Impregilo, i nuovi piani dopo la "riabilitazione"
ADRIANO BONAFEDE
Più che soddisfazione era euforia vera e propria, quella che si respirava ai piani alti della sede di Impregilo a Sesto San Giovanni subito dopo la decisione della Cassazione di giovedì scorso. Sentimenti comprensibili, visto che la decisione ridimensionava il peso dei 750 milioni sequestrati per irregolarità nella costruzione e gestione del termovalorizzatore di Acerra. Ma, soprattutto, eliminava quel terribile sospetto che ha fatto il giro del mondo e ha procurato non pochi danni a Impregilo, su cui era stato gettato il sospetto di essere un’impresa collusa con la camorra. Così le parole del procuratore generale della Cassazione "Non ci troviamo di fronte a un’impresa criminale" hanno insieme riabilitato l’immagine della prima società di costruzioni italiana e ridato fiducia al management. Un management in festa ma prudente. «Non ci sbilanciamo, aspettiamo di vedere il testo integrale della sentenza che annulla il sequestro dice il presidente Massimo Ponzellini Certamente, però, ci attendiamo che il Tribunale del Riesame rimoduli l’importo tenendo conto dei criteri fissati dalla Cassazione».
Comunque vada a finire, in Impregilo è palpabile la sensazione che il peggio sia passato, che l’impresa sia libera adesso di riprendere la normale attività e anzi di spiccare il volo: «Presenteremo prima dell’estate il nuovo Piano industriale dice l’amministratore delegato Alberto Rubegni e abbiamo in programma una serie di acquisizioni di società all’estero».
Le banche d’investimento sono sulla stessa lunghezza d’onda: non hanno nemmeno atteso la decisione della Cassazione. E così, poco prima di questa importante sentenza, hanno fatto uscire mercoledì scorso 26 marzo una serie di report, che mostrano tutti un cauto ottimismo sulle sorti della principale impresa di costruzioni italiana per il 2008. Segno che la decisione favorevole al general contractor della Corte era in qualche modo già nell’aria. Ma, come si è saputo da lì a poche ore, la Cassazione ha davvero fatto segnare un punto alla società: "Impregilo wins the first round", è il titolo dell’ultimo report di Ubs uscito il 28 marzo, appena due giorni dopo il primo, di cui conferma integralmente i target, in particolare il giudizio ‘buy’ (acquistare) e il prezzoobbiettivo di 4,17 euro.
Del resto, non soltanto gli analisti ma anche il mercato aveva subodorato che le cose si stavano mettendo bene per Impregilo, la società controllata al 29,5 per cento dalla Igli (a sua volta posseduta con quote paritetiche da Salvatore Ligresti, Marcellino Gavio e da Autostrade della famiglia Benetton). Anche per i diversi segnali positivi arrivati da alcune gare che l’impresa italiana si è aggiudicata all’estero. In particolare, è piaciuta la commessa per 447 milioni di dollari vinta a Las Vegas per portare nella capitale del gioco d’azzardo l’acqua da Lake Mead.
La gara vinta in un mercato competitivo come quello americano ha dato insieme alle buone notizie arrivate poi dalla Cassazione una spinta alle azioni di Impregilo, che sono passate dai 2,6 euro di inizio settimana ai 3,27 euro di venerdì scorso. La gara di Las Vegas è arrivata dopo quella, da 358 milioni di franchi, vinta a gennaio in Svizzera per la costruzione di una galleria stradale nel Canton Vallese. Inoltre proprio la scorsa settimana sono stati formalizzati contratti in Libia per la costruzione di tre università per un valore complessivo di circa 520 milioni di euro ai quali manca ora solo l’autorizzazione del Governo locale.
Insomma, questa prima parte del 2008 sembra essere andata bene per Impregilo. Secondo il report di Banca Akros del 26 marzo, «la crescita dei ricavi sta marciando al ritmo di un più 4 per cento, mentre il margine operativo cresce dell’8 per cento». Molto apprezzato dagli analisti, in questo momento di credit crunch internazionale, il ‘debito zero’ del gruppo.
Buone notizie sono attese dall’azienda anche nei prossimi mesi. In un paio di gare internazionali quella per un acquedotto in Sud Africa, e quella per l’aeroporto all’Isola di Sant’Elena (un protettorato inglese, NdR) Impregilo è ben posizionata. Mentre, per l’Italia, le maggiori speranze sembrano tutte rivolte verso una possibile vittoria alle prossime elezioni politiche di Berlusconi, che ha promesso di andare avanti con il Ponte sullo Stretto di Messina (gara che Impregilo si è già aggiudicata). Inoltre, la gara per la Pedemontana veneta è già stata vinta, mentre quella per le Pedemontana lombarda è ancora aperta e qui Impregilo gioca in consorzio con altre imprese.
Tuttavia, appare chiaro che le maggiori prospettive di sviluppo sono concentrate all’estero. Prima dell’estate dopo che sarà stata definitivamente archiviata la definizione della minore multa da pagare in Campania il management presenterà il nuovo piano industriale. «Paesi Arabi, Sud Africa, Sud America dice Ponzellini sono i paesi dove in questo momento ci sono i soldi. In più, questi paesi non hanno imprese proprie, ma hanno grandi programmi di infrastrutture».
Per Impregilo, le aree dei paesi arabi, del Mediterraneo e del Sud America rappresentano un ritorno verso antichi lidi. «Abbiamo già lavorato qui in passato dice l’amministratore delegato Alberto Rubegni e la nostra impresa è molto ben conosciuta. Il nostro modo di procedere è quello di cercare partnership con società locali. Sul brevemedio termine prevediamo di incrementare ancora la quota del nostro fatturato all’estero, che già adesso è intorno al 70 per cento, circa 1,7 su 2,6 miliardi».
L’acquisizione di lavori, dunque, procede bene, e lascia intravedere, al momento, un futuro quantomeno sereno: «I risultati per il 2007 e l’outlook per il 2008 si legge nel report di Bnp Paribas del 26 marzo, prima della sentenza della Cassazione non sono male nonostante i guai in Campania e la mancanza di investimenti in infrastrutture nel mercato italiano. Guardando avanti, vediamo considerevole spazio per miglioramenti».
Gli azionisti di riferimento intanto si sono messi d’accordo a metà marzo per rinnovare il patto di sindacato. La loro segreta scommessa è che a fine novembre 2008, quando scadrà il contratto di equity swap fatto sul 3 per cento del capitale a un prezzo di 4,16 euro, il titolo abbia superato questa soglia. In quel caso l’acquisto dell’ulteriore 3 per cento farebbe scattare l’Opa obbligatoria, che però non avrebbe successo perché avverrebbe a un prezzo più basso di quello di mercato. Dopo l’Opa andata deserta, gli attuali soci potrebbero incrementare liberamente la loro quota oltre il 30 per cento. Se invece il prezzo dovesse essere più basso della soglia fissata, Ligresti, Gavio e Benetton si limiterebbero a pagare la differenza tra 4,16 euro e il prezzo di mercato, senza esercitare l’opzione.