’area di protezione al confine fra Turchia e Siria sotto controllo di forze dell’ONU.
Peccato che :
  • non abbia l’appoggio completo del proprio governo;
  • sia visto con estremo scetticismo dalla Turchia;
  • nessuno voglia realmente impegnarsi nell’operazione;
  • nessun paese europeo vuole seriamente mandare truppe nell’area in questione
Un piano campato per aria che è diventato l’ennesimo boomerang politico per il governo tedesco e che rivela la superficialità con cui vengono affrontati certi temi in Germania. Qualsiasi altro governo, prima di uscire allo scoperto, avrebbe cercato di costruire un minimo di consenso internazionale, ma la AKK si è mossa come se fosse naturale che gli altri paesi volessero mandare truppe nel difficile settore siriano. In realtà a parte la Russia, che agisce in accordo con la Siria, la Turchia, che è confinante, e gli USA, che intendono proteggere i propri interessi diretti, nessuno vuole impantanarsi in quella difficile palude.
 

tontolina

Forumer storico
Trump vuole che sia Exxon o una società USA a sfruttare il petrolio siriano



Trumo vuole il petrolio siriano e lo vuole per le società a stelle e strisce. Non si tratta di un retropensiero, ma lo ha detto direttamente lui

“What I intend to do, perhaps, is make a deal with an ExxonMobil or one of our great companies to go in there and do it properly…and spread out the wealth,” the president said

Quello che voglio fare, forse, è fare un accordo con Exxonmobile o una delle nostre grandi società perchè vadano lo facciano correttamente (l’estrazione) e diffondano quindi il benessere

Il presidente una settimana fa , durante una riunione di gabinetto, pare abbia detto “se ci devi andare, prenditi il petrolio”, ma quanto petrolio e quanto gas naturale ci sono in Siria. ecco una mappa esplicativa della situazione



Ci sono una serie di depositi di Gas e di Petrolio conosciuti e sfruttati, con infrastrutture di raffinazione e ci sono anche nuovi giacimenti di gas vicino a Damasco, nella zona meridionale. In totale si stima ci siano 2,5 miliardi di barili di petrolio che giacciono sotto il terreno siriano, delle quali il 75% nella zona di Deir Al Zor, nell’alto corso del Tigri , dove due giorni fa sono tornate delle truppe meccanizzate USA a guardia dei pozzi. La zona era sotto il controllo americano e dei Curdi del SDF e generavano 10 milioni di dollari di reddito mensile per i curdi, cifra facilmente aumentabile con l’aiuto dell’industria estrattiva d’oltreoceano.

Quindi Trump vuole sfruttare meglio queste risorse, ma c’è un piccolo problema non secondario: il petrolio appartiene formalmente a Bashir Assad, cioè allo stato siriano. Non c’è nessun motivo legale, a parte l’uso puro della forza , che possa giustificare uno sfruttamento diretto degli USA. Bisogna però dire che una scusa si può trovare molto rapidamente…
 

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