6° FAZIO......STORY !!!!!!!!!!!!!!

SINIBALDO

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Fazio: che potevo farci io?

di Renzo Rosati
27/1/2004


Oggi il nodo centrale è la difesa non degli interessi delle singole banche bensì dei risparmiatori.
Il governatore ha detto in sostanza che la Banca d'Italia «non sapeva, non poteva, non doveva».
Ma allora qual è il suo campo di azione?
E perché il governatore si oppone a una riforma che le sottrae alcuni poteri, se proprio su quei poteri il governatore minimizza?

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L'esposizione del sistema bancario?

«Non è a livello di rischio dopo i casi Cirio e Parmalat».

I bond emessi dalle aziende di Sergio Cragnotti e Calisto Tanzi?

«Non eravamo a conoscenza di alcun elemento per vietarli».

Il segreto d'ufficio opposto al ministro Giulio Tremonti a proposito della richiesta d'informazioni su Capitalia e Banca popolare di Lodi?

«La deroga è prevista solo in casi straordinari, e in quel caso non c'era alcuna straordinarietà».

I risparmiatori gabbati?

«La Banca d'Italia non ha elementi per verificare la correttezza dei bilanci delle aziende in cui essi investono o di cui comprano obbligazioni».

Atteso in Senato per un'audizione-clou, nel quadro dell'indagine parlamentare su come funziona in Italia la tutela del risparmio,

il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, ha risposto in sostanza, tra molti sorrisi e qualche battuta, che questa tutela in Italia non c'è, ma che non è colpa di via Nazionale.

Ottantacinquemila sono i cittadini coinvolti nel crac della Parmalat, 30 mila quelli per lo scandalo Cirio.

Ma per Fazio la Banca d'Italia nulla poteva fare e praticamente nulla poteva sapere: a dir poco sorprendente.

Sempre a detta del governatore, conta il fatto che il rischio per la stabilità delle banche sarebbe minimo.


RISCHIO DI BOOMERANG

Insomma, una linea difensiva a tutto campo, ma incentrata più sugli aspetti formali che su quelli sostanziali.

E che forse potrebbe rivelarsi un boomerang per lo stesso Fazio.

Nella sua (comprensibile) ansia di allontanare da Bankitalia ogni responsabilità, il governatore ha ricordato pedissequamente qual è l'ambito nel quale l'istituto di emissione può agire:

principalmente, anzi quasi esclusivamente, la tutela del sistema bancario.

E da questo punto di vista, aggiunge Fazio, ha fatto il proprio dovere e non c'è quasi nulla da temere.

Ma oggi il nodo centrale è la difesa non degli interessi delle singole banche (che pure è una questione rilevante), bensì dei risparmiatori.

E, fatto ancora più importante, della loro fiducia.

Perché oltre a un danno certo subito, c'è il rischio concreto che i privati smettano di credere nella borsa e nelle obbligazioni, rinunciando a un investimento e facendo mancare alle imprese due tra le principali fonti di finanziamento (la terza sono i prestiti delle banche).

Bene: su questo punto centrale Fazio ha detto in sostanza che la Banca d'Italia «non sapeva, non poteva, non doveva».

Ma allora, ci si può chiedere, qual è il campo di azione di Bankitalia?

E perché Fazio si oppone a una riforma che le sottrae alcuni poteri, se proprio su quei poteri il governatore minimizza?


ISPEZIONI SOLO FORMALI

Fazio oggi ha confermato che il compito principale della Banca d'Italia è di vigilare sulla stabilità del sistema bancario.

La riforma però non prevede di sottrarle questa funzione.

Quanto alla vigilanza su ciò che le banche fanno, a cominciare dai crediti facili o dai bond, in alcuni casi, venduti illegalmente alla clientela privata,

Fazio sottolinea che ispezioni e accertamenti possono essere solo formali. Quella che in linguaggio tecnico si chiama «microvigilanza».

Infatti la riforma prevede di affidare controlli più ampi e discrezionali, la «macrovigilanza», alla Consob.


IL CASO GENERALI

Invece il governatore ha difeso un'altra prerogativa, quella di autorizzare o negare scalate e fusioni tra banche.

Ma chiamato a rispondere su come mai questo potere venga esercitato in maniera discrezionale e senza doverne motivare i criteri, ha fornito una «non risposta».

Ha infatti detto di avere autorizzato la scalata delle banche alle Generali perché era in ballo l'italianità del gruppo assicurativo.

Però ha confermato di avere impedito tre anni fa l'acquisto della Banca di Roma da parte del San PaoloImi, e della Comit da parte del Credito Italiano.

Eppure questi divieti hanno successivamente fatto sì che azionisti di maggioranza di Capitalia (ex Banca di Roma) e di Intesa (ex Comit) divenissero rispettivamente l'olandese Abn-Amro e il francese Credit Agricole.

VISTOSE ANOMALIE

Forse non accorgendosene, Fazio ha dato ragione a quanti credono che esistano alcune vistose anomalie.

La prima è che mancano strumenti efficaci a tutela del risparmio pubblico.

La seconda è che chi difende gli interessi delle banche non è il più adatto a difendere anche quelli dei loro clienti, grandi o piccoli che siano.

La terza è che chi tutela la stabilità dell'universo del credito non può contemporaneamente occuparsi della concorrenza al suo interno.

Questi vuoti, a cominciare ovviamente dal primo, la tutela del risparmio, vanno dunque colmate.

L'audizione di Fazio lo ha confermato.


(CONTINUA)
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SINIBALDO
 
ciao sinibaldo, la tue ricerche su la storia di Fazio e la banca d'Italia ci
offrono un quadro abbastanza chiaro sulla funzione oscurantista e
prevaricatrice di questa istituzione :-D :-D :-D

Ho notato con soddisfazione che usi materiale di giornalisti (come li chiami tu) benpensanti :-D :-D :-D e quindi nessuno può affermare
che sei fazio-so :) :) :) :) :)
 

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