Dal 2010 necessari 40 anni di contributi
Nel 2008 si andrà in pensione con 58 anni di età e 35 di contribuzione. Sull'ormai famoso scalino, perno del piano-Damiano, l'accordo tra Governo e sindacati è stato di fatto raggiunto. Ma sul percorso da imboccare per il pensionamento dal 2010 in poi la partita si chiuderà soltanto tra oggi e domani, con la ripresa della negoziato, in versione no-stop, fissata per questo pomeriggio. Nelle ultime ore ha perso appeal l'opzione di "quota 96" (nel mix di età anagrafica e contributiva) e anche quella di un sistema a più gradini per superare lo scalone. Al momento l'ipotesi più gettonata è quella di scegliere per la pensione il solo requisito contributivo (senza più quello anagrafico), affiancandolo con un meccanismo di incentivi-disincentivi.
In altre parole, il limite di riferimento per il pensionamento garantito sarebbe di 40 anni di contribuzione, peraltro già previsto dalla "Dini": chi optasse per l'uscita con una età contributiva più bassa subirebbe una penalizzazione; chi decidesse di rinviare il pensionamento beneficerebbe di un mini-bonus (si parla dell'1-1,5% per ogni anno di posticipo). Un dispositivo nuovo di zecca, che riguarderebbe anche le donne, per la quali, in questo modo, verrebbe automaticamente risolto il problema dell'innalzamento della soglia di vecchiaia. Né scalini, né quote, dunque.
Ma la partita non è ancora del tutto chiusa. Resta da vedere come la sinistra radicale, che ieri nel vertice sul Dpef ha sostanzialmente approvato il piano- Damiano, e la Fiom riusciranno a digerire i disincentivi (seppure soft) previsti da questa ultima ipotesi di lavoro. Senza considerare che i 40 anni di contribuzione, rispetto ai 35 previsti dalle ultime riforme in combinazione con il requisito anagrafico, come soglia di riferimento si trasformerebbero in un balzo quasi analogo (addolcito solo dalle "penalizzazioni" per chi esce prima) a quello introdotto dalla legge Maroni. Se in extremis rispuntassero le "quote" non sarebbe quindi da considerare una sorpresa.
In ogni caso sindacati e Governo sono molti vicini. Il raggiungimento di un accordo entro venerdì è quasi certo. Ieri in un incontro a Palazzo Chigi con il ministro Damiano e il sottosegretario Letta, che ha seguito quello sulle pensioni basse, i leader di Cgil, Cisl e Uil hanno registrato ulteriori passi in avanti. Anche sulle risorse c'è ottimismo: si confida nel miliardo in più che il Tesoro dovrebbe aggiungere ai 2,5 di extragettito. Ma anche nel vertice di maggioranza di ieri è stato ribadito che i soldi dovranno essere trovati all'interno del sistema pensionistico, a cominciare dal riordino degli enti previdenziali. Nessuna integrazione, insomma. Del resto, se passasse l'ipotesi del meccanismo incentivi- disincentivi non ce ne sarebbe quasi bisogno: il costo complessivo dell'operazione sarebbe di circa un miliardo, necessario in gran parte per compensare lo scalino
mi piacerebbe sapere come quella massa di precari in continuo aumento riusciranno a mettere insieme solo 30 anni e non 40, mi piacerebbe chiedere al sciùr ministro se ha prensente che un lavoratore atipco in un sistema contributivo è penalizzato il doppio nei contributi versati ed ancor + tartassatyo se i coefficenti varrieranno
mi spiace dirlo ma come sempre ruota tutto intorno alle disponibilità finanziare invece che all' equità sociale...........noto che la terza via di giddens è arrivata pure nella nostra sinistra, complimenti
