FED con il dollaro e BCE con l'EURO

Le banche cenatali sono un asset in rapido deprezzamento.
Lo SWIFT è un asset in rapido deprezzamento.
Tutto della società analogica che conosciamo si sposterà su digitale. Tether sarà “l'incubatore”, mentre Bitcoin sarà il collaterale così come oro e argento. E ovviamente anche i titoli del Tesoro americani, dato che USDT è stato il veicolo che nel corso dell'ultimo anno soprattutto ne ha messi a bilancio a frotte. In questo modo il dollaro e i titoli di stato americani, oltre a essere collateralizzati, possono raggiungere gli angoli più remoti del mondo.
Il wallet di Tether è la nuova versione, decentralizzata, di sistema bancario centrale. Il compito di Powell era drenare liquidità dal sistema dollaro; il suo compito, inoltre, era quello di supervisionare l'implementazione del SOFR, che toglie l'impostazione del costo dei dollari lontano dalla City di Londra e lo riporta nelle mani statunitensi (mercati monetari + mercati pronti contro termine). In questo modo il mercato interbancario americano può impostare il “prezzo” dei dollari e il prezzo dei prestiti.
La FED esiste ancora perché imposta i termini delle aste per i titoli a breve scadenza. Questo sistema andrà avanti ancora un po' perché è necessario spiegare PERCHE' la FED è il problema, visto che la maggior parte delle persone non ha la minima idea di cosa sia, men che meno ha idea di cosa sia il denaro. Il compito di Trump, Bessent e Powell è quello di portare all'attenzione pubblica questa “creatura” e dare una motivazione CONCRETA del motivo per cui le sue operazioni debbano essere smantellate. Quindi c'è bisogno di distruggere (retorica caotica di Trump) e allo stesso tempo costruire (retorica ordinata di Powell), in modo da non innervosire i mercati dei capitali dato che la prima cosa che venderebbero sarebbe il back-end della curva dei titoli di stato americani.
 
La Presidente della BCE, Christine Lagarde, ha avvertito la Federal Reserve di non perdere la propria indipendenza a favore della politica. Una manovra trasparente, considerando che la BCE si è da tempo fusa con Bruxelles, diventando un'entità politica.

In un'intervista alla stazione radio francese Classique, la Lagarde ha messo in guardia dal fatto che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta tentando di prendere il controllo della Federal Reserve:
Se la politica monetaria degli Stati Uniti non fosse più indipendente e dipendesse invece dai dettami di questa o quella persona, allora credo che l'effetto sull'equilibrio dell'economia americana potrebbe essere molto preoccupante, a causa delle conseguenze che ciò avrebbe in tutto il mondo.
Investimenti e risparmio
Infatti Trump (questa o quella persona) sta esercitando una pressione enorme sulla FED: il suo tentativo di sfruttare lo scandalo interno che circonda la governatrice Lisa Cook per rimuoverla tramite ordine esecutivo e sostituirla con un alleato.
La Cook è accusata di aver fornito false informazioni nelle transazioni relative ai mutui, dichiarando un condominio di Atlanta come sua residenza principale mentre in precedenza rivendicava la sua casa nel Michigan, sollevando lo spettro di una frode ipotecaria.

Indipendentemente dall'esito, questo segna l'ultimo picco nella battaglia tra Trump e il presidente della FED, Jerome Powell, che Trump accusa di sabotaggio riguardo i tassi d'interesse. Powell ha contrastato l'impennata dell'inflazione causata dalle iniezioni di liquidità durante i lockdown con rapidi aumenti dei tassi e da allora li ha mantenuti ben al di sopra di quelli delle altre banche centrali. Trump, al contrario, chiede drastici tagli degli stessi per liberare il mercato immobiliare congelato e alleggerire gli oneri statali.

Non è ancora chiaro in che misura questa disputa pubblica tra Trump e Powell segua un copione politico. Seguendo la dinamica del “poliziotto buono, poliziotto cattivo”, entrambi sono riusciti ad attrarre investimenti negli Stati Uniti attraverso politiche commerciali e tassi elevati, svalutando contemporaneamente il dollaro rispetto alle altre valute fiat. Missione compiuta, per ora: la bilancia commerciale fortemente negativa si sta lentamente invertendo, le entrate dei dazi stanno aumentando e l'industria statunitense sta recuperando terreno.

Ritorno al denaro privato
Al di là della controversia sulla FED, negli Stati Uniti si sta verificando una piccola rivoluzione monetaria: il ritorno parziale a un sistema monetario basato su banche private. Con il GENIUS Act e l'ascesa delle stablecoin in dollari, l'amministrazione Trump ha definito il quadro giuridico per la creazione di monete private.
Le banche private potranno emettere le proprie stablecoin, ciascuna coperta da garanzie come titoli del Tesoro americani, oro, o Bitcoin.
Gli Stati Uniti si stanno muovendo verso un sistema monetario più stabile e competitivo, che riduce il rischio della leva finanziaria e rafforza il settore bancario rispetto alla controparte europea.

La Lagarde non ha tutti i torti quando afferma che il potere della FED potrebbe essere limitato in futuro, ma a differenza del sistema statalista dell'Eurozona, il settore bancario statunitense acquisirà un'influenza significativa a spese della FED.
La Lagarde ha senso dell'umorismo
È quasi tragicomico che il presidente della BCE metta in guardia contro una perdita di autonomia della FED
. Dalla crisi del debito sovrano di quindici anni fa, la BCE è stata completamente fusa con Bruxelles. L'autonomia nella politica monetaria dell'Eurozona è inesistente.

Durante la crisi del debito, la BCE è intervenuta massicciamente: i tassi di interesse nominali sono scesi da oltre il 4% nel 2008 a un minimo di -0,5%, rimanendo in territorio negativo per anni; gli acquisti di obbligazioni e le operazioni di rifinanziamento a lungo termine sono aumentati vertiginosamente fino a circa €3.000 miliardi, una liquidità che ha parzialmente sostituito il credito privato. Questo è uno dei motivi per cui l'economia dell'Eurozona ha fatto affidamento sulla domanda pubblica finanziata dal credito per rimanere a galla.

Grazie ai suoi strumenti anti-frammentazione, la BCE ha fornito copertura alle obbligazioni della periferia dell'UE indipendentemente dalla disciplina fiscale.

Crisi mai risolta
I risultati di questa manipolazione del mercato sono evidenti: l'Eurozona ha continuato ad aumentare i deficit nazionali. L'effetto disciplinare delle penalizzazioni sui tassi di interesse è svanito: la BCE è diventata una macchina per stampare moneta, con il controllo politico che ha soppiantato la disciplina di mercato.
L'operazione di salvataggio ha raggiunto l'apice con il leggendario “whatever it takes” di Mario Draghi, il quale segnalava che la BCE avrebbe garantito la solvibilità di quegli stati membri fortemente indebitati.
Da allora la BCE ha svolto il ruolo di “puntellatore”, prestatore di ultima istanza per tutti i Paesi dell'Eurozona, molti dei quali hanno abbandonato la responsabilità fiscale. La decisione di Draghi ha privato il mercato obbligazionario della sua integrità, minando il suo ruolo di meccanismo di controllo.

Assurdità “fatte in casa dalla BCE”
Bruxelles ha trasformato la BCE in una pompa di denaro per la sua campagna ideologica contro il libero mercato e la sovranità nazionale.
Dal finanziamento di assurdi progetti climatici alla costruzione di un'economia di guerra europea, la BCE monetizza il debito crescente, con il contributo della Commissione europea: il prossimo bilancio di Bruxelles ammonta a circa €2.000 miliardi, gran parte dei quali finanziati tramite l'emissione di eurobond, contando sull'intervento della BCE in caso di esitazione del mercato.
La BCE è tutt'altro che indipendente. Poche banche centrali si sono sottomesse alla politica in modo così completo. L'eredità della Bundesbank tedesca, conservatrice e focalizzata sulla stabilità, è ormai svanita.



Cortine fumogene e manipolazione mediatica
La politicizzazione monetaria europea ha permesso all'ecologismo socialista di Bruxelles di radicarsi nonostante le ricadute economiche. Tassi di interesse manipolati e garanzie statali hanno prodotto la più grande economia zombi del mondo, fatta eccezione per il settore immobiliare cinese. Le risorse scarse vengono dirottate verso progetti improduttivi, congelando l'Eurozona nella stagnazione.

Gli avvertimenti della Lagarde nei confronti della FED sono solo distrazioni. L'Europa si trova ad affrontare crescenti pressioni sul debito sovrano, con la Francia sull'orlo della crisi. Gli strumenti della BCE devono essere pronti, poiché nessuno sa quando il mercato tirerà fuori il cartellino rosso.

Mentre gli Stati Uniti proseguono la riforma monetaria, deregolamentano l'economia e riducono le tasse, l'Europa rimane in una paralisi normativa. La BCE perpetua la spirale del debito socialista con iniezioni di liquidità sempre nuove. Stiamo assistendo a un crollo al rallentatore, mentre i politici europei non riescono a sfuggire alla trappola ideologica che si sono creati da soli.
 

FINANZA

Il terrore di Wall Street ha un nome: Kevin Hassett alla FED (e la fine dei tassi alti)​

Wall Street in allarme: pressioni sul Tesoro USA per fermare la nomina di Kevin Hassett alla FED. Il timore? Che tagli i tassi per favorire la crescita di Trump, svalutando debito e dollaro.

Se c’è una cosa che i mercati finanziari detestano più delle tasse, è l’incertezza. Ma se c’è una cosa che detestano ancora di più, è perdere il controllo sulla politica monetaria. Le grandi banche d’affari e i giganti del risparmio gestito hanno alzato la cornetta e chiamato il Tesoro USA con un messaggio chiaro: “Non nominate Kevin Hassett alla guida della Federal Reserve”.

La notizia, riportata dal Financial Times, svela un retroscena che ha del gustoso per chi osserva le dinamiche di potere tra Washington e New York. Il Segretario al Tesoro Scott Bessent, nel suo giro di consultazioni con i “padroni dell’universo” obbligazionario (i cosiddetti bond vigilantes), si è sentito rispondere picche. Il motivo? Il timore che Hassett sia troppo fedele a Donald Trump e troppo propenso a tagliare i tassi di interesse “indiscriminatamente”.

La paura della “Svalutazione Reale”​

Perché tanta acrimonia verso un economista che ha già servito come consigliere economico della Casa Bianca? La risposta va cercata non nei manuali di economia, ma nei portafogli dei grandi investitori.

Wall Street teme che Hassett possa diventare l’esecutore materiale di quella strategia, spesso associata al nuovo corso e a figure come il governatore Miran, che mira a:
  • Tagliare decisamente i tassi per rilanciare il mercato immobiliare e i consumi.
  • Spingere la crescita nominale del PIL.
  • Svalutare in termini reali l’enorme debito pubblico USA.
Per la finanza, questo è fumo negli occhi. Un taglio aggressivo dei tassi con un’inflazione ancora sopra il 2% (il dato preferito dalla FED era al 2,7% in agosto) rischierebbe di indebolire il dollaro. E un dollaro debole, unito all’inflazione, erode i rendimenti reali di chi detiene trilioni di debito americano.
Ecco quindi che i banchieri evocano lo spettro di Liz Truss, l’ex premier britannica che nel 2022 mandò in tilt i mercati con i suoi tagli fiscali non coperti. “Nessuno vuole fare la fine della Truss”, ha sussurrato un partecipante agli incontri. Un paragone forse esagerato, ma utile per spaventare il Tesoro.

Chi è Kevin Hassett?​

Hassett non è un trader, ma un economista di carriera esperto di politica fiscale. Ha lavorato per McCain, Bush e Romney prima di approdare alla corte di Trump.
  • Il difetto imperdonabile: Durante un incontro con il comitato consultivo del Tesoro (TBAC), invece di parlare di spread e curve dei rendimenti, Hassett ha discusso delle priorità della Casa Bianca, inclusi i cartelli della droga messicani.
  • La percezione: Per Wall Street, è un “loyalist”, uno yes-man che politicizzerebbe la FED, minandone quella sacra indipendenza che – tradotto – significa spesso seguire i desiderata dei mercati finanziari anziché quelli dell’economia reale.

L’alternativa “Ortodossa”​

Chi vorrebbe invece Wall Street? Nomi rassicuranti, “indipendenti”, ovvero allineati al dogma della stabilità monetaria a tutti i costi:
  • Rick Rieder di BlackRock (uno di casa).
  • Christopher Waller, attuale governatore della FED.
Gente che non farebbe mai scendere il dollaro per aiutare l’export o il mutuatario medio americano, se questo significasse far storcere il naso ai detentori di Treasury. Due puristi monetari che non si sporcherebbero con la politica, anzi la metterebbero in difficoltà mantenendo tassi alti e dollaro forte, il contrario di quello che vuole il Presidente.

Conclusioni: La battaglia per il 2026​

Il mandato di Jay Powell scade nel maggio 2026, ma la guerra di posizionamento è già iniziata. Trump ha segnalato che annuncerà la sua scelta “presto”, e la sola menzione di Hassett ha fatto scivolare il dollaro.
La partita è chiara: da un lato la Finanza, che vuole proteggere il valore del credito e il dollaro forte; dall’altro la Politica (Trump/Miran), che cerca una via d’uscita dal debito monstre attraverso la crescita e una moderata inflazione, anche a costo di sacrificare il biglietto verde.

Sarà interessante vedere se Bessent, uomo di mercato prestato alla politica, ascolterà i suoi ex colleghi o il suo Presidente.


Domande e Risposte​

Perché gli investitori obbligazionari temono Kevin Hassett? Gli investitori temono che Hassett, se nominato capo della FED, possa tagliare i tassi di interesse troppo aggressivamente per compiacere Trump. Questo potrebbe riaccendere l’inflazione e indebolire il dollaro, riducendo il valore reale dei rendimenti obbligazionari che le grandi banche e i fondi detengono. Vedono in lui una minaccia alla stabilità monetaria ortodossa.

Qual è la strategia economica che Wall Street cerca di ostacolare? La finanza cerca di bloccare una strategia (attribuibile all’area Trump/Miran) che punta a svalutare il debito pubblico reale attraverso tassi bassi e crescita nominale elevata. Questa politica favorirebbe il mercato immobiliare e i debitori, ma danneggerebbe i creditori e il valore del dollaro, spostando ricchezza dalla rendita finanziaria all’economia reale.

Chi sono i candidati preferiti da Wall Street? Wall Street spinge per figure considerate più “indipendenti” dalla politica e più vicine alle logiche di mercato, come Rick Rieder di BlackRock o l’attuale governatore Christopher Waller. Questi candidati sono visti come garanti della lotta all’inflazione e della difesa del dollaro forte, a differenza di Hassett che è percepito come un “fedelissimo” di Trump.
 

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